Vangelo del 30 settembre 2019


Chi non è contro di voi, è per voi
Lc 9, 46-50

"In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi»".


Brano che inizia con una nota stonata, che i Vangeli non ci evitano, ma che noi penseremmo non esistesse nel cuore di dodici apostoli, scelti e alla sequela di Gesù!
Ma è una tentazione comune anche a noi, per questo la Parola non ce la evita e ci mette davanti, onestamente, a questa possibilità.

"Nacque una discussione tra i discepoli".
I discepoli "litigano" tra di loro! Spesso queste discussioni sono riportate dagli evangelisti. "Discutere tra di loro" per i Vangeli è il segno di chi non ascolta il Maestro, ma è ripiegato nelle proprie paure o nelle proprie bramosie.
Quando Luca descriverà l'esperienza dei discepoli di Emmaus, annota che "discutevano insieme" ed avevano "col volto triste"; solo quando ascoltano il Maestro che ripercorre tutte le Scritture, il loro occhi si aprono, lo riconoscono, tornano a Gerusalemme e portano agli altri la buona notizia (cfr Lc 24).
Così ora. I discepoli discutono tra di loro, non sono in ascolto della Parola.

E infatti il tema di discussione è "chi di loro fosse più grande"!
Rivalità, arrivismo, protagonismo, voglia di prevalere e altri sentimenti come questi vorticano tra di loro, producendo non certo serenità e solidarietà.

"Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore".

Come dice espressamente il Vangelo di Giovanni: "Gesù conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo" (Gv 2, 24-25). La scelta di Gesù non è stata un'illusione, non pensa di avere vicino amici perfetti! E questa sicurezza che ci viene dai Vangeli è una fortuna per noi perché, nonostante tutto, il Signore si prende cura di noi, anzi si prodiga di cure perché noi non siamo fedeli, affidabili e liberi da egoismi.

"Prese un bambino, se lo mise vicino".
Ecco il metro che Gesù suggerisce ai discepoli: un bambino.
A quei tempi un bambino non contava niente, non era considerato, doveva stare con la mamma e non comparire tra gli adulti.
Le aspirazioni carrieristiche dei discepoli sono smontate: si chiedevano chi fosse il più grande, importante, necessario, insostituibile per il Maestro e gli viene mostrato un ultimo, un infruttuoso, un insignificante membro del popolo, con nessun diritto o ruolo nella società e nella religione.

Quanto conta un bambino oggi? Tantissimo se nasce nel nostro mondo, nelle nostre case, sempre pronte a metterlo al centro del mondo degli adulti.
Poco, niente, è addirittura un peso che a volte si elimina, per i paesi poveri, se è nato nel paese sbagliato, se fa parte degli ultimi di cui non vogliamo neanche sentir parlare.

"Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande".
Il primo a fare i ribaltoni è stato proprio Gesù!
Un bambino nella sua piccolezza, che nessuno si sentiva in dovere di accogliere, diventa misura della vera grandezza!
Immagino la faccia dei discepoli messi a nudo da questo gesto e da queste parole!
Se il desiderio più grande era accogliere, compenetrarsi nelle parole e nelle opere di Gesù, allora la strada da scegliere era proprio quella nella direzione opposta.
Chi si fa ultimo, rinunciatario di fronte alle pretese di mettersi in mostra, non solo accoglie Gesù, ma diventa dimora di Dio!

Ma subito nasce un altro problema, già visto nella liturgia del 27 febbraio 2019.
E' il problema sempre esistito nella chiesa, portato alla luce dalle parole dell'evangelista Giovanni, che da altri brani sappiamo essere giovane e irruente nei suoi giudizi.
Qualcuno usa il potere del nome di Gesù per scacciare i demòni, ma "non ti segue insieme con noi", ovvero non è dei nostri, non appartiene al nostro movimento.
Dalla rivalità all'interno del gruppo dei discepoli, si passa adesso alla rivalità con altri gruppi o movimenti.
Al seguito di Gesù succede di tutto e volano parole poco edificanti!.

E anche questa volta Gesù usa un metro inaspettato:
"Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".
Non saranno del nostro gruppo, ma non sono contro di noi, fanno anzi le opere del Padre come le facciamo noi, gli risponde Gesù!
Un gruppo che lavora allo stesso obiettivo, cioè la liberazione dell'uomo dal potere del demonio, è ispirato dallo Spirito.
Nessuna strada che fa il bene dell'uomo è "fuori dalla grazia di Dio".

In questa frase inoltre vedo esorcizzate la maggior parte delle paure di noi credenti: chi non è contro di noi, perché dovrebbe essere etichettato come un nemico, un pericolo?
Ci inventiamo nemici che non esistono, e non riusciamo a valorizzare amici invece che potrebbero aiutarci nel cammino.

Rilevando che la grandezza d'animo di Gesù è sempre risplendente sulla povertà e sui limiti dei discepoli, riconosciamo che anche noi a volte ci siamo alzati a baluardo della "vera religione" come mastini messi a difesa di un tesoro che tutti vorrebbero...
Ma non ci viene chiesto questo! Invece la Parola e lo Spirito ci spingono all'accoglienza, all'ascolto della ricchezza di altre realtà che non comprendiamo, che riteniamo inferiori in cultura e verità.
Riconosciamo che il nostro cuore è sempre desideroso di scalate in riconoscimenti e importanza e che in noi è presente la tentazione di giudicare gli altri inadatti al Vangelo e all'annuncio, come invece riteniamo di esserlo noi.
Due grandi limiti che ci fanno percorrere strade che il Maestro non ha mai fatto, passi non dietro a lui, ma in cammini solitari verso il nulla.
Lasciamoci convertire dalla prassi di Gesù e retrocediamo nel cammino dietro al Maestro, ascoltando lui, senza metterci in competizione o contro i fratelli che ci camminano accanto.

Commenti

  1. La Parola presenta il Figlio dell'uomo che si mette nelle mani
    degli uomini per servirli. Nel cuore di ogni discepolo domina
    ancora una parola opposta: mettere le mani sugli uomini per
    primeggiare e dominarli.
    I discepoli si oppongono a chi vince il male solo perché non è
    dei nostri: oltre il demone dell'orgoglio personale, che domina
    ciascuno, c'è anche quello collettivo, più nascosto e
    pericoloso.
    (Silvano Fausti)

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  2. Nella prima parte della pagina evangelica odierna Gesù c'insegna che la vera grandezza dell'uomo consiste nel suo impegno ad amare, diventato concretamente "servizio". E questo è un criterio valido per ogni livello sociale. Sempre. Per ogni incarico: prestigioso o meno. Poi il Signore ci apre la mente e il cuore a un altro importante atteggiamento umano e cristiano: quello della tolleranza. I suoi discepoli non sopportano che un altro faccia quello in cui loro sono impegnati: liberare dal maligno. Addirittura impediscono che ciò avvenga! Gesù, al contrario, è favorevole a quel tale. L'importante è che si operi il bene. Camminare sulla via di Dio vuol dire, sostanzialmente, operare il bene e opporsi al male. Ciò però non significa che tutti debbano omologarsi a una modalità unica.
    (Casa di preghiera s. Biagio)

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  3. Gesù prende un bambino. A noi la parola bambino suscita
    tanti bei sentimenti. In greco la parola bambino “pais” anzi
    “paidion”, al neutro, vuol dire schiavo. Il bambino era un’appendice
    della donna, la quale era un’appendice dell’uomo.
    L’uomo era quello che era tenuto a osservare la legge e
    quindi era quello che valeva; la donna in parte era tenuta e in parte
    non poteva osservarla, (in quanto donna) e il bambino non era
    tenuto e non poteva. Quindi era nulla.
    Il parente più prossimo del bambino era il peccatore; anzi il
    peccatore, almeno, poteva cambiare, il bambino no. Quindi il
    bambino è la negazione assoluta di qualunque cosa. È nulla. È
    dell’altro, esiste se è dell’altro; riceve tutto, è quello che gli altri ne
    fanno. E’ pura dipendenza, vive dell’amore ricevuto. Questo è il
    bambino.
    (Silvano Fausti)

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  4. Vivere dell'amore ricevuto!
    Ecco a questo vorrei aspirare
    Desiderandolo, arrivandoci da solo, con slancio tale da non potere frenare.
    Amen

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  5. Gesù che conosci i pensieri del mio cuore, tu ti fidi, tu mi scegli, tu mi chiami nonostante questi... tu non pensi di me che "ormai non c'è più nulla da fare"... tu speri e speri ancora e punti su di me, "cavallo zoppo"... Signore mio Dio quanto sei grande!

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  6. Signore che io ti scopra dentro di me e ti accolga con cuore sincero

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  7. Questo vangelo è un toccasana per chi si sente additato, giudicato o messo nell'ultimo posto infondo, dove nessuno ti può vedere o sentire. È anche un richiamo alla conversione dietro a Gesù, per quelli che si sentono migliori degli altri, questo vangelo chiama all'apertura del cuore, all'ascolto e alla condivisione coi fratelli che si trovano nel bisogno.
    Signore rendimi capace di aiutare gli altri, quelli che tu mi hai messo sul mio cammino, i miei fratelli, i miei amici, gli sconosciuti, che io sia luce per loro e mai una causa di divisioni e di scandali, ti prego per questo.

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