Prima lettura del 27 marzo 2020
Egli verrà in suo aiuto
Sap 2, 1.12-22
"Dicono [gli empi] fra loro sragionando:
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Proclama di possedere la conoscenza di Dio
e chiama se stesso figlio del Signore.
È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;
ci è insopportabile solo al vederlo,
perché la sua vita non è come quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
Siamo stati considerati da lui moneta falsa,
e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure.
Proclama beata la sorte finale dei giusti
e si vanta di avere Dio per padre.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;
la loro malizia li ha accecati.
Non conoscono i misteriosi segreti di Dio,
non sperano ricompensa per la rettitudine
né credono a un premio per una vita irreprensibile".
È questo un passo del libro della Sapienza molto duro che ci mostra la sorte di un giusto solo in mezzo a tante persone che lo giudicano "sbagliato".
Perché dovrebbe interessarci un brano del libro della sapienza, così lontano da noi?
Lo meditiamo pensando a Gesù, giusto tra i peccatori, che non ha esitato a dare la sua vita per chi non la meritava, per chi gli ha impedito di annunciare la salvezza, per chi lo ha visto come un nemico da sopprimere.
"Dicono [gli empi] fra loro sragionando".
Gli empi sragionano: ecco la prima verità non tanto ovvia!
Quando pensiamo che i furbi fanno bene a frodare, quando invidiamo i politici corrotti, volendo essere noi al loro posto, sragioniamo, cioè vediamo giusto ciò che è profondamente sbagliato.
Anziché farci aiutare da chi ci può portare ad una serena visione della vita, vediamo come un fastidio chi svela questi pensieri del cuore.
"Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta".
È fin troppo esplicito il motivo per cui si vuole togliere di mezzo un giusto: la sua rettitudine è di per sé stessa un rimprovero ai comportamenti di chi agisce contro la legge, non solo intesa come diritto giuridico, quanto come dirittura morale e adesione alla volontà di Dio.
La sua opposizione aperta contro le trasgressioni, lo rende un ostacolo fastidioso a chi procede per i propri fini perché denuncia l'ingiustizia elevata a regola di vita.
"È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;
ci è insopportabile solo al vederlo,
perché la sua vita non è come quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade".
Quando si incontra una persona "speciale" che rema contro l'ovvio e ha una rettitudine superiore al comune sentire, ci colpisce profondamente!
Inquieta, è vero, perché il suo modo di sentire è destabilizzante.
Anche se non siamo delinquenti o "empi", come dice la Scrittura, una persona giusta, che non cerca il suo interesse, che non ragiona secondo il mondo, al solo sentirla critica i nostri pensieri e mette in crisi il nostro intimo.
"Siamo stati considerati da lui moneta falsa,e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure".
La Sapienza ha immagini veramente calzanti: una moneta falsa inganna nel dare il compenso, froda quando sembra che stia ripagando il dovuto.
Sembra un male lieve mostrarsi per quello che non si è, ma la bibbia denuncia una facciata di falsità come un grave peccato.
Non sono solo storie antiche, ricordi di gesta di dittatori o di schiavisti.
Penso ai politici corrotti, a chi deve amministrare la giustizia di coloro che chiedono il loro diritto a vivere e invece gli viene tolto anche il poco per darlo ai potenti.
Anche oggi assistiamo, spesso inermi, alla prevaricazione di chi detiene un potere politico o economico e continua ad appropriarsi della vita dei deboli.
È insopportabile per costoro essere messi a nudo; se non vengono adulati, sospettano di essere stati "scoperti".
"Proclama beata la sorte finale dei giusti
e si vanta di avere Dio per padre".
Ecco una delle colpe del giusto, la colpa più grande di Gesù: gloriarsi nonostante la riprovazione dei capi e l'emarginazione da parte degli scribi e dei farisei, perché mostrava come una forza dirompente l'essere figlio di Dio.
Ecco svelato un altro peccato radicale: coloro che accusano il giusto sono comunque credenti che usano Dio come garante delle loro azioni. Non sopportano che qualcun altro lo tratti con la confidenza di un figlio!
"Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine".
Le pagine della Bibbia o della vita dei cristiani sono piene di queste "prove" per mettere alle strette coloro che mostrano di avere dei principi retti.
"Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari".
Incredibile leggere questo brano e non riascoltare le tentazioni sussurrate dal diavolo a Gesù nel deserto o le parole terribili del popolo che grida sotto la croce sfidandolo a scendere perché si veda se veramente è figlio di Dio. Usare Dio come garante della rettitudine propria e sventolare la sua parola come per mettere in discussione gli altri, è una tentazione di sempre.
E così gli empi si propongono di fare ogni genere di torture per vedere se "secondo le sue parole, il soccorso gli verrà".
Il giusto soffre per la sua fiducia filiale in Dio.
Considerare Dio un padre e sentirsi figli amati da lui diventa una pretesa da eretici per tanti "praticanti" che si credono giusti e irreprensibili solo perché si illudono di essere coerenti nel mettere in pratica dei decreti.
Ecco perché Gesù è stato condannato proprio dai più ortodossi: il giusto si sente figlio; i religiosi si sentono ligi esecutori di leggi.
"Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;
la loro malizia li ha accecati".
La malizia rende ciechi gli empi che sbagliano proprio su ciò che pensano gli riesca meglio: il giudizio degli altri.
Ma gli sfugge una cosa fondamentale: "non conoscono i misteriosi segreti di Dio".
Hanno di Dio una conoscenza umana, utilitaristica, e
"non sperano ricompensa per la rettitudine
né credono a un premio per una vita irreprensibile".
L'idea che tutto è nelle nostre mani e che tutto dipende solo da noi fa completamente perdere di vista l'amore di Dio e quanto il suo amore prepari come dono per i suoi figli.
Essere giusto è mettersi sulle orme del Cristo, affidarsi ad un altro potere che non sia il nostro, credere che la propria vita la salva un altro e non le nostre forze; in fin dei conti riconoscersi fragili e bisognosi.
Il cammino verso la Pasqua è un cammino di semplificazione dei nostri pensieri e delle nostre priorità. Mai la quaresima è stata come quest'anno più incisiva; in giorni così essenziali siamo costretti a meditare sulla vita, su che cosa riponiamo la nostra sicurezza e sul nostro grande peccato.
Essere costretti a fermarsi e pensare al senso degli eventi dolorosi che tutta l'umanità vive, fa alzare lo sguardo dai nostri piccoli interessi, per aprirsi ad un sentimento comunitario che ci spinge alla preghiera.
Sono giorni difficili da vivere per chi rimane e assiste impotente alla morte di tanti deboli.
Le parole della Sapienza ci rincuorino: "egli verrà in suo aiuto"! Non siamo soli in questo cammino faticoso, il Signore è qui con noi e brilla nelle nostre tenebre.
Riscopriamo questi giorni di prova come un dono di rivelazione: il Signore porti alla luce il nostro cuore e ce lo faccia accogliere così com'è, contorto, limitato, spaventato.
Ora più che mai la verità di ciò che ci muove si riveli; si mostri l'inconsistenza e il male che nasce dal rincorrere solo il nostro interesse.
Il giusto davanti agli occhi del Padre, Gesù Cristo, ci dia il coraggio di percorrere i suoi sentieri da perdente, per ritrovarci arricchiti del dono della figliolanza.
Non ne usciremo tronfi della nostra coerenza nel seguire la legge, ma peccatori bisognosi della sua verità.
Oggi sentiamo una frase fondamentale per ciascuno di noi: «Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari». Se credessimo in questa parola, tutta la nostra vita sarebbe ben diversa.
RispondiEliminaSe siamo convinti che nel battesimo siamo diventati figli di Dio, possiamo accettare delle umiliazioni, delle ingiustizie e così via, perché abbiamo un difensore maggiore, perché abbiamo un tesoro riservato per noi altrove! Possiamo tranquillamente attraversare tutte le prove di questa quaresima, possiamo affrontate quelle della nostra vita, perché abbiamo un’altra vita, perché c’è il Padre che ci guida e non permetterà mai che ci smarriamo.
(Jan Lorenz)
Il brano del libro dalla Sapienza (2, 1.12-22), proclamato nella liturgia, rivela «com’è il cuore degli empi, delle persone che si sono allontanate da Dio e si sono impadronite in questo caso della religione». E com’è il loro «atteggiamento nei confronti dei profeti», fino alla persecuzione appunto. Sono persone, ha detto il Pontefice, che sanno benissimo di avere a che fare con un giusto. Tanto che la Scrittura riporta così il loro pensiero: «Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni».
RispondiEliminaTendere insidie, ha spiegato il Papa, significa fare «un lavoro di chiacchiere fra loro, di calunnie». E così diffamano e «preparano un po’ il brodo per distruggere il giusto». Non possono accettare infatti che ci sia un uomo giusto che, afferma l’antico Testamento, «si oppone alle nostre azioni, ci rimprovera le colpe contro le leggi e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta».
(Papa Francesco)