Prima lettura di domenica 29 marzo 2020

Vi farò uscire dai vostri sepolcri
Ez 37,12-14

"Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio".


Prima di parlare della risurrezione di Gesù Cristo, la Bibbia ha tanti annunci e promesse di rinascita dalla morte.
Ed è un prima che la fede deve accogliere perché "se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti" dice Gesù nel Vangelo (Lc 16,31).
Dire "Mosè e i profeti" è ricapitolare tutta la Scrittura, è affermare che tutte le immagini antiche sono promessa della pienezza in Gesù.
Se il nostro cuore non è educato da un prima, dalle parole che a tappe hanno annunciato la resurrezione definitiva, difficilmente crederemo a Gesù e all'annuncio della bella notizia.

"Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele".
Questo brano di Ezechiele è uno dei più belli dove si annuncia la promessa di rinascita.
Il sepolcro per definizione è un luogo chiuso, che tale deve rimanere, scrupolosamente sbarrato per separare la morte dalla vita.
In tutte le religioni aprirlo è profanarlo, perché si rispetta il corpo del defunto a cui si riconosce una dimensione diversa dalla nostra.
Chi ha potere di aprirlo allora? Solo il Signore che è padrone della vita e della morte. Il Signore apre, fa uscire, richiama alla vita. La sua parola è più forte della morte e superiore ad ogni sepolcro blindato.
Dalla tomba si esce per la terra promessa, come l'antico Israele uscito dall'Egitto, tomba delle loro vite, era passato facendo Pasqua per entrare nella vita nuova dei figli.

"Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio".
Il Dio vivente si riconosce proprio in questa lotta, quella che tutti ci sforziamo di fare ogni giorno, ma che vede solo in lui il vincitore.
È il Dio dei vivi e non dei morti come lo mostra Gesù (cfr. Mt 22, 32).

"Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore".
Il primo atto creativo, il nostro affacciarci alla vita, era sgorgato dal soffio, dall'alito del Signore nelle nostre narici. Da fiato a fiato era nata la vita umana. Solo da fiato a fiato tornerà la vita!
Questa è la promessa: lo spirito del Signore viene in noi portandoci definitivamente a lui, si riceve vita per lo Spirito e nello Spirito.
Non è il recupero della vita di prima. Nei Salmi si canta :
" Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa" (Sal 30, 4).

E' un vita nuova che non ha più corruttibilità; per questo ci farà riconoscere il Signore come nostro Salvatore.
Dalla Parola e dallo Spirito, il Signore rivela Vita.

"«L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio".
Ezechiele finisce con la certezza che solo il Signore può donare.
Solenne conclusione di un oracolo profetico in cui traspare la certezza che Dio è fedele e mantiene le sue promesse.
Nel Vangelo di questa domenica Gesù fa una domanda a Marta che è rivolta tutti noi:
"Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?" (Gv 11, 25-26)
Il Signore ci apra gli occhi, pieni di pianto per giorni tanto faticosi, per le morti continue di tanti fratelli che ci lasciano vuoti e senza certezze. Ci faccia uscire dai nostri sepolcri, come i fiori a primavera e ci faccia sicuri che una terra in cui riposare sereni è ancora possibile.

Guardiamo alle sue promesse, invochiamo lo Spirito e crediamo alla resurrezione del Figlio che è dono per tutte le vite e anche per la nostra.
Finisco proponendovi una parte della poesia di Quoist che mi aiuta a pregare:

La vita è bella Signore,
e voglio coglierla
come si colgono i fiori in un mattino di primavera.
Ma so, mio Signore,
che il fiore nasce
solo alla fine di un lungo inverno,
in cui la morte ha infierito.

Perdonami Signore, se a volte,
non credo abbastanza nella primavera della vita,
perché, troppo spesso,
mi sembra un lungo inverno
che non finisce mai di rimpiangere
le sue foglie morte
o i suoi fiori scomparsi.

Eppure con tutte le mie forze
credo in Te, Signore,
ma urto contro il tuo sepolcro e lo scorgo vuoto.

E quando gli apostoli d'oggi mi dicono
che ti hanno visto vivente
sono come San Tommaso,
ho bisogno di vedere e di toccare.
Dammi abbastanza fede,
ti supplico, Signore,
per aspettare la Primavera,
e nel momento più duro dell'inverno,
per credere alla Pasqua trionfante
oltre il Venerdì di passione.


Da " La via è bella, Signore" di Michel Quoist

Commenti

  1. "Aprirò le vostre tombe", questa è l'opera dello Spirito di Dio. La vera rinascita dell'uomo avviene perché Dio comunica a noi il suo Spirito.
    Il profeta Ezechiele, dopo aver proposto la visione delle ossa aride, che per intervento dello Spirito di Dio riprendono vita, riferisce il lamento dei deportati in Babilonia, i quali ossessivamente ripetono: "Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti". Sembra che i lamenti degli esuli tolgano forza alla vigorosa visione della risurrezione delle ossa aride. Non è così. La parola divina interviene con il comando rivolto al profeta Ezechiele perché trasmetta agli esuli il messaggio della visione ricevuta.
    (Carla Sprinzeles)

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  2. Pur riguardano direttamente l'esilio in Babilonia, la profezia di Ezechiele apre il cuore umano a una grande promessa, di ben più vasta portata: «farò entrare in voi il mio Spirito» (v. 14). Venendo in noi, lo Spirito ricrea quanto è distrutto, e con ciò apre a una conoscenza nuova del Signore. Egli è adesso colui che ha cura della nostra vita, che nella morte ci resta fedele, che - lo leggiamo oggi nel Vangelo - con potenza ci richiama dal sepolcro facendo entrare in noi il suo Soffio vivificante.
    (Marco Pratesi)

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  3. Ultima tappa della storia di salvezza prima della venuta del Messia, della pienezza dei tempi, è quella segnata dai profeti. Il profeta Ezechiele racconta ciò che gli è stato rivelato in una visione dovuta all’iniziativa di Dio. Egli guarda il popolo di Dio in quell’ora della catastrofe per la caduta di Gerusalemme in mano ai Babilonesi e constata morte e desolazione: la valle è piena di ossa di morti, che negano ogni speranza. Ma Dio gli fa vedere che su quelle ossa soffia il suo Spirito, Spirito creatore, Spirito che dà vita: c’è una resurrezione del popolo di Dio, una liberazione ormai prossima.
    (Enzo Bianchi)

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  4. Le mie ossa inaridite, osteoporotiche
    mi ricordano una BENEDIZIONE impartita nei vagoni a S. Rocco
    nei giorni della mia Iniziazione.
    Quanto tempo...
    Vivo adesso?
    Ho fede?
    Vedo aldilà delle catastrofi?
    Ho visione diversa dal mondo?
    Sono interrogativi che mi porto dietro e mi aiutano a crescere
    Fino a quando?
    Non lo so.

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