Salmo del 15 maggio 2019

Ti lodino i popoli tutti.
Salmo 67 (66)

1 "Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Canto.

2 Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;

3 perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

4 Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.

5 Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

6 Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.

7 La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,

8 ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra".


È un salmo composto nel periodo successivo all'esilio, momento di grand
e afflizione, ma anche di profonda maturazione per Israele che medita su tutta la storia della salvezza che lo ha preceduto. E' un inno di lode per la terra che generosamente dona i suoi frutti, segno della vicinanza amorosa di Dio all'uomo.
Nello stesso periodo un profeta, Gioele, così invita Israele: "Voi, figli di Sion rallegratevi, gioite nel Signore, vostro Dio, perché vi dà la pioggia in giusta misura, per voi fa scendere l'acqua, la pioggia d'autunno e di primavera, come in passato. Le aie si riempiranno di grano e i tini traboccheranno di vino nuovo e di olio" (Gl 2, 23-24).

"Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti".
Il ritornello del Salmo riconosce a tutti i popoli la capacità di lodare l'unico Signore.
Non è scontato per Israele ammettere che la lode non è sua esclusiva.
Tutti i popoli della terra hanno in Dio il loro Signore, pur non chiamandolo col nome rivelato ad Israele, pur con immagini differenti. È una bellissima apertura che và in direzione contraria alla convinzione di Israele "popolo eletto" come se gli altri fossero popoli di nessuno.
È quell'universalismo che provvidenzialmente il popolo di Dio matura durante la dura esperienza dell'esilio.
Il Dio di Israele ha accompagnato il suo popolo in terra straniera e lì non lo ha abbandonato.
Anzi, proprio in quella terra, che è stata comunque terra di fertile riflessione teologica, Israele scopre che il Signore è il re di tutta la terra.

Il ritornello divide il salmo in tre blocchi.
Nei versetti 2 e 3 il salmo invoca da Dio benedizione. Nella tradizione ebraica, la Berakhà - benedizione - è un bene fondamentale, tangibile, di cui ogni uomo ha bisogno.
Si distinguono vari tipi di benedizione: quella che rivolge l’uomo a un altro uomo, c’è la benedizione che rivolge l’uomo a Dio, e c’è la benedizione che rivolge Dio all’uomo, al mondo. La benedizione per eccellenza è quella che viene da Dio e che qui è invitata insieme alla pietà.

Si chiede anche che il Signore "su di noi faccia splendere il suo volto".
È il suo volto favorevole rivolto all'uomo, che trasmette la sua luce, la sua vita, la sua felicità. Come una madre trasmette il suo amore guardando il figlio, parlandogli bocca a bocca, così il salmo chiede che il Signore contagi e condivida con noi il suo amore, la sua vita.
La luce di Dio, porta luce e vita alla nostra esistenza, che ne è bisognosa. La sua Parola, che è splendore della sua benevolenza, è rivolta ad ogni uomo affinché se ne rallegri.

Il secondo blocco è il versetto 5: la gioia delle nazioni che scaturisce dal giudizio di Dio.
Il Signore è giudice giusto ed equo governatore di tutti.
Tutti i popoli riconoscono in Dio queste caratteristiche. E anziché temere il suo giudizio e il suo potere, esultano perché è un bene per l'umanità.
È l'unico potere, quello di Dio, che la Bibbia vede come positivo e arricchente per tutti gli uomini.

Tutti i popoli esultano e gridano di gioia perché c'è una giustizia per tutti e viene da lui che ristabilisce i diritti dei popoli: "Egli ama il diritto e la giustizia, della sua grazia è piena la terra" (Sal 32, 5).

Il terzo ed ultimo blocco sono i versetti 7 e 8: i frutti della terra sono segno per tutti i popoli.
La terra, a volte avara e da cui, con la fatica e con il sudore della fronte, l'uomo sembra strappare il sostentamento (cfr. Gen 3,17-19), a ben guardare lo elargisce, prodiga, come un dono.
E' questo lo stupore dell'uomo di fronte alla fertilità del suolo e all'abbondanza dei raccolti.
Tutto questo ben di Dio è segno concreto della benedizione del Signore che non ha confini e feconda tutto il globo terrestre.

Nel v. 8 si dice che tutti i popoli, che invocano la benedizione di Dio, lo temono, cioè lo riconoscono come loro Dio, sperano in lui e gli si sottomettono fiduciosi.
Questa preghiera, con un'apertura e un respiro universale, ci insegna il modo in cui la fede guarda alla vita.
Non è solo un modo di pregare ebraico o cristiano.
Tutte le religioni hanno tramandato a noi questa spiritualità che trascende le culture.

Sembra di leggere la Sura I del Corano:
"In nome di Allah, Clemente, Misericordioso.
Lode a Dio Signore dei mondi,
il Clemente, il Misericordioso,
re del giorno del giudizio.
Te noi lodiamo,
il tuo soccorso imploriamo".


O l'induista Tagore che con la poesia "Davanti a te" dice:
"A mani giunte,
o Dio della terra,
starò davanti a te.
Sotto il tuo cielo senza rive,
in silenzio nascosto,
con il cuore umile,
con le lacrime agli occhi,
starò davanti a te.
In questo modo svariato,
in riva al mare del lavoro,
in mezzo agli uomini della terra,
starò davanti a te.
Quando in questo mondo
finirò il mio lavoro,
o Re dei Re,
solo, in silenzio,
starò davanti a te".


Ogni popolo appartiene a Dio, ed è suo.

Ogni popolo si rivolge a Dio con fiducia e lo riconosce come autore dei benefici ricevuti.
Quando diciamo "Padre nostro", quanto è largo questo "nostro"? Comprende tutti i popoli, comprende ogni uomo?
Il Padre è mio nella misura e nel riconoscimento che è di tutti.
Per questo è nostro: perché ognuno se lo sente suo e nello stesso tempo sente che è per i fratelli.
La preghiera apre anche questo significato di "fratello": non è solo quello della parrocchia, il vicino, né solo quello del movimento cristiano...

Il salmo ci mostra che tutti i popoli, quelli con lingue strane, con usanze incomprensibili, con riti "preoccupanti", con credenze scandalose per noi, tutti, ma proprio tutti, quando pregano, lodano l'unico Dio.
Che bella scoperta avere tanti fratelli!
Questa è la finestra aperta del salmo sull'umanità, questa è la direzione verso cui ci spinge.

Commenti

  1. Il salmo pregato dai Padri della Chiesa:

    “Maria ha dato il suo frutto… affinché questo frutto, nella Trinità, ci benedica” (Arnobio il giovane).

    “Il Cristo è il frutto promesso a Davide” (Ilario).

    “Il frutto della maestà divina è colto sul nostro albero. Beate le mani sacre del Sacerdote che l’ha offerto… Il frutto della vita, che i nostri progenitori avevano abbandonato nel giardino dell’Eden, ha seguito sulla terra i due disertori, per essere mangiato da loro, là ove si trovavano. I cherubini con la spada di fiamma, che vegliavano sull’albero della vita nell’Eden, hanno deposto la loro spada. Perché il frutto che custodivano se ne va sulla terra” (Efrem).

    «Il salmista attende la benedizione per eccellenza che è: “Venite, benedetti del Padre mio” (Mt 25,34)» (Agostino)

    “Ci benedica Dio: il Padre; il nostro Dio: il Figlio; ci benedica Dio: lo Spirito santo. Riconoscete il mistero della Trinità racchiuso in questo versetto: la terra ha dato il suo frutto e questo frutto contiene tutto il mistero della Trinità. Colui che è Dio di tutti per natura, si è fatto nostro Dio. Ci benedica Dio e cacci l’antica maledizione. La maledizione ci aveva cacciati dal paradiso: sia la benedizione a ricondurci là. La terra ha dato il suo frutto, Maria ha generato il Salvatore” (Girolamo).

    “Lo temano tutti i confini della terra: tutti i popoli onorino Dio, attirando così la sua benedizione” (Teodoreto).

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  2. Il poeta ha la visione di un mondo che loda Dio e che gioisce per la giustizia divina. Non è la lode di un ristretto gruppo umano, perché qui appare l’immagine della lode universale dei popoli.

    Il poeta credente esulta in una visione di spirituale felicità, infatti, è invocazione e lode a Dio che salva con generosità.
    (Antonio Adamo)

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  3. Atti degli apostoli 10,34:

    Pietro allora prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.

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  4. Grazie Signore per il mio ritorno sul blog.
    Appartiene a Te anche chi mi ha rubato il telefono.
    Ti offro tutta la mia miseria, la possa trasformare in generosità ed accettazione del quotidiano
    Pietà

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  5. «La terra ha dato il suo frutto!». Queste parole esprimono la gioia primitiva del contadino palestinese che, da una terra avara, ha ottenuto il dono delle messi, segno sperimentabile della benedizione divina. Questo salmo, composto in epoca postesilica (dopo il VI sec. a.C.) a causa della sua visione universalistica (vedi i vv. 3-5), è appunto il ringraziamento corale per il frutto della terra, segno dell'amore di Dio. A questa felicità spontanea è chiamato a partecipare il mondo intero che dal Creatore attende il sostentamento fisico e la guida in mezzo alle stagioni della storia (v. 5). «Figli di Sion - scriveva il profeta Gioele - rallegratevi, gioite nel Signore vostro Dio perché vi dà la pioggia in giusta misura e così le aie si riempiono di grano e i tini traboccano di mosto e di olio» (2,23-24).turoldo

    O Padre, che in noi hai fatto risplendere il volto della tua infinita potenza, donaci di essere fedeli alla tua giustizia, perché possiamo essere un segno di speranza e di lode gioiosa per tutti gli uomini.

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  6. Ben tornato carissimo. Il nostro è un Dio strano. In certi momenti fa male dirlo...fresco di rapina...ma è davvero amore immeritato e senza confini. Il salmo ti porti consolazione.

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  7. Non aprivo il blog da molto(per vari motivi)... sono molto sorpresa di come il Signore opera... stavo meditando il salmo,poi apro il blog e lo trovo lì... un CASO?
    "su di noi faccia splendere il suo volto;
    perché si conosca sulla terra la tua via,
    la tua salvezza fra tutte le genti"
    Se il mio volto brilla di luce riflessa allora sarò capace di illuminare il cammino di tanta gente, perché si conosca la "tua via" alternativa ad un cammino di rassegnazione generale che sembra connotare i nostri giorni... il mio volto brilla perché ha sperimentato la tua presenza e non solo nei "momenti di gloria".... anzi posso testimoniare come, proprio nei momenti peggiori, mi sono ritrovata stretta nella mano del "pastore bello"... tu mi dai motivo di gioire...

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  8. Federico Fellini, grande regista riminese, parlava spesso della luce in riferimento all';arte cinematografica. Diceva: "La luce è ideologia, sentimento, colore, tono, profondità, atmosfera, racconto. La luce fa miracoli, aggiunge, cancella, riduce, arricchisce, sfuma, sottolinea, allude, fa diventare credibile e accettabile il fantastico, il sogno e, al contrario, può suggerire trasparenze, vibrazioni, dà miraggio alla realtà più grigia, quotidiana [...] il film si scrive con la luce, lo stile si esprime con la luce. Il cinema senza luce non esiste".

    Ecco, trasponendo il tutto alla realtà umana possiamo dire che *la luce è tutto; senza luce siamo morti.*
    Oppure sì, possiamo abitare il regno delle tenebre, ma siamo comunque destinati a morire. Come il popolo di Israele che camminava nelle tenebre. Però ad un tratto, come scrive il profeta Isaia: *"Il popolo che abitava le tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse".*
    E per fortuna che *quella luce è arrivata. "Sono venuto nel mondo come luce", dice oggi Gesù nel Vangelo.*
    E per fortuna che *Gesù è venuto come luce. Altrimenti il rischio era quello di affogare nelle tenebre*. Una umanità senza Gesù è una umanità senza luce. Sì forse qualche lucerna qua e là, ma *la vita nasce dalla luce che è Cristo. E noi cristiani dobbiamo fare come Lui: essere luce per l'umanità che abita nelle tenebre*. Non possiamo sopportare che gli uomini vivano al buio. Dobbiamo fare proprio come Gesù: *accendere luci dove si vive al buio.*

    ( don Franco )

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