Vangelo del 10 luglio 2019


Strada facendo predicate.
Mt 10, 1-7

"In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino»".

Il capitolo 10 del vangelo di Matteo è interamente dedicato ai discepoli, alla loro missione e alla vita della comunità dei credenti.

"Chiamati a sé".
È il gesto fondamentale che Gesù che fa ad ogni uomo in attesa.
Essere chiamati per stare con lui è il fondamento del cammino di fede.
Non si tratta semplicemente di credere in qualcosa o condividere un ideale. È lo stare con Gesù, condividere i suoi gesti e le sue parole che fa di noi dei credenti.

"Diede loro potere".
Quando Paolo dice: "Spogliò se stesso" (Fil 2, 8), egli intende che il Cristo non si è trattenuto nulla, tutto è stato donato al Padre e ai fratelli.
"Diede loro" è la dimensione propria di Gesù, la sua carta d'identità.
Gesù ha potere sulla vita e sulla morte e il suo potere è totalmente a nostro favore.
Li chiama a sé e loro entrano in questa dimensione, divenendo a loro volta donatori di vita.
Per noi avere un potere è esercitarlo per possedere di più sugli altri. Non è questo tipo di potere distruttivo che Gesù dona.
Per il Padre il potere è per, a favore di, mai ad uso personale.
Come potrebbe essere diversamente?
Cosa potrebbe arricchirlo di più se non il condividere con chi ama?
Il Vangelo fa entrare in questa dimensione del dono totale che ci fa figli e fratelli, capaci di condividere questo potere che libera innanzitutto dall'accaparramento noi e gli altri, e quindi porta guarigione, pace, capacità di relazione.

"Sugli spiriti impuri per scacciarli".
Lo spirito impuro nella Bibbia è ciò che rende noi inadatti a vivere la fede.
Per gli ebrei essere puri era indispensabile per vivere la religione.
Gesù, e i suoi con lui, hanno potere di liberare il cuore dell'uomo da ciò che lo tiene prigioniero e gli impedisce di vivere una vera relazione da figlio con Dio Padre.

"Dodici apostoli". 
Apostolo è una parola di origine greca che significa "inviato". Questi discepoli che Gesù sceglie, e di cui si ricordano i nomi uno per uno, hanno il compito di andare verso ogni uomo, liberare e guarire.
Gesù è per noi, e i suoi sono per noi. Diversamente non si tratta di Gesù e del suo Vangelo.

"Non andate fra i pagani".
È la prima missione che Gesù affida ai dodici ed è limitata "alle pecore perdute della casa d’Israele". 
Dopo la risurrezione il comando sarà diverso: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli" (Mt 28,19).
Questo è ancora il tempo dell'apprendistato: gli apostoli accompagnati da Gesù, fanno i primi passi in questo nuovo servizio.
Israele è il popolo da cui è partita la rivelazione e ogni fase, della storia della salvezza, vede prima l'attenzione rivolta a questo popolo; subito dopo tutti gli altri popoli sono invitati allo stesso banchetto.
Israele è sempre stato cresciuto dal Signore come un lievito, un popolo scelto tra tutti i popoli, non certo per una rivelazione misterica, per pochi adepti, ma perché fosse segno e fermento concreto in tutta l'umanità.

"Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino".
Gli apostoli sono mostrati in cammino, non installati e ben accasati in qualche luogo. Quando il primo dei dodici scrive ad alcune comunità la sua prima lettera, dirà cosi: "Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli che vivono come stranieri, dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell’Asia e nella Bitinia" (1Pt 1,1).
Non si rivolge a una solida organizzazione che si è ritagliato un suo spazio e un suo potere. Si rivolge ad evangelizzatori inviati ad annunciare il Regno a tutti coloro che incontrano.

E poi l'annuncio fondanentale:
"Il regno di Dio è vicino", cioè si è fatto prossimo, nelle nostre storie, nelle nostre vite di ogni giorno. Diverso dalla concezione antica del Dio lontano dagli uomini perchè immeritevoli della sua vicinanza.
Il Regno è prossimo perché Gesù è il prossimo. L'annuncio primo per un discepolo è Gesù Cristo, salvezza, dimora, sposo di tutta l'umanità.
Abitare con lui è vivere il Regno già qui, godere del suo centuplo. Il Re è con noi, il Regno è qui!

Commenti

  1. «Chiamati a sé i Dodici diede loro potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni malattia e infermità». Tutti comprendiamo che comunica loro i suoi stessi poteri. Abbiamo tradotto “guarire”, ma il significato primario del verbo greco “therapeuein” non è quello di compiere guarigioni in senso di miracoli, ma quello di “curare”. Forse sarebbe meglio tradurre con una parafrasi: “interessatevi degli ammalati, cercate di curarli e di portarli verso la guarigione”. La comunità cristiana ci pensi: Gesù le ha affidato come compito primario quello di “predicare”, che qui Matteo non ricorda, vedi però 10,7 (Mc 3,14: At 6,8) e poi quello di “curare”. A questo punto Matteo interrompe il racconto per fare l’elenco dei Dodici (10,2-4). Non lo si può tralasciare, sono troppo importanti; sono i testimoni oculari, la loro testimonianza è il fondamento della nostra fede.
    (Mario Galizzi)

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  2. Come far andare d’accordo i pescatori della Galilea con Matteo il pubblicano, colui che proprio a loro esigeva le imposte per conto dei romani? E come far andare d’accordo questo collaboratore dei romani con uno zelota, che i romani li combatteva (gli zeloti erano infatti un gruppo armato di resistenza anti-romana)? E che dire dell’Iscariota,  ish-qarja, “uomo falso”, il traditore?

    Eppure sarà proprio questo gruppo eterogeneo – e solo apparentemente raccogliticcio –  a portare la Parola del Signore prima in tutto Israele e poi in tutto il mondo.
    (Alessandro Ginotta)

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  3. 10 luglio

    "Strada facendo, predicate"

    Qual è l’oggetto di questa comunicazione? Che il regno di Dio,
    esattamente il regno dei cieli è qui. Più che è vicino, proprio
    l’espressione greca dice che si è avvicinato quindi è qui, è presente.
    E la Parola ne svela la presenza, cioè l’annuncio la proclamazione lo
    indica presente in modo che tu lo possa accogliere. Quindi allora, non è da aspettare il regno dei cieli, non è da commemorare, come fosse qualcosa di futuro o come fosse qualcosa di passato, è da
    vivere perché è qui. È importante il fatto che la fede punta sul presente, non è la religiosità o la religione che punta sul passato e diventa nostalgia, ma punta sul futuro e diventa una specie di speranza un po' vaga disimpegnata.
    Il regno dei cieli: lo usa Matteo, per non dire il regno di Dio,
    per un certo rispetto della sensibilità dell’Ebreo che ascolta. Il regno
    dei cieli è la sostanza di Dio, è Dio che si espande; il Dio che si espande è qui, fargli spazio.
    (Silvano Fausti)

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  4. Curare
    Questo faccio
    Oggi mi accorgo che molto dovevo e devo dare alla formazione, sapere di cosa si ha,
    Ma curare anche la formazione spirituale.
    Chi ascolta la SUA PAROLA, affronta tutto...
    lasciando spazio agli altri, finalmente a LUI
    In altri termini non si piange addosso
    Così io
    Formami alla TUA scuola di libera accoglienza, di leggerezza, dell' oggi...

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  5. Signore Gesù donami di non temere i percorsi difficili e donami la grazia di saper sempre cogliere nel dolore dell incomprensione la possibilità di una intelligenza più profonda. Un intelligenza riconciliata che sia capace di aprirsi a una verita piu piena non solo su me stessa ma anche sulle mie relazioni che richiedono sempre di superare ogni forma di carestia di benevolenza.

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