Prima lettura del 23 settembre 2022
Un tempo per danzare
Qo 3, 1-11
"Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?
Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine".
Che senso ha quello che facciamo? A che serve? Tutti e continuamente ci facciamo queste domande.
Il tempo è una dimensione fondamentale del nostro vivere. Il nostro cuore lo percepisce in modo differente a secondo quanto sia coinvolto in ciò che vive.
Il libro del Qoèlet riflette sul tempo facendo affermazioni che scavano dentro di noi, mettendo insieme opposti che non vorremmo vedere o che sembrano inconciliabili.
Per tutto c'è un'ora, per tutto uno spazio da lasciar riempire, un posto nel tempo che non va' disperso o misconosciuto.
Questo libro sapienziale ha l'intento di insegnarci a pensare il nostro tempo come parte del globale, immenso, eterno, tempo di Dio.
Tutto è nel volere del Padre, tutto come un tassello del tempo universale ed eterno che è in lui.
"Un tempo per uccidere e un tempo per curare".
Non vorremmo che fosse così, ma nella storia del mondo e nella nostra storia c'è anche un tempo per la morte, un tempo che è negazione di altro tempo, il tempo di uccidere.
La morte è parte di noi. La violenza porta morte e nei nostri giorni c'è anche questa lacerazione, questa negazione di vita, nessuno può negarlo.
Vita e morte si confrontano e si scontrano continuamente.
Il saggio spinge a impegnarci per il tempo della riparazione di ciò che è segnato dalla sopraffazione, dall'inganno, dalla negazione di vita.
E' il tempo del curare, per ritrovare un germoglio in quello che sembrava raso a zero, per ridare una dignità a quel tempo che voleva essere solo dimenticato e sparire.
Triste per la violenza che porta morte, il credente ritorna speranzoso per la compassione che lenisce e ridona una possibilità e una nascita.
"Un tempo per demolire e un tempo per costruire".
Spesso diciamo che la vita è fatta di alti e bassi. E se la costruzione l'associamo agli alti, la demolizione la vediamo come un abisso, un punto basso e tetro.
Non è sempre così. Ci vuole coraggio a demolire ciò che stando in piedi toglie vita. Ci vuole fiducia per continuare ad edificare sopra le macerie, riutilizzandole, trasformandole in mattoni preziosi, in collante per i passaggi di crescita per noi e per gli altri.
La direzione della scelta del saggio è sempre del costruire ma spesso è impossibile se non si demolisce un giogo vecchio, fatto di catene paralizzanti. Anche demolire e abbattere diventa un apice di vita, suggerito a noi dallo Spirito, che tutto crea, tutto fa rinascere.
"Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare".
Tutti sperimentiamo questa alternanza. Si piange e si ride; al lutto segue la festa, fino al prossimo lutto e in attesa di una nuova festa.
E proprio negli affetti più forti, nella famiglia, o negli eventi cruciali di una nazione che questi momenti segnano la storia, diventano il tessuto di esperienze fondamentali che rinsaldano i legami e fanno vivere i sentimenti.
Gesù notava quanto non vivere pienamente il lutto o la festa faccia sprofondare nell'insensatezza e nell'egocentrismo che imbruttisce:
"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!" (Lc 7, 32).
La nostra realtà è fatta da mille colori. Noi tante volte la sogniamo solo bella, solo buona, ma nel tempo che viviamo avviene di tutto. Il lutto e la festa diventano così compenetrati e l'unico atteggiamento reale è viverli per quello che sono, per come vengono. Il nostro cuore va allenato, deve fare gli esercizi per lo spirito, per aprirsi a tutta la realtà così com'è.
Qoèlet osserva con serenità la complessità della vita, certo della presenza continua del Signore pur nelle contraddizioni che sembrano allontanarlo. La fede ci dona un sereno realismo, un più solido fondamento nel fluttuare del tempo.
C'è un tempo per ogni cosa, sia bella che brutta e la Scrittura ci stupisce con l'annuncio che il Signore ha abbracciato tutto il tempo santificandolo di sé, portandolo tutto alla redenzione.
Sapienza è accettare il nostro breve tempo come un dono, una danza di lode, una riconoscenza e un equilibrio, che ritrova il senso e il respiro eterno in tutto il nostro vissuto.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Qo 3, 1-11
Commento del 25/09/2020
Salmo 144 (143), 1-9
Commento del 21/11/2020
Vangelo di Lc 9, 18-22
Commento del 24/09/2021
Per tutto c'è un'ora, per tutto uno spazio da lasciar riempire, un posto nel tempo che non va' disperso o misconosciuto.
Questo libro sapienziale ha l'intento di insegnarci a pensare il nostro tempo come parte del globale, immenso, eterno, tempo di Dio.
Tutto è nel volere del Padre, tutto come un tassello del tempo universale ed eterno che è in lui.
"Un tempo per uccidere e un tempo per curare".
Non vorremmo che fosse così, ma nella storia del mondo e nella nostra storia c'è anche un tempo per la morte, un tempo che è negazione di altro tempo, il tempo di uccidere.
La morte è parte di noi. La violenza porta morte e nei nostri giorni c'è anche questa lacerazione, questa negazione di vita, nessuno può negarlo.
Vita e morte si confrontano e si scontrano continuamente.
Il saggio spinge a impegnarci per il tempo della riparazione di ciò che è segnato dalla sopraffazione, dall'inganno, dalla negazione di vita.
E' il tempo del curare, per ritrovare un germoglio in quello che sembrava raso a zero, per ridare una dignità a quel tempo che voleva essere solo dimenticato e sparire.
Triste per la violenza che porta morte, il credente ritorna speranzoso per la compassione che lenisce e ridona una possibilità e una nascita.
"Un tempo per demolire e un tempo per costruire".
Spesso diciamo che la vita è fatta di alti e bassi. E se la costruzione l'associamo agli alti, la demolizione la vediamo come un abisso, un punto basso e tetro.
Non è sempre così. Ci vuole coraggio a demolire ciò che stando in piedi toglie vita. Ci vuole fiducia per continuare ad edificare sopra le macerie, riutilizzandole, trasformandole in mattoni preziosi, in collante per i passaggi di crescita per noi e per gli altri.
La direzione della scelta del saggio è sempre del costruire ma spesso è impossibile se non si demolisce un giogo vecchio, fatto di catene paralizzanti. Anche demolire e abbattere diventa un apice di vita, suggerito a noi dallo Spirito, che tutto crea, tutto fa rinascere.
"Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare".
Tutti sperimentiamo questa alternanza. Si piange e si ride; al lutto segue la festa, fino al prossimo lutto e in attesa di una nuova festa.
E proprio negli affetti più forti, nella famiglia, o negli eventi cruciali di una nazione che questi momenti segnano la storia, diventano il tessuto di esperienze fondamentali che rinsaldano i legami e fanno vivere i sentimenti.
Gesù notava quanto non vivere pienamente il lutto o la festa faccia sprofondare nell'insensatezza e nell'egocentrismo che imbruttisce:
"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!" (Lc 7, 32).
La nostra realtà è fatta da mille colori. Noi tante volte la sogniamo solo bella, solo buona, ma nel tempo che viviamo avviene di tutto. Il lutto e la festa diventano così compenetrati e l'unico atteggiamento reale è viverli per quello che sono, per come vengono. Il nostro cuore va allenato, deve fare gli esercizi per lo spirito, per aprirsi a tutta la realtà così com'è.
Qoèlet osserva con serenità la complessità della vita, certo della presenza continua del Signore pur nelle contraddizioni che sembrano allontanarlo. La fede ci dona un sereno realismo, un più solido fondamento nel fluttuare del tempo.
C'è un tempo per ogni cosa, sia bella che brutta e la Scrittura ci stupisce con l'annuncio che il Signore ha abbracciato tutto il tempo santificandolo di sé, portandolo tutto alla redenzione.
Sapienza è accettare il nostro breve tempo come un dono, una danza di lode, una riconoscenza e un equilibrio, che ritrova il senso e il respiro eterno in tutto il nostro vissuto.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Qo 3, 1-11
Commento del 25/09/2020
Salmo 144 (143), 1-9
Commento del 21/11/2020
Vangelo di Lc 9, 18-22
Commento del 24/09/2021
"Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
RispondiEliminaun tempo per fare lutto e un tempo per danzare".
Poche parole
che raccontano la vita.
La vita ha un suo ritmo,
fatto di alti e bassi,
luce e ombra,
gioia e tristezza,
vittoria e sconfitta,
vita e morte.
"Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare".
Ogni tempo ha un suo dono
da offrire.
Ogni tempo va accolto
con speranza.
Ogni tempo va vissuto pienamente.
"Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare".
Tutto ha il suo momento..
RispondiEliminaAnch'io
Non sono eterno
Tutto passa
Questo è il dogma da scrivere su un filattèro e tenerlo a bada in ogni momento della quotidianità.
Grazie Signore