Prima lettura del 12 marzo 2020
Nell’anno della siccità non si dà pena
Ger 17, 5-10
"Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamerisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine,
dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti.
Niente è più infido del cuore
e difficilmente guarisce!
Chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,
per dare a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni»".
A prima vista sembra una pagina piena di pessimismo verso il genere umano, nata da una dalle tante delusioni che ci capitano nella vita.
Ma non è così. Geremia è un profeta, un annunciatore del mistero di Dio che si manifesta nelle controverse vicende umane.
Le sue parole ci fanno fare un percorso interiore di verifica, alla ricerca di un solido fondamento per la nostra esistenza, sballottata e impaurita da eventi più grandi di noi.
"Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore".
Il linguaggio è chiaro e diretto, niente metafore o immagini poetiche.
Il profeta parla di un'illusione, quella che spinge a pensare che un semplice sostegno umano sia uguale o migliore di quello divino.
Fa capire tutto il limite di questa fiducia illusoria quando parla di trovare sostegno nella "carne", cioè nell'uomo fragile, debole, limitato, fallace, infedele. Perciò confidare nella carne, cioè nell'uomo limitato, fosse anche un potente, uno scienziato, un luminare di questo mondo, è una scelta che conduce ad un pericolo concreto: allontanare dalla verità totale dell'uomo che può essere trovata solo nell'armonia dei rapporti con i fratelli e con colui che ha creato tutti.
"Sarà come un tamerisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine,
dove nessuno può vivere".
Ed ecco l'immagine che dice tutta la sterilità, l'odore di morte che questo tipo di fiducia genera. Non porta certo alla vita; è un cammino di desolazione e di infecondità totale.
Viceversa: "Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia".
Confidare nel Signore, porre in lui la nostra fiducia, è benedizione che innesca una fecondità inimmaginabile.
L'immagine usata da Geremia riprende il salmo 1, quella di un albero fecondo, ben irrigato, che persino in tempo di siccità continua a prosperare. Le sue radici non sono superficiali, ma ancorate alla roccia della salvezza. Viene la tempesta, soffiano i venti, ma la sua casa è stabile! (cfr. Pr 10, 25; Mt 7, 24-25)
"Niente è più infido del cuore
e difficilmente guarisce!"
Ed ecco rivelato dove sta il punto dolente: il cuore umano è inaffidabile, volubile, ferito e difficile da guarire. I profeti sono spinti alla loro missione dalla passione per l'umanità, per il bene dei loro fratelli. Ma non sono ingenui creduloni: la parola del Signore li libera da facili illusioni perché possano servire e amare nella verità.
"Chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,
per dare a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni".
Solo il Signore conosce veramente il cuore di un uomo.
Nel vangelo di Giovanni è detto: "Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo" (Gv 2, 24-25).
Egli ci conosce profondamente, per questo è venuto a liberarci, guarirci e salvarci.
Il Padre e Gesù così guardano ogni uomo: questo realismo carico di tenerezza lo chiamiamo misericordia!
Dio dà a ciascuno secondo la sua condotta, come un medico che dà a ciascuno la medicina giusta, come un padre che sa dire la parola giusta secondo la situazione del figlio che ama.
Quanto mai attuali le riflessioni di Geremia!
La fiducia eccessiva, acritica nelle possibilità umane, nelle sue conquiste e nelle emancipazioni da ogni aiuto esterno, specialmente da quello di Dio, svilisce come retrogrado e "antiquato" il senso religioso.
Il Concilio Vaticano II afferma:
"Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso” (Dichiarazione Nostra Aetate, 2).
Tutta l'umanità è unita nel riconoscere che la comprensione del creato non può essere ridotta al visibile e al contingente, né si può usare ciò che è donato a tutti come uso e consumo di pochi usurpatori.
Allontanare il cuore, cioè le decisioni vitali dal Signore, è destinare la propria e l'altrui esistenza all'aridità, all'infecondità, ad un deserto "dove nessuno può vivere"!
I giorni dolorosi e difficili che stiamo attraversando uniscano tutti gli uomini nell'esigenza di trovare insieme soluzioni ai mali endemici che ci affliggono.
Il progetto d'amore del Padre ci spinge alla fratellanza e alla fecondità comune.
La solidarietà, la condivisione, la compassione e la cooperazione sono gli unici mezzi che abbiamo per unificare gli sforzi e vivere tutti da cittadini del mondo con uguale dignità.
"È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti".
Così sia il cuore di ogni uomo!
Nel loro significato spirituale queste parole vanno intese come quelle del Sal 146,3: “Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare”. Anche i potenti infatti sono mortali.
RispondiEliminaPiuttosto è “Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio, che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene, che rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri” (Sal 146,5-7).
(Angelo Bello)
Si sottolinea soprattutto il fatto che "confidare nel Signore" significa non solo mettere in pratica i suoi comandamenti, ma anche trovare in Lui la fonte di quell'acqua fresca e permanente che gli permette di "portare frutti" in qualsiasi stagione della vita. La persona che agisce in questo modo, allora, nella Legge del Signore trova anche la fonte di gioia, la medita, giorno e notte e si affida pienamente a Colui che veglia sul suo cammino.
RispondiElimina(Casa di preghiera s. Biagio)
Limpido è l’ appello dei profeti: volete vivere un’ esistenza vera e feconda? Attingete all’ acqua della fede, della fiducia, della fedeltà operosa a Dio e alla sua parola. È ancora Geremia a usare un’ immagine analoga, ma al negativo, in un frammento che abbiamo avuto occasione di considerare in passato: «Il mio popolo ha abbandonato me, sorgente d’ acqua viva, e si è scavato cisterne piene di crepe che non riescono a trattenere l’ acqua» (2,13). È interessante segnalare una curiosità. Questo profeta è uno degli autori biblici più sensibili alla natura, alla sua bellezza e alla sua possibilità di parlare a noi umani attraverso i suoi segni.
RispondiElimina(Gianfranco Ravasi)
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
RispondiEliminanon resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina