Sabato Santo 20 aprile 2019



Venerdì notte... Nelle nostre chiese si sono spente le luci, si è conclusa la liturgia della croce, così intima, così penetrante!
La Chiesa si prepara alla grande veglia e non c'è liturgia del giorno.
Unico in tutto l'anno è il giorno di sabato santo in cui l'abbondanza di Parola di questi giorni continua a farsi ascoltare, rimane nel cuore a risuonare emozioni.
Vegliare è l'atteggiamento permanente della Chiesa che annuncia la morte del Figlio, proclama la sua resurrezione, attendendo la sua venuta definitiva quando, nel giorno senza tramonto, entrerà nelle nozze eterne con lo Sposo.

E questo giorno è tutto insieme una grande veglia comunitaria, trepidante e con le orecchie pronte ad ascoltare il Verbo.

Ma andiamo alla notte di quel venerdì, in cui il Santo è stato deposto nel sepolcro.. Non può rimanere esposto il suo corpo trafitto, renderebbe impuro il sabato, il giorno più importante per gli ebrei.. E' la grande festa della Pasqua, l'inizio dei mesi, il primo mese dell'anno (cfr. Es 12,2) in cui si celebra il memoriale della salvezza ripetuto di generazione in generazione...

Ma nei cuori dei discepoli non c'è festa: sono nelle tenebre, affranti e annientati per una morte decisa con tale rapidità, in poche ore di arresto, giudizio, condanna ed esecuzione.
Così muoiono i piccoli, gli ultimi, senza che nessuno faccia un'arringa di difesa, senza avvocati pagati...
Gesù era uno di loro e non aveva aperto la bocca per scagionarsi davanti ai suoi accusatori.

L'unica sua priorità era che si facesse in fretta, che si arrivasse presto a quell'ora!
E' l'ora giusta, il Kairós, il momento propizio, quello stabilito, il movimento del tempo che coincide con l’eterno.

La grande opera creativa di Genesi fatta di parole che al solo pronunciare si realizzavano, si sospendono il giorno di sabato...
"Il Padre mio opera sempre" (Gv 5,17), il Padre parla sempre... Dov'è ora la sua parola salvifica che distrugge i nemici e squarcia i cieli? Dov'è il tuono che ha aperto le acque, che fa partorire le cerve (cfr. Sal 29) e ha fermato la mano omicida del faraone portando la morte tra i primogeniti d'Egitto?!
Ora il Primogenito dei figli d'uomo è morto. E Dio dov'è, può essere anche lui nelle tenebre, vinto anch'esso come tutta l'umanità?!
Le Parole " E sia..." di Genesi 1 si erano sospese in quel lontano sabato nel tempo perché dovevano compiersi qui, all'inizio del Sabato del Signore.

E da questo sabato è necessario passare. Non parentesi vuota, non lutto disperato, ma pausa di sinfonia. La musica non si legge senza le pause, sarebbe solo rumore indistinto.
Il Signore in Genesi crea e ascolta, opera e ammira nello stupore del Bello.
"E Dio vide che la luce era cosa bella!" (Gn 1, 4)
Tutto il creato vive delle sue parole e del suo fermarsi ad ammirare, con la meraviglia dei bambini, che dà il significato e la preziosità ad ogni cosa.
Questa è la grande pausa in cui il creato e Dio si fermano per prorompere nel bello della notte!
In questo nuovo sabato, il tempo trova pienezza e bellezza!
Perché la croce è bellezza di Dio che guarda non con occhi d'uomo, è sapienza contraria alla stoltezza umana, è giustizia che sana ogni infedeltà e violenza.
La croce è la parola ultima di Dio sulla realtà e sulla storia, non lasciata a condottieri e grandi uomini, ma a colui che si è scelto l'ultimo posto, il più piccolo nel Regno di Dio: "il primo tra voi sarà schiavo di tutti" (Mc 10,44).

Anche noi, con lo sguardo alla croce, attendiamo trepidanti di entrare alle nozze col Pastore che si è fatto Agnello.
Ci prepariamo, in questa pausa della musica del tempo, a elevare la nostra gioia.

Stanotte il canto dell'Exsultet, il Preconio di apertura alla liturgia della veglia di Pasqua, unirà il nostro canto a quello dell'intero universo che contempla la resurrezione del suo Figlio prezioso:
"Esulti il coro degli angeli,
esulti l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo
del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così
grande splendore;
la luce del Re eterno ha vinto
le tenebre del mondo!"


Per aprire il cuore all'attesa, vi condivido una antica omelia sul Sabato Santo, che riscopre la preziosità del silenzio di oggi.

La discesa agli inferi del Signore

  Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.


  Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.


  Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce.

Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.

  Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.


  Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.


  Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.


  Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.


  Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

(PG 43, 439. 451. 462-463)

Commenti

  1. IL SABATO SANTO GESÙ DISCENDE NEL REGNO DEI MORTI

    Leggiamo nella prima lettera di Pietro: "Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua"(3,18-20).

    Come Gesù nella sua predicazione terrena era guidato dallo Spirito (Luca, 4,1.14), così ora dopo la sua morte raggiunge tutti coloro che gli era stato impossibile incontrare come uomo. Le parole che vengono riportate anche nel credo apostolico («discese agli inferi») stanno ad indicare che la missione di Gesù non può essere limitata soltanto agli anni dell’esistenza terrena, quando Egli era sottoposto ai limiti spazio temporali della sua vicenda storica. Gesù è andato ad annunciare la salvezza anche al mondo dei morti, agli spiriti inferiori, agli spiriti in carcere, ai trapassati di tutte le epoche. Colui che dimorava per tre giorni nel cuore della terra andò agli inferi per rendere impotente il diavolo. Gesù ha raggiunto quelli che stavano nelle zone più oscure, che erano senza speranza. In tal modo Gesù ha raggiunto tutte le generazioni precedenti.
    (Francesco Carensi)

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  2. "Il silenzio non è dunque assenza di suono: sarebbe impossibile. Il silenzio, il silenzio che noi conosciamo, che noi viviamo, a dispetto di quanto si creda, è pieno di suoni, che mentre si suona o si parla sono impercettibili. Se noi tacciamo, dunque, facciamo, per una volta, parlare e suonare altre persone e altre cose: apriamo dunque la possibilità di apprezzare anche altre persone, altri fenomeni naturali oltre la nostra voce. E’ bene dunque che qualche volta si taccia, evitando di far rumore, di parlare
    tanto per parlare, o magari anche di gridare per prevalere. È bene che impariamo a riconoscere i suoni del mondo e ciò che ci comunicano e ad apprezzare anche la voce degli altri, ambasciatrice delle idee altrui".
    (dal web Liceo Cavalleri)

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  3. "Come è simile il morto a colui che si è addormentato, la morte al sonno, la risurrezione al mattino!
    Un giorno splenderà in noi la verità come luce nei nostri occhi, guarderemo la morte come immagine del sonno che desta inquietudine.
    Folle chi vede che il sonno finisce la mattina, e crede che la morte sia un sonno che dovrà durare in eterno!
    Se la speranza ravviva i nostri occhi, vedremo ciò che è nascosto: il sonno della morte finirà un mattino.
    Svanirà il meraviglioso profumo del tesoro della vita nel corpo, nella dimora dell’anima, donde era uscito.
    Bellissimo sarà il corpo, diletto tempio dello Spirito, rinnovato si muterà nella casa della beata pace.
    Allora squillerà la tromba sulle sorde arpe: «Svegliatevi, cantate gloria davanti allo Sposo!».
    Si sentirà un’eco di voci quando si apriranno i sepolcri, tutti prenderanno le arpe per suonare il canto di lode.
    Sia ringraziato il Signore che ha esaltato Adamo, anche se poi il superbo l’ha umiliato nel baratro!
    Gloria a lui quando umilia, gloria a lui quando risuscita. Anche la cetra suoni a Dio nel giorno della risurrezione!"
    (Efrem il Siro)

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  4. L’apocrifo Vangelo di Nicodemo (II secolo), di origine giudeo-cristiana, contiene una pittore­sca narrazione dell’ingresso vittorioso di Gesù nel regno dei morti, della disintegrazione di questo regno e della liberazione dei morti:

    «E subito, a quella parola, le porte bronzee si frantumarono e le sbarre di ferro fu­rono infrante. Tutti i morti legati furono sciolti dalle catene [...]. Il re della gloria entrò come un uomo. I luoghi bui tutti dell’ade s’illuminarono»2.

    Particolarmente suggestiva la liberazione di Adamo:

    «II re della gloria, porgendo la sua destra, prese e sollevò il progenitore Adamo. Quindi, volgendosi agli altri, disse: « Orsù, venite con me voi tutti che subiste la morte per il legno che costui ha toccato. Ecco io vi faccio risorgere tutti per mezzo del legno della croce”»3.

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  5. «La morte lo ha ucciso nel corpo, che egli aveva assunto. Ma con le stesse armi egli trionfò sulla morte. La divinità si nascose sotto l’umanità e si avvicinò alla morte, la quale uccise e a sua volta fu uccisa. La morte uccise la vita naturale, ma venne uccisa dalla vita soprannaturale. Siccome la morte non poteva inghiottire il Verbo senza il corpo, né gli inferi accoglierlo senza la carne, egli nacque dalla Vergine, per poter scendere mediante il corpo al regno dei morti. Ma una volta giunto colà col corpo che aveva assunto, distrusse e disperse tutte le ricchezze e tutti i tesori infernali.
    Cristo venne da Eva, genitrice di tutti i viventi. Ella è la vigna, la cui siepe fu aperta proprio dalla morte per le mani di quella stessa Eva che doveva, per questo, gustare i frutti della morte.
    Eva, madre di tutti i viventi, divenne anche causa di morte per tutti i viventi.
    Fiorì poi Maria, nuova vite rispetto all’antica Eva, ed in lei prese dimora la nuova vita, Cristo. Avvenne allora che la morte si avvicinasse a lui per divorarlo con la sua abituale sicurezza e ineluttabilità. Non si accorse, però, che nel frutto mortale, che mangiava, era nascosta la Vita. Fu questa che causò la fine della inconsapevole e incauta divoratrice. La morte lo inghiottì senza alcun timore ed egli liberò la vita e con essa la moltitudine degli uomini»
    (Efrem il Siro)

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  6. Dopo la morte c' è vita.
    E ' un po' quello che mi succede,quando muoio giornalmente alla mia logica,ne soffro e molto;
    Poi ....poi ti arriva uno schiaffo enorme,una sorta di violenza gratuita...dal di dentro...
    Che str.......!
    Prima mi fermavo qui!
    Oggi un po' di meno!
    Quando pro--- seguo(LUI)
    mi sento leggero,qualc qua che mi sorregge; sperimentare è sublime!
    Grazie Gesu' Cristo

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  7. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno”
    fra la morte e la Risurrezione
    ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico,
    che l’ha attraversata con i segni della sua passione per l’uomo.
    Qui Gesù Cristo ha condiviso non solo il nostro morire
    ma anche il nostro rimanere nella morte.
    Si è trattato della solidarietà più radicale.
    In quel tempo oltre il tempo Gesù Cristo è disceso agli inferi.
    Questo vuol dire che Dio, fattosi uomo,
    è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema dell’uomo,
    dove non arriva alcun raggio di amore,
    dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: gli inferi.
    Gesù Cristo, rimanendo nella morte,
    ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima
    per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui.
    Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo:
    nel regno della morte è risuonata la voce di Dio.
    È successo l’impensabile: che cioè l’amore è entrato negli inferi.
    Anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta
    noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama
    e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori.
    L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare.
    E se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore,
    allora anche là è arrivata la vita.
    Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli.

    (Meditazione di Benedetto XVI a Torino il 02/05/2010 davanti alla Sacra Sindone)

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  8. Anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta
    noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama
    e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori.....
    Grazie Signore per questo,
    Grazie perché allunghi la tua mano per alzarmi e portarmi fuori.
    Fuori, c'è la luce, fuori c'è il nuovo, fuori c'è la vita e la libertà, fuori non c'è più la tenebra che mi imprigiona, fuori c'è ad attendermi chi mi vuole bene, fuori ci sei Tu Padre Santo che amante della vita me l' hai donata gratuitamente offrendoti tutto a me.

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  9. Il tuo amore infinito, profondo, a fondo perduto, offerto gratuitamente, al di là di ogni possibile aspettativa....."penetrato perfino nello spazio della morte"....questo amore che salva.... mi salva dalla solitudine profonda e mi spinge oltre.... oltre ogni speranza...
    "Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli"
    Io credo!

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