Salmo del 25 maggio 2019

Perchè buono è il Signore.
Sal 100 (99)

"1 Salmo. Per il rendimento di grazie.

2 Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

3 Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

4 Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome;

5 perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione".


Il primo versetto del Salmo dice il motivo del canto: il rendimento di grazie!
Rendere grazie significa fondamentalmente due cose: esprimere gratitudine per un dono ricevuto, e attribuire a qualcuno il merito del positivo che vivo.
E' appunto "rendere", restituire in riconoscenza quello che in nessun modo si può monetizzare e ricambiare.
Sembra ovvio ma non lo è: recuperare questo aspetto fondamentale della nostra vita dà gusto all'esistenza, rimette nella giusta ottica chi siamo perché fa apprezzare il bello e il buono che ci arriva come un dono gratuito. Ringraziando si prende coscienza di questo ci si apre alla gioia.
Forse tanti problemi, oggi, vengono dalla sicurezza che tutto è dovuto, e la pretesa fa incattivire appena il benessere, al quale siamo abituati, diminuisce o viene a mancare.

"È bello rendere grazie al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo" (Sal 92,2).
E' una esperienza liberante, di bellezza e di luce, poter rendere grazie.
"In ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi" (1Ts 5, 18), è l'invito sempre attuale che l'apostolo Paolo rivolge a noi.

"Egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo".
Ogni frase di questo salmo mi rincuora. Ci ha fatti, siamo opera delle sue mani e siamo suoi!
Che bello sentirlo, che bello ripeterselo! L'appartenenza a chi ci ama è quello che desideriamo profondamente.
Quanta libertà viviamo in questo legame, quanta sicurezza dal sentirci ancorati a tanta fedeltà, e quanta gratitudine nasce dal profondo di noi stessi per tutto questo!

"Perché buono è il Signore, il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione".

C'è un motivo che ci fa camminare speditamente verso il Signore, che non ci fa indugiare e temere di quello che troveremo nella sua casa: perché è buono!
Non c'è altra buona notizia, non c'è annuncio più efficace!
La bontà del Signore si rivela e attrae i cuori, si annuncia e mette in moto verso di lui.
La benevolenza, il suo amore eterno, la sua fedeltà per sempre, sono le "opere" sue che accendono il positivo e la felicità della nostra vita.

Per tutto questo il salmista dice:
"Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome".

Entrare nel tempio ringraziando, lodando, benedicendo è il modo con cui il credente esprime la sua fede e il suo amore con un "azione di grazie" che è vera risposta alle opere di Dio per noi.
Semplicemente richiamando alla memoria che rendere grazie, nella lingua del vangelo, il greco, si dice "eucaristia", si capisce cosa sta al centro della vita cristiana e quanto è "buono e giusto, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre!" (Preghiera Eucaristica II).
Gesù nell'ultima cena, prima di arrivare a mostrare a tutti il suo amore e quello del Padre, prende il pane, prende il calice e rende grazie (cfr. Mc 14, 22-23; Mt 26, 26-27).
Questo rapporto che lo lega al Padre è proprio ricevere amore e riconoscere il dono ringraziando.
Possiamo entrare nel mistero di quella cena, di quella passione che ha mosso il cuore di Cristo, che non lo ha fermato fino al dono totale, se impariamo da lui a ringraziare, ad assaporare il dono e a sentirci felici per quanto continuamente riceviamo.

Commenti

  1. Grazie Signore
    È squisito stare con TE
    Il tuo dono non si può misurare, tanta la leggerezza che mi dona

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  2. Con s. Paolo così prego: "Benedetto sia Dio padre del Signore nostro Gesù Cristo che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo, in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo.... predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo ... a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto ".
    E f. 1,3-4.5-6

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  3. Noi siamo tuoi, signore e tu sei il nostro Dio che ci ha plasmato: fa che tutti ti serviamo nella gioia e bene diciamo il tuo nome, nell attesa del giorno in cui varcheremo le tue porte con inni di grazie. AMEN!

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  4. Un piccolo grande canto di gioia per il dono di Dio. Sempre più dobbiamo cercare questo! Abbiamo simpatia per il Signore? Siamo grati per le sue parole nella nostra vita? La nostra stessa vita ci sembra in ogni modo visitata con meraviglie da Lui? La nostra stessa vicenda di peccatori arricchisce ulteriormente il nostro vincolo con Lui, proprio per la misericordia con la quale sempre ci visita e ci chiama? Tutto questo è una nostra “evasione” dalla realtà, oppure ne è la rivelazione profonda? Abbiamo dunque concreta esperienza dell’opera della Parola in noi e nella nostra vita? Queste domande e molte altre sono quelle che mi nascono nella mente e nel cuore davanti a questo piccolo meraviglioso canto di gioia. Lo sento mio!
    (Giovanni Nicolini)

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  5. L’uomo che loda Dio riceve la grandezza di Dio: egli è
    fatto ad immagine e somiglianza di Dio. La lode sgorga
    quindi spontanea dal cuore di chi ha riconosciuto la
    mano di Dio nella propria vita, in un episodio, in un fatto
    concreto che inizialmente doloroso o senza senso, si è
    poi rivelato un passaggio decisivo verso la sua
    salvezza… Egli può veramente fermarsi a contemplare
    ed a gioire: eterni sono il suo amore per noi e la sua
    fedeltà per ogni generazione!
    (Vincenzo Topa)

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  6. San Francesco d'Assisi così rendeva grazie al Signore:

    “Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l’unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua immagine e somiglianza hai posto in paradiso. E noi per colpa nostra siamo caduti.
    E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, così per il santo tuo amore, con il quale ci hai amato, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e per la croce, il sangue e la morte di lui ci hai voluti redimere dalla schiavitù.
    E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: «Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno, che è stato preparato per voi fin dall’origine del mondo».
    E poiché tutti noi miseri e peccatori non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che il Signore nostro Gesù Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto, insieme con lo Spirito Santo Paraclito ti renda grazie così come a te e a lui piace, per ogni cosa, lui che ti basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia”.
    (Regola non bollata, XXIII: FF 63-66)

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  7. Nell’episodio evangelico dei dieci lebbrosi guariti da Gesù a uno solo di loro sono rivolte le parole del Signore: “La tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19); a colui che, vistosi guarito, ritorna indietro per ringraziare Gesù. Solo chi rende grazie fa l’esperienza della salvezza, cioè dell’azione di Dio nella propria vita. E dato che la fede è relazione personale con Dio, la dimensione dell’azione di grazie non riguarda solo la forma esteriore di alcune preghiere, ma deve impregnare tutta la persona. È ciò che chiede Paolo: “Siate eucaristici!” (Col 3,15). La fede cristiana è costitutivamente eucaristica, e l’intera vita del credente va vissuta “nel rendimento di grazie” (1Tm 4,4).
    (Enzo Bianchi)

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