Prima lettura del 3 marzo 2020
Non ritornerà a me senza effetto
Is 55, 10-11
"Così dice il Signore:
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata»".
Brano in cui la profezia incontra la poesia e nasce un capolavoro!
Il contesto è quello del ritorno dall'esilio, quindi di gente con un periodo triste alle spalle, col presente segnato da sfiducia e povertà, con un futuro incerto e tutto da costruire.
Il profeta Isaia, guidato dalla parola e dallo Spirito, grida a squarciagola la fedeltà di Dio al suo popolo che non è venuta mai meno nonostante la bruciante umiliazione della deportazione in terra straniera.
Che peso ha ancora la parola di Dio? È ancora valida la sua promessa? Sono domande che mettono in crisi i credenti di ogni tempo e chiedono una risposta che rifaccia rifiorire la fede.
"Come la pioggia e la neve".
A cosa paragona Isaia la parola di Dio per farne intuire l'efficacia? Alla pioggia e alla neve, doni che scendono dall'alto, continuamente, di giorno in giorno, portando fecondità e vita.
Un popolo che ha esperienza di deserto e siccità, sogna l'abbondanza d'acqua e la neve come un miraggio.
"Scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia".
Sembra di vederlo questo ciclo vitale. Pioggia e neve hanno una missione che si realizza certamente: scendono per dissetare la terra arida, per far sbocciare la vita e saziare coloro che attendono nella speranza i frutti. Fecondità, sazietà, vita: questi i germogli del pur effimero passaggio di questi due elementi essenziali alla vita della terra.
"Così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca".
Ecco lo straordinario parallelo che mostra la forza vitale della parola che esce dalla bocca del Dio vivente!
E' parola sua, dono suo: non può essere vana o annunciare falsità.
Se ci soffermiamo su questo mistero incredibile, scopriamo che "ruminare la parola", ripeterla giorno e notte (cfr. Sal 1, 2) è pronunciarle con lui, è balbettare come un bimbo le parole che la mamma gli fa vedere con le labbra, imparare a parlare e pregare con le sillabe che dalla sua bocca sono state pronunciate.
"Non ritornerà a me senza effetto"
E' partita da lui, a lui ritorna! Come un boomerang, raggiungendoci ci parla del Padre e, toccandoci, torna indietro a parlare al Padre di noi! Se cerchiamo una preghiera efficace, ascoltata, che buchi i cieli e trasmetta i desideri più profondi del cuore, questa, dice Isaia è da ricercare nella stessa parola sua, espressione di ciò che desidera.
"Senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata".
Quando il Signore parla realizza ciò che vuole; le sue parole "sono Spirito e vita" (Gv 6, 63) perché in esse il Signore stesso ci raggiunge e si dona.
Il Signore non parla invano, come gli idoli vuoti.
Sin dal primo giorno della creazione ha scelto di fare così tutte le cose e Isaia vede questa parola continuare a saettare precisa e diretta verso il suo obiettivo.
Ogni parola è un seme buono, che ha in sé la potenza di chi l'ha pronunciata; è efficace, capace di portare frutto, "dove il cento, il sessanta, il trenta per uno" (Mt 13, 8), dirà Gesù con un paragone non meno efficace di quello di Isaia.
Il popolo in esilio non aveva ne tempio ne liturgie, ma solo la Parola meditata, scavata, esplorata, come unica fonte di vita a cui aggrapparsi. Questa ha custodito e questa ci ha lasciato.
La Parola: così potente e così volatile! Certo che Dio usa sempre mezzi rispettosi dei nostri tempi, delle nostre possibilità! Per questo Gesù diceva: "Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!" (Lc 8, 8)
La Parola, dono elargito senza tenere nulla per sé, senza difesa, senza se e senza ma...come la pioggia e la neve che cadono "sui giusti e sugli ingiusti"! (Mt 5, 48)
Isaia con questi due piccoli versetti, con queste parole che sono anch'esse pronunciate per noi e per la nostra fecondità, ci rivela il tesoro che ci precede, ci ha dissetato e ci disseterà per sempre!
Perché ci dovrebbe interessare cosa pensa Dio? Noi siamo fatti a immagine di Dio, se vogliamo essere felici e comprendere noi stessi, non abbiamo scelta: noi non siamo capaci di scorgere il fondo del cuore dell'uomo né afferrare i suoi pensieri, il luogo di incontro è la Parola. Se volete sapere se uno è triste o allegro, ve lo dice la voce. L'universo contiene la Parola che ha creato e anche chi dice di non credere, di fronte a uno spettacolo della natura è estasiato.
RispondiEliminaIsaia fa l'esempio della pioggia in una terra arida, dove se non piove manca il pane da mangiare. La pioggia e la neve scendono dal cielo e vi ritornano solo dopo aver irrigato la terra, averla fecondata e fatta germogliare, così la Parola di Dio, che trasforma a poco a poco la storia degli uomini e ritorna a Dio come lode e ringraziamento. Dio è fedele gratuitamente, è misericordioso e paziente!
(Carla Sprinzeles)
Pioggia e neve sono un bene irrinunciabile per la terra che da loro viene irrigata e fecondata.
RispondiEliminaCosì è della Parola di Dio. Tu non ne puoi fare a meno. Il progetto luminoso che Dio ha su di te si realizzerà nella misura del tuo ascoltare accogliere e tradurre in vita quotidiana la Parola di Dio.
(Casa di preghiera s. Biagio)
La pioggia scende dal cielo e vi torna, e così pure la Parola. Essa viene a noi ed entra nella storia, eventualmente «decodificata», captata dal profeta. La Parola efficace non è principalmente quella del Profeta, ma quella di Dio. La parola profetica, e più in generale rivelativa, è - se autentica - specchio di quella Parola che esce dalla bocca di Dio, agisce nella storia, per tornare infine a Dio. Il suo ritorno a Dio è ugualmente importante, poiché quanto non trova approdo in Dio finisce nel nulla. Una parola che non torni a Dio è semplicemente fiato che si perde nel niente, come una navicella oramai abbandonata nello spazio. Dio è principio e fine, tutto parte da lui e sfocia in lui, trovando la sua collocazione definitiva in rapporto a lui. In Dio la Parola nasce dal silenzio, da esso esce come Parola (ri)creatrice, e torna al silenzio come approdo e pienezza definitiva. Il cosmo intero, e la sua storia, è compreso in questo «viaggio di andata e ritorno» della Parola.
RispondiElimina(Marco Pratesi)
Sono anche io parte di quella "gente con un periodo triste alle spalle, col presente segnato da sfiducia e povertà, con un futuro incerto e tutto da costruire."....
RispondiEliminaInsegnami Padre a parlare con le parole che escono dalla tua bocca... parole di gioia, di fiducia, di ricchezza, di speranza, di certezza