Vangelo di Domenica 1 settembre 2019
Eb 12, 18-24
"18 Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, 19 né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. 20 Non potevano infatti sopportare quest'ordine: Se anche una bestia toccherà il monte, sarà lapidata. 21 Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo.
22 Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all'adunanza festosa 23 e all'assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, 24 a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele".
In cosa è nuova l'alleanza fondata sulla Pasqua di Gesù?
Come conciliare i vecchi punti di riferimento per chi è cresciuto nella spiritualità ebraica (e a questi si indirizza la lettera agli Ebrei), col nuovo del Vangelo?
I nuovi capisaldi della fede in Gesù Cristo in cosa consistono?
Gran parte della lettera agli Ebrei tenta di rispondere a queste domande.
Sullo sfondo il simbolo per eccellenza: l'esperienza dell'esodo dall'Egitto, l'incontro con Dio sul monte Sinai e le figure fondamentali di Mosè e delle altre grandi guide di Israele. Davanti allo scrittore, che è identificato nella tradizione come l'apostolo Paolo e che rispecchia comunque il suo pensiero, ci sono gli ebrei convertiti al cristianesimo che, come lui, devono uscire da un vecchio modo di intendere il Signore, per entrare nel nuovo della Buona Notizia di Gesù Cristo.
"Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta".
La lettera fa il paragone tra l'esperienza presente e quella dei padri che hanno incontrato il Signore in segni che sembrano provenire da un vulcano in eruzione!
Il capitolo 19 del libro dell'Esodo è un esempio di ciò a cui si riferisce il nostro brano:
"Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce" (Es 19, 17-19).
È l'esperienza di un Dio contrapposto al faraone e agli dei pagani: possente, fragoroso, oscuro e che generava paura nei nemici, ma anche negli ebrei.
"Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo".
L'uomo antico desiderava profondamente l'incontro con Dio, ma l'esperienza lo atterriva.
Anche Mosè, colui che parlava con Dio faccia a faccia, ne era terrorizzato.
È l'incontro con il volto arcaico di Dio, a immagine di in faraone su cui non si poteva fermare lo sguardo, pena la morte.
È frutto anche della poca conoscenza con il Signore liberatore, compassionevole, misericordioso, che più avanti lo stesso Mosè descriverà nel libro del Deuteronomio.
"Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente".
Il clima, descritto nella lettera e in tutto il nuovo Testamento, è ormai radicalmente cambiato.
Tutti i simboli rimandano alla manifestazione sconvolgente e fallimentare della croce.
Dopo la morte e risurrezione del Cristo, nessuno può pensare più un Dio di cui avere paura.
Il monte Sion, non quello fisico, è la città del Dio vivente, Cristo stesso che ha preso dimora in mezzo a noi. E il segno non è più il tempio grandioso di Gerusalemme, ma un legno piantato fuori dalla città, più in alto, a cui guarderanno tutti coloro che cercano vita.
"All'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli".
L'elenco di nuovi simboli che dicono l'appartenenza al Cristo continua.
Non più un convegno di spaventati, ma "adunanza festosa" davanti “al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova".
Si è creata una familiarità, una vicinanza e un'intimità nuova grazie al Figlio che è venuto tra noi, introducendoci da figli presso il Padre.
E noi sappiamo che il Signore viene a giudicare e la terra esulta perché il giudizio del Padre è discernimento, mettere in luce e portare salvezza. E questo giudizio liberante è per tutti!
Anche il sangue dell'alleanza, non è più né quello del patto di sangue tra due che minacciavano di perdere la vita se non lo mantenevano, né il sangue di animali sacrificati, che dovevano essere macellati per ingraziarsi la divinità.
Il sangue di Gesù, "sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele", è la base del patto tra lui e noi, ma l'unico a rimetterci, in quest'alleanza, è il Signore!
Il riferimento ad Abele nasce dal ricordo che, una volta ucciso, il suo sangue gridava verso Dio (cfr.Gen 4, 10), chiamandolo a vendetta, in quanto "Goel", il redentore cioè il vendicatore.
Il Signore si erge a Redentore della nostra vita, schiacciata dal male, impedendo che qualsiasi nemico ci allontani da lui. Egli, che ha versato il suo sangue per noi, cosa non farebbe per averci tutti con sé, nella Gloria?! (cfr. Rom 8, 33-35)
Bello questo brano della lettera agli Ebrei! E' bene che qualcuno ci ricordi che il nostro Signore è differente, che non è il Dio millantato da "terroristi" predicatori di apocalissi da film!
Solo chi non ha esperienza e relazione col Dio vivo si comporta ancora come "quelli che lo udivano e scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola".
Il nostro Signore sussurra amore e noi prendiamo vita da ogni parola che esce dalla sua bocca, ci guarda e la nostra vita è illuminata di bene, si fa vicino e siamo confortati e accompagnati nel cammino.
Il tempo della paura è finito, il tempo del canto è tornato!
L'autore di Ebrei ricorda ai suoi interlocutori, forse tentati di tornare alle rassicuranti usanze ebraiche, che infinitamente maggiore è l'esperienza di Dio che hanno fatto grazie alla loro adesione alla fede cristiana e ancora più grande è la gioia che essi hanno gustato.
RispondiElimina(Monastero Matris Domini)
Se da una parte la memoria della Prima Alleanza è profezia e preparazione essenziale di quella Nuova, se si può dire che la Prima custodisce tutti gli elementi che la Nuova espliciterà pienamente, se bisogna dire che senza il riferimento alla Prima Alleanza, la Nuova sarebbe incomprensibile e non fruibile, tuttavia è essenziale anche il sottolineare l’incomparabile bellezza dell’Alleanza nel sangue di Gesù, e anche la sua dolcezza!
RispondiElimina(Giovanni Nicolini)
Per gli uomini del Nuovo Testamento – afferma l'autore della lettera – la situazione è assai diversa: dominano gioia e festosità. Non c'è più l'imponenza tangibile del simbolo, ma c'è una realtà spirituale ineffabile. Riferimento non è più il Sinai, al quale, secondo la divina prescrizione, nessuno poteva accostarsi, pena la morte (allo scopo di inculcare il senso della trascendenza di Dio e del conseguente rispetto adorante), ma è il monte Sion, simbolo della Nuova Alleanza, è la “Gerusalemme celeste”, la Chiesa, in cui è presente “il Dio vivente”, che raccoglie uomini redenti ed angeli in “assemblea festosa”.La Chiesa pellegrinante nel tempo ela Chiesa trionfante dell'eternità vivono un’intimità anticamente insospettata.
RispondiEliminaCome – secondo la legge mosaica – i primogeniti dovevano essere consacrati al Signore e, come tali, venire iscritti in appositi elenchi, i redenti sono “iscritti nei cieli”, veramente al servizio dell'Eterno, partecipi della gloria del “Mediatore della Nuova Alleanza”, Gesù Cristo.
(Giulio Venturini)
Col nuovo fa tutto Lui
RispondiEliminaIo devo solo gustare, vivere quello che mi invita a fare
Solo così facendo vivrò
Quello che LUI ha scritto nei cieli
La mia persona
Così com'è... Grazie Gesù
Papà