Vangelo di domenica 5 maggio 2019
Signore, tu conosci tutto.
Gv 21, 15-19
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore.
In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.
E, detto questo, aggiunse: «Seguimi»".
La liturgia di questa domenica ci propone, nella prima parte fino al versetto 14, il brano che abbiamo già avuto modo di meditare nella liturgia del 26 aprile.
Oggi ci soffermiamo sul seguito, fino al versetto 19.
Siamo al terzo incontro col Risorto (cfr Gv 21, 14) , manifestazione importante visto il numero tre nella Bibbia che dice pienezza e completezza.
Gesù ha cucinato e mangiato con i discepoli anche il pesce che avevano pescato grazie al suo intervento e poi la sua attenzione si concentra su Simon Pietro.
Inizia un dialogo fitto e intimo con l'apostolo perché vuole aiutarlo a prendere la direzione definitiva della sua vita.
"Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?".
Da notare che Gesù qui lo chiama col suo nome di nascita, e non col nome che gli aveva dato per il ruolo di "pietra", roccia salda della chiesa (cfr. Mt 16, 18).
Non è il primo "papa" a cui parla, è il suo amico!
Tornando al senso della frase, la traduzione dal greco che ci propone la liturgia sembrerebbe dire che Gesù chieda a Pietro se è lui quello che lo ama di più tra tutti i discepoli.
Non sembra in linea con il pensiero di Gesù in tutto il Vangelo, tanto più che chi racconta è Giovanni, il discepolo amato e che ama a sua volta profondamente il maestro.
Di questo versetto Enzo Bianchi propone una diversa traduzione che apre ad una nuova prospettiva.
Ecco la traduzione: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami (verbo agapáo) tu più di queste cose?".
Il confronto che Gesù propone non è con gli altri discepoli, ma con le cose appena successe, con la pesca miracolosa di 153 grossi pesci, la mensa imbandita dal maestro, il mangiare cordialmente insieme, di nuovo, come avevano fatto per anni.
Un potere, una forza e una pace che Pietro ha già sperimentato quando Gesù lo ha chiamato la prima volta a cui l'apostolo ha risposto abbandonando tutto (cfr. Lc 5, 1-11).
Lì la scelta era stata fatta: Pietro, lasciate le reti, il lavoro, la casa, la vecchia vita, obbedisce ad una "follia" che non lo lascerà più; lo segue perché sente che la sua vita deve prendere la direzione di questo maestro che lo affascina e lo attrae.
Ma Pietro, che pure lo aveva incontrato già Risorto nel luogo dove si erano rifugiati impauriti, la stessa sera della domenica di Pasqua (cfr. Gv 20, 19ss) e otto giorni dopo con Tommaso (Gv 20,16 ss), la mattina di questo giorno, come abbiamo letto il 26 aprile, aveva rinunciato a continuare l'evangelizzazione, trascinandosi dalla sua parte i discepoli con la decisione: "Io vado a pescare" (Gv 21, 3).
Come conciliare l'amore che provava per il Maestro tanto da promettere di dare la vita per lui (cfr. Gv 13, 37) con il tradimento nella notte del venerdì Santo (cfr. Gv 18, 27)?
Come mettere insieme la professione di fede in cui lo riconosce "il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16, 16) con il suo essere un "satana" che lo vuole fermare dall'andare a morire a Gerusalemme (cfr. Mc 8, 33) e ponendosi come pietra d'inciampo sulla strada salvifica del Padre?
Pietro è come noi, in un continuo slancio di affetto e deciso a giocarsi tutto per Gesù, ma di fronte alle difficoltà viene assalito da dubbi e paure, da opportunità e rimorsi.
Però la scelta dopo la resurrezione è urgente farla, preferendo il Cristo alla sicurezza del mestiere di pescatore, alla casa di Cafarnao, a tutto, perché deve portare nel mondo l'annuncio del crocifisso risorto e anche perché deve confermare i suoi fratelli (cfr. Lc 22, 32).
Il dialogo, con cui Gesù lo svela fino in fondo e penetra nel suo cuore, mi commuove.
Tre volte Gesù interroga Pietro, e non è la semplice ripetizione della stessa domanda. La sequenza di domanda e risposta schematicamente è cosi:
1) mi ami? - ti voglio bene;
2) mi ami? - ti voglio bene;
3) mi vuoi bene? - tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene.
È evidente che Pietro, incalzato dalle domande di Gesù, fa un viaggio interiore fino a rendersi conto di quanto fragile sia il suo amore.
Alla terza domanda "Pietro rimase addolorato": il chiedere più volte ha fatto breccia ed è riaffiorato il ricordo più doloroso, che lui vorrebbe dimenticare, del tradimento (per tre volte ha rinnegato e per tre volte è ripetuta la domanda) e della sfiducia in se stesso che ne è derivata e che Gesù vuole fargli superare.
E Pietro scopre un'altra verità che lo sconcerta: il Maestro lo conosce fino in fondo e si abbassa alla sua possibilità di bene che non riesce ad eguagliare l'amore che gli è stato donato sino alla fine.
Quello di Gesù è scendere fino al suo livello, a incontrarlo lì dove il cuore non riesce a decollare.
Quello di Pietro è un percorso per mettere i piedi per terra e scoprirsi limitato e più debole di ciò che pensava.
Ora è veramente pronto alla sua missione di pastore degli agnelli e pecore di Gesù.
Il brano poteva finire qui: c'è tutta la presa di coscienza del pastore Pietro che sà di non poter mai prendere il posto del Maestro e la rivelazione di quanto amore lo accompagnerà anche quando Gesù salirà dal Padre.
Ma Gesù continua con i doni: gli rivela il suo cammino futuro e secondo il commento dello stesso Giovanni, gli svela "con quale morte egli avrebbe glorificato Dio".
Lasciarsi condurre, docilità e fiducioso abbandono, è il nuovo modo di essere di Pietro che ora può veramente rispondere alla chiamata di Gesù.
Il Pietro che il rinnegamento ha umiliato e consapevole della sua fragilità d'amore, continuerà nell'abbassamento del Maestro, condotto dagli uomini alla morte come "un agnello mansueto che viene portato al macello" (Ger 11,19).
Per questo le parole di Gesù sono le stesse di tre anni prima, ma con una nuova dimensione di conoscenza e consapevolezza : "Detto questo, aggiunse: «Seguimi»".
Adesso Pietro sa dove lo vuole condurre, sa cosa deve amare più di pesche miracolose e di segni prodigiosi.
E' all'altra riva, a cui Gesù è già approdato, dove lo vuole fare arrivare e questa volta Pietro non si spaventerà affondando, ma tenderà la mano per lasciarsi afferrare.
Così dal fallimento è cominciata la storia nuova della santità personale di Pietro, spinta fino al martirio, quando egli dirà, non più con le parole, ma con il gesto della vita donata e con il silenzio eloquente della morte, la parola dell'amore esclusivo e totale per il suo Signore!
RispondiElimina(Carlo Maria Martini)
A ogni tappa del mio cammino di uomo,
RispondiEliminadi cristiano, di monaco, di abate,
ho ritrovato san Pietro come compagno
che mi precedeva con la mia stessa umanità,
la mia stessa povertà, piena di contraddizioni.
Pietro è il santo evangelico
che è più “noi” di tutti gli altri,
più vicino alla nostra umanità,
eppure così vicino a Cristo.
Pietro, possiamo sempre seguirlo:
sempre ci conduce a Gesù, ci unisce a Gesù,
perché non ha mai permesso alla propria fragilità
di separare il suo cuore da Cristo,
persino mentre lo rinnegava.
(Giuseppe Mauro Lepori)
E Pietro gli risponde ancora: Tu sai. Questo Tu sai è in tutte e
RispondiEliminatre le risposte di Pietro. Tu sai che ti tradisco, che ti rinnego, ma tu
sai anche che mi hai promesso che ti seguirò. Perché? Perché tu mi
vuoi bene. E allora, mi hai detto che anch’io ti vorrò bene e tu lo sai,
e allora mi fido di te. Quindi Pietro non è più presuntuoso, ma si
fonda proprio sul fatto che il Signore gli è amico, lo ama, sa che lo
rinnega, sa che s’allontana da lui, eppure il Signore lo ama lo stesso.
(Silvano Fausti)
Bisognava infatti che prima Cristo morisse per la salvezza di Pietro, perché Pietro a sua volta potesse morire per predicare Cristo. Del tutto intempestivo fu quanto aveva intrapreso l'umana presunzione, dato che questo ordine era stato stabilito dalla stessa verità. Pietro credeva di poter dare la sua vita per Cristo (cf. Gv 13, 37): colui che doveva essere liberato sperava di poter dare la sua vita per il suo liberatore, mentre Cristo era venuto per dare la sua vita per tutti i suoi, tra i quali era anche Pietro. Ed ecco che questo è avvenuto. Ora ci è consentito di affrontare per il nome del Signore anche la morte con fermezza d'animo, con quella vera che egli stesso dona, non con quella falsa che nasce dalla nostra vana presunzione. Noi non dobbiamo più temere la perdita di questa vita, dal momento che il Signore, risorgendo, ci ha offerto in se stesso la prova dell'altra vita. Ora è il momento, Pietro, in cui non devi temere più la morte, perché è vivo colui del quale piangevi la morte, colui al quale, nel tuo amore istintivo, volevi impedire di morire per noi (cf. Mt 16, 21-22). Tu hai preteso di precedere il condottiero, e hai avuto paura del suo persecutore; ora che egli ha pagato il prezzo per te, è il momento in cui puoi seguire il redentore, e seguirlo senza riserva fino alla morte di croce. Hai udito la parola di colui che ormai hai riconosciuto verace; predisse che lo avresti rinnegato, ora predice la tua passione.
RispondiElimina(Agostino d'Ippona)
Il maestro è uno che sa piu di te.
RispondiEliminaI miei maestri terreni li ho dovuti pregare per apprendere: rubargli il mestiere...
Col Signore tutto è rovesciato
Lui mi insegue,mi corteggia,mi implora....
Io quale preferisci?
Questo è il mio carattere....
Anche corteggiato non mi sta bene..sempre!
Voglio riuscire io....
So più di questo o quello....
In questo contorto sistema di rapporto quotidiano con l' altro ,cozzo e mi faccio pure male!
Ma sono recidivo...Ritorno quello di prima!
Spero di mettere un po' d' ordine alla luce di queste aperture mattutine,per essere poi piu' semplice ,leggero nel corso della giornata.
Amen
Che bella persona Pietro, un uomo semplice che ha seguito e amato Gesù profondamente. È vero, l atteggiamento di Pietro è in fondo anche il nostro, ci illudiamo di essere capaci di provvedere in tutto a noi stessi avendo poca fiducia in Gesù che è il salvatore, con il rischio di essere schiacciati dal peso delle fatiche che ognuno di noi ha.
RispondiEliminaPietro ha dovuto fare un cammino indispensabile per la propria crescita di comprensione dietro a Gesù, ha dovuto imparare a fare il discepolo, a mettersi dalla parte di chi deve essere salvato.
Gesù è veramente un amico buono, un padre vero che per il bene di Pietro e di tutta l'intera umanità è entrato nella nostra fragilità, nei nostri fallimenti per tirarci fuori verso la luce, verso la sua verità. L'incontro con Te Signore è indispensabile, è salvifico e come Pietro tendo a Te la mia mano per lasciarmi afferrare.