Vangelo del 26 settembre 2019

Chi è dunque costui?
Lc 9, 7-9

"In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?».

E cercava di vederlo".

Poche righe, 3 versetti in tutto sono contemplati nella liturgia di oggi, ma dense di significato e di risvolti importanti.
Siamo al cap. 9 di Luca e Gesù manda i suoi discepoli ad annunciare, come abbiamo visto nella liturgia di ieri.
Senza mezzi, senza progetti pastorali a lungo termine, senza l'8 per mille, eppure questa piccola chiesa fa le stesse opere meravigliose del Maestro.
Molti ascoltano un annuncio nuovo, vedono fatti incredibili, e accorrono per conoscere questo Messia finalmente efficace.


"Il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti".
L'annuncio giunge ovunque. Erode sente parlare di Gesù al pari di tanti personaggi del vangelo. È il Regno che si propaga nonostante gli intralci e le opposizioni.
Questo re, Erode Antipa, è il figlio di Erode il Grande che aveva ordinato l'eccidio dei bambini di Betlemme.
Erode Antipa, fu tetrarca della Galilea e della Perea dal 4 a.C. al 39 d.C.; la vicenda umana di Gesù si scontra con il potere regale di Israele, del padre e del figlio, che avrebbe dovuto essere segno della tutela del Signore, invece era diventato pazzia di dominio e di sopraffazione.
L'annuncio del Regno, gratuito disarmante, si scontrerà sempre con le logiche di potere e di ricchezza del mondo.


"Non sapeva che cosa pensare".
Non si spiega, con i suoi parametri, tutto ciò che sente dire e che succede nel suo regno.

La "buona notizia" non è buona per tutti, ed entra nel cuore turbato e preoccupato del potere come una variabile non contemplata, lasciandolo disorientato e spaventato.
Anche Erode il grande, che non sapeva inquadrare questo figlio di re annunciato dai magi, preoccupato per l'arrivo di un usurpatore, risponde alla sua paura ordinando le uccisioni degli inermi.
Quando la paura annebbia la vista, anche i poveri e i bambini (non tutti solo quelli degli immigrati!) si trasformano in pericoli per una nazione che si inventa crociate per salvaguardare la propria identità!


"Alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti»".
L'aspettativa messianica, forte in quei tempi in Giudea, leggeva la presenza di Gesù come uno dei profeti che segnavano l'arrivo dell'unto del Signore, del Messia.
Giovanni risorto, o Elia, che secondo la tradizione sarebbe tornato prima del Messia, o uno degli antichi profeti presenti per lo stesso motivo, sono la spiegazione che la gente si dà.
Tutte interpretazioni che pescano nel vecchio, nel già conosciuto, in parametri noti al popolo, ma che non sanno ancora interpretare la novità di Gesù.


"Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io".
Il re non fa ipotesi sul passato: ha tutto sotto il suo controllo e non si lascia convincere.
Egli ja la certezza della morte di Giovanni, lo ha rinchiuso nelle sue carceri, ha dato la sua testa sul vassoio a Salomè!
L'arrogante, il potente pensa di poter gestire vita e morte, nascita e fine di un profeta; altre ipotesi, che superano il tangibile, non le prende proprio in considerazione.


"Chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?".
Finalmente si apre alla domanda vera, come i discepoli sul lago in tempesta, dopo che Gesù riporta, con la sua parola, la calma sulle onde (cfr. Lc 8, 25).
I prodigi parlano da soli, la parola ne avvalora il significato.
Un ascolto attento alla fine porta a questa domanda che apre la strada all'incontro personale con Gesù. Per questo egli stesso chiede ai suoi discepoli: "Voi chi dite che io sia?" (Mc 8, 29).

La risposta, che dobbiamo dare anche noi, dice anche il modo con cui ci si pone davanti a questo annuncio rivoluzionario.

"E cercava di vederlo".
Lo cercherà adesso, all'esordio della sua predicazione, e lo cercherà ancora e non con intenti innocenti.
Al cap. 13 Luca dice: "In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere»" (Lc 13, 31).
Potrebbe anche essere un avvertimento dei farisei strumentale alle loro macchinazioni, per allontanare Gesù e il suo annuncio scomodo dai loro affari.
Sta di fatto che nell'epilogo della vita di Gesù, Luca ci svela le vere intenzioni del re: "Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla... Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato". (Lc 23, 8-11).
"Sperare in qualche miracolo"! Terribile constatazione dell'evangelista che mette in luce tante nostre "curiosità", tante ricerche che niente hanno col desiderio di relazione col Dio vero!


Spesso le masse di pellegrini sono mosse dalla ricerca della bacchetta magica per risolvere i mille problemi che non si sanno affrontare o la voglia di spettacolari prodigi da immortalare sui social.

È una ricerca continua, da un luogo ad un altro, sfruttata dagli organizzatori di pellegrinaggi che mantengono più possibile vive queste "visioni" per i loro tornaconti.
Sembra un "turismo" innocuo, di tanta gente buona, ma nulla ha a che vedere con la sequela di un Cristo rigettato, perdente e ucciso dalla stupida ottusità di un orizzonte che non sa aprirsi al nuovo di Dio.
Inoltre vanifica la croce di Cristo e la salvezza da lui portata che agisce nel profondo e cambia la chiusura in sguardo verso l'altro, i dubbi in certezze di fede.
Luca ci mette in guardia: chi è pieno del suo potere, chi è mosso dalla curiosità o dal sensazionale, sbaglia la via e ne percorre una che finisce nella derisione e nel soffocamento della luce del Vangelo.

Commenti

  1. Il testo comincia con Erode che “ascoltò” e termina con Erode
    che “cercava di vederlo”. I termini ascoltare e vedere sono i termini
    che definiscono i discepoli e il discepolo è colui che ascolta la Parola.
    Tutta la prima parte del Vangelo racconta l’ascolto di questa Parola
    mentre nella seconda parte del Vangelo questa Parola diventa volto,
    cammino, visione. Quindi qui abbiamo Erode, il prototipo di ogni
    discepolo che ascolta la Parola e cerca di vedere il Signore.
    Cosa c’è allora che lo disturba tanto che quando Lo vedrà gli
    metterà un mantello bianco da pazzo? Come mai uno che vuole
    conoscere e vedere Gesù arriverà a consegnarlo alla morte?
    (Silvano Fausti)

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  2. Dio è sempre “altro” rispetto alle nostre idee, “altro” inteso
    come misericordia, amore, dono, perdono. Se abbiamo fissi in testa
    i nostri principi ed i nostri interessi, se ci piace quel tipo di
    banchetto, quello di Erode che invita i grandi, i potenti, taglieremo
    anche noi la testa alla verità, perderemo la verità.
    Continueremo ad avere fame e sete. Nel banchetto di Gesù
    nel deserto verranno invece invitati i piccoli, gli affamati, i poveri e
    alla fine tutti saranno saziati. Anche Erode perde la sua verità, e per lui che sia risorto il Battista è un incubo, non una buona notizia.
    (Silvano Fausti)

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  3. Erode, come tutti coloro che non vogliono cambiare, si fa le domande e si dà anche le risposte. Così alla fine ne sa quanto prima. Perché a parlare non si impara niente; ad ascoltare, invece, si può imparare qualcosa. Se poi si ascolta il Cristo, allora si impara tutto quello che serve per avere la vita e averla in abbondanza (cfr Gv 10,10). Ma Erode non vuole ascoltare perché non vuole cambiare le sue convinzioni di comodo. Egli vive per il potere e strumentalizza tutto per mantenere il potere. O Gesù serve al suo potere, o lo elimina. Egli cerca Gesù per ucciderlo (Lc 13,31) e lo vedrà per deriderlo, nientificarlo e mandarlo a morte (Lc 23,11).
    (Lino Pedron)

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  4. Non sempre mi rapporto con fini educativi
    Posso relazionarmi per imparare, insegnare, avere, dare, inoltrare...
    Ma il cuore non è sempre
    compreso'
    Atti, puri atti...
    Non c'è passione, partecipazione
    L'Erode in me?

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  5. Aver compreso che l' interesse è una trappola, che il banchetto con il potente non è la via e la vita è già un dono. Vivere secondo questa verità è un passo più difficile... ancora vivo il compromesso... ancora un piede qui e uno là... liberami Signore dal "così fan tutti"... dal " si è sempre fatto così"... dal "pare brutto" perché vivere nella tua verità/libertà è tutta un'altra vita...

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  6. Dio è sempre 'altro' rispetto alle nostre idee.... É menomale dico!
    Quante volte pur di non vedere la faccia della verità o ascoltarla mi tappo le orecchie o mi ubriaco provocandomi uno stordimento.
    Ma se Gesù mi dice che solo la verità mi rende libera e mi salva dalla fossa certa, io gli credo!
    Erode è solo uno che non vuole entrare nella verità, è il mal capitato di turno, è uno di noi che sceglie il potere perché annebbiato e affascinato da esso. Quanti anche oggi ne vediamo così? Causano disastri alla loro vita e agli altri, perché si sa che se la verità ci fa liberi, il potere al contrario ci rende schiavi, angosciati e schiacciati.
    Signore vieni nella mia vita con tutta la tua potenza di gloria e verità, apri i miei occhi e i miei orecchi alla tua verità che salva e guarisce e non alla mia che è inquinata dall'egoismo e presunzione di onnipotenza. Padre della vita a te solo voglio guardare.

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