Salmo del 18 settembre 2019
Saggio è colui che gli è fedele
Salmo 111 (110)
Alleluia.
Alef 1 Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
Bet nel consesso dei giusti e nell'assemblea.
Ghimel 2 Grandi le opere del Signore,
Dalet le contemplino coloro che le amano.
He 3 Le sue opere sono splendore di bellezza,
Vau la sua giustizia dura per sempre.
Zain 4 Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
Het pietà e tenerezza è il Signore.
Tet 5 Egli dà il cibo a chi lo teme,
Iod si ricorda sempre della sua alleanza.
Caf 6 Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,
Lamed gli diede l'eredità delle genti.
Mem 7 Le opere delle sue mani sono verità e giustizia,
Nun stabili sono tutti i suoi comandi,
Samech 8 immutabili nei secoli, per sempre,
Ain eseguiti con fedeltà e rettitudine.
Pe 9 Mandò a liberare il suo popolo,
Sade stabilì la sua alleanza per sempre.
Kof 10 Santo e terribile il suo nome.
Res Principio della saggezza è il timore del Signore,
Sin saggio è colui che gli è fedele;
Tau la lode del Signore è senza fine.
Il salmo ripercorre le 22 lettere del lungo l'alfabeto ebraico con due grandi temi: la lode a Dio che salva e la lode della sapienza del giusto.
Ho mantenuto nel testo le lettere in ebraico perché è bene familiarizzarsi con la tecnica letteraria della composizione alfabetica.
Usata in alcuni salmi, fa iniziare una strofa con una lettera dell'alfabeto ebraico.
Non era solo una tecnica mnemonica per chi i salmi li conosceva a memoria, ripetendoli sin dalla giovinezza.
Per gli ebrei anche le singole lettere dell'alfabeto racchiudevano una rivelazione e Alef, la prima lettera, il principio, è un rendimento di grazie.
Il Salmo prorompe per prima cosa con: "Renderò grazie al Signore con tutto il cuore".
È il primo movimento di ogni fede, è l'inizio di un rapporto e chi prega si scopre graziato, ha ricevuto gratis opere non fatte da lui.
Così scrive Padre Turoldo:
"Alef.. Apri, Signore, la mia bocca
la mia lingua apprenda a lodarti:
di lettera in lettera dell'intero alfabeto
canti dispiega, mio cuore, al Santo:nel nome di ogni creatura".
Il grazie del credente è risposta alla presenza e al dispiegamento di centinaia di azioni del Signore, che sono come tante lettere che armoniosamente compongono le frasi di un canto o di un inno.
E questo ringraziamento avviene in una assemblea radunata, in una riunione di altri fedeli che innalzano nel canto il loro rendere grazie al Signore.
Tutte le parole insieme di ringraziamento sono l'intera lode del popolo di Dio.
"Grandi le opere del Signore,
le contemplino coloro che le amano".
Contemplare le opere del Signore è possibile se si guarda con occhi da amante. Le opere sono segni e tracce di chi le compie, l'amore spinge a guardarle alla ricerca dell'autore. Ama le opere del Signore chi ha scoperto quanto queste sono legate alla propria vita, quanto bene ne trae la propria esistenza. Dalle opere traspare chi è il creatore. Per questo il salmo dice:
"Le sue opere sono splendore di bellezza".
Ecco una caratteristica fondamentale: da queste opere risplende bellezza, trasuda lo splendore. La Luce le permea facendone trasparire il desiderio di bellezza che le portate all'esistenza.
"La sua giustizia dura per sempre".
Non solo bellezza, ma il fedele scopre la sua giustizia, il suo modo unico di dare vita, santità, salvezza. Ognuna delle opere di Dio ha queste caratteristiche.
E la giustizia che si manifesta è eterna, duratura, senza fine.
"Le opere delle sue mani sono verità e giustizia".
Tutto ciò che il Signore fa è vero, giusto, non cose apparenti e fallaci. La creazione porta i segni della sua visione piena e amorevole del mondo.
"Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi".
I suoi prodigi sono un memoriale, sono segni che tengono viva la memoria amante di Dio. Ogni singola opera di Dio, nella creazione o nella storia della salvezza, ricorda a chi le ammira che "pietà e tenerezza è il Signore".
"Egli dà il cibo a chi lo teme".
Il Signore si prende cura di chi si affida a lui. È un padre, una madre, amorevole che provvede a nutrire la vita dei suoi piccoli. Infatti è fedele perché "si ricorda sempre della sua alleanza", non viene meno al patto d'amore che lo lega ad ogni sua creatura.
"Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,gli diede l'eredità delle genti".
Ora il ringraziamento si ferma su una delle opere più grandi del Signore per il suo popolo: l'esodo dall'Egitto, realizzato con grandi prodigi, ha portato Israele al dono di una terra feconda e ne ha fatto l'erede per eccellenza tra tutti i popoli.
L'eredità, atto fondamentale nella famiglia ebraica, era il lascito dei padri ai figli, fatta non solo di terre, averi, sostanze, ma anche di spirito, di sapienza, di tradizione e del tesoro di fede.
L'eredità di Dio è comunicazione, dono di tutto questo: non solo opere create e al servizio dell'uomo, necessarie al suo sostentamento e alla sopravvivenza, ma la stessa sua vita, il soffio del suo Spirito, la sua sapienza nel dispiegare la storia: questo è il grande tesoro che il popolo ebraico eredita a partire dal patto fatto dal Padre con Abramo.
Addirittura qui si parla di "eredità delle genti", cioè di tutti gli altri popoli al di fuori di Israele che diventano parte del tesoro donato al popolo eletto.
Tutta la ricchezza dei popoli di tutti i tempi (gira la testa al pensiero di quanta cultura, religiosità, riflessione filosofica e sapienziale ci siano state da sempre nel mondo!) diventano un'unica eredità che entra per volontà del Signore nel tesoro salvifico.
"Stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
eseguiti con fedeltà e rettitudine".
Noi amiamo la Parola di Dio, sappiamo quanta vita ci porti, ma quando sentiamo la parola "comandi" ci risuona negativamente, prevenuti come siamo da ciò che ci viene imposto.
Ma il Salmo ci insegna la gratitudine a questi comandi, con cui si realizza la vita, con cui le cose sono accompagnate al loro compimento e tutto è fedele alla promessa e alla rettitudine di Dio. La sua volontà si realizza fedelmente e per una via retta, senza cioè confusioni o ripensamenti che disorientano, perché i comandi da lui pronunciati si realizzano certamente.
"Mandò a liberare il suo popolo,stabilì la sua alleanza per sempre".
Ancora il ricordo grato torna all'esodo, in cui il liberatore, Mosè, è inviato dal Signore che si china sul suo popolo. E con il popolo liberato stabilisce un'alleanza che rimane per sempre a dispetto di ogni infedeltà e peccato umano.
"Santo e terribile il suo nome".
Il Nome, cioè quello che di Dio è conosciuto, è Santo, separato e diverso da ogni altra divinità o creatura.
Ed è terribile, perché agisce con forza, con potenza, arriva sempre all'obiettivo che ha davanti.
Dal nome di un imperatore si conosceva la sua potenza; più appellativi aveva, più si mostrava la diffusione del suo potere.
Quello del Signore è il Nome, al di sopra del quale non esiste altro nome, davanti al quale ogni ginocchio si china a riconoscerne la grandezza (cfr. Fil 2,10).
"Principio della saggezza è il timore del Signore".
Come conclusione alla contemplazione della fedeltà di Dio che si manifesta nei suoi prodigi, il salmo descrive la risposta del fedele.
Il timore del Signore, cioè la fede docile in lui, è il principio, l'inizio, di ogni saggezza, il modo con cui attingiamo ai suoi doni di grazia.
Le stesse parole sono presenti nel Siracide: "Principio della sapienza è temere il Signore!" (Sir 1, 12)
Quindi non paura e terrore, ma riconoscimento che sono figlio e lui è Padre.
E infine un insegnamento, un invito a chi vuole scoprire il gusto della vita:
"Saggio è colui che gli è fedele; la lode del Signore è senza fine".
Lode e fedeltà sono esigenze esistenziali senza le quali nessun atto umano sarebbe costruttivo.
Abbiamo bisogno, per crescere e gustare i giorni, di fermarci a lodare.
Ed è bella la lode perché il nostro spirito si affida e si riposa in una certezza, in un "Amen" che fonda la vita e la rende stabile.
Il popolo della promessa ha tenuto sempre accese nei secoli le fiammelle della lode e della fedeltà.
Questi due pilastri portanti hanno annunciato il Cristo, lode del Padre e fedele alla sua volontà.
Per mezzo del suo sacrificio egli ha fatto di noi un popolo sacerdotale. Per questo cantiamo nella Preghiera eucaristica III: "Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito".
Saggezza è innalzare senza fine la lode e scoprirsi innestati nella stessa appartenenza del Figlio al Padre.
Ecco al ver.1, con un esplicito “Alleluia”, il motivo e il contenuto essenziale dell’assemblea liturgica descritta come l’evento di “uomini retti (e donne!) riuniti in assemblea”. Il contenuto essenziale e la ragione profonda di tale assemblea è “il rendimento di grazie con tutto il cuore”. Partecipi dello stesso dono di Dio, ci riuniamo per ringraziarlo insieme! Evento profondamente personale e insieme comunitario.
RispondiElimina(Giovanni Nicolini)
Per quanto terribile sia il tuo nome,
RispondiEliminaDio di giustizia,
ora che per tuo Figlio hai inaugurato
la nuova ed eterna alleanza,
continua a compiere le tue meraviglie
anche nella nostra storia;
e il santo timore verso di te
diventi amore verso i fratelli
e verso tutte le creature,
perché tutte ti cantino
come il Dio della tenerezza.
Amen.
(Davide Maria Turoldo)
Il salmista preso dalla grandezza delle opere fatte per il suo popolo si propone di ringraziare Dio "con tutto il cuore" nell'assemblea liturgica del tempio. Davanti a tutti egli esclama “grandi sono le opere del Signore”, e invita l'assemblea a ricercare in esse la bontà e la giustizia del Signore: "Le ricerchino coloro che le amano". Che "le amano", ma non sempre le considerano nei loro insegnamenti profondi, poiché "Il suo agire è splendido e maestoso".
RispondiEliminaDelle sue opere si deve sempre fare memoria. Per questo “ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie”, cioè le varie feste di Israele, da lui prescritte poiché "misericordioso e pietoso è il Signore" verso il suo popolo.
(www.novena.it)
Maestosità
RispondiEliminaGrande,, imperscrutabili
Cose a cui non ci arrivo....
Macigno?
Gravame?
No
Maestosità da esplorare, messa a disposizione, da consumare, prendere, farsene quello che si vuole!
Ecco dietro a chi sto.
Grazie Signore
Divenisse il cuore una conchiglia che risuoni delle voci di tutte le creature della terra, o una cetra ove Cristo stesso, il Risorto, componga i canti più dolci e le infinite fughe dell'Alleluja che gli spiriti beati cantano a ogni Pasqua davanti al suo trono! (Turoldo)
RispondiEliminaMio Dio davanti a te mi prostro tu che sei e ti chiami il Misericordioso nome piu bello non c è nome piu pieno non c è ... davanti a Te il mio corpo il mio cuore si prostrano in adorazione per dirti:grazie.... Misericordioso Dio!
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