Vangelo del 19 aprile 2019

E' compiuto!
Gv 19, 28-37

"Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: "Ho sete". Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: "È compiuto!". E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto".


"Dopo questo"... Siamo alla sera del venerdì. Abbiamo ripercorso tutti i momenti di questa settimana, dalla proclamazione a Figlio di Davide, all'arresto e alla condanna.
È l'ora del compimento..non solo della vicenda di Gesù, non solo della predicazione incessante di tre anni di faticoso cammino per consolare e guarire uomini piagati e afflitti che non ascoltavano, non vedevano, non camminavano, non vivevano!


"E' compiuto!"
Compiere, realizzare, portare a termine: in queste parole c'è tutta la missione di Gesù.
Tutta la sua esistenza terrena è stata animata dal desiderio di realizzare la volontà del Padre, di compiere le Scritture, fino alla fine, perché solo così si ama, perché solo così fa Dio!
Subito dopo l'incontro con la samaritana al pozzo, Gesù confida ai discepoli: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Gv 4, 34).
E adesso lui, che è l'acqua viva che disseta per sempre, esclama "Ho sete!"

Se in tutto il suo cammino si è fatto prossimo di assetati, affamati, bisognosi, portando conforto, colmando, risollevando, proclamandoli addirittura beati, (cfr. Mt 5,1-12), adesso è arrivato il momento per lui stesso di essere dissetato, di essere confortato, curato, accolto, di ricevere la pienezza della beatitudine dal Padre.
Nel suo chiedere da bere c’è la volontà di rimettere nel Padre tutto, il desiderio di un fuoco da accendere, lo zelo per la sua casa, la compassione su Gerusalemme, le attese messianiche che sono anche le sue... Tutto!
Qui Gesù sulla croce rimette all'Amato quella sete che lo rendeva instancabile a cercare gli assetati : "Il Signore completerà per me l'opera sua!" ( Sal 138, 8)
Rimettere nel Padre: è questa la grande via che insegna Gesù!
Quanto è salvifico affidare a chi soccorre quando le forze sono finite, a chi solleva da ciò che opprime irrimediabilmente, a chi rivivifica ciò che non ha respiro!
La morte di Gesù non è la fine, è il fine!

Sorprendente l'annotazione di Giovanni: "chinato il capo, consegnò lo spirito". Gesù prima china il capo e poi muore: non dovrebbe essere il contrario?
Un midrash racconta che Mosè, obbediente alla volontà di Dio, non entra nella Terra Promessa, la vede da lontano e muore sulla sua bocca, con un bacio: "morì la nel paese di Moab sulla bocca del Signore", riconsegnando lo spirito.
Il Cantico dei Cantici si apre così "Mi baci con i baci della sua bocca!" (Ct 1, 2)
Così il Figlio, chinando il capo, come a posarlo sul petto dell'Amato, può finalmente entrare nello shalom ed emettere lo Spirito!
Non è abbandono la sua morte ma assunzione, non è abbassamento ma innalzamento, non solitudine ma unione piena!
Solo in questa morte si realizza questo e non solo per il Figlio, ma da adesso in poi, per tutti i figli!

"Consegnò lo spirito".
In queste parole il senso profondo che Giovanni vuole lasciarci della morte di Gesù.
"È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi" (Gv 16, 7), dice Gesù legando il suo andare, al venire dello Spirito.
Dopo aver dato tutto se stesso fa l'umanità erede del suo Spirito, partecipe della sua stessa vita più profonda che lo lega da sempre al Padre ed ora anche a noi.

Giovanni, in tutto il suo Vangelo, si presenta testimone diretto e qui, nel v. 35, sottolinea che la sua testimonianza è veritiera. Ha visto, sia nel senso che era presente, sia nel senso che la fede gli ha permesso di vedere in profondità.
Il rimando continuo ai versetti della Scrittura che cita ci dicono che ciò che ha visto sono le profezie realizzate.
Tutto ciò che il Padre aveva annunciato si realizza nel Figlio. Egli è l'apice della rivelazione e la certezza che tutte le promesse fatte ai padri, il patto di alleanza e la fedeltà di Dio, non sono vane.
Il testimone Giovanni ha visto e gli preme testimoniarlo nella verità perché la nostra fede poggi sull'Amen di Dio che è Gesù Cristo.

"Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto".
Cicerone e Tacito descrivono la croce come “crudelissimo supplizio”, ed è così. Non solo una condanna a morte, ma tortura e ludibrio insieme.
Era morte del coraggio, della resistenza, del rispetto degli altri, dell'identità di uomo e, infine del corpo.
Per questo morte infamante! La Torah ne parla come luogo di morte riservato a chi è considerato un maledetto da Dio e dagli uomini.
“Maledetto chi è appeso al legno” (Gal 3,13). 

Ma in tutti i Vangeli si parla di "necessità" della morte del Messia (cfr. Mc 8,31-38).

A Nicodemo Gesù aveva detto che, come nel deserto era stato innalzato da Mosè il serpente di rame, come antidoto al veleno dei serpenti che mordevano il popolo (cfr. Nm 21,4-9), "così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Gv 3, 14-15).
E nel suo vangelo Giovanni mostra Gesù innalzato con questo significato: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).
Di fronte a serpenti che mordono improvvisamente, distruggendola vita, davanti a sofferenza, malattia, tragedie e morte, si alza un grido comune a tutta l'umanità: "Chi mi libererà?" (Rom 7, 24)
Un superman, un politico affermato, un risolutore pagato??
No! Il vangelo mostra il trafitto e il fallito per gli uomini, l'abbandonato da Dio, l'ultimo, il dimenticato.
Non guardare, non ammettere, scappate dal male, abbandonare nella sofferenza chi la vive, non portare e scaricare la propria croce è una tentazione che non ha mai salvato la vita, non fa finire i problemi.
Nel deserto della vita, nel veleno che paralizza, è necessaria la croce di Cristo!
È necessario guardare a chi è innalzato perché solo lui salva dalla morte...
"Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà" (Mc 8, 35)
Oggi è l'esaltazione del contrario di ciò che ammiriamo e ricerchiamo.
La croce è esaltazione dello scandalo e della pazzia del Padre!
Sia benedetto il trafitto, colui che ha fatto della morte la rivelazione massima dell'amore del Padre..
“Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce” (Karl Rahner).

Commenti

  1. Alla luce di tutto questo non stupisce che la morte di Gesù in Giovanni non appaia come una sconfitta, ma come una vittoria: con la sua morte in croce egli ha “vinto il mondo” (cfr. Gv 16,33). Anzi, il verbo che Giovanni utilizza per indicare il morire di Gesù designa l’atto di un vivente. Giovanni non dice che Gesù “spirò”, ma che “consegnò lo spirito” (v. 30). Si tratta del gesto cosciente e libero di un vivente. L’ultimo gesto di Gesù è ancora un donare: dopo aver donato se stesso, dopo aver fatto il bene per tutta la sua vita, giunto all’estremo del suo cammino terreno, Gesù ancora dona. E lo spirito che egli dona può benissimo essere inteso come lo Spirito, la la maiuscola, dunque come riferimento allo Spirito santo. La morte di Gesù, da evento di isolamento e di non relazione, diviene transitivamente evento di vita. La morte, come consegna dello Spirito santo, diviene una pentecoste, evento che trasmette il principio della vita spirituale all’esistenza del cristiano.
    (Luciano Manicardi)

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  2. Fino all’ultimo istante della sua esistenza terrena Gesù governa e guida Sé e la sua vita. Ed è Lui a determinare il compimento della Scrittura! In certo modo, la Scrittura stessa dipende da Lui. Egli “sa” che tutto è compiuto, perché è in Lui e per Lui che tutto si compie. Mentre in molti altri luoghi evangelici le cose accadono perché nella Scrittura così è scritto, qui è Gesù che guida la storia nel compimento della Scrittura. E il “tutto è compiuto” dei vers.28 e 29 è nella sua persona e nella sua comunione con il Padre che si è compiuto.
    (Giovanni Nicolini)

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  3. Oggi il Signore Gesù è sulla croce e noi facciamo festa: impariamo così che la croce è festa e solennità dello spirito. Un tempo la croce era nome di condanna, ora è diventata oggetto di venerazione; un tempo era simbolo di morte, oggi è principio di salvezza. La croce è diventata per noi la causa di innumerevoli benefici: eravamo divenuti nemici e ci ha riconciliati con Dio; eravamo separati e lontani da lui, e ci ha riavvicinati con il dono della sua amicizia. Essa è per noi la distruzione dell'odio, la sicurezza della pace, il tesoro che supera ogni bene.
    Grazie alla croce non andiamo più errando nel deserto, perché conosciamo il vero cammino; non restiamo più fuori della casa del re, perché ne abbiamo trovato la porta; non temiamo più le frecce infuocate del demonio, perché abbiamo scoperto una sorgente d'acqua. Per mezzo suo non siamo più nella solitudine, perché abbiamo ritrovato lo sposo; non abbiamo più paura del lupo, perché abbiamo ormai il buon pastore. Egli stesso infatti ci dice: lo sono il buon pastore (Gv. 10,11). Grazie alla croce non ci spaventa più l'iniquità dei potenti, perché sediamo a fianco del re.
    Ecco perché facciamo festa celebrando la memoria della croce.
    (Giovanni Crisostomo)

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  4. Dove trovare per i deboli una sicura garanzia di salvezza e un’incrollabile pace, se non nelle piaghe del Salvatore? In esse mi rifugio, tanto più sicuro quanto più egli è potente per salvarmi. Il mondo si agita, il corpo fa sentire il suo peso, il demonio insidia: non cado, perché sono stabilito sulla roccia. Ho peccato gravemente? La coscienza sarà turbata ma non sconvolta, perché mi ricorderò delle piaghe del Signore. Infatti, «è stato trafitto per i nostri delitti» (Is 53, 5). Che cosa c’è di mortifero che non sia vinto dalla morte di Cristo? Se mi ricorderò di un rimedio tanto potente ed efficace, non mi lascerò spaventare dalla gravità del male. Per questo errò colui che disse: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono» (Gn 4, 13). Disse così perché non era membro di Cristo, né gli appartenevano i suoi meriti, in modo che potesse considerare e dire suo ciò che era di Cristo, come un membro che appartiene al capo.

    Io invece fiduciosamente mi approprio di quel che mi manca dalle viscere di Cristo, perché sono ricche di misericordia, e in esse non mancano aperture dalle quali può scaturire: trapassarono le sue mani e i suoi piedi e con una lancia gli forarono il costato. Per queste spaccature posso «succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia» (Dt 32, 13), cioè gustare e vedere «quanto è buono il Signore»
    ( Sal 33,9).
    (Bernardo di Chiaravalle)

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  5. Dalla Liturgia:


    Nella passione redentrice del tuo Figlio
    tu rinnovi l'universo
    e doni all'uomo il vero senso della tua gloria;
    nella potenza misteriosa della croce tu giudichi il mondo
    e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.



    Nell'albero della Croce
    tu hai stabilito la salvezza dell'uomo,
    perché donde sorgeva la morte
    di là risorgesse la vita,
    e chi dell'albero traeva vittoria, dall'albero venisse sconfitto,
    per Cristo nostro Signore.



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  6. Maestosamente ti manifesti con una AZIONE continua nella mia vita
    Anche stamane leggendoti ...
    Hai risollevato un po' il mio umore,sempre afflitto ,ANC ANCORA...per chi e' precario!
    Chi non lo e'?
    Lo stupore che ho , guardando la CROCE, non fine a stessa,ma capace di farmi continuare nella speranza...
    Ci sarà un domani...
    Ce ne sono gia' stati
    Fai Memoria
    Grazie

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  7. La passione di Gesù descritta da Giovanni è un balsamo per l' anima, guardandola da una nuova ottica, la tragedia diventa una festa per tutta l umanità. Ti viene di brindare per il cammino travolgente e passionale di Gesù con noi, fino ad arrivare alla croce. Un amore immenso quello del Padre per il figlio e quello del figlio per tutti noi.
    Signore alzo lo sguardo verso la croce e la mia esistenza assume un senso di vita piena con Te.

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  8. ........Tutto è compiuto.
    Tu hai dato la vita, apri il nostro cuore a questo dono totale.
    Sul legno hai elevato tutto a te.
    O Signore,
    disceso dalla croce raggiungi l'uomo in lacrime,
    per dirgli che l'hai amato fino in fondo.

    (PIERRE GRIOLET)

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