Seconda lettura del 6 marzo 2019

Lasciatevi riconciliare.
2Cor 5, 20-6,2

"Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta.
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.
Egli dice infatti:
«Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza 

ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!"

La seconda lettera che Paolo scrive ai Corinzi parte da una realtà difficile.
Paolo era già stato a Corinto ad evangelizzare e ne era nata una grande comunità, con cristiani che provenivano da tante religioni e nazionalità diverse.
In questa lettera si intravede, anche se non ne viene delineato il motivo, che in sua assenza erano sorti degli attriti tra lui e i Corinzi, forse dovuti a nuovi evangelizzatori che mettono in discussione la sua predicazione.
In occasione del suo ritorno in quella comunità, egli si fa precedere da questa lettera per trovare riconciliazione e chiarire il suo atteggiamento di guida responsabile e attinente alla verità del Vangelo.
Questo brano è preceduto dall'affermazione: il ministero della riconciliazione è stato affidato a Paolo da Cristo stesso (cfr. v. 18).
È un'affermazione grandiosa: la riconciliazione è per l'apostolo delle genti una missione, un compito imprescindibile!
L'annuncio del Vangelo coincide per lui con l'annuncio della riconciliazione che viene dal Padre.

"Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio".
Sorpresa: non siamo noi a supplicare che Dio si riconcili con noi, ma è Lui a supplicarci di lasciarci riconciliare!
Ma non è l'offeso che deve chiedere scusa?
Quando mai colui che è stato offeso si presenta a chiedere perdono?
Questa affermazione scardina l'idea di Dio che è appunto un'idea solo umana e non la realtà.
La nostra pervertita spiritualità guarda a un Dio adirato e sempre offeso. E la vita diventa uno sforzo continuo a rabbonirlo e a nasconderci per i peccati che lo fanno adirare.
Paolo annuncia una novità inaspettata e disorientante e Dio fa un ribaltamento da capogiro!
Supplica noi, che l'abbiamo "offeso e deluso", di "lasciarci" (notate il passivo!) riconciliare con Lui.
Il grande desiderio del Padre è stare con noi, raggiungerci, convincerci della sua volontà di perdono e di accoglienza.
Ma quale abbassamento annuncia Paolo?! Quale volontà è nel Padre di cercarci, convincerci che ci ama e coprire il nostro peccato che ci fa fuggire da lui?
Silvano Fausti, a cui vi rimando per approfondimenti, ha  scritto un concetto crudo ma quanto mai rivelatore su questa realtà:
"Il ministero di riconciliazione è la «sdemonizzazione» di Dio. Rende giustizia a lui, riconoscendogli ciò che è suo: il suo amore infinito per tutti e per ciascuno. E giustifica (fa giusti) noi, che accogliamo il suo amore e viviamo finalmente la nostra verità di figli e fratelli"

"Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio".
Alla luce di ciò che abbiamo scoperto del ministero affidato a Paolo, queste parole si illuminano di significato: Cristo ha avuto per primo questo compito dal Padre.
Distruggere le distanze con l'umanità, riportarci al Padre così tanto giustificati da diventare sua giustizia, è una cosa così impossibile che solo lui la poteva realizzare!
Altra rivelazione di discesa vertiginosa: il Figlio che è Luce si fa tenebra per entrarci come un cavallo di Troia e distruggerla.
Anche Isaia lo aveva profetizzato: "Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti"! (Is 53,6).
Ma vederlo concretamente nel male che si è abbattuto su Gesù innocente, che muore con l'accusa infamante di sacrilego e nel modo degli schiavi, crocifisso, è veramente troppo!

"Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio.
Egli dice infatti: «Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!"
Non è rimandabile l'incontro.
Il Signore ha fretta di entrare nella nostra vita:
"Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.
Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono" (Ap 3, 20-21).
L'amore di Dio ci cerca, bussa alla nostra porta, rispetta, ma è trepidante come un innamorato che desidera il momento in cui apriamo, per togliere un impedimento che solo noi vediamo.
È la fretta di cui parla Gesù, è la necessità irrimandabile, la ferma decisione che lo muove verso Gerusalemme (cfr. Lc 9, 51).
Ogni momento è quello giusto per entrare in questo amore. Ora è il giorno dell'appuntamento tanto atteso.

È troppo dirompente il messaggio del ministro della riconciliazione!
Esagera Paolo nel credere ad una tale spoliazione di divinità del Figlio che sprofonda nella nostra carne segnata dal limite e dal peccato?
Non ci convince perché veramente è troppo?
Si, l'Amore del Padre è troppo!
Lasciamo oggi che ci riconcili, permettiamo di raggiungerci e arrendiamoci all'evidenza che l'amore, impossibile a noi, è stato messo nelle nostre mani affinché ce ne cibassimo, come un pezzo di pane.

Commenti

  1. Il messaggio fondamentale della Bibbia è che Dio ha riconciliato gli uomini con sé. Dio non ha bisogno di essere riconciliato, perché egli è per essenza amore e misericordia. È l’uomo invece, diventato colpevole, che si è separato interiormente da Dio. La colpa significa sempre una spaccatura. Se mi addosso una colpa, ho sempre l’impressione di non poter più comparire innanzi agli occhi degli altri e di dovermi nascondere – come Adamo ed Eva – davanti a Dio. Il messaggio dell’amore misericordioso di Dio, che colma questa spaccatura interiore, mi permette di presentare a Dio tutto quello che c’è dentro di me. La croce di Gesù non produce il perdono. Dio non perdona perché Gesù è morto in croce, ma perché egli è Dio. Tuttavia la croce è per noi la più efficace comunicazione del perdono. Quando vedo che Gesù in croce perdona ai suoi uccisori, posso confidare che in me non c’è nulla che non possa essere perdonato. Così la croce rafforza la mia fiducia nell’amore perdonante di Dio. Se medito la croce, so questo: sono accolto da Dio incondizionatamente. Anche la mia colpa non mi separa da lui.  (Anselm Grun)

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  2. Ma che significa, in senso esistenziale e psicologico, riconciliarsi con Dio? Una delle cause, forse la principale, dell’alienazione dell’uomo moderno dalla religione e dalla fede è l’immagine distorta che esso ha di Dio. Qual è l’immagine “predefinita” di Dio nell’inconscio umano collettivo? Basta, per scoprirlo, porsi questa domanda: “Quali associazione di idee, quali sentimenti e quali reazioni sorgono in te, prima di ogni riflessione, quando, nella preghiera del Padre nostro, arrivi a dire: “Sia fatta la tua volontà”?
    Chi lo dice, è come se chinasse interiormente la testa rassegnato, preparandosi al peggio. Inconsciamente, si collega la volontà di Dio con tutto ciò che è spiacevole, doloroso, a ciò che, in un modo o nell’altro, può essere visto come mutilante la libertà e lo sviluppo individuali. È un po’ come se Dio fosse nemico di ogni festa, gioia, piacere. Un Dio arcigno e inquisitore.
    Anziché una volontà d’amore che vuole solo la felicità dell’uomo, la volontà di Dio, gli appare come una volontà ostile. All’origine di tutto c’è l’idea di Dio “rivale” dell’uomo che il serpente instillò nel cuore di Adamo ed Eva e che alcuni pensatori moderni si incaricano di tenere in vita, affermando che “dove nasce Dio muore l’uomo” (Sartre).
    Certo, non si è mai ignorata, nel cristianesimo, la misericordia di Dio! Ma ad essa si è affidata soltanto l’incombenza di moderare gli irrinunciabili rigori della giustizia. La misericordia era l’eccezione, non la regola. L’anno della misericordia è l’occasione d’oro per riportare alla luce la vera immagine del Dio biblico che non solo fa misericordia, ma è misericordia.
    “Dio è amore” (1 Gv 4, 8.16).
    Questo amore è una libera concessione, potrebbe non esserci; è hesed, grazia e misericordia. Il peccato dell’uomo non cambia la natura di questo amore, ma provoca in esso un salto di qualità: dalla misericordia come dono si passa alla misericordia come perdono.
    Dall’amore di semplice donazione, si passa a un amore di sofferenza, perché, misteriosamente, Dio soffre di fronte al rifiuto del suo amore. “Ho allevato e fatto crescere figli, dice Dio, ma essi si sono ribellati contro di me” (Is 1, 2). Chiediamo a tanti padri e a tante madri che ne hanno fatto l’esperienza, se questa non è sofferenza, e tra le più amare della vita. 
    (Raniero Cantalamessa)

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  3. La parola latina reconciliatio significa originariamente il ristabilimento di amicizia, una rappacificazione. Il verbo corrispondente reconciliare significa: rimettere in ordine, ristabilire, unire nuovamente, rendere di nuovo sano, rappacificare. Il significato originario intende dunque far capire che Cristo, mediante la sua morte in croce ha ricondotto gli uomini all’amicizia con Dio, dal quale si erano allontanati. Riconciliazione significa quindi anche che sappiamo trattare noi stessi in modo amichevole, che consideriamo nostro amico tutto ciò che è in noi. Molti esseri umani non hanno una relazione né con Dio, né con se stessi. La riconciliazione significa che finalmente riescono a prendere contatto con se stessi e solo allora diventano capaci anche di entrare in relazione con gli altri e con Dio.
    (Anselm Grun)

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  4. Numerose volte posso apparire distratto,quasi assente..da me stesso?
    E' importante ascoltarmi su questo!
    Posso vivere un momento particolare, già pensando a quello successivo ,NON gustando il presente e la realtà di me stesso in quell' istante.
    Questo mi condiziona la qualità del quotidiano...
    Non gusto nemmeno quello che LUI mi grida a squarciagola...
    Tranquillo gusta questo c.....di momento,non ti preoccupare già del dopo!!!
    Quindi LUI rimane ancora li ad aspettare, promtp ad accogliere questo testardo,teso al DOPO!!!!

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  5. Questo brano con tutte le varie spiegazioni che ne seguono, mi ha veramente spiazzata......È un brano non solo disarmante, ma che mi ha inondata di meraviglia ,mi sono detta: wow non posso crederci, è troppo bello per essere vero! E la cosa ancora più incredibili è che... è proprio vero! Difronte a questa lettura mi viene solo da dire...grazie Padre , che questa bella e buona notizia sia sempre impressa nel mio cuore ti lodo e ti benedico per il tuo immenso amore.

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    1. "...lento all'ira e grande nell'amore.."
      Anch'io sono madre e quante volte mi sono lasciata prendere dall'ira,ma è durato un attimo,per poi abbracciarè i miei figli e dimenticare tutto.
      Signore ,tu sei padre ed io figlia e come tale mi pongo davanti a te con tutte le mie mancanze,sicura di essere accolta.

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  6. ..aiutami a fare ordine nella mia vita,a fare spazio alla tua parola;a dare vita alle mie giornate.
    Tu che sei padre e tutto conosci,crea in me uno spirito nuovo,accogliente,aperto al Bene;alleggerito e libero da ogni peso.
    Benedicimi Padre Santo

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  7. Mi colpiscono molti passaggi dei commenti... si l' uomo non ha una relazione con Dio e se ce l'ha è una relazione di sudditanza piuttosto che di figliolanza... sia fatta la tua volontà è una frase "ambigua", perché spesso il desiderio è che lui faccia la mia volontà piuttosto che il contrario... del resto la "sua volontà " sembra dover per forza essere negativa e pesante e quindi io mi candido alla "malsopportazione" e torno così alla mancanza di relazione di cui prima... chi mi ha messo nel cuore questi semi sbagliati? Padre che puoi e che vuoi, riconciliami a te ed al tuo vero volto

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