Salmo del 7 marzo 2020

Siano stabili le mie vie
Sal 119 (118),1-8

1 "Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
2 Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3 Non commette certo ingiustizie
e cammina nelle sue vie.
4 Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
5 Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.
6 Non dovrò allora vergognarmi,
se avrò considerato tutti i tuoi comandi.
7 Ti loderò con cuore sincero,
quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
8 Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai".


Il salmo più lungo del salterio è una profonda meditazione sulla parola di Dio esplorata in tutte le sue sfaccettature, chiamata in tutti i modi: legge, decreto, comando, precetto, ecc.
La liturgia propone i primi versetti e noi ne commentiamo i primi 8.


"Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore".
Come il salmo 1, anche questo inizia con la beatitudine di chi cammina sulla via della parola.
Integro è colui che ha il cuore unificato da una legge che non opprime, ma che si rivela come il sentiero di luce da percorrere quando si attraversa una valle oscura (cfr. Sal 23, 4).

"Beato chi custodisce i suoi insegnamenti".
La seconda beatitudine riguarda il tenere con sé gli insegnamenti, farne un tesoro a cui attingere continuamente.
Un bambino ebreo, sin dalla giovinezza, alla scuola della parola impara a memoria la Thorà, ripetendola col rabbino. Ad ogni bivio della vita e in ogni decisione da prendere, quella parola è portata di nuovo sulla bocca, richiamata alla memoria, per discernere gli eventi e cercare il bene che il Signore ha preparato.
E' un grande insegnamento per noi che non abbiamo parole guida, insegnamenti che aiutano nelle scelte e nei momenti in cui uno spiraglio di luce è necessario.

"...e lo cerca con tutto il cuore".
La terza beatitudine è cercare il Signore. Nella ricerca c'è già gioia, nel cercare le tracce dei suoi passi, il cuore si completa e trova pace.
La parola ascoltata con superficialità e lasciata sfuggire nel breve tempo del suo risuonare, non ha tempo di fruttificare dentro di noi. C'è un lavoro di ricerca, di scoperta appassionata e personale. Direi che è necessario affezionarsi a parole guida che il nostro cuore ritrova quando la realtà ci toglie ogni altra parola.

"Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente".

Il Signore ha fatto un dono all'uomo facendogli conoscere la pienezza della sua volontà salvifica. Osservare "interamente" è l'atteggiamento di chi non capisce tutto e subito, ma si fida, accogliendo anche vie difficili da percorrere, certo che lo porteranno al suo bene.

"Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti".

Il desiderio di ognuno è la stabilità, avere la fermezza di affrontare i guai e le sofferenze senza perdere la testa, senza perdere la speranza.
Il salmista prega per questo dono: custodendo i precetti, essi custodiranno la sua vita.

"Non dovrò allora vergognarmi,
se avrò considerato tutti i tuoi comandi".

La logica del mondo deride e considera "antiquati" o illusori i comandi che vengono dal Signore, come se l'uomo emancipato ed arrivato sia colui che non deve obbedire a nessuno.
Ma i comandi del Signore non rendono l'uomo succube o schiavo: sono le vie per scoprire la grandezza dell'umanità creata a immagine e somiglianza di Dio; sono le vie che ridanno dignità ad ogni uomo liberandolo da vergogna e imbarazzo.

"Ti loderò con cuore sincero,
quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi".

Il cuore, coltivato e curato dalla parola di Dio, si apre alla lode, al rendimento di grazie, perché è diventato capace di cogliere le meraviglie operate da lui.
"Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare (Sal 145, 3).
L'approdo di ogni ricerca, di ogni studio, di ogni preghiera, è la lode!

"Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai".

I decreti non sono più esterni, imparati e ottusamente seguiti: la volontà di farli propri è di chi ha fatto la scelta fondamentale di lasciarsi guidare e da quella non vuole allontanarsi.
Per questo un altro Salmo afferma:
"Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre" (Sal 19, 10).

"Temere" è sempre nella Scrittura la decisione di arrendersi all'amore che ci precede e che ci conquista. Dall'esperienza fatta, il fedele matura la decisione che osservare i decreti del Signore è l'unico modo per vivere da figlio e realizzare la propria vita.
Facciamo nostro il desiderio del salmista e, sentendo il limite e la fatica di perseverare su vie che non sono le nostre, preghiamo affinché il nostro Pastore non ci abbandoni mai e cammini davanti a noi mostrandoci le sue vie.

Commenti

  1. È l’invito alla beatitudine, ad essere felici!.. Anche Gesù ci ha annunziato la beatitudine e ce ne ha spiegato anche la ragione di fondo: perché il Padre “ci prende in carico”, si occupa di noi e ha cura di noi in tutto. – Un aspetto che noto nel salmista è la sua determinazione, la sua volontà: Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti…. Voglio osservare i tuoi decreti… E noi ci affianchiamo a lui, poiché – pur con tutti i nostri limiti – rimaniamo attaccati a questa Parola per custodirla e meditarla.

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  2. Di questi primi otto versetti del Salmo (ogni giorno saranno otto versetti, e il tratto di ogni giorno nel testo ebraico inizia con una parola che ha come prima lettera una lettera dell’alfabeto ebraico, con ordinata successione. Oggi quindi la prima lettera del nostro brano è “alef” e domani sarà “bet”), dunque di questi primi versetti mi attira la prima parola, “Beato”, che è la prima parola del Libro dei Salmi: “Beato l’uomo che….”, dove quest’uomo è beato perché “non entra nel consiglio dei malvagi….ma nella legge del Signore trova la sua gioia (Sal.1,1). E’ un termine che ci ricorda anche le beatitudini evangeliche e che amiamo trovare nel Magnificat di Maria quando canta “tutte le generazioni mi chiameranno beata”(Luca 1,48). Nel nostro Salmo è beato “chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore”(ver.1).
    (Giovanni Nicolini)

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  3. Ciascuna delle 22 strofe che lo compongono compaiono otto parole, che sono queste: «legge» (toràh), «Parola» (dabàr), «testimonianza» (edàh), «giudizio» (migpat), «oracolo» (imràh), «decreto» (hòq), «precetti» (piqqíldìm), «comandamento» (migpah) - otto parole diverse per descrivere la stessa realtà, che noi possiamo designare con l'espressione «Parola di Dio». In ogni strofa dunque ricorrono queste otto parole per dire, in tante forme diverse, «Parola di Dio». 
    (Paolo Ricca)

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  4. Il verbo principale dell'osservanza viene ripetuto tre volte nella prima strofa; tre volte appare drk-via (13 volte in totale), che definisce la vita come un progredire, in marcia, alla ricerca di orientamento e nel superamento di ostacoli. Si ripete "cuore/mente" (in totale 15 volte), per affermare la sincerità di tante parole e la loro unità nella fonte ulteriore. La prima strofa è quindi programmatica.
    (figliedellachiesa.it)

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  5. In questi giorni, dove tutto è silenzio o paura, è bello sapere che Dio è con noi, non ci lascia, ci sta guidando, anche nella precarietà, a qualcos'altro. Sta a ciascuno di noi fermarci, pregare per comprendere cosa il Signore ha da dirci e cosa ci vuole donare. Approfittiamo di questo tempo, non per sentirci soli o abbandonati, ma per rimanere con noi stessi e Dio. Grazie Signore per questo tempo, dove mi porti nel deserto per dichiarare il tuo amore per me e per l'umanità intera

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  6. Grazie per essere la PAROLA che FA!
    NON le solite proclamazioni, diktat
    ecc.

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  7. "Voglio osservare i tuoi decreti:
    non abbandonarmi mai".

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