Vangelo del 2 luglio 2019


Si alzò e minaccio i venti e il mare.
Mt 8, 23-27

"In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?»".


Nella liturgia del 4 maggio, abbiamo visto la versione del Vangelo di Giovanni della tempesta sul lago di Tiberiade, chiamato "mare" dai Galilei.
Lì Gesù aveva fatti imbarcare i discepoli da soli per poi raggiungerli nella tempesta camminando sul mare.
Comune ai due racconti è la paura: in Giovanni i discepoli ebbero paura di vedere uno spirito che camminava sulle acque, qui hanno terrore di morire nella tempesta, pur avendo Gesù con loro.

I discepoli salgono in barca seguendo Gesù e "avvenne nel mare un grande sconvolgimento". Cos'è uno sconvolgimento? È un grave turbamento di equilibrio, riconducibile a disordine, agitazione o scompiglio.
Il Vangelo non parla perciò solo di mare agitato, ma del cuore dei discepoli che in questo frangente perde le certezze raggiunte.
Ogni certezza vacilla sballottata di qua e di là e ogni dubbio torna a galla facendo sobbalzare il cuore.

"Egli dormiva".
Che contrasto! Lo sconvolgimento non coinvolge Gesù, che riposa fiducioso nella stessa barca.
Ma Dio dorme quando la tempesta ci toglie il fiato e l'esistenza è sballottata senza una bussola?
Dov'è il Signore quando rischiamo di morire?
Non si sente, è muto, e ci assale il dubbio più temuto: forse ci ha abbandonato!
Gesù è nella barca con loro! Il suo vivere il male, i problemi, la tensione di una prova, non sono i nostri modi di affrontarli..
E' lì, sta nella "crisi" come la chiamiamo noi, nella notte più scura, nel futuro incerto, nelle nostre paure. E insegna col suo dormire.

"Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!".
Sembra riemergere l'invocazione del Salmo 15 che sale dal cuore degli apostoli: "Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio" (Sal 15, 1) e vedere l'atteggiamento invece di chi ha una roccia su cui si aggrappa sempre: "anche di notte il mio cuore mi istruisce" (Sal 15, 7).
Spesso affermiamo o temiamo di non saper pregare. Eppure questo grido dei discepoli tante volte è venuto alle nostre labbra e Gesù spinge a farlo nell'unica preghiera insegnata da lui: "Padre nostro...liberaci dal male".

"Perché avete paura, gente di poca fede?"
I discepoli sono la causa della rottura dell'equilibrio di Gesù, investito dal grido della loro preghiera. E ricevono una parola che li riporta alla verità di quello che vivono: la paura nasce dalla mancanza di affidamento, dal sentirsi soli, dal dimenticare chi hanno sulla barca e chi viaggia con loro.
Due capitoli prima di questo li aveva già appellati così: "Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?" (Mt 6, 30).
Ammettiamolo, questa parola ci fa male: anche noi siamo gente di poca fede perché mille paure ci tolgono la serenità, troppo instabile è il nostro cuore, dubbioso di affidarsi e non memore di chi sia la roccia della salvezza.

"Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia".
Non è il solito esorcismo che ha per obiettivo il demonio, ma ciò che va bloccato nella sua irruenza distruttiva sono le forze della natura.
Gesù comanda e gli obbediscono.

Il suo parlare è comandare sul male e sulla morte con autorità, con una parola che sottomette ogni altro potere.
È una parola che mette fine ad ogni sconvolgimento.
In Genesi Dio parla e le acque di sopra sono arginate affinché non si mischino alle acque di sotto. Il limite posto è il firmamento (cfr. Gn 1, 6-7).
Dio alza la voce, parla e mette ordine, comanda e viene obbedito.
Da sempre l'uomo si sente in balia di forze più grandi di lui. Per quanto la tecnologia ci aiuti, due ore di piogge torrenziali mettono in ginocchio e portano morte nella più organizzata delle nostre città.
La natura, fonte di ricchezze necessarie alla vita, sembra a volte la negazione della possibilità di vivere.
La bonaccia che Gesù realizza con la sua Parola mette in evidenza il nostro limite; pace, assenza di male e di morte sono le cose che più desideriamo dentro e fuori di noi, pur non potendocele dare.

"Chi è costui?".
Ci aspettiamo questa domanda legata ai primissimi momenti di conoscenza, quando uno sconosciuto ci viene presentato e sono pochi gli elementi che abbiamo per identificarlo.
Ma i discepoli sono già da tempo con lui e lo hanno visto fare e insegnare tante cose, eppure si fanno la stessa domanda.
Ogni persona è in fondo un mistero e beati noi se non riteniamo, da persone superficiali, di conoscerlo "come le nostre tasche".
Un gesto nuovo, una parola nuova, ci apre nuovi aspetti di questa complessità e ricchezza dell'altro e nasce la domanda vera, carica di stupore, perché riconosciamo di non com-prendere tutto: "chi è costui?".


Gesù mostra chi è: ha la forza e la potenza del Dio creatore del cielo e della terra, e la confortante presenza di un amico che non abbandona nelle difficoltà ma rimane nella tempesta con noi.
Inoltre con le sue parole richiama la nostra identità che spesso non vogliamo o non sappiamo cogliere: siamo credenti in colui che ha la potenza creatrice, dominio sulla nostra morte e potere di portare la pace al nostro cuore timoroso.
Siamo credenti, questa è la verità che dimentichiamo, in colui che esorcizza il male e si alza comandando alla natura lacerata e limitata come noi.
Difendendoci da essa, ci difende dalle tempeste che molto di più agitano il nostro profondo e che ancora di più temiamo.
Quando la nostra vita è "coperta dalle onde" gridare al Signore è non affogare e ritrovare chi siamo: viaggiatori in compagnia di un Salvatore potente che frena il male per noi e in noi.

Commenti

  1. Come si fa a compiere questa attraversata, simboleggiata dal
    mare, che è simbolo della morte, dalle acque che salgono ed è la
    morte che ci prende? È il problema fondamentale di ogni uomo.
    La fede in Gesù che dorme e si risveglia, vi richiama qualcosa?
    La fede in Gesù morto e risorto ci permette di andare a fondo, cioè
    di vivere l‘acqua, la tempesta, la stessa morte, non come la fine di
    tutto, ma come la comunione col Signore che è morto e risorto per
    me. Per cui il problema della fede si pone davanti all'unico problema
    reale dell’uomo, che è la morte, il limite assoluto. O il mio limite
    assoluto è la comunione con l’Assoluto, allora è superata la paura
    della morte, allora posso fare la traversata, allora posso camminare
    nella vita, raggiungere un fine. Oppure la vita non ha nessun senso,
    siamo tutti alla fine fin dal principio e non c'è salvezza per nessuno.
    (Silvano Fausti)

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  2. Non si dimentichi che per gli ebrei il mare era il grande nemico, vinto dal Signore quando fece uscire il suo popolo dall’Egitto (cf. Es 14,15-31); era la residenza del Leviatan, il mostro marino (cf. Gb 3,8; Sal 74,14); era il grande abisso che, quando scatenava la sua forza, impauriva i naviganti (cf. Sal 107,23-27). Ed ecco che la potenza del demonio si manifesta in una tempesta di vento, che getta le onde nella barca e tenta di affondarla. È notte, è l’ora delle tenebre, e la paura scuote quei discepoli, che non riescono più a governare la barca. Il naufragio sembra ormai inevitabile, eppure Gesù, a poppa, dorme…
    (Enzo Bianchi)

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  3. Il verbo dormire è un’immagine che viene usata dagli evangelisti per indicare la morte. Quando Gesù va da Lazzaro dice: «Il nostro amico Lazzaro dorme » (Gv 11,11). La morte non è un’assenza di vita, ma fa parte del ciclo vitale come il dormire.

    Allora  il dormire di Gesù significa il tempo della morte, della sua assenza  che  mette in pericolo la stabilità di questa barca, immagine della Chiesa. Finché c’era lui, Gesù, il Messia, si sentivano sicuri, ma una volta che non sentono più la sua presenza fisica, Gesù dorme,  ecco che la barca sembra vacillare.
    (Beniamino Bedini)

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  4. In che cosa consiste la poca fede, che poi genera paura (paura vana - dice Gesù -, pur di fronte a tempeste che apparentemente non si possono dominare)? Possiamo identificarla col volersi salvare da soli, col non riconoscere il primato di Dio come salvatore; e quindi col collocare direttamente, di fatto (anche se è altrimenti a parole), ogni speranza in se stessi. La fede è allora solo in fondo, come uscita di sicurezza, se proprio le cose van male.
    (Carlo Maria Martini)

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  5. Tutto è in Te o mio Gesù
    Non ho elementi validi, al momento, per essere annoverato fra quelli che non hanno paura.
    Quindi
    Non riposo in TE
    Ma voglio fare tutto con i miei limiti, appunto paure ed ogni sorta di blocco al nuovo, a quello che è contrario alla mia logica.
    In altri termini, non mi abbandono del tutto a TE

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