Pima lettura del 7 luglio 2022

Vincoli d’amore
Os 11, 1-4.8-9

"Così dice il Signore:
«Quando Israele era fanciullo,
io l’ho amato
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo,
più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal,
agli idoli bruciavano incensi.
A Èfraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d’amore,
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all’ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Èfraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò da te nella mia ira»".

Il profeta Osea si caratterizza all'interno della Bibbia per lo sguardo da innamorato nel rapporto col suo Dio e di lui verso tutti i suoi figli.
Con lo sguardo profetico che guarda al futuro preparato dal Signore, rilegge tutta la storia dell'esodo dall'Egitto, non con tutta la drammaticità dei pericoli attraversati o la difficoltà di credere in Dio, ma come il tempo di fidanzamento verso le nozze, il cammino per entrare da sposa nella terra promessa ai padri.
Il linguaggio è poetico e amoroso. Fa sognare ad occhi aperti leggere queste pagine intense, che non dimentica il dramma che c'è in questa difficile relazione; tutto è contemplato dalla parte di con Dio che stravede per le sue creature.
La nostra pagina esalta l'aspetto della paternità divina nei confronti del suo popolo-bambino sempre bisognoso di attenzione e di cure.

"Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d’amore".

Quando pensiamo a Dio Onnipotente, Signore, Creatore, la visione che abbiamo forse si allontana da quella di Osea. Per il profeta è il Signore a scegliersi un altro ruolo, perché non mette in primo piano il suo potere e la sua forza, ma si mostra con la sua tenerezza.
Sono di una dolcezza unica queste parole con cui si rivela: cerca di conquistare il cuore dei figli con l'amabilità e la bontà.
Legati a lui, ma con lacci del cuore, legami che vengono dall'amore, vincoli che non hanno a che fare con le leggi, ma con l'affetto.
Se i primi passi verso la libertà del popolo schiavo in Egitto manifesta tutta la fragilità e la diffidenza, il Signore, da buon Padre, approfitta di ogni passo per dare coraggio, per attrarre con la bontà e la dolcezza che rassicurano e fanno dimenticare la paura iniziale.

"Ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia".

Se ne fossi capace dipingerei un'icona con questa immagine!
Il bimbo incollato alla guancia del suo papà: quanta umanità nel Signore, quanto desiderio di essere Padre e dimostrarlo! È il volto più tenero che la parola di Dio ci fa contemplare in lui!

"Mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare".

Discesa di incarnazione che precede quella del Figlio! Sembra di vederlo con la cura e la delicatezza di chi imbocca il suo bambino!
Non pretende, non forza, sa bene di quanto siamo bisognosi; il Signore si abbassa al livello della fragilità del suo giovane popolo.
La Scrittura ci rassicura: il Signore non è un legislatore inflessibile, ma un papà, mosso dal volere il nostro bene, che gode nel guardarci quando ci nutre, che dà il suo braccio alle nostre deboli mani per trarci al bene.
"Legami di bontà" desidera, e incontra il nostro desiderio che lo cerca e lo attende.
E' un percorso pasquale, è quello che il Signore ha fatto da sempre per ognuno di noi!

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Os 11, 1-4.8-9
Commento del 09/07/2020

Salmo 80 (79), 1-4
Commento dell'11/12/2021

Vangelo di Mt 10, 7-13
Commento dell'11/06/2020

Commenti

  1. "Mi chinavo su di lui
    per dargli da mangiare"

    Un atto così naturale,pieno di amore -dono ,è l'alto e più sublime dono gratuito che si fa con un figlio(nipotino per me adesso).
    Questa figliolanza la vivo da coccolato,beato,amato in questi atti continui di dolcezza nei miei confronti.
    Grazie mio papà.

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  2. "Ero per loro
    come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
    mi chinavo su di lui
    per dargli da mangiare".
    È Dio.
    È di lui che si parla
    con tanta tenerezza.
    È il volto del Signore
    nella sua luce.
    "Ero per loro
    come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
    mi chinavo su di lui
    per dargli da mangiare".
    Due guance che si toccano.
    Del Dio Padre-Madre e di un figlio.
    Io e Dio, noi e Dio, così.
    "Ero per loro
    come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
    mi chinavo su di lui
    per dargli da mangiare".

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