Vangelo del 23 settembre 2019
Attenzione dunque a come ascoltate.
Lc 8, 16-18
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere»".
Il grande tema dell'ascolto attraversa tutta la Scrittura. E non potrebbe essere diversamente dato che la Scrittura è un tesoro da leggere, meditare, pregare e contemplare.
"La fede viene dall'ascolto" (Rm 10, 17); eppure nell'era della comunicazione ascoltare è un'azione svilita, bombardata da milioni di suoni che ci raggiungono di striscio e a cui non possiamo dare l'attenzione che meritano. Bisogna discernere quindi quali parole ascoltare e quali farle diventare preziose per noi.
Anche etimologicamente la parola latina "ascoltare" significa un ascolto fattivo, attento da cui la parola “obbedienza” (ob-audire), cioè “ascoltare piegando l’orecchio intensamente".
La fede è questo, un ascolto non subito, ma partecipe, faccia a faccia con chi pronuncia parole che danno forma alla nostra interiorità.
"Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto".
La parola proclamata, annunciata è "lampada accesa".
Che se ne fa? Assurdo riporla al buio, nasconderla!
Pensiamo che al tempo di Gesù solo i benestanti potevano rischiarare la casa a lungo e che una lampada era preziosa dal tramonto in poi per poter fare qualsiasi azione. Accendere una lampada, consumando olio per poi soffocarla sotto un vaso era semplicemente assurdo.
Il suo posto è "su un candelabro, perché chi entra veda la luce".
L'ospite che arrivava in una dimora se la trovava illuminata, era in grado di entrare in contatto con quelli della casa, cenare con loro, discutere e scambiare notizie.
La parola è rivelativa di chi la pronuncia, svela la sua interiorità, rende possibile una relazione con chi apre le orecchie e si lascia attraversare da essa.
È la cosa più preziosa che noi credenti abbiamo da offrire a chi incontriamo. E non si tratta di diffondere bibbie, o di averla in casa su uno scaffale.
La Parola detta, comunicata come facevano gli antichi profeti o gli apostoli, è il mezzo potente eppure fragile, incisivo ma anche volatile, che abbiamo per comunicare il tesoro prezioso che ci è stato trasmesso.
Che triste, sembra dire Gesù, pensare che spesso rimane nascosta! A che serve una luce che non illumina? Si accende perché ci sia finalmente luce per poter camminare con passo sicuro.
"Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino" (Salmo 119, 105).
"Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce."
Altro detto fondamentale che toglie la Parola da rivelazioni criptate e per pochi eletti.
Gesù è la piena rivelazione del Padre! Ascoltando lui abbiamo accesso alla verità tutta intera per mezzo dello Spirito (cfr Gv 16, 13).
La rivelazione che viene dalla Parola è graduale in noi, nella nostra comprensione, ma la Luce di Cristo è stata già posta su un candelabro, un faro posto in alto, innalzato prima sulla croce e poi nei cieli, affinché chiunque alzi gli occhi ne sia illuminato.
Chi cerca la verità l'avrà in dono.
"Fate attenzione dunque a come ascoltate".
Il come, che la parabola del seminatore ha illustrato, è importante.
E cammina su una strana legge che Gesù così esprime: "a chi ha sarà dato".
Se pensiamo ad un concerto, gusta di più ogni brano chi è allenato a sentire quel tipo di musica. Più si ascolta e più si coglie, più si è familiari con la Parola e più ci resta nel cuore.
Viceversa "a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere".
Ricordate il seme caduto sulla strada che subito gli uccelli mangiano? La Parola esige tempo.
Chi non lascia che metta radici rimarrà sempre alla prima semina, ripetuta ogni volta come se fosse la prima e quindi non si raccolgono i frutti. Le cose importanti, preziose, belle della vita richiedono che si "perda" tempo per loro.
A maggior ragione così è per la Parola di Dio: riconoscere la voce familiare del pastore che raduna il suo gregge , avere la pazienza di farci "impregnare" il cuore dalla sapienza che racchiude, è l'unico modo per non perdere per strada un'intuizione, un incontro che ci ha toccato profondamente.
S. Giacomo, nella sua lettera, ha una bella immagine che dice molto in questo senso: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era" (Gc 1, 22-25).
La Parola rivela la sapienza del Padre, la storia salvifica del Figlio e la passione continua dello Spirito che dentro di noi fa crescere una relazione d'amore.
Questo brano ci conforta: nessun annuncio è inutile o sprecato! Dedichiamo più tempo ad ascoltare veramente, fissando la nostra attenzione su ciò che ci dà vita e apriamo la nostra bocca all'annuncio di ciò che ci ha illuminato.
"Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto".
La parola proclamata, annunciata è "lampada accesa".
Che se ne fa? Assurdo riporla al buio, nasconderla!
Pensiamo che al tempo di Gesù solo i benestanti potevano rischiarare la casa a lungo e che una lampada era preziosa dal tramonto in poi per poter fare qualsiasi azione. Accendere una lampada, consumando olio per poi soffocarla sotto un vaso era semplicemente assurdo.
Il suo posto è "su un candelabro, perché chi entra veda la luce".
L'ospite che arrivava in una dimora se la trovava illuminata, era in grado di entrare in contatto con quelli della casa, cenare con loro, discutere e scambiare notizie.
La parola è rivelativa di chi la pronuncia, svela la sua interiorità, rende possibile una relazione con chi apre le orecchie e si lascia attraversare da essa.
È la cosa più preziosa che noi credenti abbiamo da offrire a chi incontriamo. E non si tratta di diffondere bibbie, o di averla in casa su uno scaffale.
La Parola detta, comunicata come facevano gli antichi profeti o gli apostoli, è il mezzo potente eppure fragile, incisivo ma anche volatile, che abbiamo per comunicare il tesoro prezioso che ci è stato trasmesso.
Che triste, sembra dire Gesù, pensare che spesso rimane nascosta! A che serve una luce che non illumina? Si accende perché ci sia finalmente luce per poter camminare con passo sicuro.
"Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino" (Salmo 119, 105).
"Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce."
Altro detto fondamentale che toglie la Parola da rivelazioni criptate e per pochi eletti.
Gesù è la piena rivelazione del Padre! Ascoltando lui abbiamo accesso alla verità tutta intera per mezzo dello Spirito (cfr Gv 16, 13).
La rivelazione che viene dalla Parola è graduale in noi, nella nostra comprensione, ma la Luce di Cristo è stata già posta su un candelabro, un faro posto in alto, innalzato prima sulla croce e poi nei cieli, affinché chiunque alzi gli occhi ne sia illuminato.
Chi cerca la verità l'avrà in dono.
"Fate attenzione dunque a come ascoltate".
Il come, che la parabola del seminatore ha illustrato, è importante.
E cammina su una strana legge che Gesù così esprime: "a chi ha sarà dato".
Se pensiamo ad un concerto, gusta di più ogni brano chi è allenato a sentire quel tipo di musica. Più si ascolta e più si coglie, più si è familiari con la Parola e più ci resta nel cuore.
Viceversa "a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere".
Ricordate il seme caduto sulla strada che subito gli uccelli mangiano? La Parola esige tempo.
Chi non lascia che metta radici rimarrà sempre alla prima semina, ripetuta ogni volta come se fosse la prima e quindi non si raccolgono i frutti. Le cose importanti, preziose, belle della vita richiedono che si "perda" tempo per loro.
A maggior ragione così è per la Parola di Dio: riconoscere la voce familiare del pastore che raduna il suo gregge , avere la pazienza di farci "impregnare" il cuore dalla sapienza che racchiude, è l'unico modo per non perdere per strada un'intuizione, un incontro che ci ha toccato profondamente.
S. Giacomo, nella sua lettera, ha una bella immagine che dice molto in questo senso: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era" (Gc 1, 22-25).
La Parola rivela la sapienza del Padre, la storia salvifica del Figlio e la passione continua dello Spirito che dentro di noi fa crescere una relazione d'amore.
Questo brano ci conforta: nessun annuncio è inutile o sprecato! Dedichiamo più tempo ad ascoltare veramente, fissando la nostra attenzione su ciò che ci dà vita e apriamo la nostra bocca all'annuncio di ciò che ci ha illuminato.
La luce, la Luce quella vera non proviene da noi; se dovessimo solo affidarci alle nostre forze ed alle nostre capacità la luce con quale intensità potrebbe brillare? Noi dobbiamo renderci trasparenti a questa luce, che è la forza dello Spirito Santo che agisce in noi e che accogliamo, come dice lo stesso Gesù in un altro brano, con «cuore buono e sincero».
RispondiEliminaL’opera di Dio deve brillare in noi; Gesù stesso ci insegna a come attuare questo proponimento «da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
(www.cercoiltuovolto.it)
La luce ricevuta dal vangelo illumina tutta la nostra vita, contagia le nostre scelte, cambia il nostro modo di essere e le nostre decisioni, ci converte. E si vede. Se non si vede, dice il Signore, non è un buon segno, significa che abbiamo paura della luce, che finiamo col mettere la luce potente del vangelo sotto lo sgabello invece che sul lampadario, come dovrebbe essere. Poi Gesù parla dell’ascolto: la luce si accende grazie all’ascolto della Parola che ci cambia nel profondo e che, una volta accolta, porta frutto. Spesso, invece, ascoltiamo superficialmente, crediamo di credere, sappiamo già a sufficienza le cose di Dio, cosa c’è ancora da imparare? La Parola, invece, vive di una vita propria, letta e riletta cento volte illumina le nostre profondità se abbiamo il coraggio di spalancare il nostro cuore.
RispondiElimina(Paolo Curtaz)
La lampada simboleggia il vangelo, che non può essere tenuto nascosto, ma deve espandersi e illuminare il mondo. Ogni cristiano ha preso in mano la fiaccola del vangelo e deve tenerla in alto, in modo che sia più visibile a coloro che vogliono entrare nella comunità cristiana.
RispondiEliminaLa comunità cristiana è il luogo aperto a tutti, la casa sul monte, ben visibile anche ai lontani, la casa della luce. Il richiamo al comportamento insensato di chi pone la lampada sotto il vaso o sotto il letto, non è assolutamente fuori luogo. La luce del vangelo può essere tenuta nascosta per non lasciarsi coinvolgere nel suo chiarore, per dormire sonni tranquilli, per non alzarsi dalle situazioni di pigrizia spirituale o di peccato.
(Lino Pedron)
Grazie Signore per questa possibilità che mi dai
RispondiEliminaTutto ciò è molto bello
Devo finalizzare il tutto
Applicare, mettere in evidenza, durante il mio quotidiano, la QUALITÀ di vita che mi proponi.
Grazie
O Luce vera che non conosce tramonto, Parola che dimori nel Padre, signore Gesù, illuminarmi con la tua Grazia e rendi degna la mia vita perché come lampada posta in alto illumini la stanza di questo mondo e il cammino di altri fratelli con la Tua sola Luce.
RispondiEliminaLuce che purifichi i miei sogni
RispondiEliminaScendi piano dentro me
Luce che rischiari apertamente
Non lasciarmi da solo mai ti prego
Mai, mai, mai, voglio amore
Nella forza che mi dai
Nel coraggio che mi dai
Luce che una strada sola insegni
(Mango)
"La fede è questo, un ascolto non subito, ma partecipe, faccia a faccia con chi pronuncia parole che danno forma alla nostra interiorità"
RispondiEliminaChe bella immagine: faccia a faccia con chi pronuncia parole d' amore, di vita... parole che, come suggerisce il poeta Mango, danno forza, coraggio ed indicano la sola Via...
Un orecchio attento e allenato sa ascoltare bene e senza limiti. Io adoro ascoltare, si diventa grandi e si impara ad ascoltarsi. L'ascolto porta alla fede, alla condivisione, all'accoglienza, un orecchio che scolta si nutre e si arricchisce.
RispondiEliminaLa luce si accende grazie all'ascolto della Parola.....
Signore tu sei la luce del mondo e chi segue te non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. Con totale fiducia mi aggrappo a questa tua promessa.
È finita la notte. Spegni la lampada fumante nell'angolo della stanza. Sul cielo d'oriente è fiorita la luce dell'universo: è un giorno lieto. Sono destinati a conoscersi tutti coloro che cammineranno per strade simili.
TAGORE