Prima lettura del 25 maggio 2024

E la preghiera fatta con fede salverà
Gc 5,13-20

"Fratelli miei, chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. Chi è malato, chiami presso di sé i presbìteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati.
Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto. Elìa era un uomo come noi: pregò intensamente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto.
Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati".

L' autore della lettera, Giacomo, è difficile da identificare.
L’ipotesi più accettata dagli studiosi tra i quattro possibili è che l’autore sia Giacomo “il fratello del Signore” che fu capo della Chiesa di Gerusalemme al tempo del primo concilio di Gerusalemme (cfr. At 15; Gal 2,9).
La lettera è molto pratica e va contro un cristianesimo fatto solo di parole. L'attenzione reale per i poveri è uno dei centri fondamentali e quindi di una sconcertante attualità. Non c'è chiesa senza servizio e attenzione a chi nella stessa comunità dei credenti viene emarginato e sfruttato.
Impoveriti dalla vita, sofferenti e malati, forestieri e profughi, sono le priorità pastorali di questo capo della comunità cristiana di Gerusalemme che ripete il suo messaggio oggi alle nostre chiese.

"Fratelli miei, chi tra voi è nel dolore, preghi".
Dio è rifugio e forza ripetono con insistenza i Salmi. La fede mostra la via del conforto nell'appoggiarsi a Dio perché sofferenza e dolore profondo toccano ogni esistenza.
Giacomo sa che la consolazione fraterna può far molto con la solidarietà e con l'aiuto concreto, ma mostrare la via della preghiera personale, sorretta da quella comunitaria, è la grande forza a cui può attingere chi sta nelle tenebre e nella paura per la propria vita.

"Chi è nella gioia, canti inni di lode".
Invocare nel dolore, lodare e ringraziare nella gioia: è sempre possibile, è sempre il momento buono per pregare! Perché preghiera non è solo richiesta dell'impossibile per noi, è dialogo con chi ci ama e non sentirsi soli è il primo passo per la guarigione interiore ed esteriore.
Giacomo è sull'onda che Gesù ha messo in moto. Tutto nella sua vita era preghiera. Quello che viveva, le persone che incontrava, la morte che doveva combattere per i suoi fratelli: tutto era riposto con cura nelle braccia del Padre che ascoltava, accoglieva, veniva incontro mostrando il suo amore.

"Chi è malato, chiami presso di sé i presbìteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore".
Da questa esortazione ha preso forma nella tradizione della chiesa il sacramento dell'unzione degli infermi.
La preghiera facendo scendere l'olio benedetto dal vescovo sulla fronte dell'ammalato è vera unzione, segno di vicinanza e predilezione del Signore che non ci lascia mai in preda del male.
E' un sacramento da riscoprire tutti perché unti e consacrati riceviamo la certezza di essere sempre con lui e la vicinanza dei fratelli che insieme invocano l'amore salvifico sulla nostra vita, risollevano dalla tremenda angoscia di percorrere la via del dolore da soli.
Il Signore passava guarendo e benedicendo tutti quelli che incontrava, toccando le loro piaghe, non sottraendosi a chi lo sfiorava per ricevere grazia.
Dalla sua consacrazione di Messia, unto di Dio, a noi: siamo accomunati dalla sua volontà di attirarci al Padre, dalla decisione di darsi tutto a noi, di coinvolgerci e sommergerci della sua vita divina.

"E la preghiera fatta con fede salverà il malato".
La fede che si esprime nella preghiera fa ciò che ci sembrava impossibile: porta salvezza, guarigione e sollievo perché ci fa uscire dalla chiusura mortale, ci apre a ricevere consolazione, fa fiorire la speranza nel bene.
Gesù risorto è il Salvatore di ogni uomo e ogni donna; a lui ci affidiamo nella malattia e a lui affidiamo chi soffre e ci è caro.
Non accontentiamoci di una semplice buona parola; accogliamo questi doni che il Signore ci ha lasciato e portiamoli ai nostri cari che soffrono.
La nostra fede e quella di tutta la chiesa ci aprano alla certezza che la vita non si ferma per una malattia, per una povertà o per una mancanza.
E la preghiera ci faccia passare tutti dalla sofferenza al conforto, dalla paura alla gioia.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Salmo 141 (140),1-3
Commento del 26/02/202226/02/2022

Vangelo di Mc 10,13-16
Commento del 02/03/201902/03/2019

Commenti

  1. E la preghiera........
    Si può tutto
    Prego per chi non ha
    per chi non arriva a fine mese
    per chi è senza casa
    per chi è sotto i bombardamenti....
    Pregare è rendermi consapevole di quello che mi circonda;
    uno sprone per chi non ha
    Il là per agire e non vivere da spettatore.
    Amen

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  2. "Fratelli miei, chi tra voi
    è nel dolore, preghi".
    È la preghiera più difficile,
    più preziosa,
    più pasquale.
    Nel dolore cerco
    sollievo nel Signore,
    trovo rifugio in lui.
    Preghiera senza parole,
    di fiducia,
    di desiderio,
    di speranza.
    "Fratelli miei, chi tra voi
    è nel dolore, preghi".

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