Prima lettura del 21 marzo 2020

Egli ci guarirà
Os 6, 1-6

«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».
Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce.
Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti".


Osea è un profeta appassionato, il suo annuncio non è un sermone distante dai cuori, ma l'accorato appello all'amore del Dio vivente. Non a caso l'immagine dominante nei suoi scritti è quella nuziale. Le sue parole risentono del difficile rapporto tra Dio e il suo popolo, della ferita provocata dalle infedeltà di quest'ultimo.

"Venite, ritorniamo al Signore".
Ritornare è tra i verbi preferiti di Osea; egli insiste sulla urgenza di rimettere i nostri passi sulle strade del Signore, senza farsi ostacolare da ripensamenti o giudizi su se stessi che squalificano e tolgono energia nel riprendere il cammino.
Il profeta è impegnato a far invertire la rotta dei passi di Israele affinché si diriga, decisamente, tra le braccia dell'amato.

"Egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.

Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà".
Con un coraggio teologico che solo i profeti hanno, Osea riconosce nel Signore l'origine di ogni realtà della nostra vita: ferita e guarigione vengono entrambi dal Signore; in ogni caso siamo nelle sue mani.
Questa certezza è trasversale in tutta la Scrittura:
"Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta" (1Sam 2, 6-7).

E Paolo, sintonizzato sul questa verità, afferma: "Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore" (Rm 14, 8).
La nascita e la morte fanno parte della nostra esistenza: tutto proviene dal Signore e crediamo che la nostra vita parta da una sorgente, per rituffarsi nella stesso fiume. Tutto concorre alla luminosità della nostra esistenza!
Un cristiano è certo che ogni cosa è nelle mani del Signore, ogni cosa, sia negativa o positiva, faticosa o leggera, gioiosa o dolorosa.
Questa certezza è garanzia che niente della nostra vita va perduto per l'amore di colui che ci tiene saldamente nelle sue mani.

"Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,

e noi vivremo alla sua presenza".
È l'indicazione di un tempo limitato e breve (come dire dopodomani), dell'urgenza di Dio di rivederci pienamente ristabiliti alla vita.
Dopo l'esperienza di Gesù la leggiamo come una formula pasquale che ricorda i tempi del passaggio dalla morte alla vita del Messia crocifisso. La meta è vivere alla presenza del Signore, godere della sua compagnia e della sua pienezza.

"Affrettiamoci a conoscere il Signore,

la sua venuta è sicura come l’aurora".
Meravigliosa immagine che dice la bellezza e la necessità dell'attesa.
La nostra fatica di oggi nell'attendere e nello scorgere la luce è come quella delle sentinelle nella notte: non è inutile e sarà colmata dallo stupore dell'aurora, la luce radiosa che c'è nel passaggio definitivo tra la notte e il giorno.

"Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra".

Questa immagine richiama la delicatezza feconda delle pioggerellina delle stagioni tenui, autunno e primavera, che non fa paura, ma che anzi è vista come benedizione per la terra.
Con la stessa delicatezza e fecondità si realizzerà in noi l'intervento del Signore.

"Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce".

E' proprio così: se l'intervento del Padre è fedele e costante, il nostro amore è fumo, che il vento disperde presto.
Nube e rugiada dicono bene l'inconsistenza e la volatilità di tante realtà umane.
Per questo abbiamo bisogno del suo aiuto, per questo il Signore ci si rivolge con un accorato appello e le tenta tutte pur di riavere il nostro sguardo volto su di lui.
La nostra è una fede dal fiato corto, che si arena alle prime difficoltà; è come il seme che non ha radici e subito secca di cui parla Gesù nella parabola del seminatore.

"Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce".

Uccisi e abbattuti dalla Parola: quante metafore bibliche leggiamo con timore se ci sfugge che molte descrivano la forza e l'efficacia di Dio che parla!
La parola di Dio è luce e svela di quante falsità ammantiamo la nostra vita, vedendola piena di una potenza che è in effetti vana.
La parola purifica e fa tornare all'essenziale la nostra ricerca e le nostre priorità.

"Poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti".

Desiderio di Dio che più volte torna nella Scrittura, come nelle parole di Gesù e nel vangelo che leggevamo ieri: "amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici" (Mc 12, 33).
Osea è Antico Testamento eppure mostra il modo nuovo di vivere il culto: l'amore per il Signore e per i fratelli, la conoscenza dei misteri della vita e del Signore, questo ha più significato e valore di tutti i riti sacri, dei sacrifici animali e degli olocausti.
Il culto interiore nello Spirito prenderà per sempre il posto dei riti antichi, da Gesù in poi.
Nel vangelo di Giovanni leggiamo questo desiderio in pienezza: "Il Padre cerca adoratori in Spirito e Verità" (Gv 4, 23).

Quanto bisogno abbiamo tutti, oggi, di pagine come questa di Osea!
In questo periodo ci sentiamo sommersi da eventi più grandi di ogni potenza della terra, di ogni misura preventiva del governo, di ogni fatica per arginare un male epidemico che sembra inarrestabile.
Ma non siamo in balia della tempesta, ci dice Osea!
Il Signore viene, come annuncia anche Isaia:
"Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa" (Is 43, 19).

Il nostro amato è quella pioggerellina che lava e disseta, che arriva, se guardiamo bene, nella nostra aridità, confortando, fecondando e portando via il male...
Non è la potenza magica che vorremmo, non è istantanea, ma è la cura ai nostri mali, il cammino progressivo verso il bene, inarrestabile e consolante.
Oggi è primavera, il tempo del canto è tornato: il Signore, infinito amore, bagni le nostre arsure, fasci le nostre ferite e rialzi i nostri occhi ad un orizzonte di vita.

Commenti

  1. "Egli guarisce, Egli fascia le piaghe, Egli ridà la vita in breve tempo (tre giorni)". La sua presenza e il suo intervento sono garantiti come l'aurora, come la pioggia d'autunno e di primavera: il sole illumina e la pioggia feconda la terra. Questa è la fede che il popolo d'Israele riesce a recuperare nei momenti di difficoltà e di crisi.
    Ma il Signore risponde attraverso il profeta e usa le stesse immagini ma riducendole: nube nel mattino, e quindi nube che oscura i sole, e rugiada, solo rugiada che svanisce ai primi raggi. Il Signore rimprovera la fragilità e la superficialità del rapporto che il suo popolo ha con Lui. E infatti tutta la religiosità di Israele, che di fronte alla sventura moltiplica i sacrifici di animali e le offerte al tempio, deve rivedere la propria posizione, maturando l'amore e la misericordia, la conoscenza di Dio prima degli olocausti e dei sacrifici. L'ultima frase: "Voglio l'amore, non sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti" (v 6) è sempre molto presente nell'opera di Gesù, soprattutto nei momenti difficili in cui egli affronta situazioni di discriminazione, di rifiuto delle persone, di giudizi, di opposizione violenta verso coloro che sbagliano.
    (Raffaello Ciccone)

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  2. In Osea vitale è l'effetto del ritorno, della teshuvah. L'effetto della capacità esercitata di abbandonare decisamente quello che ci tiene distanti da Dio e fare i passi per colmare quella distanza. Passi facilitati, anche se non ce ne accorgiamo, dal venirci incontro di Dio!! Si tratta del tornare del Figliol prodigo della parabola che trova il Padre già sulla strada, che gli corre incontro e lo abbraccia, soffocando ogni discorso di scuse prima formulato. Si tratta di quella conversione che Gesù racconta con il pubblicano e il fariseo che pregano nel luogo di culto. L'autenticità del cuore pentito che si vergogna di quel che ha fatto e riconsegna a Dio il suo essere, come realtà a immagine e somiglianza di Dio, capace e ora anche disposta a vivere eternamente alla sua presenza!
    (Silvia Biglietti)

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  3. La capacità di umiliarsi per stornare la mia logica, non è indolore!

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  4. " voglio l amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti"... Sacrificio - olocausti, amore - conoscenza di Dio .idea mi ricorda che conoscere Dio significa amarlo e che solo la amore conduce alla vera conoscenza. Allora voglio pregare con le parole di Osea :venite ritorniamo al signore ...

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  5. La nostra è una fede dal fiato corto, che si arena alle prime difficoltà;.... Quanta è vera questa affermazione! Il commento di questa pagina del profeta Osea lo trovo stupendo, è vero e rivelatore, da indicazioni di come urge un atteggiamento di attesa per ricevere finalmente le giuste cure dopo una caduta.
    Signore io credo in Te, al tuo aiuto, alla tua misericordia e al tuo amore, vieni presto in nostro aiuto consolatore di vita.

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