Prima lettura del 29 aprile 2019



In Lui non c'è tenebra.

1Gv 1,5 - 2,2

"Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.
È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo".


La prima lettera dell'apostolo Giovanni è stata scritta verso la fine del primo secolo dopo Cristo, ad Efeso e indirizzata alle comunità di cristiani convertiti dal mondo pagano.
Lui è uno degli apostoli che Gesù portava sempre con sé in tutti i momenti cruciali.
E' discepolo e amico che ha sentito profondamente l'amore donato "sino alla fine" (Gv 13,1) del Maestro e di questo si è fatto annunciatore a tutti.
L'esperienza di Cristo Risorto ha rischiarato così tanto la fede di Giovanni che dalle prime affermazioni del Prologo (cfr. Gv 1,4-5), continuando nelle lettere e fino all'Apocalisse (Ap 21,23), l'apostolo non fa che annunciare questo messaggio.
Una preoccupazione fondamentale della lettera è richiamare le comunità dei credenti all'amore fraterno e anche di metterle in guardia verso i falsi maestri (gnostici), che negavano l'incarnazione di Gesù Cristo (1Gv 2,18-19).

"Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo".
Giovanni sa che la sua funzione di testimone del Risorto non è delegabile: con i suoi fratelli apostoli ha urgenza di raccontare a chiunque l'esperienza unica e sconvolgente della vicenda di Gesù di Nazareth.
La fede di Israele è nata sempre dall'ascolto e dall'annunciarlo in prima persona; così Giovanni continua l'opera di ogni testimone e annuncia la vita eterna, "udita", "veduta" e "toccata" nel Figlio, a coloro che per fede hanno ricevuto il potere d’essere figli di Dio (Gv 1,12).

"Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna".
Contrapposta alla nostra esperienza che purtroppo spesso ricade nella confusione, nella indeterminatezza e nello sconforto, la Parola annuncia che il Signore è una luce che niente può spegnere o offuscare.
Anche quando ci arrendiamo alla nostra incapacità, il salmo parla con la stessa certezza del Vangelo e mostra la via d'uscita nel Signore:
"Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte»,
nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce." (Sal 139 ,11-12).

Dio e luce sono termini inseparabili, legati profondamente.
Giovanni con la stessa forza con cui dice Dio è luce, dirà Dio è amore (1Gv 4,8.16).

"Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi".
Il confronto con il nostro essere peccatori sarà sempre una pietra di paragone per scoprire quanto veramente camminiamo nella verità. Camminare o no nella luce e nell'amore dicono inoltre a noi chi siamo veramente.
Non riconoscere il nostro peccato, è fare di Dio un bugiardo, perché avrebbe dato senza un vero motivo il proprio Figlio, quando invece per noi era impossibile liberarci di questo tarlo mortale che ci allontana dalla Vita.
Riconoscere il nostro peccato è doloroso perché mette in luce aspetti della nostra vita di cui ci vergogniamo e ci dispiace avere, ma che fanno parte di noi.

"Se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo".
Questa è una bellissima e buona notizia!
Davanti alla nostra realtà innegabile di peccatori, Gesù è Paraclito, termine greco che indica chi ti si mette vicino, chi ti viene in aiuto, chi prende le tue difese.
Troppa "immaginazione" nell'arte e nella predicazione per secoli hanno mostrato Gesù come colui che scagliava fulmini e strali verso i peccatori!
La Parola che gli apostoli ci hanno tramandato è che l'unico intercessore per la nostra salvezza è Gesù Cristo.
Il peccato non rende Gesù nostro nemico ma il nostro difensore, il nostro "avvocato" che, accanto a noi lotta e soffre, intercedendo instancabilmente presso il Padre.

"È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo".
Il sacrificio del Figlio è stata causa di salvezza di tutti, proprio tutti gli uomini, di tutti i tempi.
La Lettera agli Ebrei afferma che possiamo affidarci al nostro sommo sacerdote con fiducia perché è stato provato in ogni cosa e in ogni infermità come noi (cfr. Eb 4, 15-16).
E il Padre è giudice si, ma che "fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt 5,45).
Con questo Giudice e questo Avvocato bene dice Paolo, in perfetta adesione alle parole della lettera di Giovanni, quando afferma: "Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,38-39).

Commenti

  1. Fa' dunque attenzione a ciò che Giovanni dice: Se diremo che in noi non c'è peccato, ci inganniamo ed in noi non c'è verità. Se dunque ti confesserai peccatore, la verità è in te, poiché la verità è luce. Non splende ancora pienamente la tua vita dato che vi sono dei peccati; ma ecco, cominci ormai ad illuminarti poiché riconosci i tuoi peccati. Considera le parole che seguono: Se confesseremo i nostri delitti, egli è fedele e giusto per condonarceli e purificarci da ogni iniquità (1 Gv. 1, 9).
    (Agostino di Ippona)

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  2. Al cuore della lettera c’è infatti una domanda di fondo che un po' la
    percorre tutta: qual è l’identità cristiana? Chi è il credente in Cristo? Giovanni riflette
    così sul volto di Dio e sulla figura di Cristo e in questa luce cerca di comprendere chi è il
    credente in lui e in conseguenza di ciò come tale credente deve vivere.
    La lettera diviene in quest’ottica un antidoto potente contro quella sopravvalutazione
    dell’etica che affligge oggi la chiesa. Il vero problema, per Giovanni, non è “che cosa dobbiamo fare?”, ma molto più radicalmente “chi dobbiamo essere?”. La domanda di
    fondo alla quale dobbiamo rispondere è: qual è la nostra fede? E per riuscire a rispondere a una tale domanda c’è alla fine un’unica strada: riscoprire il volto di Dio e il volto di Gesù che, in Giovanni, sono il volto dell’amore.
    (Luca Mazzinghi)

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  3. Amore,innamoramento,fede,luce,non preoccupazione
    Sono tutti temi, spunti per farmi un ASCOLTO
    in questi giorni!
    Grazie

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  4. Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna.....

    Signore Tu sei la luce, vieni a irraggiare il buio della notte. Fa che in me risplenda la tua verità e con la certezza che Tu sei il Risorto, rendimi capace di testimoniarlo agli altri.

    RispondiElimina

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