Salmo del 4 marzo 2019

Gridate di gioia!
Sal 32 (31)

1 Di Davide. Maskil.

Beato l'uomo a cui è tolta la colpa

e coperto il peccato.
2 Beato l'uomo a cui Dio 
non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.

3 Tacevo e si logoravano le mie ossa,

mentre ruggivo tutto il giorno.

4 Giorno e notte pesava 

su di me la tua mano,
come nell'arsura estiva 
si inaridiva il mio vigore.

5 Ti ho fatto conoscere il mio peccato,

non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: 
«Confesserò al Signore 
le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa 
e il mio peccato.

6 Per questo ti prega ogni fedele

nel tempo dell'angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo.

7 Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall'angoscia,

mi circondi di canti di liberazione:

8 «Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire;

con gli occhi su di te, ti darò consiglio.

9 Non siate privi d'intelligenza come il cavallo e come il mulo:


la loro foga si piega 

con il morso e le briglie,
se no, a te non si avvicinano».

10 Molti saranno i dolori del malvagio,

ma l'amore circonda 
chi confida nel Signore.

11 Rallegratevi nel Signore 

ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia"!

Il Salmo di oggi è il canto di un uomo liberato da peccato, angoscia e vergogna.
Esordisce con una nuova beatitudine.
È beatitudine sentirsi liberati dall'accusa.
È beatitudine sapere che Dio non è accusatore ma "Paraclito", nostro sostegno, nostro avvocato (cfr. Gv 14, 16)
L'espressione "coperta la colpa" del v. 1 è molto significativa.
Ricorda l'episodio di Noè che, approdato sulla terraferma dopo il diluvio, si ubriaca.
Il figlio Cam non ha ritegno del padre, scoperto nudo, mentre gli altri due figli, Sem e Iafet, ne coprono le nudità senza guardarlo. (cfr. Gn 9, 20-27).
Simbolico il riferimento all'essere nudo. Adamo ed Eva dopo il peccato di scoprono nudi. L'esperienza li fa vergognare e Dio stesso li copre con pellicce.
Col peccato si rivela a noi stessi la parte più vulnerabile che tendiamo sempre a nascondere. Coprire il peccato è rispettare e proteggere questa fragilità che non ci fa meno figli.
Il Signore sa di cosa siamo plasmati e con la delicatezza di un Padre copre la colpa e non imputa il delitto.

Nei vv. 3-4 si illustra tutta la distruzione che opera in noi questa frattura: l'uomo peccatore si sente una preda braccata che ruggisce con rabbia e dolore.
La mano del Signore benedicente e curativa si sfigura in un'oppressione non sostenibile, e la vita, non più certa di essere curata e amata, inaridisce e si logora.

Paolo riflette moltissimo sulle cause e i danni della trasgressione e sulla remissione dei peccati.
"Tutti hanno peccato" (Rm 5, 12). 
"Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!" (Rm 11, 32)
Sembrano affermazioni negative e pessimistiche con cui si bolla l'umanità.
Le sue invece sono riflessioni che mettono ancora più in luce la buona notizia: nessuno è escluso dal perdono, e tutti sono chiamati alla beatitudine.
Questa beatitudine è cara a Paolo che la ricorda in Romani 4,6-8 proprio citando questo Salmo con altre parole che lo commentano:
"Così anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate e i peccati sono stati ricoperti; beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!"

Il peccato è come una ferita piena di pus, come un'infezione nascosta che consuma e infetta tutto il corpo.
Il v. 5 è la cura a questo male:
«Confesserò al Signore le mie iniquità».
La ferita è portata alla luce, allo sguardo del "Medico" e finalmente viene curata e guarisce.
"Chi nasconde le proprie colpe non avrà successo, chi le confessa e le abbandona troverà misericordia" (Pr 28, 13).

Il v. 6 è una nota bellissima sulla preghiera: nell'angoscia e nella tempesta, pregare è attaccarsi ad un salvagente.
Le grandi acque, che in Genesi 6 fecero affogare chi non si era reso conto del diluvio imminente, sono arginate e rese innocue con l'invocazione del fedele a Dio.

7 Tu sei il mio rifugio, 

mi liberi dall'angoscia,
mi circondi di canti di liberazione:
8 «Ti istruirò e ti insegnerò 
la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio.

Questi due versetti li vedo come un dialogo tra un figlio liberato da quel senso di oppressione che non fa vivere e che finalmente ascolta le parole del Padre.
Come ha fatto in passato mostrando cura e misericordia, così il Signore gli assicura la sua protezione e direzione anche nel futuro.
Per chi ha scoperto la misericordia di Dio, i suoi occhi non sono più quelli opprimenti di un castigatore, ma lo sguardo amorevole di un pastore, educatore, consigliere.

Il v. 9 esorta a non recalcitrare come il cavallo e il mulo: avvicinarsi al Signore con la docilità del discepolo è accogliere i consigli del Signore come attenzioni affettuose e non come briglie che dirigono con forza la direzione di un animale da domare.

In sintesi la visione del salmista è uno sguardo sul peccato come testardo rifiuto ad avere una guida e a riconoscere i propri limiti.
È una vita "empia" cioè sacrilega, non perché rifiuta la sacralità del Signore, ma perché deturpa  la realtà dell'uomo che è tempio e abitazione di Dio e dello Spirito (cfr. 1 Cor 3,16).
Questa vita "traviata", fuori dalla sua direzione, è angustiata, piena di dolorose sofferenze e senza futuro, come dice il Salmo 1 perché si perde senza lasciare frutto.
Affidarsi a lui, arrendersi ad essere condotti e istruiti, fa trovare una via di bene e di grazia.

"11 Rallegratevi nel Signore 

ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia"!
Ecco allora che nasce la gioia. Il peccato, perdonato e distrutto, non inquina più il cuore e salgono i canti di gioia, in risposta all'esultanza con cui il Signore circonda chi si accorge di essere amato (v. 7).
Sembra di sentire i canti di vittoria in un accampamento dopo una battaglia vinta: veramente il peccato è una lotta tra la vergogna dell'uomo di rivelarsi fallimentare e peccatore e la lotta di liberazione fatta dal Signore.
Alla fine lui è il vincitore e il grido di gioia di Dio si unisce a quello esultante di chi è reso giusto.
Con Paolo cantiamo anche noi all'annuncio della beatitudine del Salmo:
"Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo!"
(2 Cor 2, 14)

Commenti

  1. Una preghiera di P. Turoldo ispirata al Salmo:

    Dio, la gioia che ci doni col tuo perdono! Nulla vi è di più grande del perdonare; e la festa che fai nei cieli è la misura di come e di quanto solo tu puoi usarci pietà: Tu solo sai quanto sia terribile l'umiliazione del peccato, quanto sia fatto di nulla il peccato, questo incantesimo del Nulla!
    E tuttavia noi non sappiamo non peccare, per questo tu continui a perdonarci, pur noi sperando di amarti senza più offenderti e tradirti. Amen.

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  2. Salmo 31 (32)
    Commento dei padri della chiesa:

    v. 4 “Dio rende pesante la sua mano sull’orgoglioso perché si umili. Dio è forte tanto per appesantire la sua mano e umiliare quanto per sollevare dolcemente chi è caduto a terra” (Agostino).

    v. 6 “Per la salvezza del Cristo abbiamo deposto l’angoscia della maledizione antica e abbiamo ritrovato il sorriso e la gioia” (Cirillo d’Alessandria).

    “Gioisco nella speranza e gemo per la realtà presente” (Agostino).

    v. 9 “L’uomo comprende la parola, il cavallo e il mulo capiscono solo la frusta. Le sventure per l’empio sono le frustate del Signore che prepara la salvezza dei peccatori” (Ilario).

    “Non si avvicinano: per avvicinarsi dovrebbero umiliarsi. Occorrono molte battiture per correggere gli empi” (Agostino).

    “Solo l’afflizione darà intelligenza all’udito” (Is 28,19): le sventure aiutano a far capire. Si è attirati verso Dio tanto più in fretta quanto più non si ha niente a cui aggrapparsi in questo mondo” (Gregorio Magno).

    v. 11 “Il salmista vuole condividere la sua gioia con tutti gli uomini” (Eusebio).

    “Gioite nella speranza della vita eterna, anche se siete nella prova” (Girolamo).

    “Giusti non per i vostri meriti, ma perché siete giustificati” (Agostino).

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  3. Ero un'adolescente, quando qualcuno mi disse che i peccati si "scontavano (si pagavano)" o qui sulla terra offrendo al Signore le sofferenze o sacrifici o si sarebbe pagato il conto dopo morti, con il purgatorio o se i peccati erano mortali, con l'inferno.
    Che bella e buona notizia, quando invece qualcun altro, mi annunciò la Verità per intero, "siamo salvi per Grazia e non per meriti", quanta vita e quanta gioia c'è per me in questo salmo, che ho vissuto, tante volte. Non pecco pwrchp ho paura del castigo di Dio, ma perchè sono amata, sono figlia che vuole somigliare al Padre, e fiduciosa che, pur volendo con tutte le mie forze, stare lontana dal male, non riuscendoci, una mano misericordiosa mi accarezza, mi solleva, mi ridà nuovamente fiducia

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  4. Grazie Signore per perdonare ANCHE me
    Che non riesco a non fare peccati!
    Pietà

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  5. Il Signore a cui ci si rivolge è un Dio di verità; la parola ebraica si presta anche ad essere tradotta con fedeltà dunque un Dio di fedeltà, un Dio fedele, e questo significa che Dio mantiene le sue promesse e che la sua parola è vera e per questo la fede in lui è ben riposta.
    Pregare con il Salmo 31 significa imparare a pregare, significa imparare ad educarsi ad una fede che non esige ma si affida, imparare a lasciarsi condurre da quell’unico Signore che ha in mente per ciascuno di noi un disegno perfetto. Nik

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  6. Grazie Signore perché mi liberi dal peccato....non vederlo e non confessarlo è la peggiore cosa si possa fare,ti avvelena la vita.
    È una tortura continua che non ti lascia libera e lentamente consuma i tuoi giorni.Tu sei luce che spazzi via la tenebra, Tu mio rifugio e mio Salvatore, confido in te Padre della vita.

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