Prima lettura del 3 aprile 2019

Venire fuori!
Is 49,8-15

"Così dice il Signore:
«Al tempo della benevolenza ti ho risposto, 
nel giorno della salvezza ti ho aiutato.
Ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo,
per far risorgere la terra,
per farti rioccupare l’eredità devastata,
per dire ai prigionieri: “Uscite”,
e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade,
e su ogni altura troveranno pascoli.
Non avranno né fame né sete
e non li colpirà né l’arsura né il sole,
perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d’acqua.
Io trasformerò i miei monti in strade
e le mie vie saranno elevate.
Ecco, questi vengono da lontano,
ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente e altri dalla regione di Sinìm».
Giubilate, o cieli,
rallégrati, o terra,
gridate di gioia, o monti,
perché il Signore consola il suo popolo
e ha misericordia dei suoi poveri.
Sion ha detto: 
«Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato».
Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se costoro si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai".

Isaia è un profeta di largo respiro. Le sue visioni allargano il cuore, e illuminano la fede. Con i suoi 66 capitoli, la sua Parola arriva a noi con la stessa forza e bellezza di un Vangelo. 
I primi 39 capitoli risalgono a 700 anni prima di Cristo e contengono le parole del profeta all'origine di questa tradizione. 
Dal capitolo 40 al 55 si trova la predicazione del Secondo Isaia, un profeta anonimo dell'esilio, nel secolo sesto a. C. 
La sua particolare missione consiste nel portare consolazione ad un popolo smarrito e sofferente, che non crede più di poter avere una terra e un'identità.
Il brano di oggi è inserito in questo contesto, nel tempo di esilio e di perdita di ogni certezza. 

In tutto il Salmo 137 si può cogliere il senso profondo del dramma che vive Israele esule a Babilonia e risuonano nelle loro orecchie le parole "dei figli di Edom,
che, nel giorno di Gerusalemme,
dicevano: «Spogliatela, spogliatela
fino alle sue fondamenta" (Sal 137,7)
Ma il secondo Isaia, chiamato il profeta della consolazione, all'inizio del capitolo 40 esordisce con l'invito che è la volontà di Dio e la risposta a quell'odio: "Consolate, consolate il popolo mio, dice il Signore" (Is 49,1).

Chi parla è il Dio Padre e madre, che ha sentimenti di benevolenza e di soccorso verso il proprio figlio Israele e manda i profeti ad asciugare le lacrime e a ridare conforto.
Dio ha formato, stabilito, fatto risorgere questo popolo, debole, sempre a rischio di schiavitù e idolatria. 
Tante volte Israele cade e si perde. Altrettante volte, instancabilmente, il suo Dio si prende amorevolmente cura di lui. 
Le promesse che gli ha fatto non vengono dimenticate o messe da parte per il peccato e l'allontanamento da lui.
Il Signore promette di restituire ciò che è stato tolto ai deportati: "per farti rioccupare l’eredità devastata".

È un Dio liberatore, che fa "uscire" i prigionieri, che grida la sua Parola potente "venite fuori", come un giorno Gesù farà con l'amico Lazzaro.
La parola fa effetto e stana i terrorizzati, rialza gli oppressi, ridà lo Spirito ai morti.
Mi risuona come il grido di chi vede la salvezza dopo un bombardamento e invita tutti quelli che si sono nascosti, a uscire fuori per rendersi conto che è tutto finito!

Quello che trovano fuori è una vita insperata: pascoli a perdita d'occhio, cascate sorgive e limpide, strade diritte e sicure... Un paradiso per chi viene da un lungo cammino nel deserto con arsura e pericolo di insolazioni o per chi esce dal buio di una spelonca oscura.
In ogni luogo, anche in terra d'esilo, Dio provvede al nutrimento. 
Questo è importante per noi che viviamo sempre con la paura di tempi di fame e privazione. Si può abbandonare questa preoccupazione e affidarsi senza ansia di cosa mangiare e bere a colui che ci offre " il servizio in camera"!

Ma quello che più conforta è la guida.
Il Signore è il pastore del suo popolo: "colui che ha misericordia di loro li guiderà".
Il misericordioso guida in luoghi non infidi e ci si può affidare sicuri di non trovarsi in gabbie di rimproveri e punizioni.
Questo è il Padre che ci serve, questo è il desiderio di ogni uomo!
Dio è la promessa per l'umanità! 
Lui stesso, il rapporto con lui, l'intima comunione che desideriamo, è l'eredità promessa e mai tolta!

"Giubilate, o cieli,
rallégrati, o terra".
Il Signore chiama a testimoni della sua opera l'intero creato, spettatore di questo amore che mai viene meno. 
E invita alla gioia e alla festa il cielo e la terra che partecipano alla consolazione e alla misericordia sono riversati su un popolo scoraggiato che credeva di essere abbandonato e dimenticato. 

A questo punto, risuona il dubbio devastante che prende tutti quando le tenebre sembrano l'unico orizzonte e non si crede più che la felicità sia per noi: 
"Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato".
Un'affermazione lacerante per chi la pronuncia e per Dio che l'ascolta!
È un grido soffocato che buca il cielo.
La risposta che Isaia annuncia penetra nelle viscere e porta una consolazione che va' al di là di ogni desiderio: 
 "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai".
Ancora una volta il Dio di Isaia si descrive donna e mamma, evocando il più terribile degli abbandoni. 
Ebbene anche davanti ad una donna così il Signore si manifesta differente. 
Ci fosse una sola donna che dimentica il proprio figlio, il Signore non farà mai questo.
Se il popolo è rassegnato e chiuso nella desolazione, Dio non si arrende!
Il popolo troverà consolazione e coraggio in questa certezza che gli viene annunciata da Isaia e realizzata in Gesù Cristo.
Non è un popolo di orfani, senza un'identità, senza discendenza e capostipite.
Ma un popolo di figli amati e accuditi che nel cammino scopre il tesoro prezioso che gli è stato preparato.

Commenti

  1. "Scruta i misteri dell'amore e allora contemplerai "il seno del Padre, che solo l'Unigenito Figlio di Dio ha rivelato (Gv 1,18). E "Dio stesso è amore" (1Gv 4,8.16) e attraverso l'amore per noi fu catturato... Il Padre per aver amato, si è fatto donna, e di questo è grande segno colui che egli generò da se stesso, poiché il frutto generato da amore è amore"
    (Clemente Alessandrino)

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  2. Innanzitutto una consolante costatazione: Dio non è sordo alle nostre invocazioni ed è sempre disposto a sostenerci con il suo aiuto. Ne abbiamo fatto l'esperienza più volte, sia personalmente che come Chiesa. Basta riandare al nostro vissuto o alla storia che in ogni epoca ha conosciuto la presenza dei santi: provvidenziale aiuto divino per superare ore di oscurità, che non hanno risparmiato la stessa Chiesa.
    " Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra" è l'appello da cui essi si sono sentiti raggiungere e a cui hanno corrisposto generosamente permettendo a Dio di operare il prodigio della ricostruzione attraverso la loro piccola persona. E quanti, smarriti e confusi si aggiravano cercando chi additasse una via di uscita, un brandello di luce a cui aggrapparsi, hanno sperimentato, grazie a loro, il Dio che salva!
    (www.qumran2.net)

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  3. La luce è solo TU che me la dai!
    Quella vera!
    Ansia,preoccupazione, angoscia, stamane sono più affievolite,ris rispe ad ieri!
    Nonostante che credo,lo sottolineo,credo....di " frequentarti" di fronte ad ostacoli,che non mi permettono di scrutare,tastare col mio io..mi sento perso.
    Ben venga stamani questo richiamo a TE.
    Se sono con TE,chi è contro di me?
    Grazie

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  4. È un paradosso, ma i momenti più scuri della mia vita, riguardandolo alla luce della Parola, sono stati i piu luminosi e i più fecondi, non solo per me,a anche per chi faceva parte della mia vita. Solo con la fede e con la Grazia si può dire nella più profonda sofferenza ho trovato consolazione e pace. Grazie Signore per aver squarciato quel lembo di cielo ed essere sceso sulle miserie mie e dell'umanità intera, hai conosciuto la sofferenza perché mi potessi rivolgere a te per essere ascoltata ed esaudita.

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  5. L' abbandono è una delle cose più brutte che ci possa capitare. Grazie Padre per il tuo amore fedele, con Te io mi sento al sicuro, con Te più paura non avrò.

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