Vangelo di domenica 8 marzo 2020

Una nube luminosa li coprì
Mt 17, 1-9

"In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»".


L'episodio evangelico della trasfigurazione di Gesù, già commentato nella versione di Marco il 23 febbraio 2019, è uno dei più affascinanti perché è un mistero che ha che fare con la luce e con la gloria.
Sei personaggi, nella stessa luce, sotto la stessa nuvola con al centro Gesù, il desiderato da antico e nuovo popolo. Infatti tre apostoli e due profeti sono raccolti a testimoniare che Cristo è l'apice del desiderio, la luce di tutta l'umanità.

"Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte".
"Prende con sé": che bella quest'azione che Gesù sempre fa con i suoi discepoli! Non solo li istruisce da Maestro, non solo li guida come Pastore, ma li prende nel suo cammino, li coinvolge nella sua esperienza, nel suo amore.
È questo il vero antefatto della scena della trasfigurazione: l'intimità, la docilità, l'essere tutti compenetrati dal mistero del regno, apre ad una nuova rivelazione e ad un nuovo modo di essere amici e discepoli.
"Li condusse in disparte": anche questo, viene da dire, che bello!
Risponde al desiderio che c'è nel nostro cuore di essere ricondotti ad un tu per tu, davanti a chi guarda negli occhi e capisce ascoltando il cuore, portati in una relazione a due che fa ritrovare l'uno che si vorrebbe realizzare.
In disparte si preparano le condizioni di potersi dedicare totalmente alla contemplazione.

"E fu trasfigurato davanti a loro".
Trasfigurazione, "metamorfosis" in greco, significa letteralmente "cambiare forma".
Gesù, il loro conterraneo di Nazareth, il compagno di viaggio, l'amico con cui mangiare e conversare, li porta a rivelarsi altro, a mostrare la luce che lo abita. Lo fa davanti a loro, per loro, è il dono per eccellenza farsi vedere per ciò che si è.

"Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce".
Quando i nostri amici ci rivelano la loro più profonda intimità, ci portano ad una grandezza ma anche ad una sofferenza che avevamo forse solo intuito.
Gesù rivela una realtà che è solo sua: sole e luce è ciò che è e che vuole donare!
"Dio è luce", scrive Giovanni nella sua prima lettera (1,5); questa è la sua realtà più profonda e divina. Chi scoprono sul monte? Un uomo di luce!

"Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui".
Mosè ed Elia, la legge e i profeti, che conversano con Gesù, come dire che tutta la Thorà e i profeti hanno nel Cristo un unico interlocutore, un solo centro.
Se per noi può essere abbastanza chiaro che tutte le scritture di Mosè e dei profeti si riferiscono al Cristo (cfr. Lc 24, 27), pensiamo che shock per tre ebrei, educati alla sacralità delle antiche scritture, vedere al loro centro il maestro, che amavano profondamente ma che non approvavano sempre per il suo andare contro i capi religiosi e le tradizioni d'Israele.
Gesù assume tutto il suo significato proprio dalla luce che si propaga dagli antichi profeti.
Ecco perché anche noi oggi abbiamo bisogno della scritture per entrare sempre meglio nel mistero del Cristo crocifisso e risorto.

"Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia»".
Pietro parla ispirato dalla festa delle Capanne, in cui si costruiva una capanna di frasche nei pressi della casa in ricordo delle dimore provvisorie nel deserto e in cui si aspettava Elia, segno della realizzazione delle promesse.
Così si propone per costruire questi ricoveri in cui tenere gli ospiti sul monte e rimanere lì, nella luce e nella gioia della Parola che scorre tra i tre personaggi, ammirandoli con i loro occhi stupefatti.

"Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra".
Pietro viene interrotto nel suo desiderio di fare una casa. Vengono coperti con la nube, che nella Bibbia è Dio stesso che prende dimora nel popolo, prendendosi cura e proteggendolo dai nemici e dalla calura distruttiva del deserto.

Maria, nello stesso modo, viene visitata da Dio e concepisce un figlio: "la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra" (Lc 1, 35).
"Una nube luminosa" è una contraddizione in termini eppure è l'unico modo che l'evangelista trova per dimostrare come si stia realizzando un nuovo esodo; il Signore si manifesta con i segni antichi per manifestare cose nuove.

"Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»".
Ecco la parola che apre e guida verso l'esodo definitivo. I padri hanno camminato con la parola di Mosè e dei profeti; ora è Gesù, il Figlio amato, che deve essere ascoltato e seguito.

In lui il Padre ha posto tutto il suo compiacimento perché è lui che compie veramente la sua volontà di salvezza per l'uomo.

"All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore".
È il sacro timore che prende l'uomo quando si sente sfiorato dal divino. Si prostrano faccia a terra come davanti ad un re potente. Sono schiantati a terra e credono di non reggere ad una tale teofania.
Ma Gesù indica loro l'atteggiamento giusto davanti al Padre e dice: "Alzatevi e non temete".
Come figli davanti al Padre, senza timore ma fiduciosi: così stanno i discepoli di Gesù davanti al Signore!

"Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo".
Ora la parola udita diventa indicazione preziosa: scomparsi Mosè ed Elia rimane solo Gesù, da ascoltare e da seguire.
E' necessario fare questo salto di maturità per degli ebrei credenti in una parola scritta che era la sola sacralità concreta che conoscevano. Adesso gli è donato un Figlio, Parola fatta carne, colui di cui tutta la scrittura era gravida.
Alzando gli occhi al Padre si scorge solo Gesù, piena rivelazione del suo amore per noi.

"Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»".
La solita strana indicazione di non dire subito ciò che hanno sperimentato e che vorrebbero gridare e condividere...
Anche noi proviamo la stessa necessità quando la Parola ci svela un pezzetto della sua grandiosità.
E' chiesto invece ai discepoli di aspettare il compimento della Pasqua, quando sarà più chiaro e senza equivoci chi è Gesù e cosa dona all'umanità.
A noi è chiesto di serbare queste cose così incredibili e dirompenti per i nostri ovvi ragionamenti, continuando ad indirizzare i nostri passi su un cammino di rivelazione che dura tutta la vita.

Episodio bellissimo per Gesù stesso, momento in cui tutta la sua verità si è potuta manifestare davanti ai suoi amici, prendendo forza dall'antica alleanza, per continuare un cammino di gloria, per avere la forza di passare dalla morte e dalla sofferenza.
Episodio necessario e fondante per il cuore di questi tre uomini un po' disorientati, un po' timorosi di fronte ad un uomo così diverso che li attira e li guida.
Ora sanno quale sia il compimento del cammino; anche se l'annuncio del Figlio continuerà a lottare con la "normalità" che vorrebbero, il loro cuore ha conosciuto la meta e la grandezza a cui verranno condotti.
Silvano Fausti afferma: "Dio ha fatto il mondo non per la morte, non per la sfigurazione, ma per la trasfigurazione".
E' necessario fermarsi e immergersi in questa realtà che stravolge il nostro orizzonte fatto solo di cimiteri. E se il nostro cuore è avvelenato da catastrofi mondiali, virus devastanti e cataclismi di un mondo malato terminale, ascoltare la Parola rivolge lo sguardo ad una luce che non immaginavamo potesse essere ancora presente dietro le nuvole.

Commenti

  1. E' la "gloria" di Dio, quella che si manifesta, cioè la pienezza traboccante della vita di Dio, che rifulge sul volto e su tutta la persona di Gesù. E' la "gloria" segreta di Gesù, quella vitalità infinita, quel fascino, quello splendore divino, che abitualmente si nascondeva sotto un'umanità comune, e che ora trapela, anzi esplode all'esterno, seppure per un attimo. I discepoli rimangono letteralmente "inchiodati", estasiati da tanta bellezza. Ma prima ancora, Gesù stesso è sopraffatto dallo stupore, è inondato e sommerso dalla gioia di Dio. In questo modo il Padre fa sperimentare a Gesù e fa intravedere ai tre discepoli un "assaggio" di quella gloria che, risorgendo dai morti, possederà per sempre dal mattino di Pasqua. Il Gesù trasfigurato è già in qualche modo e per anticipo il Signore risorto.
    (Ilvo Corniglia)

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  2. Davanti a loro Gesù “viene trasfigurato” (sottinteso, da Dio; passivo divino) ed ecco che “il suo volto diventa splendente come il sole”. Matteo richiama il sole, la luce, perché quella novità di forma assunta da Gesù è qualcosa che non procede dalla sua condizione umana. Se la pelle del volto di Mosè era diventata raggiante davanti alla gloria di Dio, il volto di Gesù è splendente come il sole che illumina, ma nello stesso tempo non si fa vedere, abbaglia. Ricorrendo al linguaggio paolino, potremmo dire che “colui che era in forma di Dio … e aveva preso la forma dell’uomo schiavo” (Fil 2,6-7), qui rivela – per quanto è umanamente possibile percepirla e vederla – la sua forma, la sua condizione di Figlio di Dio.
    (Enzo Bianchi)

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  3. Pietro vorrebbe restare in questa esperienza di fede, vorrebbe farla diventare definitiva, come se la fine dei tempi e la venuta nella gloria di Gesù fossero ormai realtà. A differenza di Marco e di Luca, Matteo annota che Pietro sa bene quello che dice: chiama Gesù “Kýrios, Signore”, mostra nuovamente la sua fede e afferma che è una cosa bellissima quella che stanno vivendo. Per questo vorrebbe fare tre capanne, per Gesù, per Mosè e per Elia, in modo che la storia si arresti nell’ora della manifestazione della gloria. Ma ecco apparire una nube luminosa, che adombra quell’esperienza: una nube che illumina e, nel contempo, fa ombra (verbo episkiázo). Siamo di fronte all’indicibile, perché la Presenza di Dio, del Dio che nessuno ha mai visto (cf. Gv 1,18), rivela e nello stesso tempo nasconde: è la Shekinah, la Dimora di Dio, che mentre illumina fa ombra, Presenza che si sperimenta ma che resta sempre elusiva…
    (Enzo Bianchi)

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  4. Il volto è ciò che si pone davanti a me e mi si offre con forza; mi dice “coglimi” e mi comunica tutta la verità dell’altro. Sull’alto monte il volto di Gesù prende a brillare, tanto che sarà diventato faticoso per i tre apostoli ritrovarne i lineamenti che conoscevano tanto bene; sarà diventato faticoso alla vista assistere alla bianchezza sfolgorante delle vesti; sarà stato, tuttavia, certamente stupefacente avere un assaggio di paradiso, una visione di infinito per chi, come noi, è piccolo e povero.

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  5. Nella nostra limitatezza, Gesù ci porta con sé, sul monte, e se a volte fatichiamo a riconoscerlo nella sua gloria nel quotidiano della nostra vita, nella tradizione e nei profeti, nella sfolgorante luce della risurrezione non possiamo mentire e la sua bontà incontra la nostra inadeguatezza. Dio vero è presente e ci dice parole d’amore; ci mostra il suo volto, che è un volto umano e divino: è il volto di chi è innamorato e che si imprime inevitabilmente nel cuore della Chiesa, sua sposa, nella memoria di ciascuno di noi.

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  6. “Prima della tua croce, Signore, un monte raffigurò il cielo e una nube lo sovrastava come tenda; mentre ti trasfiguravi e ricevevi la testimonianza del Padre, erano con te Pietro, Giacomo e Giovanni, perché, dovendo esser con te anche nell’ora del tradimento, grazie alla contemplazione delle tue meraviglie non temessero di fronte ai tuoi patimenti: quei patimenti che noi ti preghiamo di poter adorare nella pace, per la tua grande misericordia.

    Prima della tua croce, Signore, prendendo con te i discepoli su un alto monte, davanti a loro ti trasfigurasti, illuminandoli con bagliori di potenza, volendo mostrare loro, sia per amore degli uomini, sia per la tua signoria, lo splendore della risurrezione: di essa rendi anche noi degni nella pace, perché sei misericordioso e amico degli uomini” (stichirà idiòmela al Kyrie ekekraxa).

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  7. Presenza che sperimento, ma mi sfugge.. Scrive Bianchi.
    A me curioso al massimo
    Questa cosa mi pesa...
    Vorrei essere Pietro, ma non posso...

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