Prima lettura del 28 marzo 2019

Voi sarete il mio popolo.
Ger 7,23-28

"Così dice il Signore: 

«Questo ordinai loro: “Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici”. 
Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola; anzi, procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio e, invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle. 
Da quando i vostri padri sono usciti dall’Egitto fino ad oggi, io vi ho inviato con assidua premura tutti i miei servi, i profeti; ma non mi hanno ascoltato né prestato orecchio, anzi hanno reso dura la loro cervìce, divenendo peggiori dei loro padri. 
Dirai loro tutte queste cose, ma non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. Allora dirai loro: Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, suo Dio, né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca»."

Geremia è un grande profeta, vissuto circa 600 anni prima di Gesù. Il suo nome significa "esaltazione del Signore".
Eppure la sua vita è stata molto combattuta e osteggiata dai conterranei che lo chiamavano "profeta di sventura", arrivando ad attentare alla sua vita più volte.
Uomo solitario a causa del suo messaggio impopolare (15,17), desiderava sposarsi con Giuditta ma Dio glielo proibí... (16,2). 
Le parole che promunciava lo mettevano in contrapposizione con le autorità del paese, con la politica del re e col popolo di ogni ceto sociale (26,8).

Il nostro brano è un lamento da parte del Dio dell'alleanza sulla sordità del suo popolo.
Il Dio dei padri "non vuole la moltiplicazione dei sacrifici" ma desidera l'ascolto, dicono i due versetti precedenti al nostro brano.
L'ascolto lega, crea comunione: "io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo". 
È il linguaggio nuziale del tempo dell'Esodo. Dio e il suo popolo camminano insieme verso la liberazione e una terra nuova.
Nel cammino il Signore si fa trovare e dona la sua vita.

Quella di essere figlio è l'identità profonda di questo popolo, smarrita a causa della durezza del suo orecchio.
È lo strano destino di un popolo nato dall'ascolto che fa resistenza proprio alla parola che lo ha generato.
Le parole e la vita di Geremia manifestano questo senso di sconfitta di Dio nei confronti di Israele, suo figlio.

Il profeta così bolla il popolo: "Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, suo Dio, né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca". 
Un popolo di dura cervice, cammina verso un baratro e non lo ferma neanche l'ammonimento di chi lo ama.
Il salmo di oggi dice: "Sono un popolo popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie" (Sal 94,10).
Quando Salomone è invitato dal Signore a chiedergli un dono, chiede "un cuore che ascolta" (1Re 3,9), un cuore docile alla voce dei profeti.

È "un'assidua premura" quella che manifesta il Signore per questo figlio ribelle.
La sua tenacia non demorde di fronte al rigetto della Parola e alla persecuzione su chi ha mandato.
"Non indurite il cuore" (Sal 94,8): l'esortazione del salmo non è solo il desiderio di Dio manifestato agli uomini, ma una parola che realizza l'apertura!
Il Signore squarcia le tenebre dell'ottusa pretesa di chi crede di vederci bene e di chi non accetta di essere corretto.

Geremia è avvisato: per adesso non ascolteranno e non desisteranno dai loro passi verso la morte.
Non è facile continuare ad annunciare se nessuno ascolta e se tutti mettono in dubbio che le parole sono ispirate da Dio.
Ma il profeta continua ad annunciare perché il Signore non condanna o annienta, ma porta alla vita.
Questo è il senso delle parole di Geremia sulla deportazione di Israele e la distruzione di Gerusalemme.
Quando ciò avverrà, il profeta consola il popolo in esilio annunciando, nella speranza, il progetto di salvezza di Dio.

Come Gesù, Geremia alza la voce per penetrare le orecchie sorde e convincerci dell'amore del Padre.
C'è bisogno di un vero capovolgimento di direzione e di vita.
"Mi hanno voltato le spalle", denuncia Dio, cioè non guardano più verso di lui, ma camminano nella direzione opposta.

Anche più avanti, Geremia ripeterà il desiderio che brucia il cuore del Padre:
"Voi sarete il mio popolo
e io il vostro Dio" (Ger 39,22).
È una profezia che si realizzerà nel Figlio, e noi abbiamo fiducia che continuerā a realizzarsi per ogni uomo.

Commenti

  1. Pagina amarissima è quella di Geremia, che lungo tutto l’esercizio della sua vocazione profetica iniziata da assai giovane ha dovuto sostenere dentro di sé l’amarezza e annunciarla, assumendosi il peso d’essere considerato profeta di sventura al quale si voleva tappare in vario modo la bocca. Tanto più amara è
    per noi oggi perché rileggendo quelle parole del profeta che presta la sua
    voce al Signore non credo ci sia qualcuno che possa trovarle non attuali e validissime anche per i nostri giorni: un popolo – nel nostro caso l’umanità intera o almeno in una sua parte molto grande – che continua a “indurire il cuore”, a “non prestare orecchio” agli orientamenti di vita del Signore, a “ostinarsi con cuore malvagio”, a “non rivolgersi a lui” ma piuttosto e a “volgergli le spalle”.
    (www.salesianibarcellona.it,)

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  2. Ascolto diventa nell'esperienza spirituale di Geremia e del piccolo resto che lo seguirà, accoglienza di una parola efficace, con la quale stabilire una relazione, un dialogo, all'insegna della ricerca, del discernimento, della trasformazione. Ascolto diventa interpretazione di una visione, lettura dei segni dei tempi e obbedienza a ciò che essi comportano, scelta di come, dove e con chi camminare. Ascolto si fa obbedienza a Dio, quel Dio che è più grande del tuo cuore!
    (Silvia Biglietti)

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  3. 105 Lampada per i miei passi è la tua parola,

    luce sul mio cammino.

    106 Ho giurato, e lo confermo,

    di custodire i tuoi precetti di giustizia.

    107 Sono stanco di soffrire, Signore,

    dammi vita secondo la tua parola.

    108 Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,

    insegnami i tuoi giudizi.

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  4. Ascolto
    Questo per me è un ausilio utile al cammino verso la riscoperta di me stesso!
    Punto.
    Bello ovviamente parlare,guardare,fermarsi a vedere lo scorrere di avvenimenti e non ENTRARCI
    Nulla mi appartiene
    Non sono fatti miei...
    Ora invece mi ritrovo coinvolto,
    C' è fatica
    Sudore,anche stupore di fronte alla verità di me stesso.
    Da qui riparto per essere appagato ,vivere da ospite...non piu' pretese da altri...
    Questo al momento
    Grazie e pietà per il mio Pietrismo

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  5. L identità mia di credente si rivela nell ascolto docile alla Parola di Dio per camminare sulla via che mi conduce alla vita e per restare in comunione con Lui. Questo, dice Geremia, ordinai loro: ascoltare la mia voce, e io sarò il vostro Dio è voi sarete il mio popolo;" voglio mio Dio essere sempre in ascolto della tua parola ... Non può venir meno la mia comunione con te... smarrita sarei. Di te ho bisogno come dell area che respiro... come la sposa che attende il suo sposo...

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  6. Leggo tanta delusione in queste parole... un popolo che non ascolta un Dio, il suo Dio che lo ama di un amore appassionato... ma forse la delusione è mia, del mio animo umano, di quando sento l'ingratitudine per quanto fatto... beh Signore, tu non sei così ...tu ami e il tuo amore è più forte di ogni possibile caduta, delusione, tradimento... per questo ti chiamo Padre...

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  7. Israele va verso la morte e non ascolta più. Forse è troppo pesante il presente che sta vivendo? È tutto troppo assurdo? Il Signore lo vede, lo vede che il suo popolo cammina in una direzione opposta e non ascolta più. Mi colpisce il "non accetta la correzione". Ma qual'è la correzione? È facile scambiare la correzione per castigo e anziché aprirsi, per reazione ci si chiuda a tutto. La chiusura è mortale. E quindi questa parola che dice " ascolta la mia voce" mi fa girare, mi fa spostare. Ho bisogno di una voce amica, di una voce che parli e mi incoraggi. Ma ho anche paura perché "la fedeltà è sparita". Signore fammi udire la tua voce, fammi tornare a vivere.

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  8. Mi hanno voltato le spalle.....come mi fanno tristezza queste parole e quanta tenerezza e fiducia invece mi danno queste: Voi sarete il mio popolo e io il vostro Dio.
    È un Dio innamorato che corteggia il suo popolo senza stancarsi perché tanto, troppo innamorato. Padre affido la mia vita a Te, dammi orecchie che sanno ascoltare e capiscano la tua Parola, un cuore nuovo e aperto che si commuove al tuo amore e che sappia perdonare e amare, io credo al tuo progetto di salvezza.

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