Prima lettura del 3 settembre 2019

Ma voi non siete nelle tenebre
1Ts 5, 1-11

1 "Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; 2 infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore.
3 E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà.
4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: 5 voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.
6 Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
7 Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte. 8 Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza.
9 Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, 10 il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.
11 Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate".


Continuano le indicazioni di Paolo per una comunità disorientata nel pensare il ritorno del Signore in termini di giorni.
"Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva".
Disarmante questo inizio. L'eterno problema di sempre: quanto manca alla fine del mondo? "A che ora è la fine del Mondo?" (per dirla con Ligabue).
Una sola è la risposta ripetuta da Gesù e da Paolo: "come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore"!
Inutile fare calcoli e previsioni, sarà un giorno che in ogni caso ci coglierà di sorpresa. E quando meno lo attenderemo, proprio allora arriverà repentino, spiazzando tutti.

"E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d'improvviso li colpirà la rovina".
Illusoria, vuol dire Paolo la sicurezza fondata sugli uomini e sulle proprie possibilità!
Quando i nostri calcoli sembrano aver sistemato tutto, miseramente frana il castello di carta.
Vagheggiare false speranze è come voler camminare ad occhi chiusi per la strada accidentata della vita.

È consolante ciò che aggiunge dopo: "Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro".
Il nuovo stile di vita, sobrio e vigilante, rende capaci di vera attesa.
I discepoli di Gesù sono coloro che camminano nella luce che ha fatto irruzione nel mondo, forse non accolta, forse non riconosciuta, forse non nel momento migliore, ma sicuramente con la potenza del Padre: " Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo". (Gv 1, 9)

"Voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre".
C'è già stato il passaggio dalle tenebre alla luce, in Cristo e nella sua Pasqua, e noi ci siamo dentro. Il Battesimo ne è il segno attualizzato. La vita nuova è nella luce, come il Signore è nella luce. Ed è molto bello il richiamo all'essere svegli, cioè di essere risvegliati alla realtà, essere coscienti e consapevoli del nuovo che si vive, ma anche, più profondamente, nel senso di essere risvegliati dalla morte.

"Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza".
Ecco che arriva il richiamo alla sobrietà, cioè uno stile di moderazione nel soddisfare i bisogni e nell'uso dei mezzi necessari per vivere. È il vero stile ecologico, che non spreca, non accumula, non ostenta, e si sa accontentare del necessario.
I fedeli sono i rivestiti di fede e carità, resi sicuri da quello che Paolo chiama "elmo", e cioè "la speranza della salvezza".

Ed ecco la Buona Notizia: "Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo".
La nostra meta non è la collera ma la salvezza in Cristo.

Noi siamo meritevoli d'ira (cfr. Ef 2, 3), ma la grazia amorevole del Padre ci ha liberato da questo mediante Gesù Cristo.

"E' morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui".
Questa frase è la mia consolazione nei momenti di scoraggiamento.
O come Paolo la esplicita nella lettera ai Romani: "Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore" (Rm 14, 8).
Il nostro legame con lui è vitale ed è ormai definitivo. Scriverà ancora Paolo che niente "potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8, 39).
Sia in vita che in morte (svegli o dormienti) viviamo con lui!

Il venire del Signore è solo il suo, unico, nuovo. Nessun calcolo e nessuna previsione può anticiparlo o prevederlo.
Quando, dopo il Padre Nostro, nella liturgia, invochiamo la sua pace ai nostri giorni, ripetiamo in coro "Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli".
Proclamiamo ciò che è solo suo e che solo lui può realizzare.
Questa è la nostra salvezza, questa la nostra consolazione sulla quale possiamo camminare guardando lucidamente e fiduciosamente al futuro della nostra vita e della storia.

Commenti

  1. Il problema fondamentale della data della fine del mondo che tanto travaglia la gente ... , in fondo la fine del mondo vuol dire una cosa molto semplice: la propria morte. È l’unico problema reale che ha
    l’uomo e l’uomo vive nel tempo; non è vero che il tempo è denaro, il tempo è vita; siccome, per qualcuno, la vita è il denaro, allora il
    tempo è denaro, ma il tempo è vita: siamo a scadenza, abbiamo un tempo, perder tempo è perdere la vita.
    (Silvano Fausti)

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  2. Pace e sicurezza.

    È strano, vuol dire che allora la fine del mondo non la puoi
    dedurre assolutamente dal fatto che le cose vanno male, magari è proprio quando si dice pace e sicurezza, quindi vuoi dire in qualunque momento. Difatti, quando ci sono guerre, terremoti,
    carestie, ... non allarmatevi, non è la fine, sono quelle cose normali che ci sono: è il male che vien fuori; può darsi che fine sia quando uno magari si sente anche più tranquillo, ma questa fine, questa
    rovina è paragonata alle doglie della donna incinta, cioè a qualcosa di vitale, perché insieme, da un parte, è la rovina di qualcosa e
    insieme è la nascita di qualcos’altro.
    (Silvano Fausti)

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  3. La “salvezza” si presenta dunque come l’esito al quale Dio ci ha destinati più che evento straordinario della nostra vita. Al punto che, “sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui”(ver.10)
    (Giovanni Nicolini)

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  4. Bello adagiarsi
    Essere sorretto
    Senza stare a calcolare, contare, SEMPRE di vigilanza..
    Ecco
    Questo desidero, ABBANDONARMI a LUI
    una buona volta!
    Viene non viene..
    Quando?
    Adesso dopo...
    Basta
    Rilassati
    Grazie

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  5. Bellissimo il commento di Silvano Fausti: la nostra paura è sempre quella di morire... torna la paura della morte che ci incupisce, ci imbruttisce, ci rende sospettosi e infine ci mette l'uno contro l'altro... e il sapere di non avere un tempo infinito dovrebbe spingerci al bene.. ma così non è... almeno non sempre... guarisci il nostro cuore, Signore.... cambia il lutto in canto, la paura di morire in gioia di vivere

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  6. Queste letture e commenti compresi, mi fanno pensare tanto e capire che l'affanno, le preoccupazioni del domani, i pensieri di paura che si hanno quando un figlio parte per una terra lontana o semplicemente rientra tardi la notte, sono vani!
    Tutta questa ansia inutile e nociva che minaccia la vita é letteralmente infruttuosa e ingannevole.
    Signore sono nelle tue mani sicure, sia che viviamo, sia che moriamo siamo tuoi, questa frase è davvero rassicurante.

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