Salmo del 25 marzo 2020

Egli su di me si è chinato
Sal 40 (39), 1-7

"1 Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.

2 Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
3 Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
4 Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
5 Beato l'uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore
e non si volge verso chi segue gli idoli
né verso chi segue la menzogna.
6 Quante meraviglie hai fatto,
tu, Signore, mio Dio,
quanti progetti in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare!
Se li voglio annunciare e proclamare,
sono troppi per essere contati.
7 Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato".

Chi confida nel Signore non rimane deluso: è un ritornello che torna spesso in tutta la Bibbia, frutto di esperienza e di fiducia di milioni di persone che sono state curate dal Signore.
Il nostro salmo si inserisce in questo fiume di affidamento che hanno i figli verso il Padre; ascoltarlo e ripeterlo apre il nostro cuore a lasciarci portare nella stessa direzione.

"Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido".

Conforta sentire questa testimonianza di chi ha sperato più volte nel Signore e non se ne è mai pentito.
Il grido è la preghiera più sofferta, quando è quasi impossibile pregare, quella di chi non ha più parole composte e rispettose, ma gli è rimasta solo l'insistenza di chi soffre.
Chi arriva a pregare così si è ritrovato il Signore vicino: uno dei primi frutti della preghiera non è il problema risolto, ma scoprire l'Emmanuele, il Dio con noi che non si è mai allontanato. La preghiera insistente ci toglie dalla solitudine e ci fa sentire la sua presenza amorevole.

"Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi".

Immagini angoscianti: dalla melma e da flutti che sommergono, all'immobilità dei piedi imprigionati nella palude: è la situazione di chi è arrivato al capolinea, da dove non si riesce ad uscire, da dove non si scorge la fine dell'incubo.
L'esperienza del salmista ci è preziosa: ne è uscito e non con le sue capacità, ma perché il Signore lo ha tratto dalla fossa e lo ha fatto approdare in un luogo sicuro.
Acque tumultuose e paludi rimandano all'esperienza di liberazione esodale che è memoria assunta come propria da ogni israelita.
Lì il Signore aveva tratto da morte sicura degli schiavi fuggiti, a cui solo la morte poteva essere riservata.

Ma asciugando il mare aveva fatto toccare l'altra riva ai fuggitivi incredibilmente incolumi. E lì si era alzato il canto bellissimo che noi chiamiamo canto del mare! (cfr. Es 15, 1-6)

"Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore".

Il lamento diventa canto, la paura lascia il posto alla gioia, l'isolamento è superato dalla possibilità di testimoniare agli altri quanto il Signore è presente.
Il cammino dell'Esodo è paradigma del cammino di ogni uomo e questo non finiremo mai di ricordarcelo. Nella vita prima o poi si è messi di fronte ad un imbuto di tenebre che fa scivolare ogni passo inesorabilmente verso la morte. Quella che sembra la fine diventa il luogo dell'incontro con chi non si era mai intravisto così vicino.

"Molti vedranno", molti si apriranno ad aver fiducia di chi cura le ferite e salva.

"Beato l'uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore
e non si volge verso chi segue gli idoli

né verso chi segue la menzogna".
E' facile illudere la propria vita riempiendola di chimere allettanti quando tutto va bene. Impossibile invece attaccarsi a idoli muti e inanimati quando la morte si sente addosso!
Quello il momento decisivo di verità: beato, felice, chi cerca e trova il volto del Dio vivente, non facendosi incantare dalle promesse menzognere degli idoli, degli imbonitori, delle sanguisughe che tolgono vita anziché darne.

"Quante meraviglie hai fatto,
tu, Signore, mio Dio,
quanti progetti in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare!
Se li voglio annunciare e proclamare,
sono troppi per essere contati".

Lo stupore cresce man mano che si va avanti nella preghiera. Fare memoria dei doni e dei prodigi del Signore apre il nostro cuore alla lode.
Impossibile contare tutti i doni ricevuti, ma soffermarsi e meravigliarsi di tanto amore è l'atteggiamento giusto per non sprofondare nella convinzione oggi di essere perduti.

"Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato".

Una considerazione tipica della fede di Israele: il dono dell'ascolto vale più di tutti i riti e i sacrifici! Il Signore non gradisce sacrifici: quanto spesso viene ripetuto dalla Scrittura e quanto spesso ce ne dimentichiamo!
Parlando con amici che non credono né frequentano la chiesa, si rimane colpiti dalla loro convinzione che essere credenti è riempirsi di riti e culti esteriori. Non è così: la fede del vangelo è più interiore, tocca la propria sensibilità, viene in aiuto nelle angosce della notte, fa sentire accompagnati negli ospedali e nei lutti.
E' la fede del cammino nelle difficoltà più che quella statica dei templi.
Il Signore parla al cuore, fora l'orecchio sordo, toglie il velo da occhi disillusi che credono di vedere la realtà, ma si fermano solo alla superficie.
Quando tutti gli altri non vedono che morte, quando tutti i media annunciano sventure, chi ascolta sa chi ha vicino e si rallegra!

Le nostre parole, in momenti terribili come quelli che tutto il mondo vive, fanno trasparire la paura e il vuoto che ci abitava.
Eravamo pieni di autosufficienza e adesso quelle affermazioni dei potenti, dei boriosi capi di partito, che avevamo fatte nostre, suonano inutili, vuote e false.
Abbiamo bisogno della parola dei Salmi, dei profeti, della buona notizia di Gesù in questi periodi di smarrimento; abbiamo bisogno di vedere il Signore vicino che ci trae dal pantano in cui ci siamo arenati.
Questo è il canto nuovo che il Signore ci pone sulle labbra; la nostra bocca loda perché è stata sanata dai carboni ardenti del suo amore! (cfr. Is 6, 7)
Chiediamo al Signore che prima di tutto ci faccia ascoltare la parola, che si chini su di noi, che ci curi e ci protegga. Alziamo il nostro canto oggi, sicuri della salvezza che non tarderà ad arrivare.

Link di approfondimento alla Liturgia del giorno:

Salmo 40 (39)
Commento del 22/05/2019

Commenti

  1. Incubo e gioia pervadono questa lirica che - come ha scritto un commentatore dell'800 - si apre in tono di «Magnificat» e finisce come un «De profundis». Le prime strofe raccolgono un «canto nuovo», cioè una celebrazione piena e perfetta della speranza, della fiducia in Dio che, come un padre, si china sulla sua creatura (v. 2) .Col v. 13 il tono muta, l'orizzonte diventa fosco, mali innumerevoli, «più dei capelli del capo», attanagliano l'orante. Il salmo diventa, allora, una supplica il cui testo (vv. 14-18) sarà riedito alla lettera nel Salmo 70. Ma anche nel lamento la fiducia non s'incrina perchè Dio si cura di chi è povero e solo (v. 18). Un'osservazione a margine: i vv. 7-9, che nell'originale ebraico sono una dichiarazione sul vero culto fatto di obbedienza («orecchi») e giustizia «legge»), sono stati applicati dalla Lettera agli Ebrei, secondo l'antica versione greca dei Settanta, al Cristo che obbedisce al Padre venendo nel mondo per la salvezza dell'uomo (10,4-7).turoldo

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  2. Il salmo inizia con una lode a Dio per la liberazione da grandi difficoltà. E’ una lode piena di giubilo, di forza, di annuncio della bontà del Signore. Il salmista è giunto ad una grande intimità con Dio, e Dio gli ha posto “sulla bocca un canto nuovo”. Egli con uno sguardo lieto verso il futuro afferma che “molti vedranno e avranno timore e confideranno nel Signore”. Egli crede che tutta la terra conoscerà il tempo della pace.
    Egli presenta la beatitudine dell’uomo che rimane col Signore e “e non si volge verso chi segue gli idoli”, di coloro che si credono autosufficienti e seguono così la menzogna. Il salmista nel suo giubilo ricorda le opere del Signore fatte a favore del suo popolo: “Quante meraviglie hai fatto, tu, Signore, mio Dio, quanti progetti in nostro favore”.
    (novena.it)

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  3. Questa è una preghiera che veramente raccoglie in sè tutto il mistero della salvezza, e della comunione d’amore che nella vita nuova caratterizza l’orientamento di tutta la vita del credente, cioè di colui che è stato salvato e fa di tutta la sua esistenza una risposta radicale al dono di Dio. 
    (Giovanni Nicolini)

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  4. "Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre."ebrei 10,10

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  5. Signore Gesù, tuo cibo fu compiere la volontà del Padre , fino al sacrificio che ci ha tratto dal fango della palude : apri i nostri orecchi all ascolto docile del tuo volere, e i nostri cuori alla prontezza nell' eseguirlo

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  6. Qiesto salmo mi ha fatto riflettere su quanto ho realizzato nella mia vita.
    Io ho solo detto SI
    Non è mia sola forza.
    Ora quello che mi regali, ancora oggi mi sorprende sempre!
    INESTIMABILE valore è per me ritrovarsi oggi in un mondo virtuale senza grossi traumi per la mia psiche, accettando la lontananza..... di....

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