Prima lettura del 7 marzo 2019

Scegli la vita! 
Dt 30,15-20

"Mosè parlò al popolo e disse: 

«Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore, tuo Dio, ti benedica nella terra in cui tu stai per entrare per prenderne possesso. 
Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli, oggi io vi dichiaro che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano. 
Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare nel paese che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe»".

È bello sentire Mosè parlare e insegnare!
La tradizione di Israele lo considera il maestro per eccellenza.
Tutto il discorso di Mosè ha una finalità: spingere la discendenza di Abramo verso la Vita!
Si sta per realizzare la promessa della terra a quella discendenza, quella su cui Abramo si era giocato tutta la vita.
La promessa non è solo per Abramo: questa terra è data a tutte le generazioni, le presenti e le future.
Il Signore è fedele alla promessa fatta ad Abramo, Isacco e Giacobbe, una promessa di fecondità, quindi di vita che continua, e una promessa di una terra da abitare in pace.
E a tutte le generazioni è rivolto l'appello, al singolo, ma anche alle comunità, di scegliere e indirizzarsi verso l'unica strada percorribile che è quella della vita.

Poco prima di queste parole Mosè aveva detto al popolo della parola del Signore, del suo comandamento:
"Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo? 
Non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?". Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica" (Dt 30,12-14).
La parola è vicina, nella bocca e nel cuore perché diventi vita.
Con la forza di questa parola interiore Israele ha camminato nel deserto, sta camminando verso la terra che l'aspetta, camminerà nella fede.
E per bocca del profeta è detto al popolo che è vero che ha davanti vita e morte, ma la sua vocazione, la sua chiamata è alla vita.

Colpisce l'espressione: "Davanti a te il bene e il male, la vita e la morte". Per capirla meglio, partiamo dal realismo pieno di speranza di Paolo in Rm 7.
Non siamo neutri davanti a questa scelta, non riusciamo a scegliere quello che sembra evidente e sicuramente desiderabile.
Chi direbbe che vuole scegliere il male?!
Paolo con una lucidità incredibile, descrive l'attrazione verso il contrario della vita:
"Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio" (Rm 7,18-19). 
Chi di noi non è pronto a giurare sulla propria e altrui buona volontà? Ma la volontà buona è appesantita da qualcosa che la spinge al male che non si vuole.
E Paolo tira perciò questa conclusione:
"Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me"  (Rm 7,21).
Già Mosè diceva chiaramente che Dio tifa per noi e ci viene in aiuto con un comando, con una parola che ha forza:
"io ti comando di amare il Signore", “perché tu viva“. 
Ma se si guarda indietro, come gli schiavi  ebrei scappati che vorrebbero tornare alle cipolle degli egiziani (cfr. Nm 11,5), se vince questa strana legge che domina l'uomo, il cammino è certamente quello verso la morte.

Il cielo e la terra, cioè l'universo intero, sono chiamati a testimoniare che Dio non vuole la nostra morte, ma la vita.
Tutta la creazione è testimone della volontà salvifica del Padre, perché tutta la creazione vi tende.

La legge nella nostra carne, la promessa fedele di Dio: due poli della lotta che fanno la storia della nostra vita e della nostra fede. Finisce così in pari? 
Chi è il vincitore, vita o morte?
Paolo riconosce che la soluzione finale sarebbe sempre a nostro sfavore. Non potremmo liberarci da soli da questa propensione distruttiva.
Ma la vittoria c'è e non è la nostra: "Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!" (7,24-25).

"Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio".

L'esortazione di Mosè si realizza ma non negli sforzi del popolo, non nella buona volontà o nella sequela dei comandamenti, sempre elusi e disattesi.
Ciò che Mosè ha annunciato, solo Gesù, il Messia, lo ha compiuto.

Ogni giorno viviamo questa parola nella fatica di compiere il bene. Ogni giorno la vittoria di Cristo vince la legge della nostra carne. E ogni giorno dovremmo gridare: "Siano rese grazie al Padre per Gesù Cristo nostro Signore"!
Il bene ora ha una nuova origine, la vittoria di Cristo, alla quale si partecipa mediante la fede.
Questa parola di Mosè ci conforta e ci rivela quanto Dio ha fatto per tirarci fuori dalle tante morti quotidiane in cui il nostro bene naufraga nel male.
È una esperienza di libertà nuova.
La nostra LIBERTÀ È STATA LIBERATA da quella terribile legge. La nostra libertà ha bisogno di essere continuamente liberata.
E il Cristo ci è stato donato come liberatore e compitore.
Ascoltando Mosè conosciamo dove Dio vuole portarci, vivendo nel Cristo giungiamo alla terra promessa.

Commenti

  1. Questa Parola è vicina: “nella tua bocca e nel tuo cuore”(ver.14). In coscienza mi sembra di dover proporre una interpretazione della “scelta”, affermata dai vers.15-18, tra la vita e il bene, e la morte e il male. A me sembra che non bisogna dimenticare che tutto questo si colloca nella grande “liberazione” che solo Dio può operare. Dio cioè, passa accanto alla nostra vita, a noi prigionieri del Male, e ci porge il suo dono, la sua salvezza, la vita nuova, il grande ritorno, il grande cammino verso la Terra. Così dunque si pone la scelta: come accoglienza – o rifiuto! – del dono divino della salvezza, della vita e del bene. Scegliere la vita vuol dire accogliere il dono della salvezza divina che ci offre di poter uscire dalla nostra prigionìa di morte. Altrimenti rimaniamo nella nostra condizione oscura e prigioniera. Il ver.19 chiama a testimoni il cielo e la terra. Il commento ebraico li riferisce alla potenza eterna della Parola che, come il cielo e la terra, si muove sempre nella stessa direzione di bontà e di pace. (Giovanni Nicolini)

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  2. LA DIDACHE'
    DOTTRINA DEI DODICI APOSTOLI

    Dottrina del Signore (predicata) ai gentili per mezzo dei dodici Apostoli.

    CAPITOLO 1
    1. Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie.
    2. Ora questa è la via della vita: innanzi tutto amerai Dio che ti ha creato, poi il tuo prossimo come te
    stesso; e tutto quello che
    non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri.
    3. Ecco pertanto l'insegnamento che deriva da queste parole: benedite coloro che vi maledicono e pregate
    per i vostri nemici;
    digiunate per quelli che vi perseguitano; perché qual merito avete se amate quelli che vi amano? Forse che
    gli stessi gentili non
    fanno altrettanto? Voi invece amate quelli che vi odiano e non avrete nemici.

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  3. Un padre che vuole la Vita per i suoi figli. Come concetto sembra facile ma poi l'uomo spesso sceglie di voltarsi indietro, la strada più facile, quella conosciuta, quella senza Rischio. Sembra chiaro come Dio ci chieda, così come un padre al proprio figlio di scegliere la Vita, sembra la stessa attenzione e preoccupazione di un padre al figlio adolescente. Nella Vita siamo parte attiva, ci lasciamo amare senza paura anche se ogni giorno è un giorno nuovo e non sappiamo cosa ci riserverà. Conoscendo il nostro essere scettici Dio chiama come testimone la Natura. Ci mette in guardia con veemenza esortandoci a non scegliere la Morte.

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  4. Vita per me SOLO nelle scelte funzionali alla stessa.
    Male da dominare, quando non faccio memoria dei " regali" ricevuti!
    Ecco mi ritorna sempre la MEMORIA !
    Che possa mano a mano rendere sempre possibile il DONO gratuito di me,indistintamente!

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  5. Una parola sulla quaresimab

    "ritrovare il meglio di sé”

    «Siamo purtroppo abituati, anche nella predicazione, a guardare a noi stessi sempre a partire dal peggio: quello che non facciamo, quello che non riusciamo a testimoniare… il che è frustrante. Invece la Quaresima, con questa sorta di sussulto di volontà e decisione, è il tempo per prendersi qualche piccolo impegno di conversione. Ci rendiamo così conto che abbiamo delle possibilità e possiamo dare spazio al meglio di noi stessi, non al peggio. Spesso siamo rassegnati al peggio, ma in realtà il germe battesimale lavora in noi sempre e ogni tanto – e la Quaresima è l’ occasione – dobbiamo dargli più spazio. Questo richiede coraggio. Proclamando “Convèrtiti e credi al Vangelo” all’ imposizione delle ceneri, la Chiesa ci ricorda che è possibile convertirci, camminare, cambiare, crescere. Possiamo diventare “migliori”. Sarebbe già un bell’ inizio partire da questa fiducia che Dio ripone nella nostra capacità di essere figli e fratelli tra di noi».
    (Michael David Semeraro)

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  6. Quaresima e Battesimo

    Da sempre la Chiesa associa la Veglia pasquale alla celebrazione del Battesimo: in esso si realizza quel grande mistero per cui l’uomo, morto al peccato, è reso partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti. Fin dai primi secoli di vita della Chiesa la Quaresima era il tempo in cui coloro che avevano udito e accolto l’annuncio di Cristo iniziavano, passo dopo passo, il loro cammino di fede per giungere a ricevere il Battesimo a Pasqua. Successivamente anche i penitenti e poi tutti i fedeli furono invitati a vivere questo itinerario di rinnovamento spirituale, per conformare sempre più la propria esistenza a Cristo. Nelle domeniche di Quaresima si è invitati a vivere un itinerario battesimale, quasi a ripercorrere il cammino dei catecumeni, di coloro che si preparano a ricevere il Battesimo, in modo che l’esistenza di ciascuno recuperi gli impegni di questo Sacramento che è alla base della vita cristiana.
    (Giacomo Gambassi)

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  7. . La nostra libertà ha bisogno di essere continuamente liberata.
    E il Cristo ci è stato donato come liberatore e compitore......
    Rifletto su questa lettura e penso :come faremmo senza un difensore salvatore che continuamente ci libera e ci salva dalla morte?
    È chiaro che tra il bene e il male ,tra la vita e la morte io scelgo la vita, in tutti noi c'è questo desiderio , ma il male è accanto a me !.Signore converti il mio cuore al bene, apri i miei occhi alla condivisione con i fratelli bisognosi , sii Tu l esempio unico da seguire ,perché se conto solo su di me mi perdo. Tu sei luce, saggezza e verità hai a cuore la mia vita perché sei un vero Padre innamorato dei suoi figli e credere in questo è già una liberazione...
    Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!" (7,24-25).

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