Seconda lettura di domenica 28 aprile 2019


Gesù Cristo, colui che ci ama.
Ap 1, 1-19

"Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve.
Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto.
Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.
Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà,
anche quelli che lo trafissero,
e per lui tutte le tribù della terra
si batteranno il petto.
Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: "Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa".
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi.
Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito".


Il libro dell'Apocalisse non è un libro di semplice lettura.

La sua ricchezza di simboli e di rimandi continui ad altri testi della Bibbia ne rende necessaria una meditazione prolungata e una ricerca attenta dei vari significati.
Cerchiamo di iniziarne un approccio sottolineando alcune cose interessanti. 


Scritta tra il 93 e il 96 d.C., alla fine del regno dell'imperatore Domiziano, l'Apocalisse è destinata alle chiese dell'Asia Minore.
L'isola di Patmos, in Grecia, custodisce la memoria storica dell'esilio dell'Apostolo Giovanni. Da qui egli invia il nostro libro per fare coraggio a quanti come lui vivevano nella persecuzione.
L'apostolo piú giovane usa, per i compagni nella tribolazione, un linguaggio criptato o meglio simbolico, comprensibile e incoraggiante per coloro ai quali era destinata, ma astruso e incomprensibile per gli altri. 
Il linguaggio simbolico ha quindi un duplice intento: la protezione di cristiani perseguitati e la rilettura simbolica di tutta la rivelazione a partire dalla Resurrezione di Cristo.
I suoi 22 capitoli contengono centinaia di citazioni dell’Antico Testamento, che quindi và conosciuto per apprezzarne la profondità dell'annuncio.

"Rivelazione di Gesù Cristo".
Questo è il titolo del libro: Rivelazione, traduzione del greco "apocalypsis", composto da "apo" (separazione) e "kalyptein" (nascondere). La parola ha il significato di togliere il velo, scoperta o disvelamento.
Almeno per questo libro, è travisato il significato che lo collega a premonizione di grandi calamità e racconto di eventi disastrosi.

Gesù Cristo è colui che rivela ed è anche il contenuto della rivelazione, come afferma il Concilio Vaticano II: «Cristo è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione» (Dei Verbum 2). 
L'Apocalisse è ascolto delle Parola di Gesù che rivela e contemplazione del volto di Gesù rivelato.

"Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino".
Questa beatitudine in apertura del libro del l'Apocalisse dice in modo meraviglioso il bisogno che abbiamo di questo testo profetico.
Il tempo è vicino, il tempo cioè della pienezza di rivelazione nei segni; il tempo di essere testimoni in un mondo che rifiuta questa testimonianza; il tempo della lotta dell'Agnello vittorioso contro le potenze di questo mondo; il tempo della festa finale in cui apparirà chiaro tutto il mistero drammatico dell'intera storia umana e cosmica.
Ascoltare e custodire le parole profetiche rendono possibile ai credenti l'attesa di questo tempo ormai prossimo. Sono parole che hanno la forza del Risorto, che portano consolazione, speranza e fortezza nel combattimento. Chi le ascolta è perciò beato.

"Udii dietro di me una voce potente"... "Mi voltai per vedere la voce che parlava".
Il veggente di Patmos si "volta". Tante volte nella Bibbia la rivelazione di Dio si mostra a chi cambia prospettiva, a chi ascolta qualcosa che lo precede e lo stupisce (cfr. Es 3,3).
Espressione sorprendente: Giovanni vede la voce! È un modo tutto biblico di vedere. La fede biblica è fede che nasce dall'ascolto, e la visione segue l'ascolto. Se credi a ciò che ascolti, vedi!
Giovanni vede la voce perché accoglie la parola che ode.

Cosa vede Giovanni? Il Figlio dell'uomo che cammina tra le chiese illuminate da lui stesso (sette candelabri).
La sua figura è piena di luce (come alla trasfigurazione) quindi divina, anche se è certamente un uomo (i piedi, il petto, i capelli, gli occhi, la voce, la mano, la bocca, il volto).
Nell'oggi concreto della storia, il Risorto è presente e si prende cura dei suoi (le 7 stelle nella sua mano): "Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani (Is 49,16).
La forza della sua parola è il nutrimento che ci accompagna e che entra profondamente nell'uomo: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb 4, 12).

Bellissime le definizioni del Signore che questa pagina di Giovanni ci dona.
Sono rivelazioni del suo mistero profondo:
"Io sono l'Alfa e l'Omèga";
"Colui che è, che era e che viene";
"l'Onnipotente";
"il testimone fedele";
"il primogenito dei morti";
"il sovrano dei re della terra";
"Colui che ci ama e ci ha liberati";
"Io sono il Primo e l'ultimo, e il Vivente".
Questa definizione "Onnipotente", in greco "Pantocrator" (παντοκράτωρ) significa più propriamente colui che domina tutto, che è Signore di tutto.

Queste poche annotazioni sull'introduzione possente dell'ultimo libro della Bibbia, ci possono far risvegliare il desiderio di conoscerlo di più, di farci guidare da questa parola come ha preso il discepolo amato, Giovanni, per portarci a conoscere il Signore Risorto.
Anche questo, come tutti i libri dell'antico e del nuovo Testamento, è Buona Notizia e il messaggio è sempre quello rivelativo del Padre e del Figlio che ci guidano alla verità tutta intera per mezzo dello Spirito.

Commenti

  1. Va detto anzitutto che il libro di Giovanni non può essere spiegato senza fare ricorso ad una interpretazione limpida dei simboli che la percorrono (dai colori, ai numeri, alle bestie alle vesti, e così via): è la caratteristica di questo tipo di letteratura, sia all'interno che al di fuori dei libri biblici, tipico di tempi di persecuzione. Se non si comprende questa premessa si può abusare del significato dell'Apocalisse. Essa non annuncia eventi futuri (soprattutto quelli che vanno sotto il nome di eventi «apocalittici»), bensì vuole indicare - detto brevemente - la teologia della storia della comunità dei discepoli di Cristo, perseguitati da coloro che, nel corso degli eventi della storia umana, si oppongono alla sua vittoria sul male e sulla morte.
    (Stefano Tarocchi)

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  2. Una solenne celebrazione liturgica, storica e al tempo stesso di portata cosmica, che ha tutti i
    tratti di una festa nuziale: è lo scenario presentato dall’articolato sviluppo dell’ultimo libro della
    Bibbia, l’Apocalisse. Che si tratti di una liturgia lo mostra sin dall’inizio il veggente Giovanni che,
    informandoci di essersi trovato al tempo delle cose riferite “nell’isola chiamata Patmos a causa della
    parola di Dio e della testimonianza”, narra di essere stato lì rapito “in spirito, nel giorno del
    Signore” (1,10), giorno per eccellenza di grazia e di celebrazione. Che si tratti, poi, di una festa
    nuziale lo testimonia il dialogo conclusivo del libro: “Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni! … Sì,
    vengo presto! Amen. Vieni, Signore Gesù” (22,17 e 20).
    (Bruno Forte)

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  3. Ciò che accadde al Veggente è espresso in parole intense: “Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba… Mi voltai per vedere la voce”
    (1,10 e 12). L’espressione “vedere la voce” (1,12) non rimanda solo al vedere o all’ascoltare: è come se attraverso la voce il visibile venga ad ospitare l’invisibile e il silenzio più grande di ogni
    parola ad abitare le parole. I sensi si aprono alla comunicazione di ciò che nessun senso potrà mai
    contenere. La parola rende visibile e palpabile, gustabile e odoroso, ciò che nessun occhio vide,
    nessuna carne toccò, nessun assaggio gustò e nessun profumo riuscì mai a far percepire. “Vedere la
    voce” è aprirsi all’intelligenza del simbolo, è evocare il Volto desiderato e nascosto, è irruzione dell’Infinito in ciò che è minimo e finito. Proprio così, “vedere la voce” è stare in quella soglia fra il
    tempo e l’Eterno, che è la liturgia, porta sull’illimitato e luogo dell’avvento sacramentale del
    Signore.
    (Bruno Forte)

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  4. Nello scrivere queste riflessioni mi faccio guidare da uno spirito di VERITÀ!
    Purtroppo non tutti siamo pronti a questa RIVELAZIONE!
    Così da oggi, parlero' VELATO,
    così da non scandalizzare.
    Quello che posso dire invece, è che il SIGNORE ama tutti indistintamente e ci tiene all' unione!
    Cosa a cui io per primo mi devo BEN preparare.
    Ti offro tutto questo,fai TU!!!!
    Grazie

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  5. Signore il tuo sacrificio in croce ha sconfitto la morte, la tua vottoria ci libera tutti. Tu sei la chiave dell' amore di tutto, sei la nostra potenza, la nostra liberazione e il nostro re, ti benedico.


    La morte è stata ingoiata per la vittoria.
    Dov'è, o morte, la tua vittoria?
    Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?

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