Vangelo del 22 novembre 2024
Casa di preghiera
Lc 19,45-48
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo".
Rischiamo di rovinare anche la preghiera: è questo il grido di allarme di Gesù che si trova nel tempio e assiste a scene che in un tempio non si dovrebbero vedere.
Gesù parla spesso della preghiera nei Vangeli perché è per primo lui a sperimentare continuamente un dialogo col Padre che è forza, appagamento e gioia.
In questa pagina di Luca, il Maestro mette in opposizione il dono e il furto: un regalo si accoglie, apre le braccia alla gratitudine, non è necessario rubarlo. Il Signore è largo di manica con noi.
Le nostre furbizie sono annullate dall'immensità della grazia.
“La mia casa sarà casa di preghiera”.
Gesù riporta una parola del profeta Isaia, una promessa del Signore al suo popolo:
"li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera" (Is 56,7).
Preghiera e gioia piena vanno insieme nell'ottica della Rivelazione.
La preghiera non è teoria, ma esperienza di vicinanza, amicizia, dialogo con Dio. Da qui nasce la gioia per la presenza dell'Amato che fa sentire amati.
Pregando si impara che il primo passo non lo facciamo noi. E' Dio che per primo ci rivolge la parola e ci dà spazio per rispondere. Addirittura prepara un luogo in cui incontrarci; la stanza, il bosco, la casa, tutto si può trasfigurare nel tempio della sua presenza.
Non c'è bisogno di paramenti e grandezze architettoniche: egli semplicemente sta con noi perché gli piace e, piano piano, piace anche a noi.
Ci tratta da amici e ci fa sentire così il desiderio di tornare a sederci accanto a luii.
Senza la relazione quotidiana, serena, consolante che si crea nella preghiera, Dio resta un estraneo, lontano e incomprensibile.
Non si può pregare solo nella propria intimità. In comunità, lì dove si ascolta, prega e si loda e il Signore mette la sua dimora, sta nel mezzo ai fratelli (Mt 18,20).
"Voi invece ne avete fatto un covo di ladri".
Davanti a questa affermazione, la profezia di Isaia sembra sgretolarsi e andare in frantumi.
Quanta tristezza mette questa constatazione!
Barattare il dono che ci porta tanta gioia, con la furbizia di un ladruncolo, di un mercenario, è vanificare l'opera del Padre.
Quando non crediamo alla gratuità e alla misericordia immeritata, entriamo nel tunnel oscuro dell'idea che bisogna guadagnarsi, conquistarsi, meritarsi la grazia del Signore.
È così tutto cambia, non è più "gratis", è mercificazione, è pagare, sforzarsi e sacrificarsi per quello che Dio ci dà già gratuitamente.
Nel tempio si vendono e comprano cose da offrire al Signore.
Ma non è la via di Dio di cui parlava Isaia e che Gesù ci ricorda.
Convertirci alla gratuità dei doni di Dio ci ridona le gioia di vivere.
Papa Francesco, in preparazione del Giubileo del 2025, afferma: "che ogni
nostra preghiera è un filo d’oro che rimarrà, nel tempo, intessuto
nel grande arazzo della comunione ecclesiale".
Sicuramente oggi si intesse già dentro di noi, in un legame col Salvatore che niente può recidere.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Ap 10,8-11
Commento del 20/11/2020
Salmo 119 (118),111.131
Commento del 18/11/2022
Vangelo di Lc 19,45-48
Commento del 22/11/2019
tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo
RispondiEliminaSi
E' una benedizione pendere dalle SUE labbra
Magari tutti lo facessimo
Signore fammi stare sempre con TE
Amen