Vangelo del 21 maggio 2023 - Ascensione del Signore
"In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»".
"In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea".
Tanto è il desiderio che i discepoli si mettono in cammino. Rivederlo, riascoltare Parole che li avevano fatti innamorare di questa via, brucia dentro di loro e gli undici, monchi di un fratello che non aveva sopportato la sconfitta e la morte del Messia, rifanno il cammino insieme. Non è il cammino entusiasta dell'inizio, ma segnato dalla frattura della morte del Maestro e del "tradimento", il dubbio che Giuda aveva buttato tra di loro.
Da lì erano partiti e lì ritornano perché il Maestro li ha chiamati.
"Sul monte che Gesù aveva loro indicato".
Ci domandiamo quale sia questo luogo fisico ma è inutile cercare sulla cartina questo monte perché né i messaggeri ne danno le coordinate, né in altro punto del Vangelo è indicato.
Gesù non ha indicato nessun monte. Perché Matteo lo sottolinea?
Per i popoli antichi il monte era presenza della divinità. Alzare gli occhi verso i monti era cercare la presenza, la protezione, l'aiuto, la certezza di non essere lasciati soli (cfr. Sal 121, 1).
E sul monte, anche questo senza nessun nome, Gesù sale vedendo le folle che cercano il Pastore e dona le beatitudini (cfr. Mt 5, 1- 12), regala i motivi di gioia per coloro che sembrerebbero non averne proprio, che sono oppressi da una vita che spoglia e toglie ogni necessità.
"Quando lo videro, si prostrarono".
Lo vedono! Il loro desiderio è esaudito, il risorto è lì dove aveva promesso. Sono gli ultimi momenti di presenza e penso che una tempesta di sentimenti invada il cuore dei discepoli. Si prostrano, riconoscono in lui la divinità tante volte intuita.
Ciò che è impossibile agli uomini, è stato possibile al Padre: il Figlio è rialzato dal sepolcro, strappato alla morte che sembrava avere un potere assoluto su tutti gli uomini. L'uomo Gesù è stato il primo, a lui si prostrano riconoscendone la potenza divina che lo abita.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di At 1, 1-11
Commento del 16/05/2021
Salmo 47 (46)
Commento del 15/05/2021
Seconda lettura di Ef 1, 15-23
Commento del 15/10/2022
Eppure i suoi, che lo avevano seguito ogni giorno per tre anni dubitano.
RispondiEliminaSi
Chi non dubita
Questo non è un alibi
Tutto è ben realizzato per il bene comune
tutti dentro.
Grazie alla SUA gratitudine,alla SUA grazia,
regala.....a sbafo
Grazie papà
"Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono".
RispondiEliminaÈ così ogni cuore umano.
Niente è puro.
Niente è assoluto.
Nel cuore,
dubbio e fede,
luce e tenebra,
guerra e pace.
È necessaria una guarigione.
Serve unità.
C'è bisogno di chiarificazione.
Ma il nostro cuore
porta sempre una ferita.
"Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono".