Prima lettura del 23 marzo 2019

Si compiace di manifestare amore
Mi 7, 14-20

"Pasci il tuo popolo con la tua verga,
il gregge della tua eredità,
che sta solitario nella foresta
tra fertili campagne;
pascolino in Basan e in Gàlaad
come nei tempi antichi.
Come quando sei uscito dalla terra d'Egitto,
mostraci cose prodigiose.
Vedranno le genti e resteranno deluse
di tutta la loro potenza.
Si porranno la mano sulla bocca,
i loro orecchi ne resteranno assorditi.
Leccheranno la polvere come il serpente,
come i rettili della terra;
usciranno tremanti dai loro nascondigli,
trepideranno e di te avranno timore.
Quale dio è come te,
che toglie l'iniquità e perdona il peccato
al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira,
ma si compiace di manifestare il suo amore.
Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.
Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo il tuo amore,
come hai giurato ai nostri padri
fin dai tempi antichi".

L'ultimo capitolo del libro di Michea descrive la sfiducia diffusa nella società del suo tempo.
Arriva perfino a dire: "Non credete all’amico, non fidatevi del compagno. Custodisci le porte della tua bocca davanti a colei che riposa sul tuo petto" (7,5).
Che succede? Da dove viene tanto pessimismo nella società del tempo?
Il periodo in cui vive il profeta è caratterizzato da una diffusa corruzione morale dei capi politici e religiosi, da una grave crisi economica a causa delle tasse da pagare alle super potenze dell'epoca e da una profonda crisi sociale alla ricerca di un cambiamento.
Michea scrive dal 715 al 686 avanti Cristo, eppure sembra di ascoltare il nostro telegiornale!
Il profeta, il cui nome significa "chi è come Dio", è contemporaneo e forse discepolo dei profeti Isaia e Osea.
Attorno a lui c'è una giungla, il pericolo assiro è alle porte di Israele, eppure il suo sguardo si alza fiducioso verso il Signore.
In un tempo così fosco rinasce, col suo annuncio profetico, la speranza di un Israele futuro "rinato dall'alto", opera che solo Dio può realizzare.
Egli spinge ad aspettare il Messia e la riabilitazione di Gerusalemme che diverrà centro di pellegrinaggio escatologico di tutti popoli, in cerca di luce e speranza.
Michea non è un pessimista ad oltranza che vede male dappertutto, né un illuso che crede in un epilogo all'americana: "andrà tutto bene!"
Egli ha fede che, nonostante questa profonda crisi morale, etica e religiosa,  "la grazia del Signore è per sempre!".
Il ricordo del cammino di liberazione dall'Egitto, considerato dai profeti come un tempo di "fidanzamento" del popolo con il suo Dio, spinge la preghiera del profeta a chiedere che siano di nuovo visibili quei prodigi.

"Vedranno le genti e resteranno deluse
di tutta la loro potenza".

Quelli che ora oscurano il presente, tremeranno e si nasconderanno, muti e senza parole davanti alle meraviglie di Dio.
Si vedrà davanti a tutti che la loro potenza era effimera e che l'unico potente per sempre è il Signore.
Chi invidia la tracotanza dei potenti, rimarrà deluso di come svanirà presto il loro potere.
Questi versi riecheggiano nelle parole del Magnificat di Maria 700 anni dopo.
I potenti di tutti i tempi vengono svelati in ciò che sono veramente: colossi con i piedi di argilla! 
La loro vita andrà in rovina, dice il Salmo 1, rimandando al crollo della pretesa di toccare il cielo degli abitanti di Babele.

Nel v. 18 esplode una domanda che è insieme un atto di fede : "Quale Dio è come te, che toglie l'iniquità e perdona il peccato?!".
Paradossalmente proprio nell'esperienza amara del peccato e del fallimento si rivela l'autentico volto di Dio.
Non il volto di un Dio lontano, ma il Dio Unico e vicino a quanti lo invocano nel tempo dell'angoscia. 

Dio non è rancoroso in eterno ma "si compiace di manifestare il suo amore". 
Il diletto del Signore, la sua gioia è mostrare quanto ci ama!
Verrebbe da gridare anche oggi: ma quale dio è come il nostro Dio?

Gli altri due versetti dicono che il Signore vede il nostro peccato come un nemico da cui liberarci presto:
"Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati".

Il peccato è scagliato più lontano possibile: l'abisso del mare così inavvicinabile per noi, diventa il sepolcro delle nostre colpe, già schiacciate e rese innocue dal Signore.
Una buona notizia evangelica è pronunciata proprio dentro una realtà che non fa intravedere niente di buono, se non agli occhi di un profeta e di un uomo di fede.

"Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo il tuo amore,
come hai giurato ai nostri padri
fin dai tempi antichi".

La fedeltà alle tribù Giacobbe e l'amore rivelato ad Abramo nella discendenza, sono promessi per sempre, e niente può fare vacillare la sicurezza che l'alleanza di Dio, dal passato arrivi nel presente.

Michea annuncia in questo brano che i potenti "trepideranno e di te avranno timore". 
Sembra di vedere, dopo 700 anni, il terrorizzato Erode all' annuncio della nascita di un re bambino da un gruppo di astrologi venuti dall'Oriente.
La sua profezia sul Messia più famosa sarà quella che confermerà che un bambino, nato a Betlemme, è il dominatore del mondo.
Proprio le parole di Michea (cfr Mi 5,1) rivelano ai capi religiosi e agli scribi il luogo sperduto della Palestina, il cui nome significa "casa del pane" in cui va cercato il Messia: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: 
da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele" (Mt 2, 5-6).

I periodi considerati peggiori in una società sono i più propizi per fare udire la voce dei profeti che annunciano l'opera salvifica di Dio.
Anche oggi Michea, col suo lucido realismo e la sua fede nel Dominatore del tempo e della storia, ci viene in aiuto per consolarci e mostrarci la salvezza.

Commenti

  1. La domanda retorica: “ Quale Dio è come te?” (cfr. Esodo 15,11; Salmo 35,10), ricorda il nome “Michea” (Micaiah) e può essere un gioco di parole, infatti il nome significa: "Chi è come il Signore?" La risposta è ovvia: nessuno è come il Signore! La domanda è un modo per affermare l’incomparabilità di Dio, incomparabile nel perdono e nella misericordia.
    Michea afferma alcune verità su Dio.
    Dio perdona l’iniquità e passa sopra la colpa (cfr. Michea 1,5; 3,8; 6:7) del residuo d’Israele (cfr. Michea 2,12; 4, 7; 5,7-8) della sua eredità (cfr. Michea 7,14).
    La caratteristica di Dio che lo delimita come unico è qui indicato come la sua capacità e volontà di perdonare i peccati.
    In questo verso vediamo che il profeta usa tre parole per indicare il peccato: iniquità (ʿāwōn vv.18,19), colpa(pešaʿv.18) peccati (ḥaṭṭāʾṯ v.19)
    Questo ha l'effetto di sottolineare la capacità e la completezza di Dio di perdonare tutti i tipi di peccato.
    (www.predicheonline.it)

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  2. Troppe cose ci fanno tenere gli occhi bassi, piegano la nostra testa verso ciò che è terreno, materiale, contingente. Nella Bibbia, però, si legge di un uomo che, nonostante vivesse in una società piena di cattiverie, ingiustizie e difficoltà, dichiarò: “Ma io volgo lo sguardo al Signore, spero nel Dio della mia salvezza, il mio Dio mi esaudirà. (Michea 7,7)

    insegnaluce.wordpres.com

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  3. “Egli tornerà ad aver pietà di noi,
    calpesterà le nostre colpe.
    Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati (le nostre colpe affogate: è un’immagine che rievoca il racconto che leggiamo nel cap. 14 dell’Esodo, laddove il faraone, i cavalieri e i carri sono gettati nel mare).
    Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
    ad Abramo la tua benevolenza,
    come hai giurato ai nostri padri
    fino dai tempi antichi”.
    La certezza che rimane incrollabile riguarda la fedeltà di Dio alle promesse che egli rivolse ai patriarchi anticamente, nonostante tutto quel che è successo e sta succedendo. Il disastro nel quale è travolta la città, e poi un regno e un popolo, una generazione, un’altra e un’altra; tutto questo non invalida il valore di quelle promesse; questa storia così dolorosa porta in sé la rivelazione di un dolore che, nel segreto di Dio, è già portatore di una fecondità inesauribile nell’amore, che fa sorgere la luce nelle tenebre e fa di un’umanità derelitta, sconfitta e meritevole di condanna come la nostra, una creatura chiamata a maturare nella sapienza dell’amore.
    (Pio Parisi)

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  4. Amore di chi....
    Tutto mi parla di amore,
    Non dell' UNICO che desidero,que que a fondo perduto
    Allora non devo mirare all' altezza dei miei occhi...
    Guardare in alto!
    Si e vero...ma devo provarlo,devo giornalmente,tuffarmi...in ESSO!
    Ma io sto sempre tutto,non guardo a terra,...
    Legato ad un riparo,ad un qualcosa che mi trattiene e che non mi fa lanciare verso questa libertà di vita....
    La spensieratezza di un bimbo che d' affida al padre ed alla mamma!
    Su questo devo lavorare,fidandomi adesso sul SUO aiuto; solo non vado da nessuna parte.
    Grazie Signore!

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  5. Non la tua ira Signore,ma solo la tua grazia è per sempre: l'unica porta che non è stata mai sbarrata è la tua Signore; l'unica porta che trovo ancora aperta in attesa che anche l'ultimo entri è la tua Signore : nel tempo del bisogno ti trovo ancora li' ad aspettarmi a braccia aperte.
    Benedetto sei Tu Signore
    Cecilia

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  6. Non conoscevo Michea lo scopro solo ora e mi colpisce tanto la fiducia che ha in Dio nonostante la bufera di quel periodo che lo circonda. Sono anche i periodi che ci appartengono oggi ad ognuno di noi, perché tante cose e di continuo minano alla nostra vita.
    Signore anche io come il profeta Michea volgo lo sguardo verso di te e con fiducia mi aggrappo a te con tutte le mie forze, sicura di non rimanere delusa.
    Da sempre e per sempre Tu sei in mezzo a noi, grazie per la tua viva presenza.

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