Vangelo di domenica 15 settembre 2019


Rallegratevi con me
Lc 15, 1-10

"In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione".

Ci soffermiamo in questa domenica solo sui primi 10 versetti del capitolo 15 di Luca, i primi due tempi di un capolavoro della Parola che ci viene donato per convertirci da un idolo giustiziere ad un Padre giusto.

Già il 28 giugno avevamo meditato il primo tempo, quello della pecora perduta, ma come non tornare su un brano che tutte le volte ci commuove con la sua rivelazione?!

Fin dove arriva la pazienza di Dio? Fin dove è disposto a rischiare per amore dei suoi figli? Ci scandalizza il suo amore, come faceva inorridire i farisei?
Questo capitolo è la risposta a queste domande che abitano il segreto del cuore.

"Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo".
Tutti i peccatori, nessuno escluso, vengono attratti da Gesù. Nessun rischio di sentirsi respinti e rifiutati. Da peccatore a peccatore c'è un passa parola che incoraggia. Nessuno è mai tornato non accolto e giudicato. Il primo ad essere rifugio di tutti i peccatori è lui.

E come un malato inguaribile si precipita a cercare il guaritore che può dargli la guarigione, così i rigettati, i disprezzati e quelli considerati il tumore della società, accorrono al passare di un Maestro che non punta il dito ma guarda nel profondo e accoglie.

Questa scena indigna i "giusti", quelli rispettosi delle leggi divine, quelli che si credono in accredito presso Dio:
"I farisei e gli scribi mormoravano".
Sembra di sentirli dire tra loro: non è giusto, così è troppo facile, non c'è più religione, allora così si salvano tutti!
Questo mormorio non si è mai spento e lo sento spesso risuonare tra i cristiani del nostro tempo.
E' la controreplica all'annuncio della salvezza gratis, la critica feroce che condanna per primo chi la pensa e la pronuncia.
Mormorare significa in definitiva giudicare Dio, ritenere ingiusto il suo agire, bollarlo come stolto!

Affermando che i peccatori si avvicinano a Gesù, si sottintende che i giusti si allontanino!
E così questi ultimi passano nella categoria degli empi, degli avversari e dei calunniatori di Dio.


"Costui accoglie i peccatori e mangia con loro".
Meravigliosa definizione di Gesù! Sarebbe la dicitura perfetta del suo biglietto da visita.
Ancora oggi ogni nostra liturgia eucaristica prolunga questa realtà. Noi peccatori troviamo posto alla sua tavola abbondante di amore e misericordia.
Siamo accolti come gli affaticati e gli oppressi che cercano ristoro e riconoscono davanti all'assemblea il proprio peccato e concludiamo la liturgia nella verità, prima di cibarci della salvezza gratis (perché questa è l'eucaristia!), dicendo "Non sono degno di partecipare alla tua mensa!".
Il dono del Cristo è per i peccatori e lo scoprono coloro che sanno di non potersi salvare da soli, irrimediabilmente perduti se non fosse per il dono eterno e totale che sulla croce è stato fatto per tutti gli uomini.


"Ed egli disse loro questa parabola".
Gesù capisce lo scandalo, capisce anche la resistenza di questi che non si ritengono peccatori, e risponde con un parabola (notate al singolare) in tre tempi.

"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?".
Nessuno ovviamente! Quale pastore avveduto mette a rischio 99 pecore (lasciate nel deserto!) per recuperarne una, sconsiderata, che si è allontanata pericolosamente?
Non esistono pastori così pazzi! La vita del pastore e del gregge intero non vale più di una sola pecora, messa in conto nelle perdite di un lavoro rischioso.
Ma Gesù non aspetta la risposta sicuramente negativa che avrebbero dato tutti e tira dritto nel racconto, supponendo una risposta sconsideratamente positiva!
Continua descrivendo la felicità esagerata del Pastore, l'unico che ha a cuore l'uno, perché ama la totalità!
Quanto gli è costata questa singola pecora?


"Chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me".
La ricerca, la fatica di ritrovarla e poi la spesa per la festa con tutti... perché l'allegria che nasce dopo l'angoscia mortale di averla persa, è una gioia che non si quantifica!
Quanto vale uno solo agli occhi del Pastore? Quanto rischierebbe e perderebbe per uno solo, per me, mi domando?
Chi giudica persi e irrecuperabili i peccatori non sta pensando a se stesso, si è levato dal computo dei peccatori e si è messo nel recinto dei giusti mai allontanati...
"Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lc 19, 1-10), dice Luca alla fine della vicenda di Zaccheo.
E' venuto per questo: per cercare peccatori, per raccoglierli uno a uno, perché se veniva a radunare giusti era un missione inutile! E dove sono?!


"Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione".
Ecco la conclusione su misura per coloro che si credono giusti, per loro racconta questa parabola.
Uno perso vale più di novantanove che non si allontanano e placidamente sono vicini al pastore! Strana bilancia di valori, ribaltamento di criteri di giustizia! Il peso nel cuore del Padre di quel peccatore era così grande che tutto di lui lo cercava, lo aspettava, lo desiderava e non ci dormiva per lui!


"Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova?"
Ci deve tenere proprio a questa moneta per consumare olio per la lampada, fare la fatica di spazzare la casa, per poi indire una festa (spendendo quante monete?). Cosa ci guadagna?

Ecco il cuore del Vangelo! Non c'è traccia di un dio ingiusto che condanna: troppo facile prendersela con chi è irrimediabilmente meno di un dio, limitato e portato all'errore.
Abbiamo bisogno di un Dio giusto, che colma le voragini di amore, che sana piaghe di abbandono, che ha più cura per i feriti e i bastonati dalla vita.
Gesù sta descrivendo sé stesso, il suo atteggiamento verso gli uomini persi. Sottolinea che il metro di scribi e farisei non è il suo. Ciò che per loro è un infamia (mangiare e farsela con i peccatori) per lui è la missione del Padre.
Lui si è fatto sacrilegio per acquistare tutti i sacrileghi al Santo, si è fatto rinnegato affinché tutti i rigettati dal giudizio della legge fossero spinti avanti a lui, dal Padre!
Che festa grande scoprirci amati e voluti da tanta passione!
La nostra bilancia venga frantumata dal calcolo a perdere del Signore e il nostro cuore indurito si converta all'accoglienza di tanti fratelli, poveri peccatori come noi.

Commenti

  1. "Così nel cielo è piaciuto, è stato gradito alla sua sapienza.
    E alla sua contentezza.
    Di essere lodato, di essere cantato, di essere combattuto
    da due voci.
    Da due lingue, da due cori.
    Dagli antichi giusti e dagli antichi peccatori.
    Perché palmo a palmo la Giustizia arretrasse
    davanti alla Misericordia.
    la Misericordia avanzasse
    e la Misericordia vincesse.
    Perché se non ci fosse che la Giustizia
    e se la Misericordia non se ne impicciasse,
    chi si sarebbe salvato?"

    (da "Il portico del Mistero della seconda virtù" di Charles Péguy)

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    Risposte
    1. "Perché palmo a palmo la Giustizia arretrasse
      davanti alla Misericordia. 
      la Misericordia avanzasse 
      e la Misericordia vincesse".

      È così nel racconto della storia della salvezza, ed è così nel cammino della nostra esperienza personale.
      "La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio" ( Gc 2,13), è scritto nella lettera dell'apostolo Giacomo. La misericordia avanza lentamente ma inarrestabile. Chi rimane ancorato ad un'idea di purezza e giustizia adolescenziale, che si manifesta nell'intolleranza e nell'intransigenza, non potrà mai sperimentare la gioia e la pace dell'accogliere se stesso come peccatore, e di accogliere anche gli altri, come me, peccatori.

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  2. Domandiamoci:

    1. il nostro Dio è un Dio solo dei giusti o anche dei peccatori?

    2. Dio attende che i peccatori si convertano e facciano ritorno a lui, oppure va lui stesso a cercarli, nella situazione di peccato in cui si trovano?

    3. Il perdono che Dio concede al peccatore richiede la volontà e il cammino della conversione oppure è anteriore alla conversione?

    4. E soprattutto, l’amore di Dio va meritato o è amore gratuito che vuole raggiungere tutti?

    (Enzo Bianchi)

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  3. Quello che farisei e scribi non hanno mai capito è che Dio, anziché preoccuparsi di essere obbedito e rispettato, è preoccupato per la felicità degli esseri umani. E’ questo che il Signore ha a cuore. Quindi,
    “pieno di gioia, se la carica sulle spalle”. La pecora perduta è immagine di un peccatore che se ne è andato. Ebbene, quando il pastore la trova, non la minaccia, non la prende a calci nel sedere, ma se la mette sulle spalle, cioè comunica la sua forza a colei che forza non ha.
    (Alberto Maggi)

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  4. Il rapporto di peccatori e giusti è di 1 a 99; l'uno per cento dell'umanità è peccatore; il restante 99 è fatto di giusti che non hanno bisogno di conversione.
    Questo vi risulta? Corrisponde ai dati della realtà? Ma allora, siete sicuri che quei 99 giusti che non hanno bisogno di metànoia, di conversione, di cambiamento di mentalità, siano degli uomini? E difatti lo schema narrativo non parla di tanti uomini
    che non hanno bisogno di Dio e di salvezza, perché tutti ne hanno bisogno. Allora si parla di qualcos'altro.
    In genere il numero "nove" nella tradizione giudaica richiama gli angeli. Quell'unica pecora perduta è l'umanità, è sempre quell'uomo che incappò nei briganti, è Adamo e Dio è venuto a cercare la pecora perduta – una – che rappresenta tutta l'umanità. Ha lasciato i cori degli angeli a cantare tranquilli ed è venuto a cercare l'uomo perduto, se lo è messo in collo e lo ha portato alle altezze del cielo; lo ha riportato a casa. 
    (Claudio Doglio)

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  5. Grazie Signore
    di come intervieni
    Di come agisci, pensi, doni
    In antitesi io
    Giudico, non mi sento libero di dare gratis, non sono misericordioso.....

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