Prima lettura del 30 novembre 2021

La fede viene dall’ascolto
Rm 10,9-18

"Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro:
«Per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino agli estremi confini del mondo le loro parole»".


Alla nostra società affamata e ammaliata dalle immagini, Paolo dice: "La fede viene dall’ascolto", lui che ha ascoltato sempre, anche quando era cieco, di fanatismo religioso o del folgorante incontro col Cristo.
La predicazione, l'annuncio, è il modo fondamentale per contagiare e trasmettere la fede, perché è fede profetica e ha nella Parola di Dio, diffusa fino agli estremi confini della terra, il suo punto di partenza fondamentale.
I profeti, gli apostoli, i missionari, gli evangelizzatori, sono prima di tutto servi della Parola, che ascoltano per primi e annunciano per contagiare vita.
Paolo in questo brano della lettera ai Romani esalta questa dinamica della fede, che può sembrarci semplice e disarmante, ma è il metodo che sin da piccoli trasmette l'essenziale dai padri e dalle madri ai figli.
"Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato": questa promessa profetica della Scrittura presuppone che qualcuno annunci perché si possa invocare.

"Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto?".
Senza fede non si può invocare. È necessario suscitare la fede, entrare per la porta che porta al profondo di noi, dove il cuore pulsa, ma è ovattato da troppa paura, diffidenza, pesi che lo rendono sordo.
L'orecchio è la porta che sembra stretta ma apre un mondo di conoscenza inaspettato, affinché il cuore si arrenda fiducioso e invochi la salvezza. Per Paolo non esiste altra via.

"Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare?"
Senza ascoltare l'annuncio non è possibile credere.
L'evangelizzatore trasmette quello che a sua volta ha ricevuto (cfr. 1Cor 1,3), dona ciò che lo ha vivificato, parla di chi gli ha aperto la bocca alla lode.
Non si tratta di credere per tradizione o per aver ereditato socialmente certe convinzioni. L'annuncio del Vangelo, buona notizia per ogni uomo e ogni donna in questo mondo, è un prezioso dono destinato a tutti, da portare a tutti, nessuno escluso.

"Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?"
È una logica progressione quella che Paolo segue per sottolineare con forza la dinamica della fede biblica. L'annuncio per il grande apostolo delle genti è stato una molla propulsiva che non lo ha lasciato mai.
Dalla via di Damasco in poi, il Cristo gli ha bucato l'orecchio (cfr. Is 50,5) e lo ha portato a fare lo stesso per ogni uomo incontrato sul suo cammino, fino a Roma, fino al martirio.

"E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?"
Con una raffica di domande retoriche Paolo arriva all'inizio di questa catena che porta alla nascita della fede. Nessuno può annunciare se il Signore non lo invia a questo compito.
È il Signore che manda operai alla sua messe (cfr. Mt 9,38), che sospinge missionari davanti a sé, in ogni città, in ogni piazza, in ogni luogo dove lui vuole recarsi e dimorare (cfr. Lc 10,1).
L'apostolo ci rimanda alle parole di Isaia (cfr. Is 52,7) che esulta per coloro che si mettono in cammino, inviati come datori di doni:
"Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!"
Lieto annuncio di bene: ogni evangelizzazione, ogni catechesi, risponde a questo invito se parte dal Signore, è dono che fa correre per tutta la terra la sua voce.


Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Rm 10,9-18
Commento del 30/11/2019

Salmo 19 (18),1-7
Commento del 21/09/2019

Vangelo di Mt 4,18-22
Commento del 30/11/2020

Commenti

  1. "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato"
    Salvezza per tutti.
    Ogni cuore invoca.
    Ogni vita grida al Signore.
    Ogni vivente chiede liberazione.
    "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato"
    Benedetto il Signore che salva.
    Benedetto il Signore che non esclude nessuno.
    Benedetto il Signore che sente ogni voce.
    Benedetto il Signore che risponde ad ogni cuore.
    "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato"

    RispondiElimina
  2. "Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?
    Signore,buca l'orecchio anche a me!
    Grazie,che ti prendi cura di me,che non mi lasci alle mie elucubrazioni....
    Mi permei di TE.
    A forza di invadermi del TUO amore, io TI ascolto e faccio mia questa donazione di amore e misericordia.
    Non mi abbandonare mai.
    Amen

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019