Prima lettura del 14 settembre 2022

Lo guarderà, resterà in vita
Nm 21, 4-9

"In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.
Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita".


La fatica del deserto è prima di tutto nel cuore di chi lo percorre. La fiducia è il motore che fa andare avanti, la sfiducia sono sabbie mobili in cui morire.
È la continua ed altalenante esperienza di Israele in cammino verso la terra promessa. Brontolare contro il Signore perché le cose non vanno come pensavano, rimpiangere per il vecchio lasciato in Egitto, incolpare altri dei propri guai, paralizza e spegne il cuore.
Paradossalmente un pericolo mortale riapre alla speranza, l'essere sulla soglia dell'abisso fa innalzare di nuovo un grido di aiuto a chi può rispondere.

"Mosè pregò per il popolo.
Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita»".

"Serpenti brucianti i quali mordevano la gente": sono un pericolo non tanto inaspettato in un deserto.
Eppure il popolo sembra preso alla sprovvista, così impegnato nel piangersi addosso e a prendersela "contro Dio e contro Mosè".
E' un atteggiamento "contro", un'opposizione cocciuta da bambini che si sentono defraudati di un ideale illusorio, quando invece la realtà da cui erano fuggiti era la schiavitù e le angherie egiziane!
E comunque Mosè ancora una volta intercede per il popolo, chiedendo a Dio di ricordare la sua alleanza, di non dimenticare il suo amore per questo popolo deludente, ma provato dal cammino verso l'ignoto.
L'antidoto al male, al morso mortale dei serpenti di fuoco è guardare il segno, lo stendardo innalzato su un'asta.
È un memoriale, è un'ammissione della propria idolatria, della durezza di un'animo che brucia senza fiducia e certezza di bene; è il simbolo di una ribellione che non porta alla vita.
Finalmente il popolo alza lo sguardo ad altro che non sia il proprio ombelico, in cui era ripiegato dalla diffidenza.

"Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita".
Mosè fa come dice il Signore, un segno paradossale per chi teme i serpenti ed è costretto a guardarli per salvarsi. Non tanto assurdo però, se pensiamo che scappiamo ogni momento dalla morte e troviamo pace solo quando riusciamo a guardarla e ad accogliere anche questo aspetto che fa parte della vita.
La Scrittura non si vergogna di affermare che il Signore manda i serpenti e lui stesso dà la cura per salvarsi. Nel viaggio verso la libertà promessa, tutto è nelle sue mani, anche il bene e il male che rimangono per noi incomprensibili.
Così proclama il libro di Giobbe:
"Beato l’uomo che è corretto da Dio:
non sdegnare la correzione dell’Onnipotente,
perché egli ferisce e fascia la piaga,
colpisce e la sua mano risana" (Gb 5, 17-18).

O, ancora più radicalmente, la Scrittura afferma:
"Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire" (1 Sam 2, 6).

Israele imparerà a fatica che la fiducia nel Signore, in ogni situazione, è la sua assicurazione sulla vita. Ci vorranno 40 anni di lotta e ribellione, una vita intera, prima di abbandonarsi tra le braccia del Dio vivente, non come resa, ma come approdo sicuro e accogliente.

Ce lo sentiamo vicino questo popolo dalla dura cervice, ci somiglia tanto, così presi a piangere sul latte versato, piuttosto che pronti ad andare avanti credendo alla promessa del centuplo, al benessere che non sta dietro le spalle, ma avanti, nel futuro preparato per noi.
Inutile chiedere gli occhi come i bambini sperando che tutto passi! La speranza è che anche il nostro cuore trovi il coraggio di alzare lo sguardo per scoprire il Salvatore.


Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Nm 21, 4-9
Commento del 09/04/2019 e Commento del 14/09/2020

Salmo 78 (77), 1-7
Commento del 15/01/2021

Seconda lettura di Fil 2, 6-11
Commento del 14/09/2019

Vangelo di Gv 3, 13-17
Commento del 14/09/2021

Commenti

  1. "Mosè pregò per il popolo".
    Pregare per qualcuno
    è possibile per:
    Amore
    Compassione
    Benevolenza
    Tenerezza
    Vicinanza
    Desiderio di bene
    Speranza di pace
    Fiducia di crescita.
    "Mosè pregò per il popolo".
    Pregare per qualcuno
    fa nascere e crescere:
    Amore
    Compassione
    Benevolenza
    Tenerezza
    Vicinanza
    Desiderio di bene
    Speranza di pace
    Fiducia di crescita.
    "Mosè pregò per il popolo".

    RispondiElimina
  2. Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
    Quante difficoltà e preoccupazioni create ad arte SOLO per il gusto di brontolare;
    Mai una cieca fiducia in ciò che si fa;l'attesa,il dopo ripagherà la non accettazione di un presente non sempre favorevole;passerà.....
    A questo sono chiamato;la quotidianità non e' solo soddisfare le mie pretese.....ma affidarsi a chi TIENE a me,più di me.
    Grazie

    RispondiElimina

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