Prima lettura del 5 novembre 2021
Per non costruire su un fondamento altrui
Rm 15, 14-21
Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la forza dello Spirito.
Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, ma, come sta scritto: «Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno»".
È sempre bello leggere Paolo che parla della sua esperienza. Le sue lettere sono infatti disseminate di brani autobiografici che ci fanno entrare nel vivo della fatica missionaria dell'apostolo. Spesso è costretto a parlare di sé per chiarire o difendere punti particolari della sua dottrina che sgorga dal Vangelo ma che cozza con la visione tradizionale della fede in Israele ed è inedita nella religiosità pagana del suo tempo.
"Mi sono fatto un punto di onore".
Paolo non si vanta delle sue qualità ma di quello che il Signore gli dona di vivere nel suo lavoro al servizio dei fratelli. È un onore per Paolo servire con l'annuncio, poter imitare il Maestro nell'instancabile impegno di evangelizzare. E lui lo fa con uno stile tutto suo che rivoluzionerà la spinta missionaria della chiesa primitiva.
Paolo sa che il "successo" della sua evangelizzazione viene dallo Spirito. Questo è il suo vanto, la certezza che lo fa essere intrepido nel portare una dottrina nuova e fondata unicamente sul Cristo.
"..Non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo".
Paolo è chiamato "l'apostolo delle genti" proprio per il suo lavoro di pioniere nel mondo antico in larga parte pagano. Si spinge verso terre nuove dove ancora non è arrivato nessun evangelizzatore.
Come un bravo agricoltore che riconosce la ricchezza di un terreno impervio, non arato, ma ricco di potenzialità perché non ancora sfruttato, così Paolo riconosce la base fertile dei popoli pagani che attendevano un Salvatore pur senza saperne il nome. E' lì che l'apostolo diffonde in abbondanza il buon seme del Vangelo.
"Per non costruire su un fondamento altrui".
Spesso Paolo sceglie nuove terre inesplorate per evitare conflitti, fraintendimenti, incomprensioni, invidie pericolose nelle comunità.
Il Vangelo chiede apertura al nuovo. Vino nuovo in otri nuovi (cfr. Lc 5, 38-38) dice Gesù.
L'apostolo sulla sua pelle ha sperimentato l'ambiguità di chi continua a mettere a fondamento della sua vita la legge di Mosè, secondo la tradizione. E ha sperimentato che il primeggiare tra i nuovi evangelizzatori è un pericolo all'unità e all'amore fraterno.
L'unico fondamento che fa crescere è Cristo, pietra angolare (cfr. 1Pt 2, 6) e annunciare lui non fa correre invano.
"Ma, come sta scritto: «Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno»".
Paolo è sostenuto, in questa sua scelta di portare il Vangelo fino alle estremità della terra, dal profeta Isaia; il versetto che cita è una rilettura dei brani sul servo sofferente:
"Così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito" (Is 52, 15).
L'annuncio è per tutti, non può essere prerogativa di un solo popolo. All'udire la verità ognuno la riconosce per quella che è. Cristo convince del suo essere Messia e Figlio al solo annunciarlo.
I pagani, che niente sapevano di Dio e del suo inviato, ascoltando gli evangelizzatori comprendono che l'amore di Dio è per loro e per tutta l'umanità. Questa la grande rivoluzione del Vangelo, che espande la salvezza fuori da Israele e quindi anche a noi.
"..Non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo".
Paolo è chiamato "l'apostolo delle genti" proprio per il suo lavoro di pioniere nel mondo antico in larga parte pagano. Si spinge verso terre nuove dove ancora non è arrivato nessun evangelizzatore.
Come un bravo agricoltore che riconosce la ricchezza di un terreno impervio, non arato, ma ricco di potenzialità perché non ancora sfruttato, così Paolo riconosce la base fertile dei popoli pagani che attendevano un Salvatore pur senza saperne il nome. E' lì che l'apostolo diffonde in abbondanza il buon seme del Vangelo.
"Per non costruire su un fondamento altrui".
Spesso Paolo sceglie nuove terre inesplorate per evitare conflitti, fraintendimenti, incomprensioni, invidie pericolose nelle comunità.
Il Vangelo chiede apertura al nuovo. Vino nuovo in otri nuovi (cfr. Lc 5, 38-38) dice Gesù.
L'apostolo sulla sua pelle ha sperimentato l'ambiguità di chi continua a mettere a fondamento della sua vita la legge di Mosè, secondo la tradizione. E ha sperimentato che il primeggiare tra i nuovi evangelizzatori è un pericolo all'unità e all'amore fraterno.
L'unico fondamento che fa crescere è Cristo, pietra angolare (cfr. 1Pt 2, 6) e annunciare lui non fa correre invano.
"Ma, come sta scritto: «Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno»".
Paolo è sostenuto, in questa sua scelta di portare il Vangelo fino alle estremità della terra, dal profeta Isaia; il versetto che cita è una rilettura dei brani sul servo sofferente:
"Così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito" (Is 52, 15).
L'annuncio è per tutti, non può essere prerogativa di un solo popolo. All'udire la verità ognuno la riconosce per quella che è. Cristo convince del suo essere Messia e Figlio al solo annunciarlo.
I pagani, che niente sapevano di Dio e del suo inviato, ascoltando gli evangelizzatori comprendono che l'amore di Dio è per loro e per tutta l'umanità. Questa la grande rivoluzione del Vangelo, che espande la salvezza fuori da Israele e quindi anche a noi.
Il nostro privilegio è avere, alla base della Chiesa, un seminatore generoso e illuminato come Paolo.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Rm 15, 14-21
Commento dell'08/11/2019
Salmo 98 (97)
Commento del 18/05/2019 e Commento del 09/05/2021
Vangelo Lc 16, 1-8
Commento del 06/11/2020
Prima lettura di Rm 15, 14-21
Commento dell'08/11/2019
Salmo 98 (97)
Commento del 18/05/2019 e Commento del 09/05/2021
Vangelo Lc 16, 1-8
Commento del 06/11/2020
"Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno".
RispondiEliminaVedere e comprendere:
due desideri radicali.
Vedere e comprendere:
due doni immensi.
Vedere e comprendere:
figli di un fame difficile
da saziare.
Tutto nasce
da una Parola annunciata.
Tutto cresce
con una Parola continuamente ascoltata.
Tutto si illumina
grazie ad un dono
che sempre sorprende.
"Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno".
Il vanto di Paolo in Cristo Gesù:
RispondiEliminasi,qui devo lavorare,innalzare LUI,non le mie qualità.
Sapere attendere ,fare per gli altri,per chi mi sta più vicino.
Nel SUO NOME tutto mi sarà possibile.
Parlarne senza peli sulla lingua.
Amen