Salmo del 19 novembre 2022

 
Ti canterò un canto nuovo
Salmo 144 (143), 9-10
 
"O Dio, ti canterò un canto nuovo,
inneggerò a te con l’arpa a dieci corde,
a te, che dai vittoria ai re,
che scampi Davide, tuo servo, dalla spada iniqua.".

Il salmo 144 è pervaso da speranza di liberazione e dall'attesa del Messia, due punti focali della spiritualità ebraica. 
È un canto di lode che innalza chi si ritrova ad essere vittorioso quando le speranze di scampare alla morte sembravano nulle.
Un soffio è l'uomo (v. 4) eppure di lui il Potente, il Signore di tutto, se ne prende cura (v. 3).
Non mi stancherò mai di risuonare davanti alla Scrittura che registra lo stupore per la nostra povertà e debolezza visitata dal Signore!
Lui che vive la pienezza, si curva sulle nostre mancanze per colmarle.
Nel Signore, roccia sicura e addestratore alla guerra, si rifugia il salmista pieno di gratitudine per la grande ed amorosa attenzione riservata personalmente per ogni uomo e ogni donna in questo mondo.

"O Dio, ti canterò un canto nuovo,
inneggerò a te con l’arpa a dieci corde". 

È festa! È di nuovo il tempo del canto nella travagliata storia del popolo di Dio e nella piccola e sofferente vita di ognuno di noi. 
È un nuovo canto che ci riempie il cuore perché nuovo ogni giorno è il dono del Signore, autore sempre e solo di vita. 
L'arpa a dieci corde è lo strumento tipico con cui si cantavano i Salmi nella liturgia del tempio. 
Tutto risuona nella sinfonia di vite ritrovate, piene di gioia, anch'essa nuova perché sgorgata oggi, nell'aridità delle nostre vite.

"A te, che dai vittoria ai re". 

Il Signore è il vero Re che conduce e pasce i suoi figli (cfr. 2Sam 5, 2).
La sua regalità è dono che si spande sui re d'Israele come Davide, ma anche su ogni battezzato che è immerso nel Cristo Re.
Questa è la fedeltà al suo patto, questo il sostegno promesso ad Abramo che non viene mai meno.

"Che scampi Davide, tuo servo, dalla spada iniqua". 

Davide storicamente è il secondo re di Israele che il Signore stesso si è scelto tramite il profeta Samuele. 
Ma è re anche come simbolo per tutto il popolo di Dio perché la mano del Signore lo ha sempre guidato, nonostante i suoi grandi peccati, nonostante qualche volta si sia dimenticato di essere anche lui figlio. 
Il peccato non toglie la dignità di essere figli e di essere re perché non dipende dalla nostra bravura; il Signore ha deciso di donarcela per sempre in Cristo.

Perché leggere la Scrittura se si parla di re così lontani da noi? Per scoprire che la dignità di Davide, ma addirittura quella del Figlio, Re dell'universo, non è lontana da noi, ma ci investe e ci innalza a Dio.
È veramente un annuncio da capogiro; credere è tutto quello che ci viene chiesto di fare.
Innalziamolo anche noi il canto di lode e godiamoci sin da oggi questa regalità che il Padre e il Figlio condividono in abbondanza con tutta l'umanità.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Salmo 144 (143), 1-9
Commento del 21/11/2020

Vangelo di Lc 20, 27-40
Commento del 20/11/2021


Commenti

  1. "O Dio che scampi Davide,
    tuo servo, dalla spada iniqua".
    È l'opera più bella del mio Dio: libera dalla morte.
    La spada perde la sua forza davanti alla presenza del Signore.
    La morte ha perso il suo potere.
    La vita ha vinto e vince.
    "O Dio che scampi Davide,
    tuo servo, dalla spada iniqua".

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  2. Dai vittoria
    Quando tutto sembra perso, quando non ho più speranza
    La' tu sei
    Sempre
    Grazie

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