Prima lettura dell11 luglio 2019


Inclinando il tuo cuore alla prudenza!
Pr 2, 1-9

"1 Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole

e custodirai in te i miei precetti,
2tendendo il tuo orecchio alla sapienza,
inclinando il tuo cuore alla prudenza,
3se appunto invocherai l'intelligenza
e rivolgerai la tua voce alla prudenza,
4se la ricercherai come l'argento
e per averla scaverai come per i tesori,
5allora comprenderai il timore del Signore
e troverai la conoscenza di Dio,
6perché il Signore dà la sapienza,
dalla sua bocca escono scienza e prudenza.
7Egli riserva ai giusti il successo,
è scudo a coloro che agiscono con rettitudine,
8vegliando sui sentieri della giustizia
e proteggendo le vie dei suoi fedeli.
9Allora comprenderai l'equità e la giustizia,
la rettitudine e tutte le vie del bene".

Chi è il sapiente nella Bibbia? È colui che si sa comportare bene in ogni circostanza, guidato dalla sapienza divina.
Il saggio cerca la sapienza e la segue come un innamorato la propria amata.
E uno dei compiti del sapiente e trasmetterla ai figli, alla generazione futura.
E così Salomone, figlio di Davide, a cui è attribuita la redazione del libro, così parla ad un figlio, ad un discepolo ideale (cfr Pr 1,1).

"Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole". 
Tutto comincia sempre con l'ascolto nel mondo della Bibbia. Ascoltare e custodire è l'esercizio fondamentale di chi vuole vivere la propria vita non da stolto (produrre e consumare) ma da persona che vive a 360 gradi, apprezzando tutte le dimensioni dell'esistenza, comprese quelle più misteriose e nascoste.

"Inclinando il tuo cuore alla prudenza".
Cos'è la prudenza? È la capacità di condurre la propria intelligenza verso il bene e il meglio. Non è purtroppo questo il percorso più ovvio del nostro cuore e della nostra mente.
Bello questo verbo: "Inclinare", cioè indirizzare verso, pendere a favore, volgere lo sguardo e l'attenzione del cuore, delle scelte verso un obiettivo vitale.
La prudenza va coltivata e cercata. Troppo spesso le nostre decisioni sono impulsive, dettate dalla rivalsa, dal cercare un tornaconto immediato e che ci appaghi oggi.
La prudenza è l'atteggiamento di Gesù che camminava verso la sua metà , insegnando ad essere: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" ( Mt 10,16).
Sembrerebbero atteggiamenti opposti: sta' proprio nella prudenza saper discernere la differenza.
Questo è, secondo la sapienza di Salomone, il lavoro più grande che un giovane (e non solo) deve impegnarsi a fare con sé stesso.

"Se appunto invocherai l'intelligenza e rivolgerai la tua voce alla prudenza.."
La prudenza è un compito umano e anche un dono dello Spirito, va cioè richiesta a Dio nella preghiera.
E allo stesso tempo c'è un lavoro di ricerca, di scavo, come per i tesori:
"la ricercherai come l'argento e per averla scaverai come per i tesori".
Tanta è la sapienza che ci viene trasmessa, ma solo quella "guadagnata" personalmente, attraversando le esperienze (dal latino "ex-perire", cioè passare attraverso i pericoli) è il nostro tesoro prezioso che nessuno ci può togliere.
Piccolo non certo immenso come la sapienza universale, ma su cui possiamo essere certi e poggiare la nostra vita.

"Allora comprenderai il timore del Signore e troverai la conoscenza di Dio".
Ecco che ci viene indicata la meta di questo cammino: il timore del Signore, cioè la capacità di vivere come figlio davanti a Dio che è Padre, e la sua conoscenza, cioè l'esperienza della sua vicinanza e del suo amore per noi.
Tutti i cammini sapienziali, di qualsiasi religione siano, portano a Dio, chiamato in tanti modi, ma comunque Altro da noi.
Vi rimando al post del 25 febbraio  in cui abbiamo approfondito questa parola chiave della Bibbia: il timore del Signore.
Si com-prende non quello che si teme, ma quello che si prende con noi, che entra a far parte della nostra vita e la porta al bene. Il timore di Dio è l'atteggiamento giusto del credente per comprendere ed entrare nella vita del Padre.
"Perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca escono scienza e prudenza".
E da questo nuovo rapporto col Signore, guidato dal timore di Dio e dalla conoscenza, ne verrà ancora un dono più grande di sapienza. A sapienza si aggiunge sapienza in questo cammino. A ogni ricerca si aggiunge un tesoro. Com'è il cammino di chi cerca la sapienza? Il Signore stesso veglierà, custodirà, proteggerà questo cammino.
"Allora comprenderai l'equità e la giustizia, la rettitudine e tutte le vie del bene", cioè questa fatica e questo cammino non saranno inutili. Si diverrà capaci, garantisce Salomone, di equità e giustizia, e si avrà la lucidità e la serenità necessaria a vedere il bene e seguirlo. Penso che il libro dei Proverbi parli al nostro desiderio profondo di approcciarci ai fatti della vita con sapienza, prudenza e equilibrio. Sappiamo che alcuni eventi sono quelli che temiamo di più e di fronte ai quali non risponderemmo della nostra rettitudine.
Incliniamo il nostro ascolto in ciò che ci giova e ci dà pace; cerchiamo con cura la via del bene che il Signore ha apparecchiato per noi e per i fratelli.

Commenti

  1. «È il Signore che dà la sapienza,
    dalla sua bocca esce scienza e prudenza». (Pr 2, 6)

    Facciamo attenzione alle parole usate: non solo intelligenza, realtà stupenda di cui si deve sempre ringraziare Dio, ma neanche solamente la scienza, che si acquista con grande fatica e studi pazienti alla ricerca della verità. Queste due cose non bastano ancora: lintelligente e lo scienziato non necessariamente sono il sapiente, i maestro, quello che lascia una scia nelle persone, quello che dice anche la banalità ma con un elemento - che le persone normali avevano trascurato. Essere sapienti, magari anche avendo poca intelligenza, è sicuramente un dono divino.
    (Gianfranco Ravasi)

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  2. La prudenza, per la Bibbia e la tradizione, è sapienza che contempla alla luce di Dio gli eventi umani; discernimento che distingue tra ciò che porta a Dio e ciò che da Dio allontana; senso di responsabilità che si fa carico degli effetti delle proprie azioni; capacità di decidere ragionevolmente e coraggiosamente, senza paura di eventuali conseguenze negative a proprio danno. Infatti, e lo vedremo in seguito, la prudenza è congiunta con la fortezza e con il coraggio.
    Potremo dunque anche chiamare la prudenza vigilanza, stato di veglia dell'intelletto che decide con assennatezza, concretezza e coraggio sulle azioni da compiere per servire Dio e per vivere il Vangelo.
    (Carlo Maria Martini)

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    1. Prudenza stato di veglia dell'intelletto che decide con assennatezza e coraggio.... Bellissimo questo stato mentale.... Che si concretizza nell'affidarsi completamente a Dio.

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  3. “Tutte le virtù che esercitiamo sulla terra sono in tensione verso l’eternità: qui vigiliamo nell’attesa che il Signore ci colmi dei suoi doni e cominciamo a vivere quegli atteggiamenti di fede, speranza, carità, di prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, che rappresentano l’anticipo della vita futura. Per questo sulla terra le virtù sono un cammino, in progresso, in crescita verso la pienezza della visione beatifica e, quando le verifichiamo in noi, ci avvertono che ci troviamo nella giusta via per la patria eterna.”
    (Carlo Maria Martini)

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  4. Quando si dice che la virtù si divide in quattro, si dice, mi pare, in ragione dei diversi affetti che provengono dall’amore: per cui non avrei alcun dubbio nel definire quelle quattro virtù in modo tale che la temperanza sia l’amore che si dà interamente a Dio; la fortezza, un amore che sopporta volentieri tutte le cose per Dio; la giustizia, un amore che serve Dio solo e per questo comanda rettamente a tutto ciò che dipende dall’uomo; la prudenza, un amore che sceglie ciò che giova per unirsi a Dio e respinge tutto ciò che nuoce.
    (Agostino di Ippona)

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  5. Unirsi a TE
    Grazie Signore che ti unisci a me... io tendo sempre a scappare....
    Mi fai riflettere, io sono impulsivo
    Mi fai sedere, io voglio correre...
    Mi fai insegnamento, io voglio fare di testa mia...
    Donami costanza e memoria di quello che ho sperimentato, avendoti accanto
    Grazie

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  6. Sono significativi i quattro verbi che incontriamo nella lettura.il primo è ascoltare:"se accoglierai le mie parole e c ustodirai i miei procetti...". il secondo verbo è pregare invocare:" se invocherai l intelligenza e rivolgersi la tua voce alla prudenza". Il terzo verbo è cercare:" se la ricercherai...." e in fine il trovare:"allora comprende Rai il timore del Signore e troverai la conoscenza di Dio".ascoltare pregare cercare trovare ecco quattro verbi che troviamo nel prologo della regola di s.Benedetto e che dicono l essenza della vita monastica.un cammino che prende che affascina e ci appassiona

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