Prima lettura di domenica 3 marzo 2019


La morte è stata ingoiata!
1 Cor 15, 54-58

"54 Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:

      La morte è stata ingoiata per la vittoria.

55 Dov'è, o morte, la tua vittoria?
      Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? 
56 Il pungiglione della morte è il peccato 
      e la forza del peccato è la legge.
57 Siano rese grazie a Dio 
      che ci dà la vittoria per mezzo 
      del Signore nostro Gesù Cristo.

58 Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore".


“Morte, non hai più presa su di noi. Le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati; i bagliori delle guerre, le sofferenze dei poveri sono agli ultimi rantoli. La fame, il razzismo, la droga sono votati al fallimento. Le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera. L’uomo non nasce per morire, ma muore per risorgere”.


Con queste bellissime e profetiche parole di Don Tonino Bello, inizio a meditare su questo brano di Paolo che è un inno vittorioso sulla morte.

Un po' prima di questo Paolo annuncia ai Corinzi un mistero, cioè rivela una verità di fede: tutti saremo trasformati (v. 51).
In che consiste questa trasformazione?
"È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità". (v. 53)
Paolo dice che attendiamo il momento in cui sarà visibile che il nostro corpo mortale, quindi destinato a tornare nella polvere, si trasformi a immagine di quello del Figlio. Quindi è destinato al Padre!
Già l'anticipo nella speranza di questa trasformazione ci viene data nel battesimo: siamo immersi nella morte di Cristo per morire con lui e con lui entrare nella resurrezione.
Entriamo nell'acqua corruttibili e ne usciamo trasformati in incorruttibili.
Il battesimo è certezza che la morte di ogni uomo è distrutta dalla morte abbracciata da Dio!
Quello che più ci fa male, da cui cerchiamo di scappare ogni giorno, Dio l'ha scelta per sé affinché fosse distrutta.

La resurrezione è stata inaugurata, per tutti gli uomini, dal risorgere, rialzarsi della primizia dei figli di Dio: Gesù Cristo.
Il primo varco nella morte, che era un'ineluttabile certezza per gli uomini, è avvenuta nella notte di Pasqua di circa 2000 anni fa.
Questo evento storico, concreto è una lacerazione che apre l'unica speranza nei miliardi di morti storiche certe di tutti gli uomini che ci hanno preceduto.
Una prova contro tutte.
Una crepa impercettibile nelle miriardi di certezze, come la fessura in una diga in cui poche gocce che escono da un forellino, diventano la causa di distruzione dell'intera costruzione.

"La morte è stata ingoiata per la vittoria".
Se prima la morte fagocitava uomini, la resurrezione adesso ingioia la morte!
Sua è l'ultima e definitiva parola!
La morte è stata zizzita mediante il silenzio del venerdì santo.
Il Morto ha distrutto la morte!
Prendendosi Cristo la morte ha fatto autogol ed è stata distrutta.

Paolo dice: "... si compirà la parola della Scrittura". (v. 54)
Questa è l'attesa dell'umanità:  che tutta la Scrittura si compia così come è stato profetizzato.
E il compimento massimo è Cristo risorto dai morti!
Alla luce del Risorto ogni pagina della scrittura si disvela nel suo senso ultimo e definitivo.
Ecco perché Gesù dice di essere venuto per compiere la scrittura.
"Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento" (Mt 5,17).
Se la Parola è Buona Notizia, allora il suo senso ultimo è la Vita.
Non può essere che l'ultima parola ce l'abbia la morte.
La nostra vita sente di essere chiamata a crescere per sempre, a vivere sempre nel Padre.
Questa certezza ci viene data proprio dal Figlio e dalle parole dette a Marta.
Ella che si era presa la parte mgliore ascoltandolo prima, adesso, nel momento più buio, che è subire la morte del fratello Lazzaro, ascolta il compimento di quella parola :
"Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno". (Gv 11, 25-26)

"56 Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge".
La legge, che come un pedagogo doveva condurci al Padre, si è rivelata, un nemico, contro di noi  perché ci smaschera come peccatori.
Ci è infatti impossibile seguirla in tutto e ci scopriamo incapaci di coerenza, inpossibilitati ad essere fedeli, ipocriti perché cerchiamo di aggirarla.
Il circolo vizioso tra legge e peccato porta dunque alla morte.
Che rivoluzione queste parole pronunciate da Paolo che da ebreo, osservante farisaico della legge, esprime la certezza che dare la vita per seguirla è distruttivo!
La legge ci svela quindi i nostri nemici, tutti riconducibili al peccato.
L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte” (1 Cor 15, 26).
La morte è un nemico che ci insidia da vivi!
Ci addolora con la morte di chi amiamo, ci ossessiona con la paura di essere in balia sua, ci blocca le gambe con l'incertezza e la precarietà.
È il vero grande nemico, madre di tutti gli altri, che avvelena la vita.
E se anche noi scappiamo da essa, possiamo solo buttarci ancora di più nelle sue braccia.
Invece la morte di Cristo l'ha vinta per sempre proprio entrandoci dentro.
Lui è la Luce che irrompe nelle tenebre e le tenebre non l'hanno afferrato, non l'hanno vinto! (cfr. Gv 1, 5)

"57 Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo".
Questo annuncio fa aprire al canto e alla lode: solo per mezzo del Signore ne usciamo vittoriosi!
Questa vittoria non è certo stata mai alla nostra portata.
Cristo ha vinto la morte e condivide con noi la sua vittoria.
Abbiamo avuto bisogno  di un forte che combattesse per noi e per tutti gli uomini che ci hanno preceduto. Tutti perdenti!
Abbiamo avuto bisogno di un Salvatore che vincesse una volta per sempre il nemico pubblico numero uno, l'invincibile per noi.


"58 Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.".
Paolo conclude l'esultanza dell'inno con un'esortazione quanto mai necessaria.
La fede nella resurrezione non ci esime dalla fatica di credere, combattendo in mezzo a mille contraddizioni e dubbi: "Credo; aiuta la mia incredulità!" (Mc 9,24).
La fatica dello "sperare contro ogni speranza" (Rom 4,18) come il nostro padre Abramo, è cercare continuamente segni per alimentare la nostra debole speranza.
La fatica della carità è cercare la forza di rialzarci e combattere la stanchezza, insieme ai fratelli, nell'attesa che si manifesti l'amore di Dio.

Bisogna essere perciò "saldi e irremovibili" affinché fede, speranza e carità siano sempre accese.
Il nostro “stare”, con Cristo, stare sotto la Croce,  come la madre, è il segreto del progredire sempre più nell’opera del Signore.
E come diceva Don Tonino Bello, anche se le distruzioni della morte sono tutti i giorni sotto i nostri occhi, la morte ha i giorni contati e la nostra vita avanza verso la resurrezione!

Commenti

  1. "La Morte aveva finito il suo beffardo discorso e la voce di nostro Signore risuonò fragorosamente nello Sheol, aprendo ogni tomba una per una. Terribili spasimi afferrarono la Morte nello Sheol; dove la luce non era mai stata, raggi brillarono dagli angeli che erano entrati per far uscire i morti a incontrare il Morto che ha dato vita a tutto. La morte di Gesù è un tormento per me (dice la Morte), vorrei averlo lasciato vivo: sarebbe stato meglio per me che la sua morte. Qui c’è un morto la cui morte trovo detestabile; alla morte di ogni altro io gioisco, ma la sua morte mi tormenta, e aspetto che torni alla vita: durante la sua vita egli ha fatto rivivere e portato di nuovo alla vita tre morti. Ora attraverso la sua morte i morti che sono venuti di nuovo alla vita mi calpestano alle porte dello Sheol quando vado per trattenerli. Correrò e chiuderò le porte dello Sheol davanti a questo Morto la cui morte mi ha rapinato. Chi sentirà ciò si meraviglierà della mia umiliazione, perché sono stata sconfitta da un Morto venuto da fuori: tutti i morti vogliono andare fuori, e lui insiste per entrare. Un farmaco di vita è entrato nello Sheol e ha riportato i suoi morti indietro alla vita". (Efrem il Siro, Inni sulla Risurrezione, n. 36, 11.13.14, Lipa 1999).

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  2. "Il pastore di tutto è disceso, si è abbassato a cercare Adamo, la pecora che si era perduta; sulle sue spalle l’ha portata, alzandola: egli era un’offerta per il padrone del gregge. Benedetta sia la sua discesa! Egli spruzzò rugiada e una pioggia datrice di vita su Maria terra assetata. Come un chicco di frumento scese di nuovo allo Sheol, per balzare su come intero covone e nuovo pane. Benedetta sia la sua offerta! Dall’alto Egli è sceso come Signore, dal ventre è uscito come un servo, la Morte si è inginocchiata davanti a Lui nello Sheol, e la Vita l’ha adorato nella sua risurrezione. Benedetta sia la sua vittoria!" (Efrem il Siro, Inni sulla Risurrezione, n. 1, 2.3.8, Lipa 1999).

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  3. Lo scorpione inietta in chi lo tocca un veleno
    letale attraverso il pungiglione della sua coda. Paolo, prende lo spunto da questo esempio, per far capire quello che fa la morte: attraverso il peccato conduce a sé chi si illude di potersi salvare solo
    con le proprie forze, prescindendo totalmente da Dio e dalla Sua Grazia. Esprime pertanto la sua riconoscenza al Signore, che ha abbattuto il predominio della morte con l’evento pasquale: “Siano
    rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù
    Cristo” (v.57).
    (sussidio su 1 Corinzi della diocesi di San Miniato)

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  4. Belle tutte queste considerazioni!
    Spiace per me,ma cosa volete,non gioisco per tale vittoria!
    Nel senso che io davanti alla morte rimango ancora Annientato!
    È vero quello che S.Paolo,il Siro et altri
    Non ho fatto mia questa Gustazione.....
    Non sono maturo ...non ho fatto questo tipo di esperienza liberatrice.
    È solo speranza ....
    Pietà di me o Signore!

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  5. Proprio stamattina ho avuto notizia che stanotte un alunno della scuola dove insegno, a soli 18 anni, è stato investito da un pirata della strada ed è morto. La morte lascia sempre senza parole, ci incute paura, istintivamente ho subito pensato ai miei figli, e che uno di loro poteva essere lì, su quella stessa strada. Quanta fatica devofare per abbandonarmi alla volontà di Dio, solo l'ascolto della Parola mi può preparare alla morte, solo la memoria di tutti i segni che Dio è sempre stato con me e lo sarà ancora di più in quel momento, mi aiuta ad alzare gli occhi al cielo e dire Padre allontana da me questo calice, ma non la mia, ma la tua volontà. Credere nella presenza salvifica di Gesù non significa essere esonerato dalla sofferenza o dalla morte, ma mi aiuta a sapere che siamo in due a vivere quei momenti, io debole e fifona, l'Altro, il Forte che prende su di se ogni mia paura.
    Benedetto sei Signore che hai sconfitto la morte e potere non ha più

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  6. La lettura di oggi è balsamo per il cuore di chi ha vissuto, vive e vivrà l'esperienza della morte di persone care. La consapevolezza che ci ha dato l'unico maestro, con la sua morte e la risurrezione, è che con la morte si può vincere la morte. Davanti a nostro Signore avremo la certezza che il male è stato sconfitto per sempre e vivremo l'eternità...

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  7. Signore la mia vita è nelle tue mani, solo con te e la tua grazia io non sono in pericolo, niente e nessuno può togliermi la vita .Tu sei luce che entra nelle mie tenebre.
    Tu sei il mio Salvatore , sostenimi in questo cammino di fede se pure faticoso , ma sempre vivo nella speranza della resurrezione.

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