Vangelo dell'11 maggio 2019


Volete andarvene anche voi?
Gv 6, 60-69

"In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»".


Il capitolo 6 del Vangelo di Giovanni è una lunghissima catechesi sul segno del dono dei pani e dei pesci.
Gesù ha compassione, si prende cura, sazia e ristora un moltitudine di persone che attendeva da lui tutto e che era accorsa per ascoltarlo.
E' quello che Gesù è venuto a fare, mandato dal Padre che ancora una volta ha sentito il grido del suo popolo ed è sceso a liberarlo (cfr. Es 3, 7-8).
Ma il significato del prodigio non è ovvio, perché tante ipotesi si scatenano nel cuore di chi ne ha fatto esperienza.

Dopo che quella folla è saziata ed esclama: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!" (Gv 6, 14) e vogliono proclamarlo re, dopo la resistenza dei Guidei che gli chiedono il pane di vita, ma non accettano che si ponga come "il pane vivo disceso dal cielo" (Gv 6,41), soppiantando l'autorità e la figura di Mosè, adesso è la volta dei discepoli che vanno catechizzati.
Vari livelli di rivelazione, ognuno secondo la possibilità di accoglienza e di comprensione: Gesù è un educatore avveduto che non spinge troppo lo svelamento della verità in cuori e menti che non riescono a fare propria la logica dell'amore e del dono.

"Questa parola è dura!"
Questa è la reazione dei discepoli a quelle parole che dovevano aprire un varco di comprensione su un gesto così fondamentale, una tappa di intima conoscenza che voleva farli accedere alla profondità del suo amore.
Le giudicano insopportabili, pesanti da ascoltare e reggere, un giogo che non riescono a portare.
Soffermiamoci un attimo su questo. La Parola è liberante, consolatoria, rivelativa della realtà di Dio, che desideriamo conoscere...
Eppure sentiamo spesso la Parola come un fardello difficile da fare nostro e da portare, un peso che grava su di noi e che non riusciamo neanche a identificare bene.
La Parola è dura anche perché l'opera di Dio, secondo Gesù, è credere a colui che il Padre ha mandato e noi facciamo una fatica pazzesca ad affidarci.
E' dura perché da sempre l'uomo sospetta che il dono del Padre sia un tranello e non sia per la vita.
È dura perché la via scelta dal Padre è mangiare la carne e il sangue di Gesù ma deve morire per donarcela.
E' dura, in fin dei conti, perché la sua via è contraria a quella che ho in testa io!

"Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla".
Troppo lontana l'ottica di Gesù dalla nostra, è motivo di inciampo, di confusione! Troppo ancorati alla carne, per alzare gli occhi al cielo e gustarne i doni!
Un Dio che si lascia mangiare, che serve una mensa di pane del cielo gratuita e immeritata, che ama sino alla fine, dando la vita per quelli che gliela tolgono, è inconcepibile e ci destabilizza.
Ecco dove sta il problema: la carne, cioè il nostro modo solamente umano di pensare Dio, non aiuta nella sua conoscenza.
Nel Nuovo Testamento spesso la "carne" (sarx) indica l'esistenza umana carnale, cioè ancorata a tutto ciò che è finito, caduco, terreno.
Il peccato che impregna la nostra realtà esperenziale, collegata a tutto ciò che passa per i sensi, ci fa dubitare del trascendente, del profondo, dell'Altro.
Eppure, è proprio per mezzo di questa “carne” che Cristo si fa uomo, che entra il Verbo di Dio nella realtà conosciuta e toccabile.
L'umano non è più un ostacolo grazie alla realtà dell'incarnazione ed è il luogo dove si realizza la salvezza. E' una carne abbracciata da Dio, in cui lo Spirito vivifica e porta l'uomo nella realtà che lo santifica.

"Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre".
Ancora una volta è ribadito che il Padre e il suo dono sono all'origine della fede e della sequela di Gesù.
È lo Spirito che rivela il volto paterno di Dio e il nostro essere figli e fratelli. Bisogna rinascere dall'alto, dallo Spirito, come Gesù dice a Nicodemo (cfr. Gv 3,3).
E' necessario "venire" al Figlio, camminare verso di lui, docilmente guidati dal Padre e dalle sue iniziative.

"Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui".
Tra quelli che stavano con Gesù, "alcuni non credevano". È una amara constatazione.
Stare con Gesù e continuare a pensare a Dio con i criteri di Mosè o della nostra logica umana rende increduli davanti alle sue parole che "sono spirito e sono vita".
Molti discepoli tornano indietro. Ritornano a Mosè e alla sua parola, legge da osservare per essere approvati, per meritare Dio.
E allora l'evidenza è quella di andare "indietro", di retrocedere, di tornare al vecchio, conosciuto e rassicurante.
Necessario distinguere: andare dietro Gesù o andare indietro? Non andare più con lui è perdere la strada, la direzione, la meta...
Mi fa tristezza solo il pensiero di scegliere il contrario di ciò che il mio cuore desidera.

"«Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo?"
Gesù pone la domanda per spingere i discepoli a prendere posizione, per aiutarli a discernere la novità e la diversità della sua Parola.
E i discepoli restano, dimorano, un pò frastornati, un pò spaventati, ma riconoscendo: "Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio"!
A questo punto si è passato il confine e si è veramente discepoli.
Questo è il Gesù da seguire, non semplice un maestro (cfr. 6,25), non un secondo Mosè (cfr. 6,31-32), ma il Santo di Dio, inviato a noi perché attingiamo alla vita stessa del Padre in abbondanza (cfr. 6,12-13).
Tutto il Vangelo mostra a chi guardare: sul monte della trasfigurazione, scomparsi Mosè ed Elia, ai discepoli "rimase Gesù solo" (Mt 17,8).

Quanta consapevolezza di solitudine lontano da Gesù, leggo nella risposta di Pietro! Si, Signore lontano da te mi sentirei persa!

Per quanto dura e incomprensibile sia la volontà del Signore, per quando le sue vie non siano le mie, il mio cuore riconosce che lì c'è la vita e la mia morte solo in lui è distrutta.
Alla domanda fatta oggi a noi, quando enorme è la paura dell'ignoto e il nuovo è un ostacolo al cammino, il Signore ci faccia la grazia di rispondere: solo tu ci rimani, tu solo possiamo seguire per vivere!

Commenti

  1. "Che cosa abbiamo creduto e che cosa abbiamo conosciuto? Che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, cioè che Tu sei la stessa Vita Eterna e nella carne e nel sangue ci dai ciò che Tu stesso sei."
    (S. Agostino)

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  2. Questa parola è dura. Chi può ascoltarla? Il suo essere “disceso dal cielo”, per farsi tutt'uno con noi, e diventare cibo che si assimila, nostro pane: un Dio da mangiare, da esserne vivi, di una vita non effimera ma eterna, tutto questo è difficile per i discepoli, e resta “duro” anche per noi oggi. Il mistero non va ridotto alla ragione o addomesticato, ma rispettato. Altrimenti si rischia di sterilizzare qualcosa che invece è vitale. Il cristianesimo è comprensibile solo se in esso c'è qualcosa di incomprensibile, un di più, che eccede la logica.
    (Ermes Ronchi)

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  3. Lo scandalo della croce è giudizio e salvezza del mondo: ne
    svela la menzogna e lo salva, rivelandogli un Dio che ama sino a
    dare la sua vita per chi lo uccide. Pure noi, anche se chiamati a
    vivere del pane che riceviamo nell’eucaristia, subiamo
    scandalo: siamo sempre esposti a tradimento, rinnegamento e
    fuga, come Giuda, Pietro e gli altri.
    (Silvano Fausti)

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  4. "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" mentre i più si scandalizzano per la durezza delle parole di Gesù, Pietro , riconosce nel discorso di Gesù sul pane della vita una parola di vita, non di morte, e di vita eterna. È molto ricca questa espressione,... la vita eterna non è la soltanto la vita che ci attende dopo la morte.... ma è una qualità diversa di vita che possiamo sin d ora gustare, poiché vi viene donata da Gesù dalla sua Parola e dal suo pane. Dandomi la possibilità di amare come lui mi ama, fino a diventare feconda per la vita degli altri... grazie Gesù che mi doni la possibilità di una esistenza trasfigurato dall amore... fammi rimanere con e in te.

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  5. Vero
    É sempre in agguato ,la logica di voltarti le spalle,di andarmene fuori da ogni forma di proselitismo,anche sottile!
    Io voglio agire di testa mia...
    Sbattere contro ogni evidenza,ma mi voglio inconsciamente fare male?...
    Ma che strano comportamento.
    Immergermi in un innamoramento non mi è più congeniale; oramai sono un freddo calcolatore...formato alla scuola della quotidianità vissuta con la logica vecchia,di Mosè?!
    Difficile perdere la scorza e quindi sciogliermi?
    Ci proviamo....TU soprattutto,intento a rincorrermi ed io con dispnea grave a seguire...spero TE!
    Ti offro tutto questo scrutarmi , aiutami a capire il gusto del momento che vivo.
    Non il dopo.
    Amen

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  6. Quanto sono vere queste parole del vangelo!
    Signore io come Pietro riconosco che Tu sei la vita, il liberatore, il salvatore, non voglio allontanarmi da Te.
    Ci sono giorni o periodi piu' o meno lunghi che mi sento nel deserto e i pensieri strani si affollano e i dubbi mi assalgono, sembra che tutte le sicurezze di amare e credere nel Signore vengono meno. Padre non abbandonarmi nella tentazione, so che se sono in una valle oscura Tu sei con me e questo mi dà sicurezza, fammi sentire la tua viva presenza, Tu sei il mio bisogno.

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  7. Anche in mezzo alla peggiore confusione, io so che Tu Signore sei con me.

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