Salmo del 27 settembre 2019

Lui, salvezza del mio volto
Salmo 43 (42)

"1 Fammi giustizia, o Dio,
difendi la mia causa contro gente spietata;
liberami dall'uomo perfido e perverso.

2 Tu sei il Dio della mia difesa:
perché mi respingi?
Perché triste me ne vado,
oppresso dal nemico?

3 Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.

4 Verrò all'altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.

5 Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio".


Una breve supplica carica di speranza, ci riporta la preghiera accorata di un credente in una grave situazione di pericolo e di angoscia. Ostaggio dei suoi persecutori si rivolge a Dio, l'unico che possa liberarlo.

"Fammi giustizia, o Dio".
Il credente ha una certezza: Dio è giusto giudice, cioè capace di liberare e riportare le cose nella loro propria verità.
Nei salmi "giustizia" è la prerogativa che più spesso ricorre proprio per indicare il Signore; la invocano coloro che non trovano giustizia da parte degli uomini, e desiderata nel cuore degli assetati di giustizia, negli oppressi stritolati dall'ingiustizia.

"Difendi la mia causa contro gente spietata"
Il Dio che ha fatto cielo e terra, facendo vincere la luce sulle tenebre, che ha liberato Israele dall'oppressione del faraone, ora è invocato: intervieni in una vita stritolata da una nuova prepotenza...
Difendimi, liberami, è la richiesta, davanti a gente spietata e alla perversione umana. Il giusto nella Bibbia è sempre in lotta con l'empio. Sono due visioni inconciliabili, e il perseguitato, perdente, si appella all'unico giudice non iniquo che conosca.

"Tu sei il Dio della mia difesa:
perché mi respingi?".

È la crisi peggiore in questa lotta. I dubbi assalgono: ma Dio perché non interviene prontamente, perché non toglie quell'oppressione dal petto che non fa vedere spiragli nella notte?
Il figlio si sente respinto, cammina a tentoni nelle tenebre e non trova la mano del padre a tirarlo fuori dal buio.

"Perché triste me ne vado,
oppresso dal nemico?".

Sono le domande terribili che fiaccano la speranza e scalfiscono tanta fiducia e sicurezza, che in tempi di pace è data per scontata.

"Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi".

Bella invocazione. Il salmista chiede al Signore di essere sostenuto in questo tempo di prova con le due cose che l'hanno guidato fino a quel momento.
La verità tira fuori dalla menzogna, da rapporti ambigui che non portano felicità, da falsità che cercano di togliere vita e speranza.
La luce è Dio stesso, che rischiara, riscalda, illumina.

"Mi conducano alla tua santa montagna, alla tua dimora".
Come nei salmi delle salite al tempio (vedi ad esempio il 123), in una sorta di pellegrinaggio nel dolore, il salmista desidera entrare nel Tempio del Signore. È lì che guarda il cuore del credente e ora in una sorta di pellegrinaggio interiore, con i suoi sostegni, verità e luce, rivolge lo sguardo alla sua metà per eccellenza.

Nel cammino di preghiera a questo punto nasce una certezza:
"Verrò all'altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio".

È la certezza fiduciosa di essere esaudito e questa dà coraggio: già si sente nel tempio a lodare per il pericolo scampato. Un intenso cammino di preghiera fa rinascere la speranza, pur nella fatica del vivere, e risorge la fiducia nell'intervento di Dio nella storia.

E allora, dice il salmista a se stesso:
"Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?".

Il Salmo sussurra: coraggio, continua a sperare, non agitarti, non ne hai motivo perché il Signore verrà!
Parole che rimandano ad altre lacrime, quelle senza speranza di Maria Maddalena al sepolcro la domenica di Pasqua, lacrime che calano come una cataratta di buio e non fanno vedere il Risorto. "Donna perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15).

Ecco, la preghiera focalizza l'attenzione su chi si cerca, non sul cosa. E gli occhi ritornano a vedere.

E da che si sentiva respinto e oppresso dalla tristezza senza speranza, ora proclama:
"Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio".

Pochi versetti per descrivere un cammino dalle tenebre alla luce, dall'oppressione alla speranza, dalla tristezza alla lode.
Che bella questa espressione: "salvezza del mio volto"!

Il viso si apre alla gioia, sul volto che guarda adesso la luce, si legge la speranza di chi è uscito da una grande tribolazione.

Papa Francesco, nell'udienza del 23 agosto 2017 (che vi invito a leggere tutta), commentando Apocalisse 21 che canta la speranza cristiana, ha detto parole confortanti che rialzano il nostro volto verso la salvezza:
“Quelli che davanti a tante calamità dicono: ‘Ma la vita non ha senso! La nostra strada è il non-senso’. Ma noi cristiani non crediamo questo. Crediamo invece che nell’orizzonte dell’uomo c’è un sole che illumina per sempre. Crediamo che i nostri giorni più belli devono ancora venire. Siamo gente più di primavera che d’autunno".

Commenti

  1. La preghiera diventa domanda provocatoria rivolta a Dio (ver.2), quando Egli sembra assente dalla lotta e dalla tribolazione del credente, che si trova “oppresso dal nemico”. Questo “Nemico” assume con Gesù la sua più profonda fisionomia. Non è più un nemico in carne e ossa – quello contro il quale si sono fatte e si vogliono fare le crociate! – ma è l’avversario della nostra comunione con i Signore e tra noi, è il “diavolo”, cioè colui che ci accusa davanti a Dio giorno e notte. È il “signore” del male e della morte che Gesù è venuto a scacciare dai nostri cuori. E’ quel “Male” che ognuno di noi conosce e sperimenta come più forte di noi, e da cui solo il Signore ci può liberare. E’ il nostro “Egitto” più profondo, quello di cui l’antica schiavitù dei padri in Egitto era immagine e profezia.
    (Giovanni Nicolini)

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  2. Nella crescita della fede, i tempi di assenza si alternano alla gioia dei momenti della presenza, secondo una sapiente pedagogia che purifica, accresce e affina il desiderio di comunione. L'assenza è una componente ineliminabile dell'esperienza del tempo presente. La polarità presenza-assenza è costitutiva, nella rivelazione dell'Essere (secondo la filosofia contemporanea). Dio è sempre più grande del nostro cuore ed anche la sua vicinanza permette solo di affacciarci a una insondabile e infinita profondità. Quanto più il Signore è presente, tanto più fa sentite la sua irraggiungibile assenza. Dio non resta un ricordo dell'emozione del passato: il suo avvicinarsi è venuta, presenza, ed è l'imminenza dell'ultimo "Incontro". I mistici di tutti i tempi, del resto, sono coloro che hanno più intensamente sperimentato ed espresso tale mistero.
    (Germana Strola)

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  3. Dio appare nella sua solenne funzione di giudice supremo; ma è anche il patrocinatore, il difensore: "difende la causa". Dio si scaglia contro l'avversario senza hesed del giusto. Questi avversari, definiti senza "pietà", senza "fedeltà", non sono solo gli stranieri atei in mezzo ai quali è relegato il salmista, ma anche coloro che con la frode e le nequizia l'hanno esiliato lontano dal tempio. Dio è colui che "libera".
    L'invocazione del salmista si fa insistente e riprende al v. 2 quasi alla lettera l'appello di 42, 10. Alla base c'è la fiducia in Dio presentato come la "fortezza" sicura entro cui riparare. Il fedele si stupisce che le porte non si aprano, che Dio respinga il giusto. Allora fa riecheggiare il "perché?". In tutto il salmo il "perché?" risuona 10 volte e con il suo realismo ci ricorda che la religione biblica non è un narcotico che annulla il presente con la speranza di un futuro mitico. È invece lotta, ricerca, protesta, domanda, giustizia.
    (www.figliedellachiesa.org)

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  4. Varcare la soglia del tempio, Signore, non è già un entrare nell'eterno? Dio della mia allegria, fai della stessa mia vita il tuo rogo che arde e non si consuma. Essere tristi è segno di te, o Signore,
    un segno che ci manchi;
    e noi neppure lo sappiamo;
    la mancanza di gioia
    è segno della tua assenza;
    uomini o chiese senza gioia
    sono uomini e chiese senza di te, Signore;
    Dio, fonte della gioia,
    guida i nostri passi sulla tua via,
    perché possiamo giungere dove tu ci attendi,
    e là finalmente cantare
    solo canti di gioia.
    Amen.

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  5. Grazie Signore
    Sei lì
    Io non sempre, distratto da altro, ti percepisco!
    Sei mia difesa e ristoro
    Anche quando non ci credo.

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  6. Signore, come il salmista anch'io alzo gli occhi verso di te, che mi tiri fuori dalle tenebre. La tua luce per me è come il sole per i fiori, si aprono alla vita al tuo sorgere. Sorgi Signore nei miei giorni, la tua luce sia guida, gioia, sostegno, speranza.

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  7. "Dio non resta un ricordo dell'emozione del passato"
    Tu sei vivo e presente nei miei giorni. Tu sei la ricetta, l' antidoto alla mia paura di non farcela, di soccombere alla fatica, al dolore, alla solitudine, alla sofferenza, ai suggerimenti del male...
    Meraviglioso sapere che con te le speranza non muore, il meglio deve ancora venire... "siamo uomini di primavera non di autunno "

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  8. La religione biblica è ricerca, lotta, protesta, domanda, giustizia......
    Io in tutto questo mi ci sento in pieno, ho paura del deserto, ma come il salmista credo e spero nel Signore che è la fonte della vita che scorre in me.

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  9. "Lui, salvezza del mio volto"

    A volte basta alzare lo sguardo verso il cielo per avere una visione diversa della vita, per entrare in sintonia con il mondo circostante e con me stessa, col mio mondo interiore, a contatto col Dio che è dentro di me.
    Gli alberi mi fanno sentire protetta.
    Mi rassicurano.
    Sento la loro energia interagire con la mia. Sento la loro forza amica.
    Tutto parla di TE Pa'.
    Basta semplicemente fermarsi e ascoltare in silenzio la vita,
    che non chiede altro che esistere.
    Allora quando mi sento tradita, ingannata, mortificata, calpestata, accusata, condannata, ferita, abbandonata; quando come vampiri risucchiano tutte le mie forze lasciandomi in fin di vita a sussurrare:

    ... eppure li ho amati.....

    TU mi raccogli.

    "Lui, salvezza del mio volto".

    Sei sempre accanto a me,
    insieme a Maria.
    Sei tu a risollevarmi, a prendermi in braccio e a guardarmi amorevolmente, perché TU sai che tutto ció che ho fatto ê stato per amore e che è per amore che ogni giorno, do il meglio di me !!!

    TU sei per sempre, Pa'.

    ......pour toujours !!!

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