Prima lettura del 18 marzo 2020


Quella sarà la vostra saggezza
Dt 4,1.5-9

"Mosè parlò al popolo e disse:
«Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore, mio Dio, mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.
Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?
Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli»".


Mosè il liberatore, il profeta, la guida di Israele è attento a che il popolo uscito dall'Egitto resti in ascolto del Signore che parla in ogni circostanza, favorevole e sfavorevole.
I suoi discorsi sono le catechesi di un padre che parla al cuore di questo popolo che ha trovato la sua guida nella voce del Dio vivente.

"Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi".
Ascoltare e mettere in pratica: due azioni fondamentali nella spiritualità biblica che hanno come obiettivo poter godere dell'eredità promessa ad Abramo e a tutta la sua discendenza.
Mosè ha chiaro il percorso spirituale del popolo salvato dalla schiavitù egiziana.
Non è stata vana quella lotta poderosa che il Signore ha combattuto in prima persona per strappare i suoi figli dalla morte, uno per uno, per portarli in una casa, un luogo vivibile e in una condizione di libertà dalle sudditanze politiche e religiose!
Le norme servono a questo: sono percorsi di educazione per un popolo che prima era schiavo e non poteva scegliere, ma subiva, che non aveva una responsabilità personale, ma doveva solamente soggiacere ad una volontà oppressiva.
Insegnamento e obbedienza alla legge che parlava di dignità individuale, di rispetto dei diritti degli altri, di ricorso ad un giudizio con testimoni, era quindi un passo avanti di una rilevanza sociale sconvolgente.

"Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli".
La Parola di Dio è la saggezza di Israele e dei discepoli di Gesù.
La ragionevolezza umana passa in secondo piano perché questo modo di imparare e seguire la legge non è da schiavi, da impediti nel fare, ma da figli responsabili che obbediscono amando!
Questa saggezza e intelligenza nuova distingue e caratterizza in modo inequivocabile il popolo dell'Alleanza
da tutte le altre nazioni.
Paolo parla di una sapienza umana, qualificata come sapienza della carne,
del mondo, in conflitto con la sapienza dello Spirito che rivela l'amore presente e lungimirante del Padre.

Belle le due domande che Mosè rivolge al popolo perché si renda conto del dono straordinario ricevuto:
"Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?"
Nel pensiero di Mosè l'uomo che segue i precetti del Signore è una creatura responsabile che riconosce nella legge rivelata un dono per la propria vita, un "pedagogo" che non opprime come un giogo, ma istruisce come una mamma prodiga di doni.
Il fedele si sottomette ad essa volentieri e con riconoscenza, perché il proprio bene si dispiega nella sequela alla Legge.
Nessuna nazione aveva, ai tempi di Mosè, una legislazione così illuminata!
Guardare alle altre nazioni con cui Israele entrava in contatto, faceva risaltare l'essenziale diversità di una legislazione volta alla promozione sociale di tutti perché in essa il Signore stesso si faceva accompagnatore, pastore e legislatore del popolo.

"Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli".
La memoria delle cose viste e sperimentate deve essere trattenuta e custodita nel cuore perché diventi sorgente di vita. Questa sapienza che viene dalla Parola di Dio e dall'esperienza dei fedeli va trasmessa e insegnata ai figli e alle generazioni successive, come vera eredità, spirituale e vitale, perché si possa continuare a camminare alla presenza di Dio, vivente nella comunità dei credenti.
La tradizione della Chiesa è questo immenso tesoro di vicinanza salvifica del Padre che da Gesù Cristo in poi è stata conservata sull'esempio di Maria che "custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19).

Ma come tutte le cose umane, anche la Legge di Mosè, così sacra e così ispirata, fu usata contro i più deboli e coloro che non potevano corrompere i giudici in Israele.
Gesù verrà a riportare all'antico significato e alla iniziale ispirazione il cuore della Legge. Infatti, lui che dalla legge umana di scribi e farisei verrà bollato come eretico e sacrilego, incessantemente annuncia il cuore di carne della Legge del Padre che vanifica e distrugge il cuore di pietra di norme opprimenti e disincarnate.
Per questo nel Vangelo di oggi leggiamo: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento" (Mt 5,17).
La Legge di Mosè compiuta è il Cristo, Verbo del Padre, che mostra rappacificata in sé stesso quella che sembrava la distanza abissale tra la volontà di Dio e l'osservanza degli uomini.
"Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì»" (1Cor 1,20).
Grazie al Figlio anche noi veniamo riconciliati con la Parola che si rivela compiuta e possibile in ognuno, affinché anche la nostra vita sia il sì fiducioso di chi invoca e scopre il Signore vicino e favorevole in ogni avversità e sofferenza.

Commenti

  1. A partire da questo testo non si può per nulla immaginare un rapporto con Dio , se non nel segno di una fedeltà che ha continuamente bisogno di dichiararsi e di dimostrarsi in quella magnifica ossessione per i dettagli che è propria degli innamorati. "Vedete io vi ho insegnato...." Quando si ama si ha bisogno di rinnovare continuamente il dono di una presenza reciproca fatta di parole e di gesti che dicono quanto l altro stia al cuore della propria vita. Allora l invito finale della lettura assume tutta la sua bellezza e la sua profondità :" ma bada a te e guardati dal dimenticare le cose che i tuoi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita" (4,9)

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  2. Signore più che mai
    Illumina chi come me,
    In questi giorni sta lottando contro QUALCOSA che non si conosce, non è prevedibile
    Angoscia e sopraffazione viene fuori, per i dubbi, la non conoscenza, appunto.
    AIUTAMI a capire per me e per chi viene da me!
    Amen

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  3. Dio non ha consegnato a Mosè i dieci comandamenti per esercitare un possesso sul popolo, quasi a volerlo schiavizzare dominandolo da despota.
    Ha invece dato leggi e norme che fanno parte di un progetto di vita e di crescita per il popolo in preparazione dell'insediamento nella terra promessa. In questa nostra epoca molto spesso si manifesta un'insofferenza di leggi e norme. E' vero, a volte, si può trattare di leggi assolutamente ingiuste a cui è bene opporre resistenza. Quando però come qui, si tratta dei comandamenti di Dio, il metterli in pratica è quanto di ragionevole e saggio si può fare. Perché sono come un agevole e sicuro binario che, attraversando lo spazio e il tempo dei nostri giorni, ci porta sulla strada sicura che è la via della vita: quella della nostra esistenza quaggiù e quella che ci aspetta alla fine dei nostri giorni qui, in vista della vita pienamente riuscita e felice.
    (Casa di preghiera s. Biagio)

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  4. Ma bada a te e guàrdati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli».

    La memoria dei prodigi che tu hai compiuto nella vita mia e degli altri mi sostiene in questi giorni e fa si che io possa sostenere gli scoraggiati ed indicare la via della vita. Per questo ti benedico, Padre

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