Prima lettura del 26 novembre 2021

Guardavo nella mia visione notturna
Dn 7, 2-8

"Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mare Grande e quattro grandi bestie, differenti l’una dall’altra, salivano dal mare. La prima era simile a un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono strappate le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d’uomo.
Poi ecco una seconda bestia, simile a un orso, la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: «Su, divora molta carne».
Dopo di questa, mentre stavo guardando, eccone un’altra simile a un leopardo, la quale aveva quattro ali d’uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste e le fu dato il potere.
Dopo di questa, stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d’una forza straordinaria, con grandi denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna.
Stavo osservando queste corna, quand’ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che proferiva parole arroganti".



Ci soffermiamo sulla prima parte del brano di Daniele della liturgia di oggi, avendo già meditato la seconda parte consultabile nel link sottostante.
Sembrano immagini indecifrabili, difficili per i nostri canoni che vedono nella Scrittura un testo pacificante e lineare. Ma se pensiamo alle inquietudini che abitano il cuore dell'umanità, allora la simbologia del genere letterario apocalittico è ciò che ci serve per entrare nei sogni agitati da nemici inafferrabili, per crescere nella certezza della salvezza.
Il nostro mondo vede continuamente lo smacco del bene che sembra perdente in tutte le occasioni; l'umiliazione e la violenza sui giusti deprime i nostri cuori buttandoli nello sconforto.
Nei Salmi si dà voce ai molti che invocano nelle tenebre: "Chi ci farà vedere il bene" (Sal 4, 7). E' la paura diffusa, in un mondo che stenta a trovare la speranza e un centro di gravità permanente che lo tolga dall'indistinto e dal vuoto.
La Scrittura ha un faro che illumina la notte, che dà senso a ciò che ci turba e ci sovrasta. Dà l'ultima parola al Signore che, attraverso il Messia, realizzerà la sua vittoria definiva.
Potenti sono le immagini e i simboli che veicolano questo messaggio, e ancora più potente si staglia, nel linguaggio apocalittico, la mano terribile di Dio che annienta le potenze terrene.

"Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna".
Il profeta veglia aspettando l'aurora del giorno del giudizio risolutivo. Nella notte viene illuminato e incoraggiato da visioni. Vede e accoglie la rivelazione che il Signore fa al suo popolo nella triste situazione di esilio.
Per quanto tempestosa e buia sia la notte, l'alba si avvicina e un profeta è lì, di vedetta, a segnalare ai suoi i primi segni del giorno imminente.

"Ed ecco, i quattro venti del cielo".
Come il vento nella tempesta è quello che spazza via le nubi cariche d'acqua, così questi venti che soffiano dai 4 punti cardinali, portano scompiglio in chi attenta alla vita degli uomini.
Sono al servizio del Signore e, nelle visioni profetiche, soffiano raccogliendo i figli del popolo eletto o, come in questo caso, provocando il passaggio alla rivelazione vittoriosa del Messia.

"Si abbattevano impetuosamente sul Mare Grande".
Il Grande Mare è il nome simbolico del Grande Abisso da dove sorgono realtà misteriose che contrastano tutto ciò che cresce e prospera.
Il Creatore, già nel giorno 1 di tutto l'esistente, è colui che plana sulle acque, che feconda l'abisso, che lo domina, usandolo per far sorgere la Vita (cfr. Gn 1, 2).

"Quattro grandi bestie, differenti l’una dall’altra, salivano dal mare".
È l'inizio di nuovi terribili poteri. Dall'abisso salgono tanti animali simbolici che i quattro venti costringono a venire alla scoperto per la battaglia finale. È il Signore che ha in mano le sorti della guerra cosmica e i poteri nascosti vengono portati alla luce per essere spodestati.

Ci fa paura la lotta, ci destabilizza vedere in faccia il male, perché intuito come un pericolo mortale e quindi ignorato o celato.
Il Signore non si spaventa di portarlo allo scoperto, di mostrarne il volto terrorizzante, affinché la sua opera di liberazione e redenzione sia completa, distruttiva di ogni morte.
L'era messianica è caratterizzata dalla battaglia finale che porterà alla distruzione definitiva di ogni nemico che toglie la vita.
Il profeta è colui che guarda nella "visione notturna", che, sorretto dalla mano del Signore, scruta i grandi abissi. E' come un serfista che, con la sicurezza del Padre, ci naviga dentro, dominandoli senza vacillare o affondare.
Daniele è profeta del Cristo, il Figlio dell'uomo che sembrava essere stato investito dalla tempesta a cui andava incontro, ma che ha distrutto dal di dentro il male con la sua stessa morte, attraversandolo col suo corpo mortale e vincendolo per sé e per ognuno di noi.


Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Dn 7, 9-10.13-14
Commento del 06/08/2020

Salmo da Dn 3, 52-90
Commento del 29/11/2019

Vangelo di Lc 21, 29-33
Commento del 27/11/2020

Commenti


  1. "Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna".
    Notte è silenzio.
    Notte è calma.
    Notte è ascolto.
    Notte è attesa.
    Come Daniele,
    profeta del Dio vivente,
    nella notte guardo.
    La Parola che ho nel cuore, custodita, ricordata,
    si fa immagine.
    Arcobaleno, acqua, fuoco, stella, pietra, albero, barca, fiume, mare, sole, luna.
    Gli occhi del cuore vedono.
    Tutto danza davanti a me.
    La mia visione notturna sostiene la mia attesa.
    La mia visione notturna
    mi fa sperare ancora nell'aurora.

    RispondiElimina
  2. ecco i quattro venti del cielo.
    Il meteo di questi giorni miete danni e vittime.E'Impetuoso.
    Nonostante tutto svela quello che è più fragile,quello lasciato a sè stesso,non curato,per tempo oserei dire.
    La tracuratezza scoperchia,di fronte ad un evento inaspettato, la debolezza.
    Signore,non farmi trovare impreparato,donami saggezza per essere pronto,come le dieci vergini sagge,pronto ad accogliere quello che mi doni,di BUONO,ma anche ad accettare il vento forte che scoperchia le mie pecche.
    Cosi sia

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019