Vangelo del 5 marzo 2019

Gli ultimi, i primi!
Mc 10, 28-31

"In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 

Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi»".

Questo vangelo è il seguito del brano conosciuto come l'incontro di Gesù con il giovane ricco. (Mc 10, 17-27)
È inevitabile che Pietro si confronti con il ricco che chiede a Gesù il segreto per acquistarsi la vita eterna.
Il confronto è inevitabile nel cuore di Pietro: mentre il ricco non ha saputo rinunciare, i discepoli hanno lasciato tutto!
Nel Vangelo il primo che interroga è semplicemente indicato come "un tale", il secondo che parla ha un nome nuovo, Pietro, datogli da Gesù.
Il primo ha molte ricchezze e non le molla, il secondo quel poco che aveva lo ha abbandonato (come la vedova che mette l'unica moneta nel tesoro del tempio).

Povero Pietro: è sempre lui quello che parla per tutti, quello che non riesce  a trattenere  lo stesso sgomento dei discepoli che si vedono preclusi anche loro la vita eterna e dicono: "E chi può essere salvato?" (Mt 19, 25) perché i ricchi erano i benedetti da Dio e quindi ritenuti i primi che entravano nella vita per sempre!
Se il giovane ricco, che è un pio osservante, agli occhi di Gesù è come un cammello i cui sforzi sono inutili per entrare in una porta stretta, allora i discepoli che si rendevano conto di sgarrare la legge andando dietro a lui (che dei precetti non ne teneva conto) si sentono persi.

Gesù non lascia cadere la domanda, non li lascia nella confusione e approfondisce l'annuncio con un grande dono
Fa un elenco di 7 cose da lasciare (ognuno di noi sa qual è la sua): "casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi". 
Sono tutte comprese nel comando di partire del Signore ad Abramo  e nella promessa che gli viene posta davanti (cfr. Gn 12, 1).
Come per Abramo, il primo passo per iniziare la nuova avventura della fede è lasciare il vecchio per il nuovo, gli idoli della casa paterna per il Nuovo del Regno che viene.

Dietro a Gesù diventa vera la promessa:  "tra di voi non ci siano poveri" (cfr. Dt 15, 4-11).
Non è più la ricchezza del giovane ricco che se ne va via triste perché non riesce a staccarsene.
È la nuova ricchezza sovrabbondante del Regno già qui e ora : "cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi".
Abramo lascia il certo per l'incerto, fidandosi di una promessa stratosferica: non un figlio, nipoti e un campo per pascolare le greggi. La promessa è una discendenza numerosa come le stelle del cielo e una terra che è sovrabbondante di frutti e di beni per sé e per i figli a venire.

Il discepolo vive nella precarietà, perché è nel mondo ma non del mondo:
"Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" ( Rm 12, 2) e allo stesso tempo qualunque posto è casa sua. Ha case e fratelli ovunque.

I primi ultimi... Gesù indica due diversi modi di intendere la "scala sociale". Chi sono i primi secondo la mentalità di questo nostro tempo?
Ovvio: i riusciti, gli arrivati, i magnati, chi arriva in cima alla carriera, i grandi della terra.
Chi gli ultimi? I falliti, i senza niente, i rifugiati, i malati, gli emarginati dal successo e dal benessere, i piccoli.
E Gesù fa una profezia: cambierà il criterio della "scala sociale" e il risultato sarà sorprendente!
Nell'inno in cui prorompe Anna, la sterile che finalmente partorisce il figlio Samuele, c'è la logica degli ultimi che sono resi primi:
"L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.
Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria" (I Sam 2, 4 - 8)
Così anche un'altra donna, molti secoli dopo canterà il suo Magnificat perché ha visto  l'esaltazione di sé, ultima ragazza d'Israele.
Nella frase: "Ha soccorso Israele suo servo ricordandosi della sua misericordia"  mostra che si è realizzata la promessa fatta ad Abramo ed è arrivata la consolazione di Israele che si realizza proprio in questo ribaltamento (cfr. Lc 1,46 ss) perché il Figlio nato nella povertà e nel nascondimento diverrà il primo di molti fratelli come ha promesso l'angelo.

Pietro e i discepoli verranno continuamente consolati e confermati in questa logica contraria all'ovvietá e alla credenza comune.
Loro sono i lavoratori dell'ultima ora, a cui ripete la stessa frase detta dal padrone della vigna, chiamati per ultimi ma ripagati per primi (cfr. Mt 20,1-16).
I discepoli non hanno seguito i precetti sin dalla giovinezza, non si sentono degni della vita eterna, tra loro ci sono pubblici peccatori, sono attirati dietro ad un maestro eretico per la religione giudaica e non lo capiscono neanche tanto in questa ossessione di dover morire per dare la vita...
Eppure a loro è annunciata la stessa libertà e ricchezza del Figlio, non senza negare che anche la sua via di sofferenza la dovranno percorrere.
"...cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà".
Il richiamo alle persecuzioni, sottolinea che il discepolo, come il Maestro, è un segno di contraddizione, è una nota stonata, e quindi ripudiata, in un mondo che corre dietro ad esigenze che reputano il Regno un'idiozia.

Sì, la vita è per loro. E se nel primo elenco di cose da lasciare era nominato il padre, nel secondo Gesù non dice che si troveranno "padri" perché la vita eterna altro non è che pienezza del Padre, completezza che li riempirà, per sempre.

Commenti

  1. Abramo è stato chiamato a lasciare la sua casa e il suo paese (Gen 12,1), Pietro le sue reti (Mt 4,18), Matteo il suo lavoro (Mt 9,9), Eliseo la sua fattoria (1 Re 19,19), Natanaèle il suo luogo in disparte (Gv 1,47). Senza sosta tutti siamo chiamati, da una cosa ad un’alta, sempre più avanti, senza avere nessun luogo per riposarci, ma salendo verso il nostro riposo eterno, e ubbidendo ad una chiamata interiore nell’unico scopo di essere pronti a sentirne un’altra.
    Cristo ci chiama senza sosta, per giustificarci senza sosta ; senza sosta e sempre di più, egli vuole santificarci e glorificarci. Occorre che lo capiamo, ma siamo lenti ad accorgerci di questa grande verità, che cioè Cristo cammina, in un certo senso, in mezzo a noi, e con la mano, gli occhi, la voce, ci fa cenno di seguirlo. Non comprendiamo che la sua chiamata ha luogo proprio in questo momento. Pensiamo che ha avuto luogo al tempo degli apostoli ; ma non ci crediamo, non l’aspettiamo veramente per noi stessi. (J. H. Newman)

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  2. La Chiesa che segue Gesù sul cammino della precarietà è così un segno per il mondo, una profezia del Cielo per tutti gli uomini. La risposta di Gesù indica un nuovo modo di vivere sulla terra, quello di coloro che non sono del mondo pur essendo nel mondo. Le parole di Gesù mostrano come nella Chiesa vi sia un rapporto nuovo tra le persone, un anticipo della vita beata che si incarna nella comunione dei santi. Ovunque i cristiani sono a casa propria. Non vi sono barriere legate alla razza, alla lingua, alla condizione sociale. Ovunque vi sono fratelli, sorelle, madri, figli. Ovunque la vita è feconda, e piena, e realizzata. Per questo anche Pietro, e la Chiesa, nella continua tensione tra il Cielo e la terra, è chiamata ad uscire da se stessa, dai vincoli della carne; la Chiesa è ogni giorno chiamata a conversione, a lottare con la tentazione di costruire qui la propria patria, di farsi agenzia sociale, di restringere i propri orizzonti e mettere se stessa al servizio di ideali pur nobili ma carnali, di farsi promotrice di assicurazioni per la terra e non per il Cielo, di mettere radici, di cercare riconoscimenti mondani, di essere accettata per sfuggire, in qualche modo, alle persecuzioni. (dal blog  Kairosterzomillennio)

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  3. « Già al presente cento volte tanto »

    «Seminate nella giustizia, dice il Signore, e raccoglierete la speranza della vita». Non vi rimanda nell'ultimo giorno, quando tutto vi sarà dato realmente e non più nella speranza; egli parla del presente. Certo, grande sarà la nostra gioia, infinita la nostra esultanza, quando comincerà la vita vera. Ma già la speranza di una tale gioia non può essere senza gioia. «Siate lieti nella speranza», dice l'apostolo Paolo (Rm 12,12). E Davide non dice che sarà nella gioia, bensì che vi è stato il giorno in cui ha sperato di entrare nella casa del Signore (Sal 121,1). Non possedeva ancora la vita, eppure aveva già mietuto la speranza della vita. E faceva l'esperienza della verità della Scrittura che dice che non soltanto la ricompensa ma anche «l'attesa dei giusti finirà in gioia» (Prv 10,28).
    (Bernardo di Clervaux)

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  4. Gioia dei giusti...
    È bello essere in questa schiera....
    Meritarla....
    Io non mi sento di appartenere, non merito.....
    Mi sono messo in cammino per qualcosa che mi dia speranza , che non calcoli tutto, che non pesa le mie capacità, che mi accetti per quello che sono!
    A mia volta,gratificato di ciò,MI VA,DESIDERO , vedere l' altro come me stesso.
    Questa è la palestra che frequento

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  5. Il Signore chiama continuamente, ogni giorno, ogni momento, la sua voce mi chiama, ma a cosa? Prima di essere chiamata ad essere madre, moglie, docente, amica, sono chiamata ad accogliere l'amore di Dio. Quando Dio chiama lo fa amando. Poi il suo amore mi porta anche ad andare dove io non voglio

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  6. Credo di poter testimoniare che nella mia vita ho ricevuto "cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi"
    poiché il Signore sempre mi ha soccorso nel bisogno
    "Il Signore sostiene quelli che vacillano
    e rialza chiunque è caduto. 
    15 Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa
    e tu provvedi loro il cibo a suo tempo. 
    16 Tu apri la tua mano
    e sazi la fame di ogni vivente."
    (Sal144)

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  7. Ti rendo lode Padre signore della terra e del cielo perche hai piccoli hai rivelato i misteri del regno.... è con profonda gratitudine che mi rivolgo al Padre nella gioia di questa pagina della Sua Parola: non c e nessuno che abbia lasciato casa fratelli sorella e madre e campi per causa mia e del Vangelo che non riceva gia ora cento volte tanto ...... Lui mi ha dato e mi da il dono di sperimentarlo questa Parola ho in cuore volti persone una grande folla che Lui ha messo sulla mia strada... mio Dio ti lodo e ti benedico.Amen quanto sei grande!

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  8. Sono chiamata ad uscire da me stessa uscire fuori, sono chiamata alla conversione......
    Signore che bello ! Io ti prego per questo, poiché sono tentata di rimanere al chiuso per paura delle persecuzioni, di non espormi troppo nel cammino dietro a Te, per non essere giudicata dal mondo.
    Liberami dalle paure, Tu puoi.
    Mi indichi Signore un nuovo modo di vivere e mi prometti che il nuovo è salvifico, liberante, che grande sarà la mia gioia quando finalmente comincerà la vita nuova.....
    Io spero in questo e ti prego per questo.

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