Vangelo di domenica 7 aprile 2019


Neanch'io ti condanno!
Gv 8, 1 -11

"In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»".


Questo brano del Vangelo ha avuto un destino strano. Racconta Enzo Bianchi: "È ignorato dai padri della chiesa greca fino al XII secolo e ancora nel 1546, in occasione del Concilio di Trento, vi sono alcuni che vorrebbero espungere questa pericope dai vangeli. Nei più antichi manoscritti questo testo manca, poi lungo i secoli vaga come un masso erratico della tradizione evangelica: lo troviamo ora all’interno del vangelo secondo Luca, ora in quello giovanneo…"
È ritenuto canonico, ispirato, ma ha sempre creato imbarazzo.

Lasciare impunita una persona, colta sul fatto di una clamorosa esperienza di peccato, è un pericoloso precedente.
Gli esegesi moderni, dall'analisi del testo, ritengono unanimi che sia un episodio raccontato da Luca, che mostra più degli altri la misericordia e il perdono.
Da leggere attentamente, quindi, perché preziosa pietra d'inciampo non solo per le comunità che ci hanno preceduti, ma anche per il nostro cuore, pronto a puntare il dito e a condannare a morte i fratelli.

"Al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro".

Dopo una notte di preghiera Gesù si reca al Tempio di buon mattino.
Sta nel mezzo e insegna. È lui la fonte della sapienza che, posta al centro, disseta tutti.
E' il Maestro a cui tutti guardano e la folla pende dalle sue labbra.
Nel mezzo, insieme al Sapiente, senza capirne il gesto rivoluzionario, le autorità giudaiche pongono una peccatrice.
Sapienza e peccato, Vangelo e donna peccatrice, medicina e malato, liberatore e prigioniero: ecco cosa si incontra li nel mezzo, nel Tempio del Signore! Questo incontro porta luce e svela.

"Tu che ne dici?"

Risuona la domanda in questa scena come un colpo di pistola.
Allo scopo di incastrare Gesù e costringerlo a pronunciarsi in modo blasfemo sulla legge di Mosè, gli chiedono di giudicare una donna sorpresa in flagrante adulterio, di cui la Legge comanda che vada uccisa a colpi di pietra, con una esecuzione pubblica, terribile ed esemplare.
Scribi e farisei stanno dalla parte della giustizia codificata. Infatti in Levitico 20,10 e in Deuteronomio 22,22 la Legge prevedeva la pena di morte per l’uomo e la donna adulteri; in Dt 22,23-24 viene imposta la stessa condanna, mediante lapidazione, a proposito di un uomo e di una donna fidanzati sorpresi in adulterio. Qui non si parla dell'uomo, scoperto insieme con lei. Tutta l'onta e la condanna è scaraventata addosso ad una donna perché parte debole della società e senza nessun diritto.

Dove sta la trappola? Se Gesù perdona la donna, come ormai fa ogni volta che si imbatte in un peccatore, disobbedisce alla legge di Mosè, ed è a sua volta passibile di condanna; se invece la condanna, seguendo la legge, disconosce la sua prassi di vicinanza con i peccatori e tradisce il Padre che annuncia come compassionevole verso chi è caduto.
Ogni risposta, contro la legge o a favore, sarebbe un motivo di condanna o di riprovazione.
Gli scribi e i farisei orchestrano questo tranello perché la folla è dalla parte di Gesù, ma loro cercano in tutti modi capi di accusa plateali per condurlo a morte.
Gesù lo sa bene. Non è scagionarsi o farsi ben volere da loro che però gli preme. Adesso la priorità è la vita di una donna condannata dalla legge.
La donna, nella drammaticità della scoperta e dell'angoscia mortale che le è piovuta addosso, è fortunata: il maestro chiamato a giudicarla quel giorno è Gesù. Chiunque altro avrebbe ratificato immediatamente la condanna a morte.

"Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra".
Lo strano gesto di Gesù trova una sua possibile illuminazione in un versetto del profeta Geremia: "O speranza d’Israele, Signore, quanti ti abbandonano resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva" (Ger 17,13).
Il Maestro scrive nella polvere dove saranno calpestati e cancellati i nomi di questi giustizieri, che hanno abbandonato la Parola di Dio come fonte di vita, facendola diventare uno strumento per eseguire condanne mortali.

Gesù non discute la legge. Propone un modo nuovo per eseguirla.
La prassi prevedeva che la prima pietra la scagliasse il membro più autorevole della comunità. Siamo a Gerusalemme, nel Tempio, e non mancano certo membri eminenti del sinedrio.
Gesù pronuncia la sentenza, con un criterio che non potevano discutere, avendo rimesso nelle sue mani il giudizio.
Stabilisce quindi che la lapidazione venga iniziata non dal più autorevole, ma da chi era senza peccato.
Criterio rivoluzionario che rivela una incongruenza della legge: arma usata da peccatori che giudicano e condannano altri peccatori!
Solo chi non pecca avrebbe diritto a giudicare chi pecca.

Paolo, nella lettera ai Romani, citando il Salmo 14 nei primi tre versetti dice:
"Come sta scritto: non c’è nessun giusto, nemmeno uno, non c’è chi comprenda, non c’è nessuno che cerchi Dio! Tutti hanno smarrito la via, insieme si sono corrotti; non c’è chi compia il bene, non ce n’è neppure uno" (Rm 3, 10-12).
Ecco svelata la profonda ambiguità del giudizio basato sulla legge!
Chi può affermare di non aver peccato? Che senso ha allora condannare chi è nelle stesse nostre condizioni?
La Legge, da strumento dato dal Signore per regolamentare il vivere civile, arginando le prepotenze dei forti e dei ricchi a scapito di coloro che non potevano difendersi e non avevano mezzi per corrompere i giudici, diventa un capestro assurdo che non tiene conto della persona e non dimostra nessun ristabilimento della pace e del bene di entrambe le parti in giudizio.
Gesù mostra che solo la misericordia e il perdono rompono l'innesco della violenza iniziato col peccato e propone sempre la strada che il Padre percorrerebbe.

"E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra".
Torna a scrivere. Forse a riscrivere, con mani che amano, leggi nuove che non uccidono.

Non li guarda in faccia, e nel silenzio calato sull'assemblea, la donna, e tutta la folla, aspetta il primo lancio, aspetta la condanna che è il fallimento della Legge e della sacralità del Tempio in cui si dovevano fare sacrifici di animali, non di persone.
Ma tutti, uno alla volta, cominciando da quelli più accreditati a condannare, se ne vanno.

Il giudizio c'è stato: "Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!" (Rm 11, 32). Nella sintesi di Paolo, la morale di questa pagina preziosissima di Vangelo!

"Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più".
Nessuno era stato in grado di condannare a morte la peccatrice perché tutti sono svelati e portati in luce dalla Parola di Gesù.
Rimane lei sola con il Maestro, l'unico senza peccato.
Attimi che sembrano eterni a quella donna, che è salva perché ha incontrato il Salvatore, colui che dirà: " non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo" (Gv 12, 47).

Le mani che fino ad ora erano pronte a ferire il debole, si rivelano fatte per accogliere e riportare in vita.
Si rivela così il Giusto Giudice di cui tutti abbiamo bisogno.
Noi, deturpati dal peccato che ci domina e ci uccide, arriviamo alla legge universale del perdono, l'unica che ristabilisce il nostro volto di figli amati e attesi dal Padre.

Commenti

  1. La sorte di questo brano è veramente strana: da un lato la chiesa lo dichiara appartenente alle sante Scritture in cui è contenuta la Parola di Dio, dall’altro lo sente come un brano scandaloso e imbarazzante, come mostra il fatto che non sempre è stato accolto dalla comunità dei credenti, soprattutto in oriente; un brano che, se siamo onesti, imbarazza ancora noi che lo ascoltiamo qui e ora. Dopo un lungo e travagliato migrare questo testo è stato inserito nel quarto vangelo, il vangelo secondo Giovanni, dopo il capitolo 7 e prima del v. 15 del capitolo 8, in cui è attestata una parola di Gesù che sembra giustificare questa collocazione: «Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno».
    (Enzo Bianchi)

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  2. È bello invece sapere che il mio difensore e' quello che ha aperto gli occhi della propria intimità,del proprio Io,a questa libertà di valutazione,non di condanna da parte dei Sapienti terreni di turno.
    Quest'ultimo non possono piu inveire sui piu' , perché anch'io essi LEGGONO dentro il proprio peccato!
    Questo specchio oggi mi colpisce,..dare possibilità di essere tutti uguali di fronte alle colpe,al peccato; solo LUI ne è immune.
    Grazie per questa libertà di uguaglianza verso questo macigno della colpa che ha fatto e fa ancora stragi.
    Il TUO Spirito guidi chi decide le sorti del giudicato ,dalla legge civile;
    Tu invece hai dimostrato ben altro!
    Grazie

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  3.  gli scribi e i farisei condussero a Gesù  una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». (...) Una trappola ben congegnata: «che si schieri, il maestro, o contro Dio o contro l'uomo». Gli condussero una donna... e la posero in mezzo. Donna senza nome, che per scribi e farisei non è una persona, è il suo peccato; anzi è una cosa, che si prende, si porta, si mette di qua o di là, dove a loro va bene. Si può anche mettere a morte. Sono funzionari del sacro, diventati fondamentalisti di un Dio terribilmente sbagliato. «Maestro, secondo te, è giusto uccidere...?». Quella donna ha sbagliato, ma la sua uccisione sarebbe ben più grave del peccato che vogliono punire. Gesù si chinò e scriveva col dito per terra..., mostrando così la strada: invita tutti a chinarsi, a tacere, a mettersi ai piedi non di un codice penale ma del mistero della persona. «Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei». Gesù butta all'aria tutto il vecchio ordinamento legale con una battuta sola, con parole definitive e così vere che nessuno può ribattere. E se ne andarono tutti. Allora Gesù si alza, ad altezza del cuore della donna, ad altezza degli occhi, per esserle più vicino; si alza con tutto il rispetto dovuto a un principe, e la chiama “donna”, come farà con sua madre: Nessuno ti ha condannata? Neanch'io lo faccio. Eccolo il maestro vero, che non s'impalca a giudice, che non condanna e neppure assolve; ma fa un'altra cosa: libera il futuro di quella donna, cambiandole non il passato ma l'avvenire: Va' e d'ora in poi non peccare più: poche parole che bastano a riaprire la vita. Il Signore sa sorprendere ancora una volta il nostro cuore fariseo: non chiede alla donna di confessare il peccato, non le chiede di espiarlo, non le domanda neppure se è pentita. È una figlia a rischio della vita, e tanto basta a Colui che è venuto a salvare. E la salvezza è sciogliere le vele (io la vela, Dio il vento): infatti non le domanda da dove viene, ma dove è diretta; non le chiede che cosa ha fatto, ma cosa farà. E si rivolge alla luce profonda di quella creatura, vi intinge la penna come uno scriba sapiente: «Scrivo con una minuscola bilancia come quella dei gioiellieri. Su un piatto depongo l'ombra, sull'altro la luce. Un grammo di luce fa da contrappeso a diversi chili d'ombra...»(Ch Bobin). Le scrive nel cuore la parola “futuro”. Le dice: «Donna, tu sei capace di amare, tu puoi amare bene, amare molto. Questo tu farai...». Gesù apre le porte delle nostre prigioni, smonta i patiboli su cui spesso trasciniamo noi stessi e gli altri. Lui sa bene che solo uomini e donne perdonati e amati possono disseminare attorno a sé perdono e amore. I due soli doni che non ci faranno più vittime. Che non faranno più vittime né fuori né dentro di noi.

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  4. Questo brano esprime chiaramente e senza mezzi termini, attraverso le parole di Gesù che Dio è Padre e non giudice. Straordinario è il modo in cui Gesù lascia la decisione per condannare la donna proprio agli scribi e ai Farisei. Ogni volta che Dio ci dice che ci ama nonostante le nostre bassezze genera scandalo. L'amore per un figlio è straordinario un figlio si ama a prescindere eppure ci sorprendiamo quando lo fa Dio .

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  5. Per un attimo mi sono immedesimata nei panni della donna adultera e solo al pensiero che da lì a poco avrei perso la vita, perché mi avreddero uccisa lanciandomi addosso grandi pietre, mi è venuto un gran terrore. Anche il giudizio infamante di tutti su questa donna è da rabbrividire, le è stato messo un marchio, un macigno pesante addosso che grava più delle pietre con cui si lapidavano le adultere.
    Ma come ci insegnano le Sacre Scritture avviene esattamente il contrario di quello che dice la legge e cioè la donna ottiene: il perdono, la misericordia, la liberazione, il rifugio e la salvezza. Un vero Padre fa questo!
    Signore Tu sei l'amore
    Tu sei luce
    Tu la via e la verità. Ti lodo e ti esulto mio unico salvatore.

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  6. Di continuo il tuo occhio mi guarda e io vivo del tuo sguardo, o mio Creatore e mia salvezza.
    (ROMANO GUARDINI)

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  7. Anch'io mi sento come gli Scribi ed i Farisei Dio mio, perdonami, perché quante volte ho giudicato, ho additato ed ho ferito? Ho guardato quanto gli altri hanno sbagliato non rendendomi conto che, sono io la prima peccatrice, perche ferisco e non mi accorgo di quanto male, invece c'è in me. Perdonami!! Il Vangelo di oggi mi ha fatto tanto riflettere.

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  8. "Il Signore è Giudice giusto. Ha centrato il problema e lo ha disinnescato". Queste parole, dopo aver letto il commento di oggi, le vorrei tenere sempre con me, a custodia della mia vita di peccatrice che ha bisogno continuamente di essere liberata e salvata.

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  9. Signore abbi pietà di me per tutte le volte che ho giudicato, condannato, sentendomi perfetta. Liberami daLla tentazione che di non sentirmi meritevole del tuo perdono, aiutami a non guardare al mio peccato, ma a protendermi verso quello che sono, creatura nata dal tuo amore e per amore

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  10. "Se le colpe ricordi Signore,chi potrà starti dinanzi,ma presso te si trova il perdono....
    Benedetto sei Tu Signora che fai nuove tutte le cose

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