Prima lettura del 12 aprile 2019


A te ho affidato la mia causa
Ger 20, 10-13

Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno!
Denunciàtelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere;
arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore,
lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori".



Il grande profeta Geremia, che abbiamo presentato il 28 marzo, ha un rapporto misticamente intimo col Signore, ma ciò non gli evita minacce di morte, avversione e solitudine.
Anzi sembra che la tranquillità di Geremia sia inversamente proporzionale alla vicinanza con Dio!
Egli vive il dramma della chiamata in un contesto che rifiuta la profezia e gli avvisi di disgrazia che il Signore rivolge al popolo con la bocca del suo profeta.
I suoi contemporanei preferiscono seppellire la testa come gli struzzi, piuttosto che guardare in faccia il pericolo dell'invasione assira che è prossima. E vogliono mettere a tacere tutti coloro che gliela ricordano, in primo luogo il profeta.
Difficile affidarsi quando tutto intorno gli altri fanno terra bruciata e lo relegano ad un grido solitario!

Quello che sente dalla bocca degli altri è "Terrore all’intorno": quasi un appellativo che gli hanno messo per scostarsi da lui ed evitarne le profezie, come se fosse una Cassandra che butta il male sul popolo.
La calunnia lo squalifica da uomo di Dio per mostrarlo come un avversario e un pericolo.
E' la stessa sensazione che avrà provato anche Gesù quando annuncia il Padre e viene annoverato tra i sacrileghi!

La sua vita è un segno di contraddizione, che mal viene accolta dai suoi:
"Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta»".

MI chiedo che amici sono coloro che aspettano il suo fallimento e la sua caduta! L'affermazione di Geremia è tristemente ironica: si rende lucidamente conto di essere circondato solo da nemici che aspettano di trionfare su di lui per vendicarsi.

"Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere".

Questa del profeta è preghiera, lamento e affidamento insieme.
Non un atteggiamento formale e staccato, ma il parlare della sua anima, descritto in modo così onesto che ci fa entrare nelle sue angosce interiori che sono anche le nostre quando la via del bene è denigrata e sembra fallimentare.
Quando i tempi sono difficili e le decisioni da prendere bocconi amari da ingoiare, solo la consapevolezza che il Signore è padrone del tempo e della storia, personale e collettiva, fa guardare avanti al momento in cui il Signore farà la sua giustizia.

"Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa!"

Il profeta non solo uno che "lavora" per conto di Dio, ma è coinvolto in un profondo rapporto a due, segno dello stesso rapporto fra Dio e il suo popolo.
La causa del profeta è quella di Dio perché, per prima, la causa di Dio è stata annunciata al profeta!
La prova è il cammino a due, mai facile, ma mai solitario.

Al centro di questa confessione, si sente la forza di un combattimento interiore tra il desiderio di vendetta e la scelta di affidarla al Signore.
Il profeta si affida e, nello stesso tempo, sfida Dio a manifestarsi.
Infatti un dubbio combatte nel cuore di Geremia: Dio si è dimostrato forte con lui fino ad attirarlo e a conquistarlo.
Perché allora non prevale con la stessa forza di persuasione, piegando e assoggettando il popolo al suo volere?!
Quasi un'accusa alla mano clemente di Dio che non manifesta il suo potere, imponendo la sua giustizia.

"Cantate inni al Signore, lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori"

Anche se il profeta non sa come questo avverrà, ha la certezza che il Signore prevarrà e realizzerà la sua giustizia.
Il salmo 84 non spiega, ma annuncia questo momento in cui giustizia e misericordia cammineranno insieme, non contrapposte:
"Misericordia e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo" (Sal 84, 11-12).


Possiamo affermare che il desiderio di liberazione di Geremia, si è realizzato in Cristo Gesù pienamente.
Il rapporto drammatico con il suo Dio, come per altre figure in questo tempo (vedi per esempio la storia di Susanna) aprono alla passione del Cristo e di ogni credente, che come Geremia si è coinvolto in una relazione da cui non può più pensarsi separato.
Nel Vangelo la vendetta che Geremia aveva invocato si realizzerà, ma non come distruzione dell'uomo, ma dei suoi nemici.
La liturgia ci mostra, in questo cammino verso la Pasqua, il cammino interiore di quest'uomo, la sua angoscia, ma anche la sua fede provata, lucida e travagliata, che ritroveremo compiuta in Gesù, colui che ha rimesso nelle mani del Padre la realizzazione della salvezza.

Commenti

  1. Di fronte al rifiuto del popolo d’ascoltare gli avvertimenti che deve proclamare nel nome di Dio, Geremia è dilaniato nella sua propria carne a motivo dell’opposizione tra i due: «I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo» (14,17). Egli diventa, con il suo dolore interiore, il legame tra i suoi compatrioti e il suo Dio.

    Ancora un passo, e arriviamo alla figura misteriosa del Servo del Signore (Isaia 53). Proprio come Geremia, quest’uomo innocente, l’inviato di Dio, prende su di sé la sofferenza inconfessata dei colpevoli, ma in più, questa sofferenza assunta permette la loro guarigione. È come se il perdono potesse solamente arrivare al suo fine non cadendo dall’alto, ma passando dal basso, esprimendosi attraverso una solidarietà vissuta con i malfattori, sino in fondo.
    (www.taizé.fr)

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  2. Con linguaggio simile a quello dei salmi di lamentazione il profeta descrive anzitutto la congiura scatenata contro di lui, facendo terra bruciata. L’attesa di coloro che attendono una denuncia qualsiasi per scatenarsi ed accanirsi a loro volta. Perfino gli amici lo hanno abbandonato e spiano la sua vita in attesa di vederlo cadere in disgrazia per approfittare della sua debolezza e vendicarsi.
    Pur nella convinzione di essere stato sedotto da Dio, il profeta sa di non essere da lui abbandonato e vede già la sconfitta di coloro che lo perseguitano. Saranno essi a cadere, a patire la confusione e a subire una vergogna incancellabile.
    Dopo aver rinfacciato a Dio la sua slealtà, ora il profeta lo invoca quale giudice e vendicatore dei giusti.
    Rifacendosi alle prove già superate in passato il profeta invita i suoi lettori a lodare Dio perché lo ha liberato dalle mani dei malfattori, donandoci in questo modo una magnifica preghiera di lamento, di fiducia e di ringraziamento che al di là delle espressioni formali ci permette di sondare le angosce interiori del vero profeta.

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  3. Le angosce patite per Cristo sono le vere!
    Quelle derivanti da cose che passano...sono solo deleterie per la salute fisica e psichica!
    Ecco allora,sempre un sano discernimento con l' aiuto della Parola,sui fatti che m' accadono.
    Dammi questa capacità di accettare tutto,si tutto nel mio quotidiano!
    Quest'ultimo ultimo non è a mia immagine....
    Pugni nello stomaco....
    Anche
    Ma è il percorso della quotidianità

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  4. Il profeta si affida e, nello stesso tempo, sfida Dio a manifestarsi, un combattimento interiore tra il desiderio di vendetta e la scelta di affidarla al Signore.
    Mi colpisce tanto questo impulso di Geremia che mi assomiglia tanto e in verità lo trovo realmente un cambattimento interiore estenuante.
    Tante volte il desiderio di vendetta prende il sopravvento e induce al peccato schiacciando velocemente la tua vita.
    Signore la tua risposta è sempre di salvezza, l'azione salvifica della tua grazia conduce la mia anima alla liberazione, al riparo e all' incolumità come un vero Padre e Madre fa per i suoi figli.



    Solo in Dio riposa l'anima mia;
    da lui la mia salvezza.
    3 Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
    mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
    (Salmo 61: vers 2-3)





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