Vangelo del 9 marzo 2020

Il Padre vostro è misericordioso
Lc 6, 36-38

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio»".

Questi tre versetti bellissimi che la liturgia ci propone, ci danno modo per soffermarci sulla misericordia.

E' necessario sondarne il significato perché nel nostro parlare comune significa compassione, pietà, perdono. Pur validi, questi significati non danno lo spessore della parola in ebraico.
"Misericordia" viene dal termine "rahamìn", legato al termine "viscere".
Esprime la relazione tra un genitore e colui che è generato, il figlio. E', prima di tutto, un sentimento carnale, che coinvolge corpo e spirito in un'unica realtà.
E' anche l'attaccamento istintivo e radicale di una creatura legata indissolubilmente ad un'altra, per cui l'altro è amato come se stessi.
E' la protezione materna e quella paterna, nella volontà di rispettare e fare crescere, di portare l'altro a realizzarsi nonostante i difetti. Le mancanze sono viste coscientemente, ma comunque perdonate perché l'amore supera il giudizio.
Detto questo è chiaro che annunciare Dio misericordioso è dire molto di più di un Dio che perdona le colpe.
Tutti i profeti e i salmi mostrano questa dimensione teneramente paterna di Dio:
"Non è un figlio carissimo per me Èfraim,
il mio bambino prediletto?
Ogni volta che lo minaccio,
me ne ricordo sempre con affetto.
Per questo il mio cuore si commuove per lui
e sento per lui profonda tenerezza" (Ger 31, 20)

Nella parola di Gesù, la misericordia viene rivelata nel modo più intimo e totale. Il legame che lo lega il Padre è mostrato come dono per tutti i suoi figli, feriti, e quindi bisognosi delle sue cure.

"Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso".
Gesù non si ferma ad annunciare che cosa fa il Padre per lui e per noi, ma chiede che la nostra vita sia conforme, contagiata dalla misericordia che ci è riversata senza misura.
L'amore è istintivo, ma camminando si impara; la misericordia è viscerale, ma si cresce in essa e si allarga da un solo amato ad una cerchia sempre più grande di fratelli.
Se guardiamo all'esperienza di Gesù, anch'esso è stato spinto dallo Spirito ed educato ad una compassione sempre più universale, passando, dai suoi dodici amici, ad amare ogni uomo, rivelato come "fratello, sorella e madre" (Mt 12, 50)
Sulla croce viene mostrato l'apice di questo cammino d'amore: il Cristo guarda i suoi fratelli, a cui sta donando tutto, come bisognosi di misericordia "perché non sanno quello che fanno"! (Lc 23, 34)
L'insegnamento fondamentale di tutta la sua vita è stato quello di mostrare la misericordia di Dio senza condizioni, gratis, per convertire il nostro cuore indurito alla possibilità di amare.

Per questo riduce gli innumerevoli precetti che vorremmo seguire per sentirci "degni" di Dio, in soli due comandamenti: quello di amare Dio, unito strettamente a quello di amare il prossimo.
La sua vita è stata l'epifania della misericordia del Padre e del suo amore per noi!

"Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati".
Già al versetto 31 Luca aveva riportato le parole di Gesù: "Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, voi fatelo a loro".
I fratelli sono il bene della nostra vita. In positivo ogni gesto di conforto, di compassione e misericordia, ridà dignità a chi amiamo, risollevando anche la nostra vita dal dolore e dalla solitudine.
Ma anche in negativo questo si realizza: sappiamo bene che il giudizio degli altri ci uccide, ci mortifica, ci affossa. Non giudicare spezza una catena di vendette e di condanne che farebbe di noi i carnefici della vita degli altri.
La paura degli altri ci rende ciechi e ci fa dimenticare di quanta misericordia siamo circondati; la nostra vita cresce proprio nei gesti continui di perdono reciproco.

"Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo".
C'è una sola via per scoprire che l'amore è il terreno fertile della nostra vita: donare, condividere, scoprirsi capaci di fare il bene dei fratelli. La carità genera amore, la carità ci fa ricchi!
Passare dal bisogno e dal fagocitare beni per noi, al dividere e condividere quel poco che scopriamo di avere, è l'esperienza "miracolosa" della divisione di pani e pesci che Gesù chiede ai discepoli di fare per una moltitudine di persone affamate! "Voi stessi date loro da mangiare!"(Mt 14, 16)
Questo è l'invito, questa è la scoperta che nasce dalla guarigione di occhi velati dalla paura! Abbiamo la possibilità di dare perché abbiamo ricevuto cesti pieni di doni nel nostro grembo che credevamo rinsecchito!
"Dalla Sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia" (Gv 1, 16).
La sua pienezza in noi trabocca, il Signore ci ha donato tutto di lui!
Questa scoperta spalanca la nostra vita che pensava di dover mendicare e invece è rivestita da sempre della dignità dei figli, della Signoria di Dio!

"Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio".

E la vera misura è la misericordia, che ci precede e ci accompagna!

Ogni gesto d'amore che facciamo è il frutto del seme piantato in noi dal coltivatore di bene, dal seminatore di compassione, da colui che è misericordioso con noi sin dal seno materno.
Dare senza misura è scoprirsi figli del Padre che fa così; è aprire gli occhi per riconoscere che è vero, assomigliamo a lui, siamo fatti della stessa "pasta", siamo l'immagine del pastore bello che si prende cura e dona largamente.
Forse la nostra più grande paura era pensare di non saper amare abbastanza, di morire avvelenati da rancori e soffocati da nemici. Il cammino dietro al Maestro ci mostra che anche noi possiamo dare cibo e scopriamo che anche noi siamo visceralmente innamorati di coloro che vivono le nostre stesse ferite e attingono largamente alle cure del Padre.

Commenti

  1. Gesù tenta di levarci dalla testa un Dio che siede come giudice in un tribunale, per sostituirlo con un Padre che siede in casa con i suoi figli ai quali non cessa di voler bene e di usare con essi tutta la sua comprensione paterna. Lo sforzo del giudice è quello di arrivare a una sentenza di condanna, quello del padre, così come quello del cristiano, a una assoluzione totale. Il cristiano è chiamato a ricopiare l'atteggiamento paterno di Dio verso tutti indistintamente.
    (Lino Pedron)

    RispondiElimina
  2. Siamo chiamati ad imitare l’azione di Dio, a giudicare noi stessi e gli altri secondo il suo stile, benevolo ed esigente, come è di chi ama davvero; a non condannare, a perdonare per essere perdonati. Il discepolo manifesta l’amore che riceve dal Padre soprattutto con la misericordia. Là dove Matteo, come abbiamo letto, scrive “siate perfetti come è perfetto il Padre”, Luca scrive “siate misericordiosi come lo è il Padre”. 
    (Paolo Curtaz)

    RispondiElimina
  3. Non esiste unità di misura per l'amore di Dio. Mentre noi, invece, quante volte misuriamo il tempo speso per gli altri, il perdono offerto, la quantità di vita consegnata? Sì, perchè in fondo, quel che facciamo è prestare e mai donare. Per chi dona, infatti, le misure non contano. Il dono non conosce calcoli. Quando nel cuore si comincia a tenere una segreta contabilità, una partita di dare e avere, è segno che il Cielo è ormai chiuso, e la vita dei figli è divenuta vita di orfani. Come nella parabola del figliol prodigo, che esige dal padre di conteggiare la parte che gli spetta per spendersela in libertà e autonomia. E' proprio questo il primo passo verso la rovina: aver obbligato suo padre a misurare ciò che non ha misura; ed è esattamente quello che, malmostosamente, ha fatto anche il figlio maggiore, quando, preda della gelosia, si è messo a calcolare l'incalcolabile amore del padre. Entrambi non avevano compreso che il tranello antico, quello posto dal demonio ad Adamo ed Eva, era proprio quello di misurare l'eredità, che, da infinita, si trasforma così in qualcosa di finito, esauribile, invidiabile, oggetto di gelosie, avarizia e concupiscenza, di difesa strenua a costo di uccidere l'altro con giudizi e condanne: misurare l'amore del Padre conduce sempre a rinchiuderlo nello spazio angusto della carne, dell'umano, e farlo decadere dall'agape all'eros. 
    (Vito Luigi Valente)

    RispondiElimina
  4. Non ci sta semplicemente imponendo di non avere pensieri cattivi, come fosse un maestro severo, ma si pone nella nostra vita come un medico che ci cura con la sua misericordia, vera medicina per tutto quello che ci infetta dentro. Questo perdono ci rende capaci di offrirlo a nostra volta: quando provi la gioia di essere amato così come sei, i torti degli altri non possono togliertela. Solo così diventiamo capaci di vedere l’altro per com’è, come fratello e non come nemico.

    Comunità Centro Poggeschi

    RispondiElimina
  5. Grazie per questa INCALCOLABILE, NON DELIMITABILE
    certezza
    Misericordia senza metro, bilancino,
    Dare-Avere....

    RispondiElimina
  6. La paura degli altri ci rende ciechi e ci fa dimenticare di quanta misericordia siamo circondati; la nostra vita cresce proprio nei gesti continui di perdono reciproco.....
    Sono libera se mi accorgo che ho bisogno degli altri.
    Sono libera quando sono capace di ricevere la felicità che mi regalano gli altri.
    Sono libera se solo la verità può farmi cambiare strada.
    Sono libera quando amo il bene del mio prossimo più della mia stessa libertà.
    Sono libera se la mia unica legge è l'amore.
    PRIMO MAZZOLARI

    RispondiElimina
  7. Signore,Tu conosci tutto di noi,
    guardi alla nostra fragilità, ci comprendi e perdoni .
    Sorretti dal tuo amore,donaci di andare oltre le apparenze,
    di benedire sempre;
    rendici capaci di restituire agli altri il BENE
    che riversi nei nostri cuori senza misurs

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019