Salmo del 24 settembre 2019


Su te sia pace!
Salmo 122 (121)

"1 Canto delle salite. Di Davide.

Quale gioia, quando mi dissero:

«Andremo alla casa del Signore!».
2 Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!
3 Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
4 È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d'Israele,
per lodare il nome del Signore.
5 Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
6 Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
7 sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.
8 Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su te sia pace!»".
9 Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene".


È uno dei canti delle salite, quelli che cantavano i fedeli andando in pellegrinaggio alla città santa. Gerusalemme è la "donna-amata", che tante pagine profetiche descrivono e molti salmi cantano da innamorati.

"Quale gioia, quando mi dissero:
Andremo alla casa del Signore!"

L'annuncio della partenza è già festa, l'attesa dell'arrivo nella città ha il batticuore dell'incontro con un'amante.
È la città della Memoria perché ogni strada testimonia il cammino salvifico di Dio; è la città della Presenza che supera le mura di cinta del tempio perché Dio parla da ogni pietra e in ogni casa.
Si descrive prima di tutto un percorso profondamente interiore, un cammino di salita verso la dimora che è il Padre, che attrae tutti i suoi figli.
In queste parole del salmo riecheggia lo sprone dei profeti che rianimavano il popolo in esilio, ricordando le bellezze della città santa. Poter rivedere la città di Dio, poter stare fra le sue mura accoglienti, come tra le braccia di una madre, spingeva il popolo a tener viva la speranza.

"Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!".

E dopo la fatica del pellegrinaggio finalmente l'arrivo alla porte della città. Non sembra vero a chi ha atteso tanto, a chi sognava di entrarci.
Eppure è un presente che sembra arrivato improvvisamente ed è un sogno poterlo vivere!
Devo dire che la stessa trepidazione che si legge nel salmo ha preso me quando l'ho vista avvicinarsi la prima volta che vi sono andata.
Gerusalemme è la città di Davide, santa per gli ebrei, considerata la terza città santa dagli islamici dopo La Mecca e Medina e città da cui si è propagata la salvezza della resurrezione per i cristiani.
Per tutti i figli di Abramo è quindi meta ambita e desiderata.

"Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta".

Unità, compattezza, unicità, la rendono un centro, un punto di riferimento. Ogni religione ha una geografia della fede, che orienta la vita del credente. E Gerusalemme è l'Amen del popolo, la roccia che compatta le tribù, il desiderio di tutti che concretizza l'essere uniti in un'unica fede.

"È là che salgono le tribù, le tribù del Signore,
secondo la legge d'Israele, per lodare il nome del Signore".

Sembra di vederlo questo popolo che sale verso Gerusalemme. È risposta ad una chiamata ed ha come scopo la lode. Un popolo in cammino che loda il Signore.
Pur essendo un cammino fatto di passi concreti su strade polverose, attraversando il deserto di Giuda, sassoso e inospitale, il salmista lo canta come un pellegrinaggio trionfale delle dodici tribù in processione che salgono dalla depressione del Giordano fino al monte Sion.
L'unità del popolo non è solo politica, sociale e religiosa: l'unico Signore è colui che benefica ogni figlio, è il Dio della promessa che riunisce tutti i figli di Abramo, sua eredità.

"Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide".

La città del grande re Davide era il luogo in cui si amministrava la giustizia e a cui si andava per dirimere le controversie. I "troni del giudizio" dicono che non sono semplici leggi che vengono fatte osservare, ma Gerusalemme era simbolo di una Giustizia più grande, che superava il diritto umano, per attingere all'equità della Legge divina.
Per questo la città sarà evocata anche come luogo del giudizio finale in cui il Signore stesso si ergerà come giudice misericordioso su tutte le genti.

Gerusalemme significa "città dello shalom", eppure nessun altra città ha tanto bisogno di pace e di preghiere perché questa unità, armonia e completezza si realizzino.
Gli ultimi versetti del salmo sono una intensa preghiera in questa direzione.
"Chiederò per te il bene": ogni uomo desidera trovare un posto nella casa del Signore, ogni persona innalza una preghiera affinché la pace e la fine di ogni guerra inizi da Gerusalemme e si propaghi nel mondo intero.

Commenti

  1. La lettura attenta coglie delle significative ripetizioni. La prima è la voce «Gerusalemme» che ricorre tre volte in punti chiave della composizione (vv. 2.3.6); si gioca inoltre sulla sua etimologia popolare Yᵉrûšālāim (città [yerû] della pace [šālām]) nei vv. 6.7. Ed è proprio la parola «pace» (šalôm) quella che risuona poi nei versetti finali (6-8).
    (Roberto Tadiello)

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  2. Il salmo 122 ci insegna a cercare Gerusalemme come città di Dio e come città
    dell’uomo. Insieme, senza confusione ma anche senza separazioni. Questo è un
    aspetto importante del salmo sul quale dobbiamo indugiare.
    Gerusalemme è la casa del Signore non tanto, o soltanto, perché in essa c’è il
    tempio, ma perché vuole essere casa dell’uomo, città di pace, dove tutte le tribù
    possono convergere in unità, superando le loro differenze e ritrovando
    un’unificazione profonda e fraterna, come canterà il penultimo di questi salmi delle
    ascensioni, «ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme» (Salmo
    133).
    Si sale verso Gerusalemme anche perché là sono posti i seggi del giudizio, i seggi della
    casa di Davide. Là è la reggia e i «seggi del giudizio», tribunale e governo. Gerusalemme
    dunque è la città che custodisce la promessa davidica, la promessa riguardante il
    Messia, colui che siederà per sempre sul trono di Davide con giudizi eterni e
    veritieri. In epoca post-esilica non esiste più una discendenza davidica, non c'è più
    istituzione monarchica, eppure guardare alla città significa implorare il compimento delle
    promesse di Dio.
    (www.abbaziadiborzone.it)

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  3. Questa città è salda, non delude. n tema della saldezza è il più ripreso dal Nuovo Testamento, che non cita esplicitamente il Salmo 122 però ne riprende il contenuto: andiamo verso una città salda, solida, ben costruita, compatta, dove tutto è unità. Questo è il termine del cammino umano. Ed è anche il luogo d'incontro armonioso e aperto con Dio, dove Dio è lodato e dove c'è ordine perché la legge è fatta osservare, dove c'è il trono di giustizia e ci sono i seggi del giudizio. L'umanità va verso un luogo dove la giustizia, quella di Dio, non la nostra, trionfa. Dove, soprattutto, l'umanità spera di vivere l'ideale della pace e della sicurezza: "Domandate pace per Gerusalemme, su di te sia pace e tranquillità nelle tue mura, sicurezza nelle tue case".

    L'umanità è così definita come colei che anela a una tale città, che va verso di essa e trova speranza nella fiducia di camminare e di essere condotta alla meta. Una visione quindi molto positiva, anzi propositiva perché ne derivano molte conseguenze per il modo di camminare dei popoli.
    (Carlo Maria Martini)

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  4. PACE
    Su questo devo lavorare tantissimo
    Signore Aiutami

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